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venerdì 30 agosto 2019

La III Guerra di Indipendenza 1866


Il Volume ricostruisce attraverso il Metodo Storico  le quattro battaglie 
della III Guerra di Indipendenza
Custoza, Sedowa, Lissa Bezzecca
per dare un quadro degli avvenimenti dell'estate del 1866 
 che portaronmo alla annessione del Veneto

Il volume è disponibile presso tutte le librerie
 può essere chiesto alla Casa editrice
(ordini@nuovacultura.it

oppure può essere chiesto all'Istituto del Nastro Azzurro
Piazza Galeno 1 Roma
(segreteriagenerale@istitutonastrozzurro.org)



giovedì 22 agosto 2019

La nuova Europa dopo Napoleone



1815 –  il congresso di Vienna La restaurazione.


Il Congresso di Vienna durò dal 3 novembre 1814 al 9 giugno 1815. Il Congresso si snodò in una serie di riunioni in cui i Principi ed i Ministri dei più potenti Stato d’Europa discussero e decisero l’assetto politico che il Vecchi Continente doveva assumere  dopo ventisei anni di sconvolgimenti portati dalla Rivoluzione Francese e dalle guerre Napoleoniche.

Inghilterra, Russia, Austria, e Prussia, che avevano impedito a Napoleone di divenire l’assoluto padrone d’Europa, furono gli Stati protagonisti del Congresso. La Francia, elemento estremamente significativo, non fu esclusa dai lavori e nel corso dei lavori i suoi rappresentanti assunsero ruoli di rilievo.
Gli uomini che furono i veri protagonisti del Congresso, furono: per l’Inghilterra, lord Castlereagh, per la Russia Nessel’Rode, per l’Austria il principe di Metternich e per la Prussia il principe von Hardenberg; per la Francia Charles-Maurice de Telleyrand, che, pur rappresentando un paese sconfitto, propose uno dei criteri  che il Congresso decise di seguire nella riorganizzazione dell’Europa: il principio di legittimità[1]
Gli altri rappresentanti erano più attratti dalle attività mondane che dalle riunioni politiche,e il loro apporto fu quasi nullo. Quello che riuscirono a costruire fu il fatto che si potesse ricreare L’antico regime” come se la Rivoluzione francese fosse stato un incidente occasionale e che una volta restaurato il vecchio regime assolutistico potesse avere una lunga vita. Questo, vedendo lo splendore della vita mondana messa in scena ai margini del Congresso, impressionò l’Europa  ed in molti cedettero che il tempo fosse tornato al settecento.

Il Congresso di Vienna agisce sulla base di una ideologia controrivoluzionaria, basata sul pessimismo antropologico.
Esponente principe di questa ideologia fu il conte savoiardo Joseph de Maistre (1753-1821)[2]
De Maistre si rilevò estremamente radicale.

Mettendo alla base il pessimismo antropologico[3] de Maistre era d’accordo con i Padri della Riforma un senso acutissimo del peccato originale:l’umanità non aveva fatto altro che peccare perché irresistibilmente attratta dal male.

Questo si contrapponeva alla concezione illuministica secondo cui l’uomo era in grado di costruire il Regno della felicità e della ragione.
De Maistre giudica questa concezione infantile e pericolosa in quando il mondo è costantemente in preda alla violenza ed alla sopraffazione, a cominciare dalla natura umana, così negativa che era intesa come il mezzo con cui Dio faceva espiare alla creazione intera il primordiale atto di ribellione di Adamo ed Eva.

L’uomo dovrebbe solo inginocchiarsi davanti alla maestà divina riconoscere l’autorità del Papa ed accettare i sovrani che Dio ha posto a guida dei Popoli per mettere un freno all’indomabile tendenza umana a compiere il male. .
 I mezzi da usare sono il pubblico supplizio e il boia simboli del’assolutismo del diritto divino e della sua completa negazione dei diritti dell’uomo.
Il pubblico supplizio ed il boia sono gli unici strumenti capaci di imporre un po’ d’ordine e di giustizia nel caos che avrebbe dominato dalla creazione del mondo.

In sintesi il pensiero di Joseph de Maistre, che fu alla base del Congresso di Vienna si può così sintetizzare:

-          presupposto: Il peccato umano ha corrotto irrimediabilmente il mondo
-          obiettivo: Porre un freno al peccato umano ed alla violenza che caratterizza la vita sociale
-          strumento: Restaurazione dell’assolutismo per diritto divino e negazione del concetto di diritti dell’uomo.

I risultati del Congresso di Vienna.
Diede un ordine mondiale di stabilità dal 1815 al 1914, capace di comporre in modo ragionevole e coerente le esigenze contrastanti dei vari Stati. Non vi furono guerre estese in Europa fino al 1914, ma solo guerre locali, come quelle in Italia, le guerre Balcaniche e la Guerra di Crimea. Vienna raggiunse il risultato di non scatenare una guerra tra  le superpotenze del tempo per oltre un secolo

La restaurazione però non è integrale
-          il numero degli Stati tedeschi passa da 360 a 39
-          La Russia passa da 30 a 50 milioni di abitanti ( annette la Finlandia e la Svezia) (annette la Bassarabia (Moldavia) (annette tre/quarti della Polonia
-          La Prussia annette la Pomerania ed ottiene il bacino della Ruhr
-          L’Austria perde il Belgio ma annette il Lombardo-veneto
-          Il Sacro Romano Impero non viene più ricostituito
-          Le Repubbliche italiane di Genova e Venezia non vengono più ricostituite

Vienna creò un rigido assolutismo che non prevedeva ne tantomeno ammetteva alcuna critica ai governi, ai regimi ai principi ed inoltre non prevedeva alcun limite al potere dei Sovrani. Ogni limitazione del potere assoluto dei Sovrani, considerato di origine divina, doveva essere represso sul nascere con i mezzi più idonei.  E’ la Santa Alleanza

A questa difesa dell’assolutismo per diritto divino, si sommò il diniego di prendere in esame e riconoscere le aspirazioni della varie Nazioni alla Unità ed alla Indipendenza.
Il problema era critico in tre Imperi: quello Austriaco, quello Russo, e quello Ottomano. Questo fu l’origine e la causa costante della loro fine all’indomani della I Guerra Mondiale.


