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giovedì 26 dicembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 La Situazione particlate II

Il Comando dell’8^ Armata aveva derivato, da uno studio condotto dal Servizio Geologico Militare tedesco, una carta geologica della riva destra del Don , alla scala 1:300.000 per far conoscere ai comandi interessati le caratteristiche dei terreni e per orientarli sui lavori campali da condurre in essi.
La copertura della riva destra era rappresentata da boschi scarsi e di ampiezza assai modesta nel tratto settentrionale del settore, fin sul tratto orientale dell’ansa di Verhnjj Mamon. Qui, fino alla foce del Boguciar, il bosco era disposto quasi ininterrottamente sulle due rive, poi fino al limite destro del settore la sponda del fiume si presentava quasi sempre scoperta. In profondità esistevano alcuni boschi, ma erano di limitata ampiezza, costituiti in prevalenza da querce che offrivano un’ottima copertura in estate e discreta anche in inverno. Assai più fitta si presentava la copertura della sponda sinistra, per il bosco quasi continuo, interrotto soltanto dagli abitati e da pochi altri tratti di pianura spoglia.
Gli abitati della riva destra del Don erano tutti di scarsa entità in quanto erano prevalentemente villaggi di pescatori e di contadini, composti da “isbe”[4], ottime per la protezione dalle intemperie, ma di limitatissima utilità per una organizzazione difensiva, essendo costruite in legname, prive di cantine e con tetti di paglia, pertanto soggette al pericolo d’incendio generato dalle azioni di fuoco del nemico. Nelle retrovie del settore ed in profondità, dietro lo schieramento delle Divisioni,esisteva una seconda serie di abitati di maggiore importanza, talora con caratteristiche quasi urbane (Rossosc, Millerovo e Boguciar). Questi centri erano dotati di alcuni edifici in muratura, essenzialmente chiese sconsacrate e scuole.
I maggiori assi di comunicazione ordinarie, tutte a fondo naturale erano:
-      la strada di arroccamento a tergo dello schieramento Jevdakovo – Podgornoe - Rossosc - Kantemirovka- Tcercovo - Millerovo;
-      le radiali verso le posizioni occupate su Don:
·     valle Boguciar, usata promiscuamente dai Corpi d’Armata II e XXIX tedesco;
·     Millerovo – Diogtevo - Mescov,usata dal XXIX Corpo tedesco;
·     Millerovo - Nizne Astakof - Bokovskaja, usata dal XXXV Corpo d’Armata –CSIR.
-      Le strade di retrovia:
·     Rossosc – Rovenki - valle Aidar - Starobelsk - ponte di Veselaja Gora – Voroscilovgrad;
·     Kantemirovka – Bielovodsk – Olkovaja – ponte di Luganskaja – Voroscilovgrad;
·     Millerovo – Olkovaja – ponte di Luganskaja – Voroscilovgrad.
A questa rete principale, mantenuta in parte dagli artieri del genio italiano ed in parte dalla Organizzazione Todt germanica, si collegava la rete stradale secondaria relativa alle singole unità, grandi e minori, schierate nei vari settori difensivi. Le unità dovevano provvedere , in proprio, alla manutenzione e talora all’apertura delle strade, impiegando i reparti direttamente dipendenti. La percorribilità del terreno fuori strada non era difficile in quella zona e per conseguenza anche gli immediati rovesci della posizione di resistenza potevano essere facilmente raggiunti dagli autocarri addetti ai rifornimenti. Da uno studio dei piani operativi sovietici, risulta evidente che nel dicembre del 1942, il Comando Supremo sovietico aveva deciso di battere l’8^Armata schierata in difesa sul medio corso del Don,mentre altre forze avrebbero eliminato le forze tedesche racchiuse nella sacca di Stalingrado spostando, verso ovest, di 150-200 Km, il fronte esterno di accerchiamento.
Questi compiti furono affidati al Fronte Sud-Ovest ed all’ala sinistra del Fronte del Voronez (6^Armata), mentre il coordinamento delle operazioni era Assicurato dallo Stavka (Quartier Generale).
Secondo l’iniziale piano d’operazioni (All. “H”) erano previsti due attacchi convergenti su Millerovo, da nord, impiegando la testa di ponte nel settore della Div. Ravenna, con le forze della 1^ Armata Guardie, e ad est, dalla zona di Cerniscevskaja, con le unità della 3^ Armata Guardie. Per conferire sicurezza al fianco sud dell’offensiva era stato pianificato anche un attacco, con la 5^ Armata Corazzata,dal basso corso del Tcir, su Tanziscaja. L’operazione, fissata per il 10 dicembre, era denominata “Saturno”.
