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lunedì 17 dicembre 2018

Prima Guerra Mondiale. La Dottrina dell'Esercito tedesco




La dottrina dell’Esercito tedesco.


Di pari a quella francese, la dottrina tedesca si basava sulla offensiva, unica forma che portasse alla vittoria una volta adottata la guerra di movimento. Il generale Moltke, il vecchio, passò molto tempo ad ammonire tutti in Germania che le guerre future sarebbero state lunghe e dispendiose, in tutti i pensatori militari come vasti strati della ufficialità era opinione diffusa che con una rapida e violenta azione, la guerra futura sarebbe stata rapida e veloce. Un errore questo che permarrà ben radicato nel pensiero militare tedesco anche dopo la Prima Guerra Mondiale.
La manovra tedesca, a sostegno dell’offensiva, doveva basarsi sulla vasta estensione del fronte, non dando importanza allo spostamento ed alla concentrazione delle masse. Con elementi esterni inseriti a sostegno, come quella della superiorità della razza tedesca, della disciplina e della preparazione culturale del tedesco medio, superiore a tutte quelle degli altri popoli, soprattutto quelli latini e slavi; la dottrina tedesca si incentrava sul principio che per arrivare alla “debellatio” del nemico, ovvero al suo annientamento occorreva che le differenti masse impiegabili si presentassero all’urto simultaneamente, giuntevi per le vie più brevi, in quanto la vittoria doveva essere ricercata nello sviluppo stesso del fronte di attacco. Da qui ricercare più che lo schieramento in profondità quello lineare su fronte vastissima. Chi volesse trovare una spiegazione alla estensione dei fronti della Grande Guerra (dalla Svizzera al mare, dal Baltico al Mar Nero, Dall’Astico al mare ecc.) trova gran parte della spiegazione nei procedimenti di impiego della dottrina tedesca.

In Germania si crearono due filoni di pensiero per questo tipo di guerra decisamente offensiva: il primo faceva capo al generale von Bernhardi, minoritario, il secondo al gen. Schlieffen, capo di Stato Maggiore dal 1891 al 1906, che fu poi il filone che si impose.
von Bernardi aveva in comune con lo Schlieffen il concetto che la vittoria si sarebbe ottenuta con la guerra di movimento, e quindi con l’offensiva, che doveva essere rapida ed energica. Lo differenziava dallo Schlieffen il dato che riteneva che la manovra tipo “Canne” non era sempre possibile attuarla. Riteneva che l’azione del difensore nel 1914 era più facile rispetto al passato; riteneva che il difensore stesso si avvantaggiava della scelta del terreno, mentre l’attaccante trae vantaggi o dalla iniziativa delle operazioni e dalla potenza morale che è insita nell’attacco stesso. Per lui era necessario sorprendere l’avversario, di avere la superiorità dei numeri, ma soprattutto di esaminare la situazione in base al momento e non secondo uno schema prestabilito. Cardine del suo pensiero era che l’offensiva non doveva essere considerata una forma definita a priori, ma occorreva che si adattasse alla reale situazione, potendo assumere tanto la forma di coinvolgimento e distruzione di una o di tutte e due ali quanto quella di attacco centrale sfondante. Adattarsi alla realtà, senza schemi preordinati, in sintesi il pensiero di questo generale tedesco che espose le sue teorie in volumi molto noti a suo tempo in Germania.[1]

Il pensiero che si affermò in Germania fu quello facente capo  al generale Schlieffen. Egli preconizzava l’avvolgimento tattico quale unica forma adatta per ottenere un successo completo e sosteneva che l’obiettivo tattico principale non doveva mai essere il fronte, ma invece i fianchi ed il retro essendo gli attacchi frontali inadatti per una decisione, anche se condotti da masse  consistenti e profonde contro forze inferiori. Le marce di stretto stampo napoleonico caratterizzate dal movimento dei battaglioni quadrati (i famosi “bataillon carré” di tradizione francese) dovevano essere bandite e sostituite da marcie eseguite su una larghissima fronte , in ordine spiegato come se si dovesse dare battaglia.
L’essenza del pensiero schleffeniano consiste nel non credere al successo dell’attacco centrale risolutivo e sfondante e, dovendo così agire per le ali, voleva forte quell’ala del suo schieramento a cui spettava di vibrare il colpo decisivo. A questo scopo accumulava le riserve proprio in prossimità di questa ala. Nelle battaglie future gli schieramenti sarebbero stati contrapposti su linee opposte ad altre linee: avrebbe vinto quell’esercito che avesse potuto aggirare il fianco, o meglio i fianchi del nemico realizzando l’avvolgimento. Da questo pensiero discende la concezione che le Armate avrebbero dovuto procedere in avanti in una lunga linea di battaglia contro la linea avversaria , molto più corta in profondità costituendo le ali scaglioni avanzati destinati a ribattersi contro i fianchi del nemico mentre la cavalleria spinta in avanti doveva cercare di guadagnare il retro dello schieramento nemico.
Le modalità di attuazione sono presto dette. Si voleva una offensiva fulminea, irresistibile, condotta con tutte le forze nemiche: l’Esercito doveva procedere in avanti in un sol blocco, come se fosse un battaglione, tutto travolgendo. Si attuava così una manovra strategica unica, condotta secondo una determinata direzione, con meta fiale una battaglia nella quale la risoluzione consisteva nella “debellatio” integrale di tutte le forze nemiche. 

Il pensiero di Schlieffen si è sviluppato attraverso lo studio sistematico della battaglia di Canne, del 216 a.C. durante la quale Annibale con soli 25.000 distrusse i due eserciti consolari forti di 80.000 uomini.[2]          

Le critiche che si possono avanzare al pensiero dello Schlieffen si incentrano sul fatto che escludeva qualsiasi adattamento agli avvenimenti, creata come era su un ragionamento a priori, mancando di elementi per fronteggiare imprevisti e sorprese e basandosi esclusivamente sulla incapacità del nemico e sulla imponenza dell’azione che doveva annichilire il nemico stesso. Il presupposto di tutto il pensiero schleffeniano era che il nemico restasse inerte, escludendo sia la volontà che la capacità del nemico di manovrare e quella, ancora più importante, di sottrarsi all’accerchiamento.

Si era quindi sviluppata, nei primi anni del secolo, sulla scorta della guerra franco-prussiana e l’eredità napoleonica una dottrina audace, assoluta, che escludeva iniziative individuali, poco attenta alla situazione che si sarebbe sviluppata sul campo di battaglia e così determinata a conseguire l’obiettivo che ci si era dati da apparire incriticabile.

Come la dottrina francese, quindi, anche quella tedesca prevalente, si estremizza, lasciando pochissimo spazio all'azione del Capo, del Condottiero, che si considerava un mero esecutore di piani già stabiliti.



[1]                      [1]Bernhardi (von) R., Von Heutingen Kriege, Berlin, 1912. Traduzione italiana: La Guerra, oggi, varie edizioni.
[2]              Nel 216 a. C. i Romani quasi soggiogati dalle vittorie di Annibale decisero di fare un grande sforzo militare portando il loro esercito a 9 legioni. Al Comando dell'Armata furono preposti i 2 Consoli Paolo Emilio e Terenzio Varrone. Col consenso del Senato essi si recarono nell'Apulia per dare ad Annibale una battaglia decisiva. Anche in Annibale era altrettanto sentito il desiderio di una battaglia risolutiva poiché in questa guerra di avvisaglie vedeva consumarsi inutilmente le sue forze e cadere a poco a poco il suo prestigio. Perciò, venuta la primavera, con rapida azione si impossessò di Canne sull'Ofanto dove i Romani tenevano i magazzini. Questo atto esasperò i Romani e Varrone, in un giorno in cui aveva il comando dell'esercito, volle venire a battaglia malgrado i prudenti consigli di Paolo Emilio, il quale avrebbe voluto misurarsi col nemico, ma in terreno più accidentato, ove poco valesse la superiorità della cavalleria avversaria.   Le forze romane salivano a circa 80.000 fanti e 6.000 cavalieri, di fronte a 40.000 fanti e 10.000 cavalli di Cartaginesi. Varrone lasciò 10.000 uomini di guardia al campo sulla riva sinistra dell'Ofanto, e schierò a battaglia il resto dell'esercito sulla destra di questo fiume. Le legioni furono ordinate su 3 linee, ma con intervalli e distanze ristrette, rinunciando al vantaggio della soverchianza del fronte per avere massa più densa. Pose all'ala sinistra la migliore cavalleria, della quale prese egli stesso il comando, mentre l'ala destra venne posta agli ordini di Paolo Emilio. Annibale prese il suo dispositivo dopo aver veduto lo schieramento del nemico. Il suo piano fu questo: presentando un ordine di battaglia convesso, egli sperava di attirare i Romani su questo centro sporgente che rinforzato in tempo opportuno da un corpo di riserva avrebbe dovuto cedere senza però spezzarsi; allora le sue ali convergendo verso l'interno avrebbero stretto come in una gigantesca tenaglia l'esercito avversario. Venuti alle prese, Asdrubale si slanciò arditamente sui cavalli di Paolo Emilio, che in breve tempo riuscì a sbaragliare, mentre la cavalleria nemica, opponendo vigorosa resistenza all'attacco della numerosa cavalleria avversaria, impedì che questi guadagnasse terreno e venisse a molestare le fanterie cartaginesi. Subito dopo le legioni si azzuffarono col centro di Annibale, il quale retrocedette lentamente in modo da attirare presso a sè i Romani. Venuto il momento opportuno gli africani di destra e di sinistra effettuarono il prescritto movimento di conversione, verso l'interno, mentre i cavalieri di Asdrubale, sfilando veloci dietro le schiere avversarie, piombarono da tergo sui cavalli di Varrone che stavano combattendo con i numidi e rompevano anche quelli. Allora i fanti romani, premuti sui due fianchi dalle truppe africane e alle spalle dalla cavalleria di Asdrubale, poterono a stento difendersi. Chiusi entro quel cerchio di ferro che veniva sempre più restringendosi, i legionari non ebbero più modo né di manovrare, né di valersi delle loro armi. Invano Paolo Emilio tentò di ristabilire le sorti del combattimento, egli stesso cadde sul campo mentre Varrone riuscì a scampare con un centinaio di cavalieri. Le perdite romane furono immense, secondo Polibio salirono a 70.000 uomini.

