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venerdì 9 novembre 2018

Anzio. 1944.




L'allargamento della testa di ponte 27 29 gennaio 


 Al sopraggiungere della 179° Regiment al Kombat Theme (13) (45a Divisione), il VI Corpo prelevò per questa azione la 24a Guards Brigate dalle sue riserve. Il 24 gennaio una forte pattuglia mobile sulla strada sorprese un avamposto nemico a Carroceto ed avanzò quattro miglia nell'interno fino ad una località a nord di Campoleone. Per sfruttare questa debolezza apparente del nemico, il generale Penney mandò il 25 gennaio la 24a Guards Brigate e uno squadrone del 46° Reggimento Reale Carri Armati, con l'appoggio di un Reggimento di artiglieria di medio calibro e due di artiglieria da campagna, per prendere Aprilia vicino a Carroceto, che però era stata occupata la notte precedente dal III Battaglione del 29° Reggimento Corazzato Granatieri. Il I Reggimento Scots Guards e il I Reggimento Irish Guards attraversando la strada si spinsero in un campo minato posto frettolosamente e il V Reggimento Granadier Guards cacciò il nemico da Aprilia facendo 111 prigionieri, (carta n. 4). Il nemico, sensibile alla perdita di questo importante punto contrattaccò in forze il mattino seguente.
Venti carri armati e un Battaglione del 29° Reggimento Corazzato Granatieri si gettarono contro il V Reggimento Granadier Guards ad Aprilia.  L'assalto principale fu respinto, ma i nemici continuarono a premere lungo i fianchi finché nel pomeriggio furono finalmente ricacciati. I tedeschi lasciarono sul campo 4 carri armati in fiamme, un cannone semovente, ed altri 46 prigionieri. La mattina del 28 gennaio la 24a Guards Brigade aveva progredito di un miglio e mezzo a nord di Aprilia, la Divisione allora si arrestò per radunarsi ed attaccare Campoleone.
Il 29 gennaio il VI Corpo aveva allargato la sua testa di sbarco con le avanzate della I e della III Divisione ma di stava ancora dalle 2 alle 4 miglia dai suoi obiettivi intermedi. Era evidente che per continuare la marcia sarebbe stato necessario un attacco molto più potente, perciò il VI Corpo si arrestò per riorganizzarsi (carta n.5).

