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giovedì 24 ottobre 2019

ARMIR Fonte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre - 21 dicembre 1942 2 I Belligeranti


1.    I BELLIGERANTI. LE ORIGINI DEL CONFLITTO   I Parte
Nel 1942 sul fronte russo si confrontavano l’Armata Rossa e gli eserciti del’Asse (tedeschi, italiani, rumeni, ungheresi, finlandesi, croati), un fronte che si estendeva dall’Europa centrale fin quasi a raggiungere gli Urali con un’ampiezza nord-sud che iniziava dalla Finlandia per terminare sulle coste del Mar Nero e le montagne del Caucaso.
L’ambiente in cui l’ARMIR si trovò ad operare (Vds.All. A: fig. 1 e 2), fu un elemento chiave e giocò un ruolo decisivo circa gli esiti delle operazioni  sia nel periodo in considerazione (novembre - dicembre 1942), sia durante tutta la campagna nel  Teatro operativo orientale.
Definiremo, prima di analizzare l’ambiente nelle sue varie componenti, i limiti raggiunti dai reparti dell’ARMIR, in un teatro d’operazione che tra le sue caratteristiche salienti annovera senza dubbio una particolare vastità.
Le unità italiane raggiunsero il corso del Don quale limite orientale, a sud si spinsero fin quasi al Mar Nero ed al Mar d’Azor, mentre il limite nord fu rappresentato dall’abitato di Minsk, approssimativamente sul 51° parallelo. Dal punto di vista territoriale si trattava del solito caratteristico tavolato meridionale russo, con altipiani di debole elevazione media, che declinano verso sud con quasi insensibile pendio, con limiti mal definiti ad occidente, come continuazione della zona pianeggiante dell’Europa centrale. Tuttavia l’assenza di rilievi montuosi non significa che quell’altopiano sia una pianura, poiché esso rileva tutta una serie di, sia pur deboli, ondulazioni. Queste colline, a loro volta, sono soggette all’erosione delle acque piovane, che formano in esse delle gole, ripide ed incassate, dette “balche”. Il tavolato è ricoperto da un profondo mantello di terra nera che, quando è inzuppato d’acqua, per pioggia o disgelo, diventa vischioso e difficile al transito, non solo per i normali autoveicoli, ma anche per i mezzi cingolati, per i quadrupedi e per i pedoni.
Nella parte settentrionale del territorio percorso dalle unità italiane (Tcernigov, Konotop, Sumy e Karcov) il terreno si presenta riccamente rivestito di foreste. Esse pongono una nota particolare nel paesaggio e gli conferiscono anche la caratteristica operativa di facilitare le azioni di guerriglia e di sorpresa.
Nella parte meridionale di quello stesso territorio si stende la steppa, spoglia di vegetazione arborea, percorsa dai venti impetuosi polverosi ed ardenti durante la stagione calda, sferzanti durante i lunghi mesi di gelo.
Ampie zone sottratte alla foresta ed alla steppa sono invece coltivate a granturco e girasole, con la caratteristica che gli alti steli coprono alla vista ampie zone di territorio.
L’elemento più cospicuo del paesaggio naturale russo è dato dalla presenza dei corsi d’acqua, decisivo per gli insediamenti demografici, per le comunicazioni, per lo sviluppo economico e non meno importante fu per determinare l’andamento delle operazioni militari in considerazione.
I principali fiumi incontrati dalle unità italiane durante il periodo della loro permanenza al fronte russo sono tra i maggiori d’Europa. Da ovest ad est furono il Dniester, il Bug, il Dnieper, il Donez ed in fine il Don. Sono tutti tipici fiumi di pianura, con brevi piene primaverili causate dallo scioglimento delle nevi, con lunghi periodi di gelo nel periodo invernale. La debole pendenza, determinata dallo scarsissimo dislivello tra le sorgenti e le foci dei fiumi, è causa della lentezza delle correnti e della sinuosità dei lunghi percorsi. Ne deriva la facilità di congelamento della loro superficie, anche per considerevoli spessori, fino a diventare portante dell’auto carreggio e tale da far perdere a fiumi di tale importanza ogni valore impeditivo. Altra caratteristica è quella di avere la sponda occidentale sovrastante, talora con strapiombi di un centinaio di metri, sulla riva opposta di levante.
Caratteristiche essenziali del clima russo sono le forti differenze tra le temperature invernali e quelle estive. Infatti, se la parte meridionale gode il beneficio di un’estate più precoce e più lunga, d’inverno è soggetta a temperature non meno basse rispetto alle regioni artiche.
L’inverno russo è quasi ovunque più rigido che nelle altre zone europee di pari latitudine, per effetto dell’influenza esercitata dalle correnti fredde provenienti dall’interno dell’Asia. L’inizio della stagione invernale è generalmente precoce. Le prime gelate cominciano a verificarsi verso la fine di settembre. La frequenza di venti impetuosi e di bruschi balzi della temperatura sono le cause di maggior disagio di quella stagione. Essa, però, è la più favorevole alle comunicazioni, per effetto del gelo che rende compatto ed ovunque praticabile il terreno e che, congelando profondamente la superficie dei fiumi, li rende attraversabili in ogni punto. Allo sciogliersi delle nevi, il terreno della Russia, specie quella meridionale, diventa tutto impercorribile e il disgelo improvviso provoca nei fiumi piene talora rovinose.