domenica 16 dicembre 2018

Prima Guerra Mondiale. La Dottrina dell'Esercito Francese









Dottrina e procedimenti di impiego
1.1.  Aspetti generali  Introduzione post in data 27  novembre 2018
1.2.  La dottrina dell’Esercito Francese.
1.3.  La dottrina dell’Esercito Tedesco.



1.4.  La dottrina e la Grande Guerra..Il colonnello De Gradmaison in alcune conferenze tenute ad Ufficiali di Stato Maggiore riportò quello che divenne poi il pensiero dominante della dottrina francese: la guerra di movimento è l’unica che può portare alla vittoria, quindi, per conseguenza, l’offensiva è la sola forma che consentì di avere successo; nella offensiva, trattando della “sicurezza” questa può essere ricercata solo nella capacità di attacco delle unità impiegate, concludendo che “ la imprudenza è la migliore sicurezza” e che perciò occorreva cercare il nemico per attaccarlo, senza troppo preoccuparsi di conoscere ciò che egli voleva fare. L’idea adottata era basata sul principio che chi attacca con la massima violenza e decisamente a fondo riesce sempre a imporre la sua volontà al nemico; non si doveva dare tempo al nemico stesso di prepararsi alla battaglia, ma si doveva attaccare con le avanguardie e con i grossi senza alcuna esitazione, sull’obiettivo prescelto.

Si affermò nell’Esercito francese il principio “andiamo pure all’eccesso, non sarà mai abbastanza”  che aveva come risvolto negativo la iniziativa individuale, che si sovrapponeva alla azione coordinativa e direttiva del Capo. Si sostituisce la ricerca della risoluzione della battaglia nella battaglia stessa, con l’impiego delle riserve nella mani del Capo e da questi, con intelligenza e lungimiranza indirizzate verso il punto in cui si voleva manovrare, ovvero quello più debole del nemico, ma movimenti offensivi di distaccamenti di sicurezza e di grossi diretti, sotto la protezione dei primi verso obiettivi precisi e determinati a priori.

Alla vigilia della Grande Guerra alla concezione francese elaborata dopo il 1871 incentrata nella manovra decisiva preparata sotto la protezione dell’avanguardia generale veniva a sostituirsi il concetto tanto ardito quanto pericoloso della azione rapida e simultanea dei “grossi” diretti verso obiettivi precisati e prescelti prima ancora di conoscere la situazione del nemico.  Dottrina quanto mai ardita che si fondava sulle esperienze della guerra russo-giapponese del 1905-1906; si può osservare che si doveva porre maggiore attenzione alle risultanze della guerra del 1792 in cui si confidò troppo sullo slancio popolare ma soprattutto si doveva mettere l’accento sul fatto che i Giapponesi ottennero i loro successi perché di fronte non avevano avuto quei mezzi di distruzione (artiglieria di medio e di grosso calibro prima di tutto e mitragliatrici) di cui erano dotati i Tedeschi.
Da parte francese, la mancanza di preparazione di mezzi atti a superare le resistenze di un attacco condotto “alla giapponese” e la corsa verso l’obiettivo furono gli elementi che portarono alle loro sconfitte nell’agosto 1914.

Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org






venerdì 30 novembre 2018

Quaderni On Line. Indici Novembre 2018


QUADERNI ON LINE
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

SOMMARIO
ANNO LXXIX, Supplemento on line, X, n.35
Novembre 2018
www.valoremilitare.blogspot.com
Editoriale,  Novembre 2018.
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data 28.11.2018
Copertina, Ottobre 2018.  Università Nicolò Cusano Telematica Roma. Il Master
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data 29.10.2018

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

APPROFONDIMENTI
Giancarlo Ramaccia., La Battaglia di Vittorio Veneto. Le forze contrapposte
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.11.2018
Giancarlo Ramaccia., La Battaglia di Vittorio Veneto. La lotta sul Grappa
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.11.2018
Giancarlo Ramaccia., La Battaglia di Vittorio Veneto. Il Passaggio sul Piave  
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.11.2018
Giancarlo Ramaccia., La Battaglia di Vittorio Veneto. La Vittoria
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.11.2018
Luigi Marsibilio, L’eroismo del Sergente W. Kraiser.
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 17.11.2018

DIBATTITI
Luigi Marsibilio, Anzio. La testa di ponte. Indice
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 7.11.2018
Luigi Marsibilio, Anzio. Preparazione di un anniversario
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 13.11.2018
Francesco Attanasio, L’Emblema Araldico del Nastro Azzurro
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 14.11.2018
Redazionale, Dizionari minimo della Grande di Liberazione 1943 - 1945
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 25.11.2018
Massimo Coltrinari, Prigionia Italiana in URSS. Cronistoria del Movimento antifascista degli Ufficiali italiani in URSS
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 26.11.2018
Redazionale, Fascismo e Nazismo: due entità opposte
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 27.11.2018

ARCHIVIO
Redazionale, Le versioni dal greco: sempre attuali
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 23.11.2018
Redazionale, Albania 1943. Iniziate le operazioni di editing
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 24.11.2018

MUSEI,ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Redazionale, Ex Libris. Libri antichi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 16.11.2018

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, Le bugie di un referendum contro la UE. La Brexit
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 18.11.2018
Redazionale, Stato ed Antistato. La Colombia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 22.11.2018

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Redazionale, Israele, passato presente e futuro
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 11.11.2018

SCENARI,REGIONI, QUADRANTI

CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, Il periodico del Nastro Azzurro n. 5 Settembre – Ottobre 2018
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Redazionale, Nuova Feltria IV Novembre
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 6.11.2018
Mario Bova, Albania. Un Bando Interessante. Premio Anna Cenerini Bova
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 8.11.2018
Redazionale, Master in Storia Militare Contemporanea 1796 – 1960 Modulo 3
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 9.11.2018
Mario Nasatti, La Grande Guerra. Federazione di Lecco
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 10.11.2018
Redazionale, Emeroteca. Novembre 2018
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Redazionale, Master in Storia Militare Contemporanea 1796 – 1960 I
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 19.11.2018
Redazionale, Master in Storia Militare Contemporanea 1796 – 1960 II
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Redazionale, Dizionario minimo della Grande Guerra. Ringraziamenti.
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 21.11.2018

SEGNALAZIONI LIBRARIE

AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgini, Desiderio pseudonimo
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 30.11. 2018

martedì 27 novembre 2018

1914. La Dottrina in vigore. Introduzione




Come si affronto la Prima Guerra Mondiale


Una lettura attenta della elaborazione della dottrina e dei procedimenti di impiego dei maggiori eserciti europei dalla Guerra franco-prussiana del 1870-1871, passando attraverso le esperienze della guerra Anglo-boera del 1899-1900 a quella Russo-giapponese (1904-1905) fa emergere in modo evidente il distacco tra le soluzioni adottate e la realtà della situazione operativa. Ovvero un distacco tra piani e mezzi a disposizione, che rappresenta una delle chiavi di lettura dello stallo tattico che si ebbe dal novembre 1914 al novembre 1918. I mezzi che la tecnologia, ovvero il progresso tecnologico, metteva a disposizione erano tali che impiegarli con i concetti dottrinali adottati fece si nessuno dei contendenti fosse in grado, nella Grande Guerra, cioè a prevalere sull’avversario, e quindi a raggiungere la vittoria e quindi a porre fine alla guerra stessa. Questo divario fu superato solo nell’ottobre-novembre 1918 in modo casuale ( cioè la vittoria italiana a Vittorio Veneto ottenuta per manovra e non per rottura) ma che ebbe totale conferma venti anni dopo negli stessi luoghi franco-belgi con l’offensiva tedesca del 10 maggio 1940. La concezione difensiva francese, tra le due guerra ancora sulle riflessioni della grande guerra, cioè ancora rivolta al passato, che si esplicò con la costruzione della linea Maginot, una serie di fortificazioni possenti dalla Svizzera al confine belga, monumento all’insipienza dottrinale francese, fu il fattore di successo dei tedeschi che, combinando la manovra con il fuoco, dopo aver sostituito il trinomio ostacolo-mitragliatrice-reticolato il binomio carro armato-aeroplano in funzione tattica, aggirando ed infiltrando le difese francesi in sei settimane non solo erano al mare ma anche a Parigi, con l’esercito britannico che a stento, in mutande, rientrò in patria per via del miracolo di Dunquerque, conseguendo una vittoria totale.

