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domenica 2 febbraio 2020

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 Avvenimenti 19-20 Dicembre

(9)  19 dicembre:
-           Fronte del II C.A. (Vds. All. “Q”):
Nella notte avveniva l’”hand over”con il XXIV C.A. tedesco e le unità italiane avrebbero dovuto riorganizzarsi.[4]
A Taly i combattimenti proseguivano. Il Gen. Zanghieri considerava Kantemirovka non idonea come area di riordino delle unità italiane ma Gariboldi insisteva per rimettere subito in linea i reparti appena riorganizzati, i sovietici, nel frattempo, avanzavano su Kantemirovka creando panico e fuggi fuggi sulle unità che li stazionavano in attesa di riordino, tale episodio fu l’unico deplorevole avvenimento in cui venne meno lo spirito combattivo degli italiani. A Taly la situazione rimaneva grave e comunque la Ravenna, che li vi combatteva, ricevette l’ordine di farsi sostituire da reparti tedeschi in afflusso.
Nel pomeriggio il comando del XXIV C.A. prendeva atto che:
·      il fronte della 385^ era stato rotto;
·      il gruppo Feghelein stava per collegarsi con la 385^ a Taly ed aveva costituito una fronte continua.
Il XXIV intendeva proteggere la linea ferroviari Rossosc – Millerovo, nel mentre la Cosseria si stava raggruppando a tergo della Cuneense.
-           Fronte del XXXV – CSIR:
l’ordine era sempre quello di difendere le posizioni ad oltranza per limitare la breccia nella valle del Bucigar, ma con la cessione della 298^ Div. al XXIV C.A. sarebbe rimasta alle dipendenze la sola Pasubio la quale, nella notte, aveva contenuto furiosi attacchi, inoltre sulla destra non era stato possibile mantenere il contatto con la Div. Torino
-           Fronte del XXIX tedesco:
veniva ordinato un piccolo arretramento, comunque la Div. Torino rimaneva sul Don, anche se non riusciva a collegarsi con la Pasubio e già si combatteva nelle sue retrovie. Anche la Div. Celere avrebbe dovuto ripiegare leggermente. LA Div. Sforzesca era già ripiegata sul nuovo allineamento (linea Tihaja-Tcir).
Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II C.A., la ripresa offensiva contro il XXXV C.A. (Div. Pasubio), l’estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX C.A. tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3^ Armata rumena avevano indotto il Gen. Gariboldi a prospettare al Gruppo d’Armate “B”, fin dal 17 dicembre, la possibilità di un arretramento generale del fronte per ricostituirne l continuità lineare.
Il logoramento delle divisioni italiane in prima schiera aveva ulteriormente ridotto le loro capacitò operative. L’afflusso limitato di nuove unità non offriva la possibilità di un contrattacco massiccio. Orientativamente si poteva seguire l’andamento della ferrovia Millerovo – Rossosc, lasciando invariato lo schieramento del C.A. Alpino, proseguendo a sud per collegarsi con il Gruppo Armate del Don, impegnato per ristabilire il collegamento con la 6^ Armata accerchiata a Stalingrado. Tale proposta non era stata accettata dal comando del Gruppo d’Armate “B”, in conformità a quanto stabilito dall’OKW. Inoltre l’errata interpretazione degli ordini della 298^ div. tedesca aveva lasciato aperta una breccia nella valle del Bucigar.
L’offensiva contro la Pasubio e la Celere stava conseguendo risultati. Anche il 18 il comando dell’8^ Armata aveva nuovamente prospettato la possibilità di un arretramento senza ottenere l’assenso. Solamente l’aggravarsi della situazione anche della 3^ Armata rumeno indusse il Gruppo d’Armate “B”, alle 1500 del 19 dicembre a disporre l’arretramento delle unità operanti a sud del C.A. Alpino sull’allineamento Ticho Sciuravskaja – Meskof – valle del Tcir.
Nel pomeriggio del 19 il II C.A. si stava riorganizzando, il nemico continuava la pressione sul XXIV C.A. che manteneva ancora Taly. Il XXXV-CSIR stava ripiegando ma aumentava la minaccia nelle sue retrovie. I carburanti iniziavano a scarseggiare e molti mezzi dovettero essere abbandonati. L’azione sulle retrovie da pare russa iniziava ad interrompere anche i collegamenti tra i vari comandi.


(10)   20 dicembre:
Nel settore del C.A. Alpino e del XXIV fino a Golaja non si verificavano avvenimento di rilievo. Nel settore meridionale si svolgevano i pianificati arretramenti verso sud per evitare l’accerchiamento di ingenti forze.
Il comando del Gruppo d’Armate “B”, ancora convinto della possibilità di mantenere la linea ferroviaria Rossosc -  Millerovo annullava l’ordine di ripiegamento del XXIX C.A. ma l’andamento sfavorevole sul fronte della 3^ Armata rumena rendeva il piano inattuabile.
La breccia fra Taly e Melskov era ormai irrimediabilmente libera da forze italo tedesche, e da questa data in poi, fino al marzo ’43 tutto il fronte tenuto dalle forze dell’Asse, nel sud dell’Unione Sovietica, arretrò fino al Donez. Di lì a poco anche il C.A. Alpino avrebbe dovuto iniziare una furiosa battaglia di ripiegamento per uscire dall’accerchiamento, tale battaglia sarebbe terminata il 26 febbraio ’43 con l’ultimo scontro di Nikolaijevka che suggellava la definitiva perdita di ogni capacità operativa dell’ARMIR.
Infine vale la pena menzionare alcune considerazioni relative alle operazioni aeree.
Dall’inizio dell’offensiva russa l’aviazione italiana effettuò numerose missioni di ricognizione aerea e di trasporto di materiali e personale.
Gli equipaggi proseguirono le operazioni anche quando le condizioni meteorologiche non erano del tutto idonee, e nonostante gli impianti di bordo sovente si bloccassero a causa del gelo.
Ma è solo durante le tragiche giornate della ritirata che l’opera dell’aviazione divenne rilevante, con ripetute azioni a copertura degli spostamenti.
Si citano in tale cornice i raid nella zona di Wolschino, Millerowo, Tchertkowo, e si porta all’attenzione anche il fatto che, se fino ad allora il supporto tecnico tedesco era stato buono (dati meteo, intelligence, carburante, mezzi terrestri da trasporto), con la ritirata questo venne meno.
Nel periodo di tempo in esame quindi, posiamo annotare la scarsità di operazioni aeree effettuate.
Sicuramente imputabile alle rigide temperature, alla neve ed alle condizioni di scarsa visibilità, l’insufficiente apporto dell’aviazione si andò a sommare alla spropositata differenza dei mezzi terrestri in campo, anche perché le operazioni aeree russe non furono nulle nello stesso periodo, anzi, dalla metà del dicembre ’42, grazie ai nuovi velivoli provenienti dagli Stati Uniti, i russi forzarono le attività in concomitanza con l’offensiva di terra, a dispetto del freddo e della neve.
(a  cura di Massimo Coltrianari  ricerca.cesvam@istituttonastroazzurro.org)

[1] SME- Ufficio Storico, “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., Documenti 99, 100, 101, 102, 103, 104.
[2] SME- Ufficio Storico, “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., pag. 361.
[3] SME- Ufficio Storico, “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., doc. 105.
[4] SME- Ufficio Storico, “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., doc. 106.

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