Lo Savka rinforzò i fronti con molte unità tratte dalla riserva e da novembre affluirono, al Comando del Fronte Sud-Ovest, un Comando d’Armata, 2 Corpi meccanizzati, 3 Corpi corazzati, 5 Div. Fucilieri e 6 rgt. corazzati autonomi, la 6^ Armata del Voronez fu rinforzata con un Corpo Corazzato e 3 Div. fucilieri.
Ai primi di dicembre i comandi interessati iniziarono la fase organizzativa.
Al 10 dicembre, a causa della ridotta potenzialità della rete stradale e della scarsità di automezzi, l’approntamento e l’afflusso delle forze risultavano ancora incompleti, tanto che l’inizio fu ritardato.
Il 12 dicembre, nel frattempo iniziava l’operazione tedesca “Tempesta d’inverno” tendente a liberare la 6^ Armata di Paulus intrappolata a Stalingrado. Tale operazione, sfondando il le linee della 51^ Armata sovietica del Fronte di Stalingrado minacciava l’effettivo ricongiungimento con la 6^ Armata germanica.
Considerata la delicatezza della situazione lo Stavka rimandò l’inizio dell’operazione “Saturno” al 16 dicembre dopo aver mutato la direttrice dello sforzo principale da quella prevista nord-sud a quella nuova nord – sud/est, su Morozowsk.
Si mirava, con ciò, a battere il nemico del basso Don attaccando a tergo le sue forze dislocate nella zona Bokovskaja-Morozovsk annientandole con attacchi simultanei da est e da nord-ovest (All. “H”).
La 1^ e la 3^ Armata Guardie del Fronte Sud-Ovest dovevano accerchiare e distruggere, rispettivamente, l’8^ Armata Italiana ed il Gruppo operativo Hollidt (parte dell’Armata del Don comandata da Von Mainstain durante l’operazione “Tempesta d’Inverno”  muovendo, successivamente, su Morozovsk.
La 6^ Armata doveva agire sul fronte della Div. Cosseria dando sicurezza all’offensiva. La 5^ Armata, in cooperazione con la 5^ Armata d’urto del settore Stalingrado avrebbe dovuto eliminare le forze nemiche situate nella zona Nizne Cirskaja e di Tormosin (settore presidiato dalla 3^ Armata rumena). In appoggio vi erano 2 Armate aeree.
Il piano completo dell’operazione assunse il nome di “Piccolo Saturno”, quello che era un piano sussidiario all’operazione di accerchiamento della 6^ Armata tedesca divenne a questo punto concorrente e principale per evitare il successo dell’operazione “Tempesta d’inverno”.
L’idea generale sovietica era quella di ottenere un ampio e profondo accerchiamento delle forze dell’Asse schierate lungo il Don. La messa in pratica di tele intento era affidata alla 1^ e 3^ Armata Guardie che costituivano i fianchi del dispositivo. Il compito principale era affidato ai Corpi corazzati e meccanizzati che avrebbero sfruttato il successo delle Div. fucilieri in prima schiera per raggiungere le retrovie nemiche, sconvolgere i Comandi e la rete dei collegamenti, impegnare a fondo e fissare le riserve.
La fase di approntamento e di schieramento fu eseguita in segretezza effettuando l’occupazione delle basi di partenza con movimenti notturni anche senza riuscire ad eludere completamente l’attenzione dei Comandi italiani.
La battaglia, in realtà, aveva inizio (19 novembre) sul terreno dell’ansa di Serafimovic, difesa dalla 3^ Armata Romena (All. “D”).
Profilatasi la rottura di quel fronte il comando Gruppo Armate “B”, per evitare l’isolamento delle forze impegnate a Stalingrado, decideva di spostare in quel settore le Divisioni Tedesche inquadrate nell’8^ Armata: la 294^ (seconda schiera), all’ala sinistra, dietro il Corpo d’Armata Alpino, nella zona di Rossosc; la 22^ corazzata, con circa 200 carri, posizionata alle spalle dei Corpi d’Armata XXXV italiano e XXIX tedesco; e la 62^ schierata sul Don tra le Div. Pasubio e Sforzesca. Quest’ultima divisione sarebbe stata sostituita dalla 3^ Celere ch avrebbe interrotto il riordino, appena iniziato, per entrare in linea all’inizio della battaglia (All. “I”).
L’8^ Armata, pertanto, si trovava priva di forze in 2^ schiera, non riuscendo, dunque, a dare profondità al suo schieramento difensivo che la vedeva schierata su un fronte amplissimo e pari a 270 km.
( a cura di massimo coltrinari - ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org)

[1] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. pag. 295.
[2] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. pag. 304 (doc. 92).
[3] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. Cap. XIV.
[4] L'isba (in russo изба) è una tipica abitazione rurale russa a uno o due piani, interamente costruita di tavole di legno di tronchi d'albero.

[5] “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., pag. 333.

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