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mercoledì 30 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.2 Situazione Generale


b.       Avvenimenti e provvedimenti in vista del conflitto
(1)    Politici e diplomatici
Nel giugno del 1865 il dissidio tra le due potenze era così accresciuto che sembrava inevitabile e prossima una guerra. Nel luglio di quell'anno per ben due volte l'Usedom, ambasciatore prussiano, fece i suoi primi passi, e chiese al La Marmora quello che nel 1862 era stato chiesto al Pasolini: "quale sarebbe stato l'atteggiamento dell'Italia in un'eventuale guerra tra la Prussia e l'Austria".
Il 1° aprile furono spediti i pieni poteri al conte di Barral e al generale Govone che l'8 firmarono a Berlino il trattato. Pur tuttavia nulla faceva supporre l’imminenza la guerra, anzi i due sovrani tedeschi si adoperavano per venire ad accordi finendo con l'accettare un disarmo reciproco previsto per il 25 e il 26 aprile.
L'Austria, intanto, andava concentrando truppe nel Veneto e questo preoccupava La Marmora perché Bismarck, dopo la ratifica del trattato, aveva dichiarato di non essere la Prussia obbligata a difendere l'Italia se questa fosse stata assalita prima dall'Austria. Mentre l'Austria minimizzò affermando che "non aveva nessuna intenzione di fare la guerra in Italia, ma non poteva rimanere nemmeno passiva, quando alle sue frontiere c'erano troppi movimenti sospetti".
A sollevare La Marmora da queste preoccupazioni giunse notizia da Parigi che l'Austria aveva fatto a Napoleone III una proposta formale di cedergli la Venezia, per ricederla poi all'Italia, purché l'Imperatore lasciasse l'Austria libera di rivalersi contro la Prussia nella Slesia. Interpellato se avrebbe perciò rotto gli impegni con la Prussia, La Marmora, rispose essere ora "una questione d'onore e di lealtà il non abbandonare" la nazione alleata; aggiunse però che, scadendo il trattato l'8 luglio, si poteva, radunando quel congresso che l'Inghilterra ventilava di proporre, tirare le cose in lungo e dare tempo all'Italia di trovarsi legalmente sciolta dagli impegni (i tre mesi del punto 5 del trattato).
Il congresso fu proposto dallo stesso Napoleone III. Vi aderirono subito l'Inghilterra e la Russia, l’una chiedendo un disarmo simultaneo, l’altra proponendo un disarmo immediato. La Francia proponeva che il congresso fosse preceduto da uno scambio di pareri sulle questioni della Venezia, dei Ducati dell'Elba e della riforma della Confederazione germanica. Il 24 maggio Francia, Inghilterra e Russia si misero d'accordo sui termini dell'invito, che agli ultimi del mese di maggio fu diretto alle potenze.
Ma quando tutti gli altri Stati avevano aderito, l'Austria il 1° giugno, mandò la sua adesione così condizionata che poteva considerarsi come un rifiuto. Infatti, dichiarò che sarebbe intervenuta avesse prima ricevuta l'assicurazione che si sarebbe esclusa "dalle deliberazioni ogni combinazione, tendente a dare a qualsiasi degli Stati invitati un ingrandimento territoriale o un accrescimento di potenza" ed espresse il desiderio che al congresso fosse invitato il Papa, il quale aveva il "diritto incontestabile di fare intendere la sua voce in una riunione che doveva occuparsi degli affari d'Italia".
Queste dichiarazioni dell'Austria mandarono a monte il congresso. Il conflitto armato divenne ormai inevitabile[i].



[i] Paragrafo ripreso da http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866f.htm 15/03/09.

venerdì 25 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.3 Situazione generale

a.       Considerazioni riepilogative
(1)    Correlazione fra intendimenti e possibilità: valutazione dell’adeguatezza delle forze in campo in relazione agli intendimenti ed agli scopi
In relazione agli obiettivi che i due governi si erano presupposti si può dire che fossero ambedue raggiungibili trattandosi della conquista di territori da parte prussiana e dominazione del panorama tedesco, cosa che è stata dimostrata dall’andamento della storia, e della difesa dei propri confini ed  interessi da parte austriaca.
Nel secondo caso, infatti, vediamo una fitta rete di alleanze con altre nazioni tedesche e la disponibilità di forze ingenti sul terreno, stiamo parlando, ancorché in decadenza, di uno dei più grandi imperi europei della storia. Come potremo vedere in seguito non sono state (se non in parte) le forze sul campo a determinare la sconfitta austriaca.
(2)    Rapporti di potenza fra le parti contendenti: capacità rispettiva di sostenere sforzi prolungati
Vista l’alleanza tra Prussia ed Italia, l’Impero non poté concentrare tutte le proprie forze contro un solo avversario ma dovette dividersi in due creando, per l’appunto, l’Armata del Nord e l’Armata del Sud. Per quanto riguarda il fronte prussiano si vengono ad affrontare due forze pressoché bilanciate di circa 245.000 da parte del’Armata del Nord e 254.000 suddivisi nelle tre Armate prussiane.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto della capacità di poter sostenere sforzi prolungai possiamo solo supporre che la Prussia avesse un vantaggio di carattere economico che si sarebbe potuto tradurre in un vantaggio strategico-militare di sostegno ma la realtà dei fatti è che la campagna si risolse in circa sette settimane e pertanto questo è stato un aspetto che non si ritiene abbia influito direttamente le operazioni.