Dietro le truppe di assalto che si aprivano la strada verso l'interno, genieri e truppe dei servizi lavoravano giorno e notte per attrezzare la testa di sbarco e preparare una base solida per l'attacco principale. Si riparavano strade, si creavano depositi e si cominciavano ad innalzare opere di difesa per far fronte ad ogni futuro contrattacco tedesco. Il porto, di vitale importanza per l'organizzazione di rifornimento e di rinforzo, fu messo in tale efficienza da poter accogliere contemporaneamente 8 LST e 5 LCI. Tuttavia le navi Liberty non potevano entrare nel porto dal fondale troppo basso e si continuava a scaricarle per mezzo dei DUKW e di LCT sulla spiaggia “Raggio x” e sulla spiaggia “Gialla”.  Durante la prima settimana ad Anzio il tempo fu migliore del previsto, ciò che facilitò grandemente la raccolta dei rifornimenti.
Il porto era inutilizzabile soltanto durante il cattivo tempo e in soli due giorni della prima settimana, il 24 e il 26 gennaio, le operazioni di scarico sulle spiagge furono interrotte da venti violenti e da marosi. Durante la notte del 26 gennaio una burrasca spazzò via tutti i pontoni di passaggio sulla sponda e trascinò arriva 12 LCT, 1 LST e 1 LCI.  Nonostante queste interruzioni e l'opposizione nemica, fino al 31 gennaio erano state completamente scaricate 201 LST e 7 navi Liberty. Il 29 gennaio, giorno di maggiore affluenza, erano state scaricate 6350 tonnellate di materiale, di cui 3155 attraverso il porto, 1935 sulla spiaggia “Raggio x”, e 1260 sulla spiaggia “Gialla”. La spiaggia e le zone portuali ancora entro il raggio di azione dell’artiglieria tedesca, erano bersagli vulnerabili per i bombardamenti sempre crescenti. Batterie a lunga gittata da 88 mm e da 170 mm tiravano a intervalli sulle navi al largo e sulle truppe che lavoravano lunga la spiaggia. Benché questo fuoco rappresentasse un pericolo per le truppe e ostacolasse il lavoro, nei primi giorni causò soltanto lievi danni.
Un pericolo continuo era costituito dalle Mine galleggianti che danneggiarono un cacciatorpediniere ed un dragamine. Il 24 gennaio un LST che trasportava le Compagnie C e D dell’83° Battaglione Chimico urtò una mina. La maggior parte degli uomini furono trasferiti su di un vicino LCI che urtò a sua volta una mina e affondò. Perdite totali: 8 ufficiali e 289 uomini.
 Ancora più nocive per la spiaggia e per la flotta erano le continue incursioni della Luftwaffe.  L'Aviazione tedesca organizzò il suo più grande sforzo aereo dopo la Sicilia in un tentativo di paralizzare i rifornimenti alleati. Piccoli stormi di cacciabombardieri mitragliavano e bombardavano a breve intervallo il litorale e le zone portuali; tuttavia la minaccia più seria era costituita dalle incursioni delle squadriglie dei bombardieri medi fatti giungere frettolosamente dalla Grecia, degli aerosiluranti e dei bombardieri alianti (14) provenienti dagli aeroporti della Francia meridionale. Al crepuscolo, abbassandosi fin quasi a sfiorare il mare, sfidando il fumo e il grandinare del fuoco contraereo sganciavano bombe, siluri e bombe radiocomandate sulla flotta ammassata nel porto. In tre incursioni più importanti il 23, 24 e 26 gennaio, affondarono un cacciatorpediniere inglese e una nave ospedale, danneggiarono un'altra nave ospedale e fecero arenare una nave Liberty. Le due incursioni più potenti furono effettuate al crepuscolo e alla mezzanotte del 29 gennaio quando 110 aerei tra Dornier 217, Junkers 88, e Messerschmidt 210, affondarono una nave Liberty e l'incrociatore inglese “Spartan”.
L’irrigidirsi delle difese aeree costò gravi perdite agli incursori della Luftwaffe, poiché 97 apparecchi furono abbattuti prima del primo febbraio. All'inizio il colonnello Edgard W. King del 68° Reggimento artiglieria da costa (contraerei) ed in seguito il generale di Brigata Aaron A. Bradshaw Jr, curano l'installazione di un numero sempre crescente di cannoni contraerei da 40 mm e da 90 mm e stabilirono una zona di protezione di artiglieria di 10000 m tutto intorno agli approdi più importanti e alle zone portuali. Furono alzati palloni di sbarramento per impedire il bombardamento a bassa quota e cortine di fumo avvolgevano il porto al crepuscolo e ad ogni allarme.
La tattica favorita del nemico era di arrivare furtivamente al crepuscolo, quando gli aerei alleati che avevano bisogno della luce del giorno per decollare ritornavano alle loro basi a 100 miglia di distanza. Per opporsi a queste incursioni di sorpresa, i genieri ripristinarono la vecchia scuola italiana di artiglieria contraerea a Nettuno. P-40 della 307a squadriglia caccia furono inviati verso la testa di sbarco per fornire una protezione immediata e l’aeronautica intensificò l’impiego di pattuglie notturne di Beufighters e di Spitfires addestrati per i combattimenti notturni. Il bel tempo durato quasi tutta la prima settimana ad Anzio e il vantaggio ricavato dall’utilizzazione del porto, resero possibile il rapido scarico del convoglio d'assalto ed il suo ritorno alla base per trasportare il secondo scaglione di forze.
La 45a Divisione e la 1a Divisione corazzata (eccetto il Gruppo Tattico B, che fu trattenuto per un possibile impiego a Cassino) avevano raggiunto la testa di sbarco il primo febbraio. Erano anche arrivate la artiglieria di corpo d'armata indispensabile, il genio e truppe da segnalazione. Benché verso il 30 gennaio i tedeschi nella zona di Anzio fossero superiori in numero al VI Corpo, si credeva che le loro opere difensive non avessero progredito ulteriormente e fossero costituite soltanto da blocchi stradali, affrettate fortificazioni campali e campi minati lungo i percorsi ritenuti probabili vie di infiltrazione. Le pattuglie alleate potevano ancora agire liberamente in direzione della strada statale n. 7 e Campoleone. Si credeva che le posizioni che il nemico andava organizzando lungo la strada ferrata tra Campoleone e Cisterna fossero destinate ad una azione ritardatrice, e si prevedeva che il principale ostacolo contro l'avanzata alleata sarebbe stato opposto lungo il terreno elevato circostante Cori e Velletri, più che in qualsiasi altro luogo.
In vista del rapido perfezionamento delle attrezzature nemiche, il generale Lucas decise di slanciarsi verso i Colli Laziali prima che le sue forze fossero troppo superate nel numero.
Il 30 gennaio si calcolava che le forze nemiche nella zona della testa di sbarco ammontassero a 71500 uomini; alla stessa data il VI Corpo aveva sbarcato 61332 uomini. Si stabilì di riprendere la pressione contro Cisterna il 29 gennaio ma l'attacco fu ritardato di un giorno per dar modo alla I Divisione Corazzata di ultimare i preparativi di un'offensiva coordinata. Il 30 gennaio tutte e tre le divisioni dovevano attaccare. La marcia del VI Corpo oltre la testa di sbarco di Anzio avrebbe dovuto coincidere con una ripresa dell'offensiva sul fronte meridionale; sul fronte principale della V Armata, il II Corpo stava apprestandosi ad iniziare la sua marcia su Cassino il primo febbraio con un attacco sferrato dalla 34a Divisione. Il X Corpo nel settore del Garigliano continuava a rafforzare la testa di ponte che aveva stabilito con successo in seguito ad un attacco dal 17 al 20 gennaio. Sul fronte dell'VIII Armata la I Divisione canadese doveva attaccare il 30 gennaio nel settore costiero. I tedeschi da principio avevano progettato di contrattaccare in forze la testa di sbarco alleata il 28 gennaio, ma i bombardamenti alleati su strade e ferrovie e il desiderio di aspettare l'arrivo dei rinforzi dalla Germania, li decise il 26 gennaio a rimandare l'attacco fino al primo febbraio. In preparazione di esso il nemico procedette ad organizzare la sua fanteria ed artiglieria in tre Gruppi di Combattimento.
L'assalto principale doveva essere sferrato a sud lungo la strada Albano-Anzio (esercitando la maggiore pressione su entrambi i lati di Aprilia) dal Gruppo di Combattimento Graeser composto da 17 battaglioni di fanteria fortemente appoggiati dall'artiglieria. Mentre il maggiore sforzo doveva essere esercitato al centro, i tedeschi progettarono di sferrare attacchi simultanei lungo tutto il fronte al mattino del giorno D, primo febbraio; detti attacchi dovevano essere preceduti da un tiro di preparazione di artiglieria della durata di 10 minuti.
Mentre si effettuavano gli ammassamenti delle truppe, il 30 gennaio, il VI Corpo alleato sferrò la sua offensiva, costringendo i tedeschi a rimandare il loro attacco fino a quando la marcia alleata non fosse stata arrestata.

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