4.6
a. Le operazioni iniziali
Preso atto che il Corpo di Volontari
doveva assicurarsi una linea più facilmente difendibile di quanto non fosse
quella di confine, che passava appena al di là dell’abitato di Anfo, al coperto
della quale attendere il completarsi della radunata e il concentramento dei
reparti e delle unità, era necessario individuarla ed occuparla. Questa linea
fu individuata nel corso del torrente Caffaro, il cui elemento più
interessante, dal punto di vista tattico, su cui sviluppare l’azione
successiva, era l’abitato di Ponte di Caffaro, dominato dal Monte Suello, il
quale sbarrava le Valli Giudicarie e d’Ampola. Gli intendimenti di Garibaldi,
per attuarli, erano chiari: una colonna d’attacco avrebbe dovuto fissare frontalmente
le forze nemiche, mentre una seconda colonna sarebbe dovuta piombare
sull’abitato dai contrafforti inferiori di Monte Suello. La data fissata per
l’azione fu il 25 giugno. Iniziata, la colonna di attacco trovò di fronte solo
pochi elementi presidianti gli avamposti per lo più tiratori provinciali di
Innsbruck; non trovando resistenza la colonna proseguì verso il paese di Darzo,
ed avanzò troppo in profondità perdendo i contatti con la colonna operante
sulle pendici di Monte Suello. In questa situazione alquanto delicata, il col.
Spinazzi, comandante del 2° Reggimento volontari, che aveva il compito di puntare
sul Caffaro, convinto che si fosse aperta una insperata breccia nel dispositivo
austriaco, abbandonò il suo posto di comando avanzato per andare ad incitare e
spronare i reparti di rincalzo e recuperare le unità attestate sul Monte
Suello, onde sfruttare la nuova situazione con una azione in profondità. Vista
la situazione, la riserva tattica austriaca, composta da elementi del
Reggimento di Sassonia, entrò in azione e piombò sui fianchi della colonna
di volontari, obbligandola retrocedere
rapidamente per sottrarsi sia all’aggiramento che all’annientamento. L’azione durò
varie ore, ma alla fine le forze volontarie riuscirono a raggiungere e ad
attestarsi a Ponte di Caffaro; gli Austriaci, vedendo questo movimento, non si
impegnarono a fondo per non logorarsi ulteriormente e su ordine del gen. Kuhn
si fermarono: si voleva lasciare gli Italiani a Ponte di Caffaro quale zona di
un loro concentramento per una successiva ripresa dell’azione, poiché su di
esso era sempre agevole portare un contrattacco preventivo da Monte Suello,
quando lo si sarebbe ritenuto opportuno.
Nella giornata si erano conseguiti i risultati che Garibaldi si
aspettava, ma correndo un grossissimo rischio di vedere annientate tutte le
forze impiegate. Garibaldi non ebbe modo di seguire da vicino l’azione e la sua
assenza stava per essere fatale. In mattinata lo aveva raggiunto la notizia dei
risultati della giornata di Custoza e subito si era dedicato ad organizzare il
nuovo schieramento.
Sempre il 25 giugno erano iniziati
i movimenti e l’azione lungo la sponda occidentale del Lago di Garda, in
direzione di Gargnano. La località fu raggiunta senza che vi si verificassero
particolari eventi. Per tutta la durata della campagna in questo settore la
situazione rimase quella conseguita il 25 giugno.
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