Tutto è legato da un sottilissimo filo, il cui colore lo può scegliere il lettore, che collega la dottrina del primo dopoguerra, gli errori e le assurdità del suo impiego nella Grande Guerra, le riflessioni su queste errori e la adozione dei procedimenti di impiego frutto di queste. Le opposizioni a queste riflessioni, considerate eretiche, elaborate nel 1940 da parte di quella componente dello Stato Maggiore tedesco ( le cosiddette “teste calde”), ed in Francia da un oscuro colonello comandante di un reggimento carri, il col. De Gaulle, con le quali, finalmente. si allineavano i criteri enunciati da Schlieffen nel suo mai attuato piano del 1906 ai procedimenti di impiego ed ai mezzi.  Il risultato fu la sconfitta della Francia, e la sua retrocessione da Potenza Globale a entità non definita ( divisione dello Stato, ribellione dei degaullsti, perdita dell’Impero coloniale francese, guerra civile all’interno) che solo attraverso sforzi indicibili riuscì a ripresentarsi sulla scena mondiale, ma solo come Potenza regionale.

Il fallimento globale francese nel 1940, e la conseguenza consegna dell’Europa alla Germania, trova la sua origine nelle dottrine e nei procedimenti di impiego della Prima Guerra Mondiale, in cui la Germania riuscì, come detto, finalmente  ad essere d’accordo tra i principi da lei enunciati e l’azione, che gli permise a conquistare tutta l’Europa (1939-1941). L’intervento in Europa di due Coalizioni di Stati, quali si possono considerare l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America, riuscirono a sconfiggere la Germania, (1942-1945) attraverso la testa di ponte rappresentata dalla Gran Bretagna. E’ a tutti noto che la Gran Bretagna, come la Francia nel primo dopoguerra, perse nel secondo dopoguerra il suo ruolo di Potenza Globale, e divenne, al pari della Francia, una potenza regionale. Per queste due sconfitte il Mondo non fu più eurocentrico.

Lo studio quindi delle dottrine e dei procedimenti di impiego che si elaborarono e poi si attuarono nella Grande Guerra rappresenta una chiave di lettura efficace per comprendere, sia il declino dell’Europa, sia quello degli Stati Uniti, sia le nuove dominanze mondiali che questo secolo propone.

Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

venerdì 16 novembre 2018

202° Anniversario della fondazione del Corpo di Commissariato dell'Esercito.


SI RIPORTA  LA RELAZIONE
TENUTA AL CONVEGNO DEL 2003
A CINQUE ANNI DALLA FUSIONE DEL CORPO DI AMMINISTRAZIONE E DEL CORPO DI COMMISSARIATO AVVENUTA NEL 1998.


 L’Amministrazione ed il Commissariato sono sempre stati le due facce di una  stessa medaglia, in relazione ad un contenitore unico. Nel corso dei secoli vi sono state delle diversificazioni o delle convergenze che si sono dilatate o si sono ristrette a seconda delle varie epoche storiche, all’interno di questo contenitore.  Ai nostri fini identifichiamo il contenitore nell’Esercito Italiano, inteso oggi come tale, ieri come Regio Esercito e l’altro ieri come Armata Sarda. E’ noto che l’Esercito Italiano nasce dalla diretta emanazione dell’Esercito Sardo, al momento della proclamazione del Regno d’Italia.(1861).Compito e scopo di questa relazione è quello di individuare quel filo rosso che lega, nella dinamica del tempo, l’Amministrazione e il Commissariato all’interno dell’Armata, poi Esercito Sardo, e quindi Regio Esercito ed Esercito Italiano, individuando i segmenti salienti di questo filo rosso che unisce coloro che, ieri come oggi, sono preposti alla “Logistica dell’Uomo”.

1.                  L’EVOLUZIONE SEI - SETTECENTESCA: IL VEEDORE GENERALE – L’UFFICIO GENERALE DEL SOLDO – IL COMMISSARIATO GENERALE DI GUERRA ( 1581 – 1796).

Ogni riferimento all’Esercito Sardo non può che iniziare da uno dei momenti qualificanti della istituzione degli ordinamenti amministrativi Sardi. Questo momento si può individuare nell’opera istituzionale del Duca Emanuele Filiberto, messa in essere all’indomani del trattato di Chateax Cambresis (1559).Sarà da questa opera che nascono gli ordinamenti amministrativi sabaudi che, sviluppatisi per oltre tre secoli, giungeranno fino a noi. [1]L’organizzazione amministrativo-contabile varata nel 1561[2] previde il seguente ordinamento
·        un Veedore[3]   Generale;
·        un Condadore Generale
·        Un Tesoriere Generale di Guerra
Il Veedore Generale era il supremo controllore amministrativo e coordinava l’attività degli altri due.
Il Contadore Generale sovrintendeva al controllo della forza alle armi, al suo sostentamento, ed alla predisposizione dei pagamenti [4]  .
A tali pagamenti presiedeva e provvedeva il Tesoriere Generale di Guerra.
In caso di guerra, il Comandante Generale era affiancato da un “Commissario Generale”, che presiedeva alla amministrazione delle truppe e fungeva da raccordo con il Veedore Generale.Sarà questa l’organizzazione, al momento “in nuce”, che si svilupperà per tutto il settecento e fino al periodo pre-napoleonico che lo eliminerà; riportato in essere al momento della restaurazione si innesterà su di esso l’organizzazione logistico-amministrativa sabauda dell’ottocento.Col la salita al trono di Carlo Emanuele I (1580 - 1630), coinvolto lo Stato  nelle guerre tra Spagna e Francia[5], l’organizzazione amministrativa si perfezionò, con una più marcata articolazione, con un aumento del personale e con una maggiore precisione nei compiti. Vittorio Amedeo II (1684 – 1730), nuovo Re di Sardegna, introdusse riforme tese a separare il potere civile da quello militare [6]. Nel 1688 fu creata la “Segreteria di Guerra”[7], mentre le funzioni amministrative furono affidate ad un “Ufficio Generale del Soldo”, che concentrò in se i compiti del Veedore, del Contatore e del Tesoriere Generale; in un secondo momento  l’Ufficio  del Veedore e la direzione di tutti gli aspetti amministrativi passò al “Contatore Generale”.
Con editto del 21 giugno 1709 l’Ufficio Generale del Soldo fu riordinato e ripartito in branche, di cui tre amministrative ed una contabile; alle prime tre fu preposto un Commissario di Guerra, la quarta (contabile) fu costituita in Tesoreria Generale.
I.                   Il (primo) Commissario, che seguiva in autorità il Contadore presiedeva :
§  ai contratti in genere;
§  ai conti generali dell’Azienda di Guerra, cioè i bilanci;
§  alla parte amministrativa delle truppe.
II.                Il (secondo) Commissario presiedeva:
§  agli affari amministrativi delle Armi di fanteria e artiglieria.
III.              Il  (terzo) Commissario presiedeva:
§  agli affari amministrativi della cancelleria e dello Stato Maggiore (ruoli, riviste, paghe, pane, vestiario, caserme, armamenti).
IV.              La Tesoreria Generale provvedeva alle riscossioni ed ai pagamenti.
Come Organo esterno vi era un Controllore Generale, organo del Generale delle Finanze, sovrintendente al controllo finanziario di Tesoreria.
Il Regio Viglietto 17 febbraio 1717 suddivideva l’Amministrazione economica dello Stato in n. 4 Aziende:
§  Azienda delle Finanze, con a capo il Generale delle Finanze, supremo dirigente dell’amministrazione finanziaria;
§  Azienda di Guerra, con a capo il Contadore Generale, supremo dirigente dell’Ufficio del Soldo, che abbracciava tutta la materia amministrativa e contabile dell’Esercito;
§  Azienda di Artiglieria, con a capo l’Intendente Generale di artiglieria;
§  Azienda di Corte, con il Consiglio di Corte, che provvedeva alle spese di Corte.
La Segreteria o Gabinetto di Guerra, con a capo un Primo Segretario, Ministro di Stato.
In questa organizzazione [8]  l’Ufficio Generale del Soldo acquistò particolare importanza perché, con la direzione dei servizi amministrativi, accentrò il controllo di tutti gli affari economici e contabili dell’Esercito, le cui spese assorbivano metà delle pubbliche entrate[9].
Questa ordinamento si manterrà per tutto il settecento, sotto Carlo Emanuele III (1730 –1773) e Carlo Emanuele IV [10]Carlo Emanuele IV, appena salito al trono, avviò delle riforme che investirono tutta la struttura amministrativa dell’Armata; tra le altre determinazioni ordinative vi fu quella di trasformare l’Ufficio Generale del Soldo in un “Commissariato Generale di Guerra”. L’invasione francese costringeva il Re  e tutta la sua Corte ad abbandonare il Regno nei suoi territori continentali e rifugiarsi in Sardegna. Alle strutture sabaude subentrarono progressivamente quelle francesi, di altra impostazione ordinativa.[11]

