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domenica 20 ottobre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione PIccolo Saturno 20 novembre 21 Dicembre 1942 1


SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

L’avvenimento oggetto del nostro studio è la “seconda battaglia difensiva sul Don”, condotta dalla 8^ Armata, inserita nel Gruppo d’Armate “B” della Wermacht sul fronte orientale. L’8^Armata era basata principalmente sulle unità dell’ARMIR (Armata Italiana in Russia) rinforzata da reparti croati e tedeschi. Le varie fasi della battaglia si svilupparono dall’11 dicembre ’42 al 31 gennaio ’43 e videro l’Armata Rossa scatenare, in quel periodo, due offensive principali e concorrenti: l’operazione “Piccolo Saturno” (11 dicembre ’42 - 8 gennaio ’43) e l’operazione “Ostrogozsk-Rossosc” (9-31 gennaio ’43). Nella realtà dei fatti l’Operazione “Piccolo Saturno” scaturì, in fase condotta, da una modifica del piano originale, operazione “Saturno”, che non venne effettuato nella sua completezza e subì delle riduzioni negli obiettivi in quanto alcune delle forze sovietiche, inizialmente destinate a questa operazione, furono impiegate in contingenza per arrestare l’iniziativa dell’Armata del Don tendente a ricongiungersi con la 6^ Armata del Gen. Von Paulus isolata a Stalingrado. Vista l’ampiezza dell’argomento oggetto di trattazione ed il tempo disponibile, si è pensato di determinare dei limiti “temporali” che definiscano l’ambito entro cui svolgere il nostro lavoro, ed in particolare ci concentreremo su ciò che accadde dal 20 novembre ‘42 al 19 dicembre ’42, momento in cui, dopo una fase di logoramento delle forze dell’8^ Armata, iniziò il ripiegamento del centro e dell’ala destra delle forze sotto comando italiano a seguito dello sfondamento della linea di resistenza da parte dei sovietici. All’interno di questo arco temporale considereremo i limiti spaziali dettati dalle Area d’Operazioni e d’Interesse dell’8^ Armata Italiana.
Il presente lavoro si pone l’obiettivo di analizzare nel dettaglio gli eventi indicandone i fatti ed il loro svolgimento in relazione, altresì, alla particolare configurazione del fronte a ridosso della sacca di Stalingrado, e delle disposizioni impartite prima e durante la battaglia. Cercheremo di verificare se la validità di alcuni principi dell'arte della guerra (offensiva, manovra, massa, sicurezza, sorpresa, unitarietà del comando, economia delle forze e morale) sia stata confermata, o meno, dalle vicende in questione proponendo possibili alternative a quella situazione in atto. Proporremo, inoltre, un approccio “alternativo” che consideri anche la questione dei prigionieri di guerra italiani in Russia. Considereremo sia l’aspetto contingente della completa impreparazione sovietica alla gestione della massa di prigionieri italiani, tedeschi, rumeni ed ungheresi, una circostanza che creò  una situazione drammatica con moltissimi decessi durante i trasferimenti nei campi di prigionia tra il Don e gli Urali, sia l’idea di “prigionia” e “prigionieri” che pervadeva le menti dei soldati dell’Asse. Partendo da queste considerazioni si tenterà di individuare le ragioni che impedirono all’Armata Italiana, ormai sconfitta, di deporre le armi anziché tentare una disperata ritirata, indagando se queste ragioni fossero in linea con quegli stessi principi della guerra.
L’ottica ultima  sarà quella di utilizzare le nostre conclusioni al fine di pervenire ad una disamina quanto più critica ed oggettiva della situazione nel suo complesso, così da desumerne gli elementi  utili ed essenziali di valore attuale che possano, in quanto tali, facilitare quella attività di ammaestramento che è l’eredità ultima che gli errori del passato consegnano alla storia delle genti e delle armi.
( a cura di Massimo Coltrinari)


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