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lunedì 26 gennaio 2015

Anzio: 24 gennaio 2014.Convegno. "Riflessioni sullo Sbarco di Anzio"

Lineamenti generali della Operazione Shingle"
 Nota Introduttiva

Con il nome di operazione “Shingle” si intende il piano alleato messo in esecuzione sul fronte italiano per uno sbarco a sud di Roma, a poca distanza dalla capitale d’Italia. La sua origine si può trovare nelle discussioni delle Conferenze al vertice del Cairo (23-25 novembre 1943), tra Britannici e Statunitensi, e di Teheran (28  novembre 1943) tra gli Alleati occidentali ed i Sovietici. La sua decisone finale fu presa a Tunisi negli incontro presieduti da Churchill con i capi militari alleati tenutasi il 25 dicembre 1943 e a Marrakesh, l’8 gennaio 1944. 
Fra le possibili are di sbarco a nord della linea invernale (di Cassino) le possibili aree erano a Terracina, nel litorale nettunense, a Civitavecchia mentre non fu presa in considerazione nessuna area sul versante adriatico: Vincolo fondamentale della scelta dell’area era quello che rientrasse nell’area di copertura della aviazione tattica (292 km dai porti di imbarco) in quanto nessuna forza sarebbe stata sbarcata senza la protezione aerea. Altro vincolo fondamentale era che ogni zona di sbarco dovesse avere un porto sufficientemente grande ed agibile affinchè permettesse la alimentazione della zona di sbarco e il prosieguo delle operazioni. Fu scelta la zona di Nettunia, come allora si chiamava il litorale che oggi vede le cittadine di Anzio e Nettuno. La data scelta (giorno D) il 22 gennaio 1944.
Le forze di invasione erano, per la Marina: 4 incrociatori, 2 cannoniere, 32 cacciasommergibili, 41 dragamine, 8 mezzi da sbarco con cannoni, 4 mezzi con lanciarazzi, 6 navi da trasporto, 8 LSI (Landing Schip Infantry, navi da sbarco per fanteria) 71 LST  (Landing Schip Tank, navi da sbarco per carri armati) e 237 mezzi da sbarco anfibi. Questa forza si concentrò a Napoli e prese il mare il 21 gennaio 1944.
Comandate di questa Task Force da sbarco era il generale statunitense John P. Lucas, comandante del VI Corpo d’armata statunitense, che inquadrava la 45a Divisione di fanteria USA, la 1a Divisione corazzata USA, la 3a Divisione USA; inoltre  agli ordini di Lucas vi era la 1 Divisione Britannica ed unità minori a livello brigata e reggimento oltre al necessario supporto logistico.
AL fine di attirare il maggior numero di forze tedesche verso sud, il Gen. Clark, comandante della 5° Armata, organizzò un attacco alla linea Gustav, a partire dal 18 gennaio, che si sviluppò lungo il fiume Garigliano e il fiume Rapido. L’offensiva fu bloccata, ma il Comando tedesco, a cui era a  capo il maresciallo Kesserling dovette impiegare le proprie riserve, che consistettero in tre divisioni e ciò contribuì a sguarnire le difese a monte della linea Gustav. Le premesse, positivamente, per la riuscita dello sbarco erano state tutti create.
Lo sbarco avvenne tra il 21 ed il 22 gennaio.
Le difese tedesche consistevano in un battaglione della 29a Divisione Panzer Ganadier, che aveva compiti di osservazione e allarme.
La 1° Divisione Britannica del gen. Penney sbarco a nord di Anzio , la 3a Divisione statunitense del gen. Truscott sbarco a sud; i Rangers subito conquistarono il porto di Anzio ed iniziarono a penetrare all’interno: Tutte le unità sbarcate non incontrarono alcuna resistenza. La sorpresa fu totale e nella prima giornata di operazioni, a fronte di perdite insignificanti dovute per lo più ad incidenti, si riuscì a sbarcare oltre 36.000 uomini ed una ingente quantità di materiali. Nella mattinata del 22 gennaio 1944 sbarcarono anche il gen. Alexander