La necessità di riprendere l'avanzata al di là di Ponte di Caffaro dopo aver respinto l'avversario dalla cerniera di Monte. Suello che, ricordiamo ancora, dominava la linea ove era attestato il Corpo dei Volontari, sbarrava l'accesso all'Alta Val d'Idro e minacciava la stessa Rocca d'Anfo. Ma Monte Suello era una posizione molto forte e troppo ben presidiata per essere semplicemente sopravanzata, sia pure con i procedimenti escogitati da Garibaldi per contenere l'inevitabile reazione che si sarebbe scatenata da esso. Infatti, i reparti che lo occupavano non lo avrebbero abbandonato, se non costretti da un'azione di forza, inibendo l'uso della strada di fondovalle al necessario flusso dei rinforzi e dei rifornimenti. Inoltre il Corpo dei Volontari, nella sua progressione verso l'avanti, si sarebbe ben presto venuto a trovare rinserrato fra la testata della Val d'Idro, ove era presumibile l'irrigidimento dell'avversario, e le forze operanti dal Monte Suello.
Anche per l'attacco al Monte Suello, Garibaldi scelse la forma della manovra aggirante: fissato frontalmente l'avversario con un contingente minore e costrettolo ad uscire allo scoperto dai rovesci del monte, il grosso delle forze si sarebbe mosso, aggirando le pendici occidentali del Suello, articolato su due colonne di attacco, per realizzare di sorpresa un duplice aggiramento a breve e a più ampio raggio del fianco destro dello schieramento austriaco. Una riserva, inoltre, doveva assicurare libertà d'azione al Generale.
Ancora una volta, le cose non si svolsero secondo il piano di Garibaldi. Il Kuhn aveva rinforzato e raffittito il suo sistema d'avamposti, attorno al Monte Suello, con unità di cacciatori provinciali, i quali, avanzando e retrocedendo in ordine sparso, al coperto delle abetaie dovevano infliggere perdite ai garibaldini con la loro temibilissima abilità di tiro ed incanalarli ed attirarli in zone propizie all'azione delle truppe regolari. Le avanguardie garibaldine del contingente di fissaggio si lasciarono prendere nella trappola di questa tattica minuta ma efficacissima e, nel tentativo di eliminare la mobilissima catena dei tiratori, intervennero a loro sostegno i reparti retrostanti, che scalarono a gara le balze del monte. La battaglia divenne ben presto generale con l'arrivo del grosso austriaco, volgendo sin dall'inizio a sfavore dei Garibaldini. Il loro slancio fu tale che Garibaldi non poté trattenerli in tempo perché si adeguassero ai loro ristretti compiti e, anzi, anche le colonne incaricate dell'aggiramento non seppero resistere al rumore della battaglia e si lanciarono a testa bassa là ove essa ferveva, compromettendo definitivamente l'esito della manovra. A questo punto Garibaldi si portò in mezzo alla mischia, per raddrizzare le sorti della giornata e riuscì con la sua presenza e con l'immediata intuizione della situazione a contenere una pericolosissima azione avvolgente austriaca. Mano a mano, poté anche disimpegnare singole unità che ricompose ed avviò a sviluppare il previsto movimento aggirante, unitamente alla propria riserva generale.
Nella confusione della battaglia, gli Austriaci non avvertirono il movimento di disimpegno di parte delle forze antistanti e si accanirono per schiacciare ogni resistenza. Garibaldi, comprendendo che il fulcro dell'azione era costituito dal contenimento dell'attacco austriaco, poiché uno sfondamento nel settore avrebbe vanificato l'azione delle altre colonne d'attacco che stavano muovendo con grave ritardo verso i loro obiettivi, assunse direttamente il comando riuscendo a tenere le posizioni fino al tramonto, quando la pressione austriaca si affievolì. Durante l'azione lo stesso Garibaldi, ancora sofferente per la ferita toccatagli sull'Aspromonte, fu nuovamente colpito alla gamba sinistra.
A sera, intanto, le colonne d'attacco agenti sulle pendici occidentali del Monte Suello non avevano ancora preso contatto con l'avversario o raggiunto gli obiettivi fissati. Ma gli Austriaci, accortisi della loro presenza, ritennero ormai insostenibile la loro posizione e l'abbandonarono durante la notte.
La relazione ufficiale della campagna, redatta dallo Stato Maggiore, afferma che, se il disegno di Garibaldi fosse stato attuato, “gli Austriaci sarebbero stati costretti a sgomberare Monte Suello senza trar colpo”[1], per effetto delle vigorose manovre aggiranti predisposte da Garibaldi. Essi avrebbero colto di sorpresa l'avversario per celerità d'esecuzione e imprevedibilità delle incidenze, mentre questi era tutto proteso ad esercitare il suo sforzo verso il fondo valle e poco cauto nel saper valutare la duttilità di procedimenti e la velocità d'azione del grande condottiero.[2]
Nessun commento:
Posta un commento