LA RESTAURAZIONE. GLI ORDINAMENTI DELLA PRIMA META’ DEL SECOLO XIX FINO ALLA PRIMA GUERRA D’IMDIPENDENZA
Caduto Napoleone, il Re di Sardegna rientra nei suoi Stati ed esprime subito la volontà di riportare in vita tutta l’organizzazione stautale prenapoleonica. Non fa eccezione l’ordinamento dell’Armata. Tra le altre determinazioni si ha il Regio Biglietto 27 settembre 1814, con il quale si rimette in vigore l’Ufficio Generale del Soldo[12]L’Ufficio generale del Soldo, tipica istituzione settecentesca, negli anni 1814-1815 si rileverà troppo macchinoso per i tempi e per le esigenze, chiedendo l’Armata un sistema logistico-amministrativo più snello. Ma tutto il sistema amministrativo dello Stato necessitava di un radicale rinnovamento. Questo si attua con il Regio Biglietto 31 marzo 1817, con il quale tutta l’amministrazione dello Stato viene organizzata in 9 Aziende (Ministeri).[13] Le Aziende Militari, che sono della Guerra, di Artiglieria e della Marina, dipendono direttamente dalla Segreteria di Guerra e di Marina.Nella Azienda Generale di Guerra[14]confluiscono tutte le mansioni esercitate dall’Ufficio Generale del Soldo. Questi, con le Regie Patenti del 19 Novembre 1816 viene riorganizzato e trasformato in Intendenza Generale di Guera, diretta da un Intendente Generale di Guerra coadiuvato da Vice Intendenti[15] Su queste basi abbiamo, nella prima metà del secolo XIX una serie di regolamenti di amministrazione e di contabilità incentrati sulla unicità della contabilità sia in contanti che in natura.; sarà questa la struttura che, seppur con alcune modifiche, giungerà fino al 1853.[16]
Con la salita al trono di Carlo Alberto[17] si ha,infatti,  nel Regno di Sardegna una crescente attività di riforme, tutte volte, secondo la volontà del Sovrano, a dare un ruolo più dinamico al Regno. Le riforme arlbertine investono anche l'Azienda di Guerra. Due sono i provvedimenti: uno del 17 marzo 1832 ed uno del 5 marzo 1833, in base al quale l'Azienda Generale di Guerra venne ripartita in un Ufficio Centrale, con sede a Torino, che rispondeva direttamente al Re tramite il Primo Segretario di Guerra e Marina ed era soggetto al controllo della Segreteria delle Finanze, ed in Uffici divisionali incaricati del controllo sul territorio.[18] Con queste strutture ordinative, stabilizzatesi negli anni quarantasi affronterà la campagna del 1848 – 1849; anche per la branca amministrativa gli esiti non sono felici,  tanto che qualche autore  sostiene che questo il poco felice esito della campagna stessa sia dovuto anche alle carenze logistiche-amministrative.
All’indomani della Prima Guerra di Indipendenza, inizia quell’opera di riforma ed innovazione conosciuta come “decennio di preparazione” che investe tutti i settori dello Stato. Per il nostro settore, , viene emesso il Regio Decreto 13 dicembre 1850 nel quale, oltre ad ammette le lacune dimostrate nella campagna si riconosce l'eccesso di controlli peculiari e la compilazione di norme  e nei procedimenti contabili con i molteplici scritture, difficilissime da tenere aggiornate, soprattutto in guerra. Nel contempo si fa strada il concetto che occorre, date  le esigenze  dell'Armata, in continua evoluzione ed espansione,m ,è necessario meglio articolare il sistema amministrativo contabile. Su questa  esigenza di fondo si procede alla separazione della contabilità, dando vita alla contabilità quella in contanti e quella in natura. E’ un  momento, questo, discendente dalla realtà funzionale della separazione della contabilità, che determina l’origine dei due “Servizi”, e quindi, di due “Corpi”, uno detto “Contabile” o di “Amministrazione” e uno detto di “Commissariato” La contabilità  in contanti è prerogativa del Servizio Contabile, o Servizio di Amministrazione, mentre quella in natura (vestiario, equipaggiamento, vettovagliamento ecc.) è prerogativa del  servizio di Commissariato. Tale divisione rimarrà in essere fino al 1998.