Per quanto riguarda la popolazione che abitava il territorio appena descritto, nel lasso di tempo considerato, eccetto qualche minoranza di ebrei o tedeschi, la popolazione sovietica era di ceppo slavo. In Ucraina l'80% della popolazione era composto da ucraini che parlavano l'ucraino. Dal punto di vista delle attività umane e strutture civili, la società appariva molto in crisi, spesso le attività inerenti la vita civile erano del tutto inesistenti. Nei rapporti con gli occupanti italiani, la popolazione locale era molto ben disposta; addirittura molti russi chiesero di essere arruolati in unità italiane per evitare la deportazione iniziata dai tedeschi di popolazione russa in Germania attraverso liste di precettazione. Si registrano rari casi di scontro diretto tra la popolazione russa e gli italiani ivi presenti, anzi, si stabilirono quasi sempre rapporti cordiali o di pacifica sopportazione. Gli Italiani stanziati sul fronte russo, pur non condividendo in toto le scelte che portarono all'invasione della Russia, furono pervasi da un forte cameratismo che li portò a supportare l'alleato tedesco.
L’Italia , come la Germania e altri paesi europei, viveva in quegli anni un periodo di transazione, la Russia era invece uno dei pochi paesi europei a non vivere, nel corso del XIX secolo, una trasformazione politica, oltre che economica e sociale, in senso democratico e borghese. Le tensioni tra le esigenze di cambiamento espresse da una parte della popolazione e un modello politico statico, basato su una monarchia autocratica, furono all'origine di tre rivoluzioni. La prima, senza esito, ebbe luogo nel 1905, successiva alla sconfitta nella guerra contro il Giappone. La seconda e la terza avvennero invece nel 1917, rispettivamente a marzo (febbraio secondo il calendario giuliano, seguito dalla Chiesa Ortodossa e, ai tempi, in vigore in Russia) e novembre (ottobre), innescate da gravi problemi politico-sociali, da un diffuso malcontento nei confronti della monarchia e dalla tremenda crisi sofferta dalla Russia durante la prima guerra mondiale. Nel febbraio 1917 Pietroburgo insorse contro il regime zarista e venne costituito un governo provvisorio multipartitico, presieduto dal principe L'vov, che rimase in carica solo alcuni mesi. Fu la Rivoluzione di Febbraio. Il 15 marzo lo Zar Nicola II fu costretto ad abdicare. Il 7 maggio, durante la VII conferenza panrussa del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, la componente bolscevica propose di trasferire tutto il potere ai soviet degli operai, dei soldati e dei contadini che nel frattempo si andavano formando in tutto il paese. Si formò poi un nuovo governo guidato da Kerenskij, mentre fallì il tentativo controrivoluzionario del generale Kornilov. La terza rivoluzione, iniziata con la presa del Palazzo d'Inverno il 7 novembre 1917, ebbe successo e passò alla storia sotto il nome di Rivoluzione d'Ottobre. Venne formato un governo rivoluzionario. Il 18 gennaio 1918 venne sciolta l'assemblea costituente e il 3 marzo venne firmata la pace di Brest-Litovsk, che portava il paese fuori dalla prima guerra mondiale. La decisione di firmare la pace provocò tensioni all'interno del Partito operaio, che si trasformò in Partito Comunista Russo, e provocò altresì le dimissioni dei commissari dissidenti, che in tal modo consegnarono il potere ai bolscevichi. Sempre nel 1918 nacque l'Armata rossa, che sostituì il vecchio e disgregato esercito. La reazione delle forze escluse dal potere e delle potenze straniere non si fece attendere. Nella primavera del 1918 gli inglesi occuparono i porti di Murmansk e Arcangelo, mentre i giapponesi si impadronirono del porto di Vladivostok. In seguito intervennero anche Francia e Stati Uniti. In Ucraina e Finlandia si instaurarono regimi nazionalistici con l'aiuto tedesco, mentre in Russia nacquero ben 18 governi opposti al governo sovietico. La guerra civile, che durò dal 1918 al 1921, vide l'Armata rossa combattere in particolare contro gli eserciti bianchi dell'ammiraglio Aleksandr Vasilevič Kolčak in Siberia e del generale Anton Denikin nella Russia meridionale. Dopo aver rischiato la sconfitta, a partire dal 1919 l'Armata rossa riuscì a prevalere, conquistando la Crimea alla fine del 1920 e nel 1921 Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaijan. La guerra civile durò però fino al 1923 con la sconfitta degli ultimi eserciti contadini, detti "Verdi". La guerra finì con la vittoria dell'Armata Rossa e la fondazione dell'Unione Sovietica, il primo stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, sotto la guida del leader bolscevico Vladimir Lenin. L'Unione Sovietica fu il successore dell'Impero Russo, ma di esso fu più piccolo a causa dell'indipendenza di Polonia, Finlandia e Stati baltici. Lenin istituì una politica per la quale a queste conquiste dell'Impero Russo venne garantita l'indipendenza, mentre a molte altre entità venne concessa un'ampia autonomia. Dopo la morte di Lenin, nel 1924, ci fu una lotta per la conquista del potere all'interno della leadership del partito tra chi sosteneva la necessità di un allargamento della rivoluzione ad altri paesi (Germania, soprattutto) e chi teorizzava la possibilità e la necessità del "socialismo in un solo paese". Il segretario del Partito Iosif Džugašvili, detto Stalin, fautore del socialismo nazionale, emerse come nuovo capo contrapponendosi a Lev Trotsky, leader dell'Opposizione di sinistra. Stalin avviò un programma di rapida industrializzazione e di riforme agricole forzate, utilizzando lo stato come leva dell'accumulazione capitalistica russa, mantenendo un'impalcatura ideologica socialista. Per fare ciò ampliò drasticamente la portata della polizia segreta di stato (prima NKVD, poi GPU, e infine KGB), e fece sì che, durante il suo governo, decine di milioni di persone che non appoggiavano la sua politica, venissero uccise o mandate nei Gulag. ( A cura di Massimo Coltrinari)
(segue con post in data 29 ottobre 2019)

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