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lunedì 16 novembre 2015

Le Marche e la Prima Guerra Mondiale. Materiali

Polverigi  Mediateca A.Giamagli. Venerdì 30 ottobre 2015

Conferenza: Gen. Prof. Massimo Coltrinari
Capire la Grande Guerra
“La mancata difesa delle coste romagnole e marchigiane: maggio-giugno 1915. Perché?


La conferenza ha lo scopo di dare una spiegazione logica ed esaustiva alle vicende che hanno segnato la nostra entrata in guerra nel maggio del 1915. Vicende che, anche ad una analisi superficiale presentano aspetti molto oscuri e lati veramente sconcertanti in relazioni a quanto la prassi detta e suggerisce in contingenti come questi.

Quando un Paese decide di entrare in guerra, e quindi esercitare verso un altro Paese la violenza bellica, ha un unico obbiettivo quello di ridurre il paese attaccato alle proprie volontà e costringerlo ad eseguirle; per questo, finiti i mezzi politici e quelli diplomatici, si ricorre alla forza militare. Fermo questo principio, l’impiego della forza deve essere istantaneo, sia per sfruttare l’elemento sorpresa, sia per non dare al nemico nessuna possibilità di organizzarsi e resistere.

Tutto questo nel maggio 1915 non accadde. L’Italia lanciò la sua prima offensiva il 23 giugno 1915, quella che viene chiamata la prima battaglia dell’Isonzo; in mare la Regia marina abbandono la difesa attiva delle coste adriatiche da Venezia a Brindisi e rinchiuse la propria flotta a Taranto.

I presupposti di un attacco in grande stila all’Austria Ungheria da parte di Russia, Serbia ed Italia, che erano reali nel marzo aprile 1915, vennero a cadere nel maggio successivo; ed allora perché dichiarare la guerra?

Di contro, il nemico applico i dettami della guerra e li applicò. Già messo sull’avviso il 4 maggio 1915 con la denuncia della Triplice Alleanza fatta dall’Italia il 4 maggio 1915 (il patto di Londra era stato firmato il 26 aprile precedente) operò el modo migliore, ovvero attaccò con tutta la sua flotta a pieno organico le coste romagnole e marchigiane e pugliesi, sperando di provocare una ribellione della popolazione sulla scia delle valutazioni della settimana rossa del 1914.

Anche per terra operò la manovra strategica difensiva per linee interne di questi casi: spostando gran parte delle truppe dal fronte orientale e balcanico sul fronte italiano, andando a presidiare quelle fortificazioni montane delle già predisposte linee di resistenza.

Su questi presupposti la nostra azione nacque morta; le quattro battaglie del 1915, di cui abbiamo già parlato si rilevarono sterili e non portarono a quella vittoria che tutti già davano rapida e scontata.

Capire e comprendere, attraverso esempio e note, il tracciato di quanto esposto sopra è quindi, come detto, lo scopo della conferenza, che significa anche capire che la guerra, ed i conflitti in genere, sono cose così difficili e brutte che nulla può essere dato per scontato secondo le nostre valutazion e i nostri desideri.

 Massimo Coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

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