L'ABOLIZIONE DELL’AZIENDA GENERALE DI GUERRA E LA CREAZIONE DEI CORPI E SERVIZI (1853)
Le Aziende non rispettano più le esigenze dei tempi. Da qui la decisione di procedere alla loro abolizione.
La Legge di soppressione porta la data del  23 marzo 1853 [19].
Tutta la legislazione successiva ne è direttamente conseguente di questa decisione.
Viene creata la Direzione Generale del Materiale e dell'Amministrazione militare, presso il Ministero della Guerra,[20] a cui venne creato il servizio amministrativo.
Con la legge 26 dicembre 1853, nel creare gli uffici della Intendenza Militare, si creava anche il Corpo d'Intendenza Militare, i cui organici furono ampliati con il Regio Decreto 19 luglio 1855.
Con la Legge 9 agosto 1855 il Regio Magazzino delle Merci, assunse la denominazione di Magazzino Centrale delle Merci da cui dipendevano i magazzini succursali, a cui fu preposto il Corpo del "Personale contabile per l'amministrazione della guerra".
Sempre la Legge 26 dicembre 1853, istituiva il Corpo del "Personale contabile per il materiale d'artiglieria" ed il Corpo del "Personale contabile per il servizio del genio militare"
Con il Regio Decreto del 10 marzo 1858  si istituì il Corpo del "Personale contabile dei magazzini del genio"
Accanto a questi provvedimenti ve ne furono altri che discendevano da un provvedimento del 1848, il Regio Decreto 25 settembre 1848, con il quale si istituì il "Corpo per il servizio delle sussistenze militari", posto "all'immediata dipendenza dell'Azienda Generale di Guerra ma in un ramo distinto e separato da quella riflettente l'amministrazione militare cui detta Azienda è chiamata per la propria istituzione a dirigere e a sovrintendere".
Il Regio Decreto 4 aprile 1855, riunisce la truppa delle Sussistenze nella "compagnia d'operai militari per il servizio delle sussistenze destinate ai lavori manuali occorrenti all'esecuzione del servizio per i magazzini e panifici militari, sotto la sorveglianza dei funzionari del Corpo delle Sussistenze" creare la Compagnia di Sussistenza.  Si crea, quindi, la compagnia di Sussistenza.
Con il Regio Decreto 14 Dicembre 1856, si procedette a riunire, insieme alla Compagnia di Sussistenza,  gli infermieri, i contabili degli ospedali, i nuclei dei conducenti, fabbri e maniscalchi in un battaglione "di operai per i servizi d'amministrazione", comunemente noto come "battaglione di amministrazione"[21] .
Con questi provvedimenti si ha la conferma e la  codificazione del graduale processo di scissione tra le due branche principali dell'Amministrazione, che il regolamento del 1840 citava nel capitolo II, la contabilità in contanti, che rimaneva prerogrativa dei vari Corpi contabili, e la contabilità in natura ( vestiario, equipaggiamento, vettovagliamento, arredi ecc.) che,con il progressivo accrescersi delle esigenze in questo settore, rese indispensabile la creazione di organi direttivi ed esecutivi appositi. [22]
Le campagne del 1859 e quella del 1860, portarono alla Unificazione del Nostro Paese, come quella del 1866, fecero emergere la necessità di gestire direttamente, e non dare in appalto,  i Servizi per l’Armata. La scienza e l'industria mettono a disposizione materiali totalmente nuovi, che impongono nuove soluzioni organiche e quindi ordinative.
A questo si provvede con l'ordinamento Ricotti - Magnani (1870- 1873) che permea gli anni postunitari; e che sarà ulteriormente perfezionato dall'ordinamento Ferraro (1884) con i quali si arriverà fina alla vigilia della Prima Guerra mondiale
L'ordinamento Ricotti-Magnani abbatte del tutto i diaframmi tra Quadri e Servizi (con la sola eccezione per i farmacisti, che rimangono assimilati al grado militare) e quadri delle Truppe combattenti, costringendo l' "operativo" ad interessarsi di logistica, a al "Logistico" fino allora un semimilitarizzato, ad essere un Ufficiale a tutti gli effetti.
Questa riforma, che fu accetta con molta fatica dai quadri delle Armi combattenti, che quasi non tolleravano " il veder messi alla pari i servigi di penna coi servigi di spada" conferisce  lo status di Ufficiali a tutti gli effetti a medici , commissari,  veterinari e contabili. E' una innovazione che è unica negli eserciti europei del tempo,  che aumenta  il tasso di militarizzazione dei servizi che permetterà al nostro Esercito di giungere agli inizi del secolo al passo con i tempi.
 La Riforma Ricotti-Magnani, preceduta dal Regio Decreto 13 novembre 1870 "per il riordinamento degli ospedali Militari e per la soppressione del Corpo di Amministrazione[23]creato nel 1856 , e dal Regio Decreto 18 ottobre 1872, che detta norme sul “personale degli Uffici Contabili”,  abolisce il Corpo di Intendenza. Con Regio Decreto n. 1591 del 30 settembre 1873,  che unisce in un contesto unitario,  Stati Maggiori, Armi,  Corpi e Servizi, si crea:
-                      il Corpo Sanitario Militare
-                      il Corpo di Commissariato Militare
-                      Il Corpo Contabile Militare
-                      Il Corpo Veterinario Militare
Con la creazione del Corpo Contabile Militare, i compiti degli Ufficiali Contabili sono così definiti: "attendono al servizio della contabilità, nei Corpi dell'Esercito, negli istituti, ospedali e magazzini contabili militari: Il personale degli Ufficiali contabili è esclusivamente tratto dagli Ufficiali e Sottufficiali dell'Esercito".
Il Corpo di Commissariato ha cosi definiti i suoi compiti, “..per delegazione della Amministrazione Centrale della guerra e sotto l'autorità  dei Comandanti Generali e di quelli delle divisioni, sovrintende ai servigi delle sussistenze, dei foraggi, del casermaggio e di altri approvvigionamenti per l'Esercito. Da questo personale traggono il loro i commissariati dei Comandi Generali e di quelli di divisione.
I provvedimenti degli anni successivi completano l’ossatura della riforma Ricotti-Magnani, come, ad esempio, l’istituzione a Roma  con Atto del Governo n° 23 del 13 febbraio 1877 di una “Scuola di Amministrazione e Contabilità Militare". Nel 1884 viene varato l’'ordinamento Ferrero che integra e perfeziona l'ordinamento Ricotti-Magnani dando ulteriore configurazione al Corpo di Commissariato e al Corpo Contabile Militare, in presenza di non pochi problemi.[24]
Nel primo decennio del secolo, dal 1900 al 1910,  sotto la stretta della necessità di realizzare economie di bilancio in ogni settore, , si dibatte molto sulla possibilità di semplificare  il sistema di contabilità dei Corpi, Stabilimenti e Ospedali militari, rendendo così possibile affidare solo a ufficiali inferiori d'Arma (non specializzati e non a tempo pieno) le mansioni svolte - a tempo pieno - da Ufficiali Contabili Specializzati: in tal modo, sarebbe possibile sopprimere, realizzando notevoli economie, il Corpo Contabile Militare e riordinare il Corpo di Commissariato in maniera che esso solo possa disimpegnare tutti i servizi amministrativi e contabile dell'Esercito.10
LA CREAZIONE DEL CORPO DI AMMINISTRAZIONE E OLA RIFORMA DEL CORPO CONTABILE (1910). LE DIFFICOLTA’ CONTABILI DEL PRIMO DOPOGUERRA E LE RIFORME DEGLI ANNI TRENTA FINO ALLA II GEURRA MONDIALE
La legge 531 del 17 luglio 1910, firmata dall’allora Ministro della Guerra Gen. Paolo Spingardi introduce  un nuovo ordinamento nel settore logistico-amministrativo. Con tale legge si sancisce:
-                      la soppressione del “Corpo di Commissariato Militare” e, contemporaneamente, l’istituzione al suo posto di un analogo “Corpo” detto sempre di Commissariato con una diversa configurazione organica. Si articola, infatti, in due ruoli distinti, composti uno da “Ufficiali Commissari” ed uno da “Ufficiali di Sussistenza”
-                      la soppressione del “Corpo Contabile Militare”  e, contemporaneamente la istituzione del “Corpo di Amministrazione “Militare”
I Compiti del Corpo di Commissariato Militare sono così definiti:
-                      Ruolo  Ufficiali Commissari”: sovrintendere, sotto l’Autorità dei Comandanti di Corpo d’Armata”, ai servizi di amministrazione generale e, in particolare, ai servizi delle sussistenze, del casermaggio e del vestiario e di altri approvigionamenti dell’Esercito.
-                      Ruolo Ufficiali di Sussistenza”: dare esecuzione gestionaria e tecnica del servizio delle sussistenze, comprensivo della conduzione dei relativi stabilimenti e del Comando delle Compagnie di Sussistenza, organi, quest’ultimi destinati ad assicurare i servizi di macinazione del grano, panificazione, distribuzione dei viveri, macellazione buoi e l’espletamento di quanto altro attiene al vettovagliamento delle truppe e al mantenimento dei quadrupedi”.
I Compiti del Corpo di Amministrazione Militare:
-                      tenuta dei conti presso i Corpi, Istituti e Stabilimenti Militari.
Con il Decreto Ministeriale del 18 marzo 1911 la struttura generale del settore logistico-amministrativo viene definitivamente a stabilizzarsi.[25]
Con questo ordinamento  si affronta il I Conflitto Mondiale[26], all’indomani del quale ci si accorge che si erano palesati inconvenienti nella esplicazione delle attività logistico-amministrative. Come primo rimedio si istituiscono, con Decreto legge 9 maggio 1918 n. 620  I Comitati di Revisione  per il controllo sulla gestione Amministrativa e sulla Contabilità de Ministeri della Guerra e delle Armi e Munizioni. Questi Comitati di Revisione non mettono il luce irregolarità di rilievo, ma fanno emergere due aspetti non positivi:
    a)  la gestione contabile e amministrativa militare, con particolare riguardo al gran numero di magazzini, depositi, laboratori, riesce a far fronte  ai bisogni delle truppe, ma si rileva antieconomica e non ispirata a criteri di razionalità di tipo - per così dire - industriale.
b)                  Il nuovo sistema amministrativo e contabile al livello di Corpo introdotto nel 1911, e che già aveva mostrato i suoi limiti in Libia,  viene meno nelle eccezionali circostanze della guerra, aggravate dai rimaneggiamenti organici che fanno perdere ogni possibilità di ancoraggio alla vecchia intelaiatura permanente.[27]
Il sistema amministrativo e contabile  rimane inadeguato alle speciali esigenze dei reparti di campagna: la resa dei conti da parte de Corpi in pratica non avviene  o non avviene completamente, e a un certo punto, nel dopo-guerra, per mettere fine alla maggior parte delle pratiche in sospeso si deve concedere un'amnistia contabile generale. [28]
Le sfide degli anni venti e trenta sono raccolte dai due Corpi, di Amministrazione e di Commissariato nella prospettiva di superare le difficoltà palesatasi nel primo conflitto mondiale e nel dopoguerra.
Nel 1924 viene emanato un nuovo Regolamento per l'Amministrazione  e la Contabilitàdei Corpi.
Con l’Ordinamento Diaz, Legge 7 gennaio 1923 n. 72  viene creato, nell’ambito della Direzione Generale dei Servizi Logistici del Ministero della Guerra, l’Ufficio del Generale Commissario, mentre il Decreto Ministeriale 17 gennaio 1924 viene creato un Ufficio del Colonnello Capo del Corpo di Amministrazione, primo passo verso la costituzione di un vertice e quindi una autonoma fisionomia, che si completa con la creazione , nel 1926, con la costituzione di un Ufficio Centrale dei Servizi Contabili (DM 26 novembre 1926).

