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martedì 9 luglio 2019

Napoleone 1800 La Seconda Campagna d'Italia 6


La fase iniziale della seconda campagna d’Italia
 Queste furono le premesse che aiutano a meglio comprendere ciò che avvenne nella “seconda campagna d’Italia”.

Bonaparte aveva inutilmente proposto, ai primi di dicembre, al Re d’Inghilterra e all’Imperatore d’Austria una pace onorevole ma inaccettabile (proponeva il ritorno alle condizioni della pace di Campoformio).

All’inizio del nuovo anno (1800) fece radunare a Digione un’Armata di riserva per riconquistare l’Italia affidandone il comando nominale al Gen. Berthier ma assumendone in prima persona la direzione effettiva ([1]).

Ciò è la prova inconfutabile che il successo cui aspirava doveva essere accreditato alla sua persona e non ad altro Generale. Aveva tentato di sovrapporsi al Generale Moreau, Comandante in capo dell’Armata del Reno. Dovette, però, rinunciare anche solo a far visita a quel settore perché Moreau aveva minacciato di dimettersi. Berhier era invece ben felice che la responsabilità delle operazioni fosse del suo capo tradizionale.

Commento delle immagini

Ø prima fase della manovra strategica
Ø seconda  fase della manovra
Ø terza fase della manovra

Da quanto ho sommariamento illustrato risalta la grande intuizione strategica di Napoleone e la consueta audacia. Costituì in brevissimo tempo un’Armata di riserva a Digione, valicò le Alpi dove nessuno lo aveva immaginato possibile, completò gli organici e l’equipaggiamento dei reparti durante la marcia attraverso le Alpi, aggirò l’intera Armata austriaca protesa dal Piemonte verso la Provenza sull’onda dei successi ottenuti l’anno precedente, realizzando così la sorpresa non solo in campo tattico ma addirittura strategico.

La fortuna della manovra dipese dalle favorevoli condizioni atmosferiche e soprattutto dagli errori macroscopici dell’avversario. Von Melas:

Ø disseminò l’Armata in Piemonte e in Lombardia;
Ø perse l’occasione di occupare la Provenza in primavera;
Ø sottovalutò l’Armata di riserva e non la bloccò sulle Alpi.
Ø

Ancora una volta, ed è la quinta in questa vicenda, audacia e fortuna sono andate a braccetto.

Il sesto colpo di fortuna

Commento delle immagini

Ø prima fase della battaglia di Marengo
Ø seconda fase della battaglia
Ø la rappresentazione della battaglia secondo fonte austriaca
 Il Feldmaresciallo von Melas accumulò anche a Marengo sbagli su sbagli:

Ø accettò lo scontro invece di portarsi verso Mantova o Genova;
Ø suddivise la propria cavalleria e non impiegò a massa l’artiglieria, che erano i suoi punti di forza;
Ø non effettuò ricognizioni sul terreno, pur avendo preso l’iniziativa;
Ø costituì colonne d’attacco “ad hoc” smembrando reparti organici;
Ø informò scarsamente i Comandanti in sottordine sul piano d’operazioni;
Ø non motivò i reparti alla vigilia della battaglia;
Ø il giorno 13 sera abbandonò al nemico proprio l’area di Marengo che il giorno dopo fu costretto a riconquistare a caro prezzo.

Bonaparte non fu però da meno:

Ø         non individuò a tempo le intenzioni offensive degli austriaci;
Ø         distaccò tre Divisioni (Desaix e Lapoype) in inutili esplorazioni;
Ø         non perseguì l’annientamento dell’Armata austriaca.

Solo Il rientro fortunoso verso sera del Corpo di Desaix sul campo di battaglia, insieme con la brillante carica della cavalleria di Kellermann, provocò il capovolgimento della situazione del mattino.
Ancora una volta la fortuna aveva arriso a Bonaparte, che seppe utilizzarla al meglio, grazie anche alla sorte che tolse di mezzo il principale attore della giornata, il Generale Desaix, consentendogli di accreditarsi tutto il merito della vittoria.

La battaglia di Marengo non portò, peraltro, all’annientamento dell’Armata austriaca, lasciò i contendenti alla sera del 14 giugno sulle stesse posizioni sulle quali si trovavano al mattino, indebolì quasi nella stessa misura austriaci e francesi. 



[1] La Costituzione non consentiva a chi avesse cariche politiche di assumere il comando di reparti militari. Durante tutta la campagna fino a Marengo Napoleone indossò sempre abiti civili o l’uniforme di  Console.

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