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mercoledì 3 luglio 2019

Napoleone 1800 La Seconda Campagna d'Italia 7


Conclusioni


Nella sua qualità di Capo di Stato, il Primo Console era impaziente di rientrare a Parigi dove temeva, non senza ragione, che si complottasse ai suoi danni.

Marengo non fu il capolavoro che Bonaparte  si sforzò di far credere, in verità riuscendoci. Tanto fu brillante la manovra che condusse l’Armata francese nella pianura padana alle spalle degli austriaci quanto fu miope la condotta dello scontro di Marengo.  Napoleone errò nella valutazione delle intenzioni del nemico e disperse le forze.

Il Comandante in capo austriaco non trovò di meglio che arrendersi spontaneamente, consentendo a Napoleone di dettare le condizioni di un armistizio che lasciò gli austriaci liberi di ritirarsi e si prestò egregiamente per consolidare la sua fama, il suo prestigio tra I soldati e, soprattutto, il suo potere definitivamente in Francia.

Marengo non pose termine alla guerra che sarebbe terminata solo a febbraio dell’anno successivo (Pace di Lunéville), dopo la vittoria, questa sì determinante militarmente, del Generale Moreau a Hohenlinden nel dicembre del 1800. La vittoria di Marengo ebbe una grande risonanza in Francia, in Europa e anche sulle rive del Mediterraneo. Il successo del superamento del gran San Bernardo contribuì alla leggenda napoleonica e il nome di Marengo è ricordato ancora da tutti dopo due secoli.

Napoleone fu indubbiamente un grande tattico ma soprattutto fu un grande stratega. Si celebrano le sue battaglie ma si trascura il fatto le vittorie di Napoleone son il frutto di concezioni strategiche ad amplissimo respiro, soprattutto per allora. Nella seconda campagna d’Italia, come del resto nella prima, non furono solo importanti le singole battaglie ma  grandiosi e arditi disegni strategici che ne furono la premessa.
 Il resoconto francese della battaglia di Marengo  fu via via addomesticato, stravolto e mistificato sin dal primo momento e negli anni successivi; furono redatte quattro relazioni successive francesi ([1]), nelle quali si volle dimostrare che l’esito della battaglia non fu dovuto al caso ma a una precisa decisione strategica del Primo Console. Lo scopo era evidente: si trattava di una provvidenziale vittoria che consentiva al Primo Console di consolidare il proprio potere in Francia, anche se non concludeva la guerra contro l’Austria.
Le vicende della seconda campagna d’Italia insegnano che tra i principi dell’arte della guerra siano da aggiungere “agire con audacia, al limite dell’azzardo, e saper approfittare della fortuna” e non è un paradosso.




[1]L’ultima della quali presentato a Napoleone Imperatore proprio a Marengo nel 1804 nell’anniversario della vittoria.

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