Per tutti gli anni Trenta rimangono in vigore le Norme generali per l'organizzazione e il funzionamento dei Servizi in guerra del 1932, ristampate nel 1938 senza alcuna variante o aggiunta. Esse rappresentano, quindi, la regolamentazione logistica di riferimento anche per le guerre di Etiopia e di Spagna, nonostante il particolare contesto di queste due campagne:
Il 1° giugno 1940 viene diramato uno Stralcio della nuova edizione (1940) delle Norme generali per l'organizzazione e funzionamento dei sevizi in guerra in prossima pubblicazione (Circ.n. 17000 in data 1° giugno 1940 del Comando del Corpo di Stato Maggiore - Ufficio Servizi), seguito subito dopo dalla Pub. N. 2662 Norme Generali per l'organizzazione e funzionamento dei Servizi in guerra - ed 1940 (bozza di stampa). La circolare 17000 tratta solo i Servizi di campagna che sulla base della nuova impostazione sono creati ex-novo, oppure subiscono le varianti più significative. La novità più di interesse è che il Servizio di Commissariato è alleggerito e cede al Servizio di amministrazione (di nuova costituzione) la branca giuridico-amministrativa  e la branca della gestione del contante  e del materiale. Il neo Servizio di Amministrazione è un servizio di campagna, cioè opera solo a favore delle unità mobilitate14.
Nel 1940, infine, vengono emanate le "Istituzioni amministrative per le truppe di campagna, con le quali, dopo la fallimentare esperienza della Grande Guerra  si recidono ogni legame amministrativo-contabile tra gli Enti mobilitati e Centri di  mobilitazione.

IL DOPO GUERRA. LA CONTRAPPOSIZIONE DEI BLOCCHI. LA CADUTA DEL MURO DI BRLINO E GLI IMPEGNI FUORI AREA FINO ALLA UNIFICAZIONE. 1945 - 1998
La prima regolamentazione logistica del dopo guerra è la circolare 6300 "Norme Generali per l'organizzazione Logistica ed il funzionamento dei Servizi in guerra"
Il Servizio di commissariato, rispetto alle norme del 1940, non muta, Il Servizio di Amministrazione, che è sempre considerato un servizio "in guerra" è uguale al 1940 anch'esso ma con formulazioni più particolareggiate e definite. Nella organizzazione dei vertici dei Servizi Logistici dopo il 1945 fino all'emanazione dei D.P.R. n. 1477 e 1478 del 1965 non vi si riscontrano differenze sostanziali rispetto all'anteguerra e alla guerra, con Capi (e/o Capi e Ispettori) dei principali Servizi che dipendono dal Ministero nel quale inglobano e svolgono attività di consulenza, di studio e ispettiva sia per conto del ministero, che dello Stato Maggiore. "Provvisoriamente - secondo linee unitarie, armoniche e omogenee - le attribuzioni e dipendenze dei Capi dei Servizi logistici, limitatamente a:
-                      Capo e Ispettore del Servizio di commissariato;
-                      Capo del Servizio automobilistico;
-                      Capo del Servizio di amministrazione;
-                      Capo ed Ispettore del Servizio veterinario14
La Regolamentazione contabile ed amministrativa nel dopoguerra è caratterizzata dalle esigenze di decentramento e di semplificazione, che erano state al centro delle riforme degli anni venti trenta15.
Importante nel dopoguerra il mantenimento nell'ambito dei Comandi Militari territoriali,  di una Direzione di amministrazione, retta da un colonnello con funzioni di comandante di Corpo nei confronti del personale della direzione e composta interamente da Ufficiali del Corpo. Le Direzioni di Amministrazione saranno tanti quanto i Comiliter, poi Regioni Militari, ovvero 7 fino al 1998, per ridursi a3 nel 1998, quando le Regioni sono tre, fino al 2001 con l’avvento della Direzione Unica.
Le problematiche di interesse dei due Corpi in questo periodo sono incentrate:
-                      sulla unificazione, abolita negli anni venti, dei Servizi di Commissariato delle tre Forze Armate;
-                      sull'eliminazione della distinzione dei Quadri Ufficiali  in Ufficiali di Commissariato e Ufficiali di Sussistenza;
-                      l'unificazione dei Corpi di Amministrazione e di Commissariato, un tema che sarà dibattuto fino al 1998, per oltre 50 anni.
Le Direzioni di Commissariato sono costituite presso i Comiliter, poi dal 1981, Comandi di Regione Militare, con i compiti svolti prima del conflitto. Agli inizi degli anno '80 i Comandi dei Servizi d Commissariato di RM, divisione assunta questa nel 1976, sono ordinate su 8 servizi, di cui 7 costituiti  fin dal tempo di pace.17
Il 21 Aprile 1997 veniva costituito l’Ispettorato Logistico, nel quadro del processo di costituzione e programmazione dell’Area Logistica, connesso questa riorganizzazione della Forza Armata. In questo anno si procede quindi alla unificazione dei due Corpi, di Amministrazione e Commissariato, concludendo una esperienza iniziata nel 1853.
CONCLUSIONE
L'exursus proposto ha tentato di dare un quadro, di individuare un filo rosso, che lega tutte le esperienze dei Corpi di Amministrazione e di Commissariato. Partendo dalle istituzioni amministrativo-contabili del ducato di Savoia[29] poi Regno di Sardegna si è visto l’Istituto del Veedore Generale che, ai primi del settecento si è trasformato in Ufficio Generale del Soldo. Questi si affina per tutto il settecento ed è soppresso dalla organizzazione napoleonica al pari di tutte le altre istituzioni sabaude. Riportato in vita al momento della Restaurazione[30], dati le necessita  dei tempi è subito trasformato, nell’ambito della  neocostituita Azienda Generale di Guerra (1817) in Commissariato e poi Intendenza Generale ( 1816), operando per tutta la prima metà del secolo XIX. Le esperienze, anche negative, della Prima Guerra di Indipendenza,  portano, nel decennio di preparazione, a riforme radicali.  Abolita quindi l’Azienda di Guerra, le sue funzioni sono ripartite fra nuovi organismi. Nasce il Corpo di Intendenza e quello Contabile. Raggiunta l’unità della Patria e portata la Capitale a Roma, gli ordinamenti si affino ancor più: La Riforma Ricotti Magliani, crea il Corpo di Commissariato  e mantiene Contabile, ed introduce la equiparazione degli Ufficiali “dei Servizi”, prima semimilitarizzati se non addirittura civili o borghesi agli Ufficiali delle Armi Combattenti. Questo Ordinamento, perfezionato nel 1884, giunge fino alla vigilia del Primo conflitto mondiale.. Nel 1910 le riforme portano alla trasformazione del Corpo di Commissariato ed alla creazione del Corpo di Amministrazione che nelle loro strutture generali giungeranno fino al 1998, quando in presenza di eventi epocali, la caduta del muro di Berlino e gli impegni “fuoriarea, impongono radicali trasformazioni. Termina quindi nel 1998 l’esperienza iniziata nel 1853.

MASSIMO COLTRINARI



[1] Emanuele Filiberto pose i capisaldi dell’Amministrazione dello Stato e di quella militare coadiuvato da un Ufficiale Spagnolo; che aveva già conosciuto nelle Fiandre. Questo Ufficiale Don Diego Hortis de Pras.
[2] Precedentemente a capo della Azienda  finanziaria era previsto un “tesoriere e generale delle finanze”. Da lui dipendevano le aziende di spesa, principale quella di “guerra” a cui era preposto un “Tesoriere di guerra”
[3] La parola “veedore” è di chiara origine spagnola, da “VEADOR” che significa controllare
[4] Il compito suo era “di tenere buon conto e la regione che si conviene del soldo e delle altre spese che occorresse fare”. La forza alle armi era iscritta e descritta in appositi ruoli, tenuti dal veedore (controllo) dal contatore e dai capitani alle armi.
[5] Si dovette arruolare in fanteria mercenaria, e straniere, definite “truppe “ riunite in “colonnellati”. La Milizia pesante fu costituita in “milizia generale”. Da questo viene tratto un primo contingente di 8000 uomini, uno dei primi esempi di esercito   nazionale” scelti fra uomini più robusti ed alti alle armi, riuniti in 5 colonnellati ”pronti a marciare in ogni circostanza”. Vittorio Emanuele  II (1684-1730), tese a separare il potere civile da quello militare
[6] Fino ad allora il potere politico e militare accentrato dal Duca, era stato esercitato attraverso la Segreteria o Gabinetto ducali”, e una parte, quella militare, attraverso la VEEDORIA, incaricata di registrare le Patenti Ducali e quindi di seguire tutto l’andamento economico-ammistrativo dell’Azienda Militare.
[7] Presiedeva ai movimenti di truppe, con compiti di Comando e di Disciplina
[8] Le Aziende erano indipendenti dal Primo Segretario di Stato; vi sovrastava un Consiglio Generale delle Finanze, presieduto dal Primo Segretario alla Guerra e composto dal Contatore Generale, dall’Intendente Generale di artiglieria e da altri membri eventuali.