[1] Il principio di legittimità  aveva come cardine il concetto che bisognava sforzarsi di ricostruire la situazione politica esistente prima dello scoppio della Rivoluzione francese, riportando sui troni i numerosi sovrani deposti da Napoleone azzerando tutte le modifiche apportate ai confini dei vari Stati costruiti ed imposti dai Francesi.
[2] Berlin I., Il legno storto dell’umanità. Capitoli delle storie delle idee, Milano, Adelphi, 1990; Burke E., Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia, Roma, Ideazione,1998.
[3] Tale pensiero aveva caratterizzato il pensiero di Niccolo Machiavelli, di Hobbes, di Martin Lutero, e di Calvino.

sabato 10 agosto 2019

Napoleone 1800 La Seconda Campagna d'Italia 1


"AUDENTES FORTUNA IUVAT"
NAPOLEONE - 1800
LA 2^ CAMPAGNA D'ITALIA
 La guerre ne se compose que d’accidents. Bien que tenue de se plier à des principes généraux, un  chef ne doit jamais perdre de vue tout ce qui pet le mettre à même de profiter de ces accidents. Le vulgaire appellerait cela bonheur, et ce ne serait pourtant que la propriété du génie
(Napoleone Bonaparte)

À la guerre, l’audace est le plus beau calcul du genie
(Napoleone Bonaparte)

Sintesi

La conferenza descriverà i tratti salienti di una campagna che Napoleone avviò contro l'Austria, dopo essere rientrato "fortunosamente" dall'Egitto nell'ottobre del 1799 e dopo essere diventato "fortunosamente" Primo Console nel novembre dello stesso anno.
Tratterò la prima fase della campagna, da Parigi a Marengo dove, il 14 giugno 1800, ebbe luogo la celeberrima battaglia omonima che fu vinta anch'essa "fortunosamente" da Napoleone. Il risultato della giornata fu dovuto soprattutto agli errori austriaci; magistrali furono però le precedenti decisioni di Napoleone di portare la gravitazione dello sforzo strategico in Italia, anziché a nord delle Alpi, e di aggirare attraverso i passi alpini le forze austriache concentrate in Piemonte.  
La vittoria di Marengo non fu strategicamente risolutiva perché la campagna ebbe fine sul campo soltanto a dicembre con la vittoria del Generale Moreau a Hohenlinden in Baviera. Napoleone seppe peraltro valorizzare il risultato di Marengo in maniera esemplare soprattutto in Patria, riuscendo a consolidare sulla fama di quella giornata il suo potere che gli consentirà di salire fino al trono imperiale nel 1804. 

domenica 4 agosto 2019

Napoleone 1800 La Seconda Campagna d'Italia 2


Premessa

Napoleone è stato definito dall’avversario che l’ha battuto a Waterloo (il duca di Wellington) "il più grande generale del suo tempo e forse il più grande generale di tutti i tempi”. Come tale merita quindi di essere studiato anche se, come affermò Gramsci, “la storia insegna ma non ha scolari.

In effetti, i suoi successi sul campo di battaglia hanno messo in luce un genio nell’arte della guerra; la sua carriera politica e di governo ha rivelato un brillante uomo di Stato e un eccezionale organizzatore.

La teoria ha codificato i principi dell’arte della guerra sostenendo che essi sono immutabili nel tempo. Nella storia moderna i maestri in materia sono stati, indubbiamente, Machiavelli e Clausewitz. Nei testi didattici delle scuole militari moderne sono ormai consolidati alcuni principi fondamentali che tutti conosciamo, come la massa, la velocità, la sorpresa.

Napoleone Bonaparte durante le sue campagne, sia come giovane Generale, sia come Primo Console e anche come Imperatore, ha applicato i principi dell'arte della guerra in maniera intuitiva e pragmatica, riservando un posto, non secondario,  anche all’audacia e allo sfruttamento della fortuna, che spesso è una imponderabile conseguenza delle iniziative audaci.

“L’audacia è il più bel calcolo del Genio” fu sempre sua ferma convinzione e questo principio contraddistinse la sua strategia fin dalla prima campagna d’Italia nel 1796.

Per quanto riguarda la fortuna, egli stesso sosteneva che “nessuna battaglia è uguale alla successive, nessuna battaglia è condotta e terminata come era stata pianificata e un ruolo fondamentale è giocato dalla  fortuna”.
Inoltre: ”Il piano strategico-tattico preventivo è indubbiamente necessario ma è ancor più necessario avere il coraggio e la capacità di adattarlo alla situazione del momento e all'evolvere del conflitto e della fortuna”.

In altri termini, Napoleone non è meno grande perché fu in molte occasioni fortunato ma è grande perché, a differenza degli avversari, agì costantemente con audacia e seppe valorizzare magistralmente I colpi di fortuna.

Il binomio audacia e fortuna è il filo conduttore dell’analisi che oggi propongo. Per mettere in evidenza questo principio ho scelto, non a caso, la fase iniziale della 2^ campagna d'Italia del 1800, perché come in nessuna altra, Napoleone agì con audacia e seppe sfruttare con grande abilità strategica e politica eventi che furono provocati dagli errori degli avversari e dalla fortuna.