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giovedì 14 febbraio 2013

Ricordo di un Maestro e di un Amico


L'altro ieri ci ha lasciati Luigi Poli. 
Era una notizie che paventavamo da tempo, date le sue condizioni di salute. Queste sono andate via via peggiorando fino a l'altro ieri. Il suo cuore di Alpino ha retto ha lungo, mentre il resto andava lentamente cedendo.
 L'ultimo incontro il 28 settembre 2012, alla Casa di Cura. Un incontro commovente, gli sono venute le lacrime agli occhi, mentre gli parlavo dell'ultimo numero della sua, e nostra rivista "Secondo Risorgimento". Una rivista che è stata una avventura culturale. 40 numeri, dal 2001 in piena libertà di pensiero e scelta. Ci ha sempre difeso, da tutti gli attacchi. Appena non ha potuto più svolgere questa sua difesa, abbiamo visto quale era il suo spessore: il presunto successore la prima cosa che ha fatto, appena ha preso a fare le tue funzioni,  non ha esitato a proporre di mandarci via. La lettera di oggi del Direttore Responsabile ci conforta, scritta a nostra difesa, ma le speranze di continuare, senza di Lui, sono poche. 
Un maestro e un amico. Noi parliamo dell'uomo che, smessa la divisa si è dedicato anima e corpo a fare cultura, cultura storica, cercando di divulgare i valori della Guerra di Liberazione. Un fare cultura che ad un certo punto lo ha portato anche a stendere una mano anche con quelli dell'altra parte. Ogni anno, quando si recava a Montelungo andava anche a portare un mazzo di fiori sulla stele che ricorda, prima della salita del gran curvone di Montelungo, alla stele del ten. Corazzini. Era questo che apriva grandi dibattiti tra noi, che ci vedeva su opposte tesi, convinti come siamo che ancora noi non siamo in grado di vivere una memoria condivisa da tutti,. In Italia ancora oggi non vi è stata una serie ed appassionata ancorchè amara analisi di quegli anni. La mancanza di una Norimberga italiana, come in Germania vi è stato il processo di Norimberga, e in Giappone il processo di Tokyo, chiamando alla sbarra i decisori del 1940 e la relativa classe dirigente che tutto ha deciso e che deve rispondere di ciò che ha fatto, ancora oggi ci divide, alimentando ideologie che hanno dimostrato tutta la loro fallacità o sogni nostalgici di chi vede solo un lato del problema ma non affronta il nocciolo del problema stesso. E ancora oggi continua a fare gli errori del 1940 e la crisi che stiamo vivendo ne è una oggettiva testimonianza. Era lui che mi invitava a moderare i termini e ad usare prudenza quando asserivo che noi Italiani la Seconda Guerra Mondiale l'abbiamo persa; che chi l'ha dichiarata è stato sconfitto, non tradito, che in 39 mesi di conflitto abbiamo solo collezionato sconfitte, che noi regolarmente celebriamo, partendo da El Alamein passando per Nikolajevka fino ad arrivare a Montelungo. Era lui che mi diceva di essere prudente,e che non bastava esaltare il valore del soldato italiano per far passare le tesi di cui sopra, occorreva ben altro per non essere tacciati di questo o quello. Quando ha letto il mio ultimo libro sulla Campagna di Russia, nonostante le difficoltà della vista, ha commentato: data la tesi che sostieni e documenti ( le nostre perdite catastrofiche non sono dovute alle scarpe di cartone, ma alla incapacità dei Comandi di rendersi conto e ragione, per varie giustificatissimi motivi, della reale situazione) è un gran bene che sia pubblicato presso una casa editrice universitaria ed il volume non ha diffusione.
Quanto aveva ragione: il suo presunto successore, in merito a Montelungo, già si sta stracciando le vesti perchè non ho  usato i classici termini enfatici delle commemorazioni di maniera, ma solo e solamente il linguaggio dei fatti realmente accaduti
Mi mancherai, Presidente, a cominciare dal fatto che non davi alcun peso ai refusi ma alla sostanza di quello che scrive, e non facevi, come tanti, il maestrino che non capendo che cosa stavano leggendo o non essendo in grado di valutare o di prendere posizione, si rifugiavano dietro "al refuso", per dire quello che non penavano o non era conveniente dire.
Dovrò trovare altri lidi per continuare a pensare liberamente, a studiare in libertà, e parlare senza timore, ad essere me stesso e a rispettarmi. 
A vivere tutti quei valori per cui voi avere combattuto una guerra che è stata definita di Liberazione, ma liberazione non dal nemico che avevate di fronte, ma dalla falsità, dall'ipocrisia, dalla vanità, dalla ignoranza, dall'egoismo, dalla stupidità, dal raggiro, dalla bugia,  e da tutti quei disvalori  o avalori di cui oggi la nostra società è pregna. 
A vivere nei fatti quei valori che i primi 12 articoli della Costituzione della nostra Repubblica ci consacrano, ad avere quella Costituzione, erede di quella della Repubblica Romana del 1849, che è stato il più grande dono che potevate fare alle generazioni seguite alla Vostra, 
scritta con i vostri sacrifici e le vostre tragedie.
Un grazie di cuore non sarà mai abbastanza per te, 
e con il motto scritto sul Sacrario di Montelungo impresso nel mio ricordo, che ti saluto, 
caro Maestro ed indimenticabile Amico.

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