[9] Il 21 giugno 1709 venne emanato il Regolamento “Nuova Costituzione da aversi per Legge fondamentale e perpetua per l’amministrazione ed il mantenimento delle Regie Truppe”, il quale venne a stabilire le basi generali dei                          e la contabilità in contanti ed in materia.
[10] Il Regolamento del 31 ottobre 1736 aveva suddiviso l’Ufficio Generale del Soldo in 8 divisioni centrali. Quello del 16 gennaio 1752 riunì il personale periferico in 7 Dipartimenti corrispondenti ai Givernbi Territoriali (sardegna, Villafranca, Cuneo, Susa, Savoia, vercelli, Alessandria). In base al regolamento 18 novembre 1783 l’Ufficio Centrale di Torino diretto dal Contadore Generale Primo Commissario di Guerra  includeva 7 divisioni: segreteria, contabilità (libri mastri e cassa) amministrazione speciale dei grani (azienda grani) nonché 4 “banchi” (“assenti” cioè  arruolamenti, fanteria, cavalleria, intendenza).
[11] Il 27 giugno 1801 il Commissariato Generale di Guerra sardo e tutti i suoi organi venivano soppressi e le relative incombenze passarono al Commissariato Militare Francese.
[12] In questa primaria organizzazione l’Ufficio Generale del Soldo è ripartito in 6 Uffici, di cui uno a Torino ( che è il principale) e 5 nei Dipartimenti: Alessandria,Cuneo, Vercelli, Torino, Nizza). Ciascun Ufficio era a sua volta articolato in Uffici presidiari: 7 ad Alessandria, 12 a Cuneo, 8 a Vercelli 5 a Torino e 2 a Nizza.
[13] Queste sono: L’Azienda Economica dell’Interno, delle Finanze, delle Gabelle, della real casa, Generale di Guerra, d’Artiglieria, delle Fabbriche e Fortificazioni militari e della Marina.
[14] Il Regolamento che disciplina l’Azienda Generale di Guerra è del 15 Dicembre 1817
[15] Con determinazione del 27 gennaio 1818, L’Intendenza Generale di Guera, al suo vertice, si articola su:
Intendete Generale di Guerra, Vice Intendente Generale di Guerra, Vice Intendente Generale per il Contenzioso, Commissario generale anziano.
[16] Tale regolamenti sono: Il Regolamento di amministrazione e contabilità del 1822;Il Regolamento di amministrazione e contabilità del 1832;Il Regolamento di amministrazione e contabilità del 1840. Sarà con il regolamento  del 1840, con cui l'Armata Sarda affronta la guerra del '48-49, è il regolamento che, non modifica le precedenti norme, ma compendia e riepiloga in maniera organica tutta la materia amministrativo-contabile. E' il punto di arrivo non solo  della regolamentazione settecentesca di cui  si trovano abbondanti tracce, ma è la somma di tutto quanto si deve avere  e sapere per amministrare l'Armata.
[17] Questa avvenne alla morte di Carlo Felice, il 17 aprile 1831
[18] L'Ufficio Centrale era suddiviso in 10 servizi: segreteria, fanteria, cavalleria, intendenza, revisione, caserme e vestiario, trattenuti ed invalidi, libro mastro, archivi  e regio magazzino merci. Gli Uffici divisionali, erano presso le Divisioni Territoriali di  Savoia, Torino, Alessandria, Cuneo, Novara, Nizza, Genova, Sardegna.