e il generale Clark, con il gen. Danovan, capo dell’OSS. La facilità con cui presero terra le forze alleate in assenza di contrasto tedesco avrebbe permesso al gen Lucas di prendere iniziative ardite e spingersi avanti, in profondità, cercando di avvicinarsi fin dove possibile ai Colli Albani, che era l’obiettivo primario da conseguire. Sulla scorta delle esperienze precedenti ( lo sbarco in Sicilia, e lo sbarco a Salerno in cui le truppe alleate corsero  il serio rischio di essere ributtate a mare) confortato anche dai consiglio di Alexander e Clark, si dedicò a consolidare la testa di ponte perdendo così ore e giorni preziosi. La reazione tedesca fu efficace. Kesseling, una volta constatata l’entità dell’attacco e convintosi che non si trattava di una semplice manovra diversiva, e superato il primo momento di sorpresa, agì in modo risoluto. . Come previsto dal Comando alleato, fece affluire in Italia due divisioni, una dalla Francia ed una dall’Austria, che erano in ricostruzione avanzata, ed altre forze a livello reggimento battaglione, sopratutto corazzate e controcarri.A capo di una settimana Kesseling era in grado di opporre la 14° Armata, che fu data in comando al gen. Meckensen, che inquadrava ai primi di febbraio otto divisioni, mentre sulla linea Gustav a sud le forze furono riordinate nella 10a Armata, che fu data al gen. Veitinghoff, con il XIV Corpo d’Armata ed  il LI Corpo d’Armata Alpino per un totale di 10 divisioni.
Il 29 gennaio 1944 sulla testa di ponte di Anzio erano sbarcati circa 69.000 uomini , 508 cannoni, 237 carri armati e cinquemila veicoli di ogni genere. Era il momento di andare all’attacco, ma era troppo tardi. L’offensiva della 3a Divisone di fanteria statunitense e della 1 Divisione di Fanteria britannica fu presto bloccata; dei tre reggimenti ranger, due furono annientati ed oltre 800/900 prigionieri alleati caddero in mano tedesca.
Da questo momento l’Operazione Schingle diventa un'altra storia, ovvero la storia delle operazioni sulla testa di ponte di Anzio. I tedeschi per ben tre volte nel mese di febbraio tenta torno di distruggere e ributtare a mare le forze alleate, e furono sempre respinti. Con marzo le operazioni ebbero una stasi: entrambi i contendenti si fronteggiavano aspettando tempi migliori, che per gli Alleati vennero quando, il 24 maggio 1944 le truppe Polacche conquistarono l’l’Abbazia di Monte Cassino e tutta la linea Gustav crollò. Le forze sbarcate ad Anzio, che erano state nel frattempo rinforzate con altre quattro divisioni, uscirono dalla testa di ponte e contribuirono alla presa di Roma, che cadde il 4 giugno 1944.
Alla operazione 2Schingle” rese parte anche un contingente italiano composto da una Compagnia di reali Carabinieri al comando del cap. Pezzella, e cooperatori inquadrati in battaglioni di supporto per l’artiglieria.
 In sintesi, l’operazione “Schingle” riuscì nella sua fase iniziale; ma il successo conseguito non fu sfruttato a dovere: le ragioni, che hanno dato a roventi polemiche, possono essere viste, principalmente, nella scarsezza delle forze impiegate come prima ondata, solo due divisioni, e nella mancata iniziativa del gen Lucas di organizzare puntate in profondità, anche con metodi poco ortodossi, volte a disarticolare la difesa tedesca; nella decisa reazione tedesca che misero in campo forze  che prima si erano opposti di inviare in Italia, sia nel luglio 1943 a sostegno della difesa Italiana, poi sulla linea Gustav.


Fonte: B.P.Boschesi, Enciclopedia della Seconda Guerra Mondiale. I Personaggi le lade i luoghi le armi le cife, Milano Arnoldo Mondadori Editore, 1983.



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