[19]  In tale provvedimento si stabiliva che: " Le incombenze per lo addietro agli ufficio centrali ed interni di dette aziende saranno direttamente disimpegnate dagli ufficio del ministero; quelle affidate per lo addietro agli uffici esterni e dell'Azienda generale di guerra o dagli uffici di commissarie, saranno attribuiti ai nuovi uffici di intendenza militare, secondo che sarà stabilito con apposito decreto. E quelle incombenze infine che erano disimpegnate dagli uffici di commissarie d'artiglieria o delle fortificazioni, saranno attribuite o agli uffici d'intendenza militare, ovvero ai comandanti o direzioni d'artiglieria o del genio
[20] Gli uffici erano: intendenza, contratti e protocollo,servizi amministrativi, contabilità generale,contabilità dei Corpi,servizio di artiglieria e servizio genio
[21] La motivazione di tale costituzione è la seguente: "L'ottimo risultato dato dalla compagnia sussistenza,…..poiché l'esperienza dell'ultima guerra ha dimostrato il bisogno di avere al seguito dell'Armata per i diversi servizi dipendenti dall'amministrazione militare, sia  negli ospedali che presso i magazzini, individui riuniti in un corpo speciale senza dover ricorrere alle file dell'esercito ne a persone estranee alla Milizia"
[22] Ales S., L'Armata Sarda e le riforme albertine 1831 -1842, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Roma, Tipografia Regionale, 1987. Botti F., La Logistica dell'Esercito, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1991, Vol 1, Ales S., Dall'Armata Sarda all'Esercito Italiano 1843-
1861, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Roma, Tipografia Regionale, 1989
[23] Giornale Militare n. 280, pag. 280
[24] Scrive Ferruccio Betti: "Il corpo di commissariato subisce all'inizio del secolo XX un intenso e no sempre giustificato travaglio organico, principalmente dovuto all'incertezza e instabilità degli indirizzi di fondo dell'amministrazione militare centrale, al tentativo non sempre riuscito di realizzare economie e alla necessità ripetutamente  emersa di riformare la gestione amministrativa dei copri. Dati suoi complessi  compiti che ne fanno l'erede del disciolto copro d'intendenza e insieme il vero progenitore o precursore dell'attuale corpo di amministrazione, il commissariato è una sorta di baricentro logistico-amministrativo, nel quale confluiscono da diverse parti spinte ed esigenze non sempre  di segno concorde che hanno riflessi negativi sul reclutamento, lo stato e l'avanzamento dei Quadri."
10 A questo orientamento si contrappone la linea sostenuta nel 1909 con veemenza (e non senza realismo) dal Maggiore contabile Farella, che in una serie di articoli sul diffuso periodico miliare “La Preparazione” sostiene che molto difficilmente si potrà rimediare nella pratica alla farraginosità del sistema di contabilità generale dello Stato. Di conseguenza non è condivisibile, secondo Farella, la tesi della commissione d'inchiesta che le funzioni amministrative all'interno dei corpi possono essere disimpegnate dagli stessi Ufficiali d'Arma, senza necessità di personale specializzato e senza  pregiudizio per la loro attività di comando. Secondo il Farella, gli ufficiali contabili a livello d corpo sono invece necessari per le incombenze della contabilità che i consigli di amministrazione non possono sbrigare perchè non ne hanno il tempo, visto che aumentano continuamente le esigenze del servizio e d governo del personale. In tal modo, spesso il consiglio di amministrazione del corpo non può riunirsi o si riunisce senza che i suoi componenti abbiano potuto prendere completa visione degli argomenti da trattare: e c'è bisogno di ricordare che tutta la somma del buon andamento amministrativo e contabile dei corpi stessi è posta interamente sulla schiena del direttore dei conti e del relatore? E che il direttore dei conti, a dispetto della modesta sua posizione, è un personaggio tanto importante da non potersene fare a meno neppure per poco tempo , in tutti i nostri reggimenti?
[25] - al Vertice, presso il Ministero della Guerra e lo Stato Maggiore  si ha:
       . una  Direzione Generale dei Servizi Logistici e Amministrativi;
       . un Reparto Intendenza dello Stato Maggiore
       . Un Ispettorato dei Servizi di Commissariato
       . Una Direzione Generale della Revisione dei Conti
       . Un Segretario Generale
     - a Livello territoriale: 12 direzioni di commissariato (sempre rette da Colonnelli);
ufficiali di sussistenza (di nuova istituzione:242 ufficiali di cui 12 maggiori, con mansioni di livello inferiore rispetto ai commissari, attinenti al vettovagliamento);
12 compagnie di sussistenza (sempre comandate da Ufficiali di sussistenza anziché da ufficiali contabili: Gli ufficiali contabili, il cui ruolo è soppresso, entrano a far parte dei ruoli degli ufficiali delle sussistenze..
In Caso di conflitto, creato il Comando Supremo, per le attività logistico-amministrative si creava presso il predetto Comando Supremo, una Intendenza Generale. In zona di guerra venivano a formarsi  le Intendeza di Armata presso le costituite Armate.
[26] Il Corpo di Commissariato ed il Corpo di Amministrazione affrontarono la prova della Grande Guerra  con un struttura ed una normativa ancora tutta da sperimentare. Per il Servizio di Commissariato, la Grande Guerra è una novità: la guerra di posizione ha limitato la funzione generale del servizio a quella di ricevere  e distribuire i rifornimenti che affluivano  .tutti da tergo. Ciononostante il suo funzionamento è stato tutt'altro che agevole e semplice, che ha richiesto ai Quadri doti di iniziativa e una capacità di lavoro duttile, improntata a senso pratico, che molti di essi non possedevano.
Per il Servizio di Amministrazione, specie per la parte contabile dei corpi  e degli stabilimenti, la sua resa nei termini e con le modalità fissate, da adito a concordi critiche. Il Liuzzi così sintetizzava la situazione “ La guerra, lo dichiaro senza malignità, è stata per la nostra contabilità un grosso fallimento che non vorremmo mai più ripetere”.
[27] Su quest'ultimo problema il Liuzzi parla, senza perifrasi di eccessiva burocrazia e di fallimento della contabilità:
"la guerra aveva dimostrato, e l'immediato dopo guerra ha dovuto confermare, che il sistema di considerare le unità mobilitate come distaccamenti amministrativi degli enti territoriali (depositi dei copri, ospedali, ecc.) ai quali le prime dovevano rendere i conti, era troppo pesante e complicato se non completamente inapplicabile: Tutti sappiamo che quel sistema si risolse nell'ultima guerra in un completo fallimento del controllo delle spese, le cui contabilità dovettero essere convalidate  pressoché  senza revisione, dopo aver provocato inutilmente tante preoccupazioni ai comandanti delle unità mobilitate. Riteniamo necessario di dare agli enti mobilitati la più ampia  autonomia amministrativa, facendo loro rendere direttamente i conti  ed apposite sezioni di riscontro per la contabilità di guerra. Ben distinte da quelle territoriali, e di ridurre al minimo possibile i lavori di scritturazione, i rendiconti e i controlli. Su questo argomento troppo tecnico non possiamo attardarci. Ma resti vivo in tutti noi il ricordo dell'accennato fallimento, dovuto alla pretesa di applicare in guerra un sistema organizzato esclusivamente per la pace di tempi sorpassati. Non dimentichiamo mai che l'esercito è fatto per la guerra, e che nell'esercito tutti i sistemi da adottarsi in pace devono essere applicabili in guerra, almeno nelle linee principali".
[28] Nel 1929 il capitano Bruno così riassume l'andamento del sistema contabile, che spesso non alleviava, ma aggravava le difficoltà dei reparti (e dei comandanti) al fronte:
"bisogna riconoscere infatti che, nel controllo dell'attività amministrativa dei reparti mobilitati, inconvenienti non ne mancarono; bisogna riconoscere che non sempre, in tale controllo, furono seguiti quei criteri di praticità, di semplicità, di tolleranza che erano la condizione indispensabile perché il controllo stesso non si trasformasse in una  vera persecuzione, in un fastidio immenso, che si aggiungeva alle più gravi preoccupazioni inerenti all'esercizio del comando.
In taluni casi  lo spulciamento delle contabilità… di guerra superò, in meticolosità e pedanteria, ogni più esagerato esempio del tempo di pace.
Concludendo, il sistema di controllo amministrativo e contabile sulle truppe  combattenti non fu, nell'ultima guerra, adatto e proporzionato alle speciali esigenze del momento: esso volle adattare le sue pesantissime bardature ad un copro che aveva  bisogno della massima scioltezza di movimenti, il suo lento e rigido incedere ad una situazione che mutava rapidamente e di continuo nel tempo e nello spazio: su la tartaruga che voleva tener dietro al levriero o, meglio il pachiderma che doveva inseguire l'aquila per le vie del cielo".
14 Scrive al riguardo F Betti: " La creazione  di questo nuovo Servizio di campagna, che cioè - va sottolineato - opera solo in guerra e solo in guerra e solo a favore delle unità mobiliate, pone rimedio a una carenza storica, che costringeva  i corpi e gli altri organismi a mantenere anche in guerra  - per tutte le esigenze di gestione, controllo e revisione - un legame diretto, fortemente burocratizzato, continuo  e capillare con l'organizzazione territoriale e/o con il Ministero: Per sua natura, date le distanze  e le circostanze della guerra questo legame risultava invariabilmente aleatorio e tale da non soddisfare con tempestività né le esigenze dei corpi, né quelle di una corretta , economica  e puntuale gestione amministrativa: Di qui il naufragio dell'amministrazione specie nella prima guerra mondiale, al quale più volte abbiamo fatto cenno: Il tenente colonnello di amministrazione Califano nel 1940 espone con molta efficacia le ragioni che hanno spinto a istituire il Servizio: L'esperienza acquisita nelle guerre affrontate in questi ultimi trenta anni aveva reso necessario rivedere i precedenti ordinamenti, anche per quanto riflettevano il servizio di amministrazione e contabilità in guerra, onde adeguarli alle particolari caratteristiche dell'esercito operante  e dei nuovi organi di guerra.
La nuova organizzazione di questo servizio in guerra doveva mirare  a questi scopi:
-                      svincolare, per quanto possibile, gli enti e reparti mobilitati dai propri centri di mobilitazione;
-                      seguire  da vicino la loro gestione amministrativo-contabile per rilevare in tempo gli errori, gli eccessi di spesa e tutte le altre manchevolezze , beninteso, di carattere sostanziale;
-                      dirigere e coordinare la gestione degli enti e reparti stessi per meglio guidarli ed assicurarne una regolare azione amministrativa.
L'organizzazione completata dell'unità centrale, ha indubbiamente raggiunto questi scopi: Si ha per ciò motivo di ritenere che l'organizzazione stessa, mentre assicurerà un impiego razionale ed economico del pubblico denaro, risponderà pienamente alle esigenze dell'esercito in guerra, tenendo conto degli interessi degli amministrati.
Il nuovo Servizio tende dunque a eliminare - per la verità quando già erano trascorsi parecchi anni dalla fine  della prima guerra mondiale - gli inconvenienti costantemente presenti nelle guerre precedenti, con particolare riguardo al controllo  e revisione della contabilità - agli organi territoriali:
a)                  dirigere e coordinare il servizio di amministrazione generale di tutti gli enti mobilitati;
b)                  provvedere al servizio di cassa;
c)                   provvedere al servizio di revisione della contabilità, e svolgere azione di vigilanza sulle gestioni in contanti e in materia di tutti gli enti mobilitati."
14 I capi dei Servizi esercitano la loro attività in cinque settori fondamentali:
-                      consulenza generale del Capo di SME e attività ispettiva per la sua delega, avvalendosi anche dei  generali e colonnelli a disposizione per questa esigenza, e informando dei risultati di questa attività l'Ispettorato logistico;
-                      definizione - sulla base delle esigenze operative fissate dallo SME - delle caratteristiche dei materiali del servizio, indirizzo e controllo dell'attività di ricerca e studio per la realizzazione dei prototipi , direzione della sperimentazione tecnica fino all'omologazione, designazione del personale destinato a far parte  delle commissioni per accertare la rispondenza tecnica dei prototipi  e per il collaudo, collaborazione con la competente direzione generale per le analoghe attività relative a materiali di comune interesse per le forze armate;
-                      elaborazione della normativa tecnica ;
-                      consulenza allo SME per i programmi degli approvvigionamenti e dei rifornimenti dei materiali del Servizio:
-                      attività d comando sulle Scuole del Servizio.
15 Il periodo considerato va suddiviso in due fasi nettamente distinte. Nella prima, dal 1944 al 1976, rimane in vigore . con alcune modifiche - il R.A. 1927 e successive ristampe  del 1945 e 1964, integrato dal T.U. delle leggi sull'amministrazione e contabilità de corpi, istituti e stabilimenti militari approvato dal R.D. 2 febbraio 1928, n. 263 dalle norme del 1935 e dalla Pub. N.4841 Istruzione per la contabilità  degli Enti amministrativi dell'Esercito Ed. 1951 Per il tempo di guerra rimangono valide le Istruzioni amministrative delle truppe di Campagna (ed. 1940, Le Norme per la gestione patrimoniale e finanziaria dello stato in periodo di guerra  (R.D. 26 giugno 1940, n856) e la Pub. N. 3816 Istruzioni relative ad atti giuridici dei militari nella zona delle operazioni (R.D. 19 febbraio 1940 - Ed. 1940)
la seconda fase si apre con l'entrata in vigore del RAU 1976, primo regolamento d amministrazione interforze che sviluppa alcuni concetti già presenti in nunce nelle perdette norme per la gestione patrimoniale dello Stato del 1940 e rinnova e unifica i criteri di gestione amministrative anche ai minori livelli.
17 Le sezioni sono Segreteria, vettovagliamento, vestiario ed equipaggiamento, casermaggio, combustibili e stampati, contratti e contenzioso, amministrazione, mobilitazione e piani, postale e telegrafica.
[29] Nasce in questo periodo il più antico Corpo di truppa del nostro Esercito, quello dei Granatieri.
[30] Nascono in questa data 1814 i Reali Carabinieri, segno evidente deele nuove necessità da affrontare