lunedì 21 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.0 I precedenti

2.       SITUAZIONE PARTICOLARE
a.       Eventuali operazioni precedenti
La prima fase del conflitto tra Prussia e Austria si svolge in un Teatro apparentemente secondario, gli stati medi tedeschi alleati con l’Austria. Tra il 15 ed il 24 giugno, infatti, la sola Armata dell’Ovest al comando del 76nne Generale Edward Voghel von Falkenstein, forte di circa 40.000 uomini in tre Divisioni al comando rispettivamente del Generale Agust Goeben, Generale Gustav Beyer e Generale Edwin Manteuffel, conquista la maggior parte degli stati medi tra cui Hannover, Hessia e Turingia.
Sull’altro fronte, la campagna contro l’Austria inizia con l’invasione della Sassonia da parte dell’Armata dell’Elba e della Prima Armata che non incontrano resistenza poiché le cinque brigate Sassoni varcano il confine, come programmato, e si uniscono al Corpo d’Armata del Generale Clam Gallas ed alla Divisione di cavalleria austriaci in Boemia formando l’Armata dell’Iser.
Il primo scontro in forze sul fronte boemo si svolge il 26 giugno a Podol  per conquistare due ponti necessari alle forze prussiane per l’attraversamento dell’Iser ,che sarebbe dovuto essere protetto dall’omonima Armata, e vede vittoriosi i prussiani. E’ significativo sottolineare che il compito originale dell’Armata dell’Iser fosse quello di rallentare l’eventuale penetrazione prussiana dalla Sassonia mentre, poco prima degli scontri, Bnendek da un ordine completamente differente ovvero di resistere sul posto.
Nel mentre, l’Armata del Nord si stava spostando a seguito di ordine diretto dell’Imperatore da Olmutz, dove aspettava l’invasione prussiana, verso Koniggratz e Josephstad.
Dall’altra parte del fronte, i Monti Giganti impongono ai prussiani di passare attraverso valichi che sono rispettivamente all’altezza di Vysokov e Tratenau, paesi che divengono teatro di due ulteriori battaglie, che si risolvono rispettivamente la prima a favore dei prussiani e la seconda degli austriaci[i].
Sull’altro fronte, il 28 giugno, a Munchengratz, si assiste invece al ripiegamento del’Armata dell’Iser su due direttrici diverse ed al relativo incalzo da parte di tre corpi della 1^ Armata e dell’Armata dell’Elba che cercano di intrappolare gli austriaci in un avvolgimento[ii]. La manovra non riesce a causa dell’eccessiva stanchezza delle truppe prussiane affamate e assetate. Il Principe Carlo si fa letteralmente sfuggire l’armata dell’Iser sotto il naso dopo alcune scaramucce.
Sempre lo stesso giorno dall’altra parte del fronte presso Trautenau (Bukerdorf) continuano gli scontri tra la 2^ Armata prussiana che cerca di riordinarsi dopo l’attraversamento dei monti e il 10° Corpo austriaco in difesa del fianco destro dell’Armata del Nord, con buona sorte dei prussiani. A Skalice, sempre sul fianco austriaco un altro scontro mette in evidenza la scarsa organizzazione dei vertici imperiali  e l’efficienza dell’impatto del fuoco del fucile ad ago prussiano.
Il 29 giugno la morsa intorno alle armate austriache si stringe con la battaglia di Jicin, importante città che domina uno dei principali crocevia della zona, grazie alla determinata offensiva del generale prussiano Tumpling, comandante della 5^ Divisione, ed alla incertezza e confusione del comando austriaco. Così Benedek deve impartire l’ordine di ripiegare da Dubenec, dove aveva installato il proprio comando, verso Koniggratz facendo ritirare tutta l’armata dell’Iser dietro al fiume Bystrice. Si stanno creando le precondizioni della battaglia di Sadowa.
Durante questa manovra, con il disappunto di Moltke, i prussiani perdono il contatto con le forze nemiche e iniziano, su ordine del comandante in capo, una serie di esplorazioni di cavalleria per individuare le direttrici di manovra austriache.
Dopo una settimana di marce forzate e combattimenti, in carenza di viveri e acqua potabile, le armate prussiane si fermano per recuperare capacità operative nella speranza di vedersi recapitare i rifornimenti richiesti con insistenza a Berlino. Situazione che era anche peggiore per l’esercito austriaco, che si era ritirato su di una fronte di pochi chilometri e che pertanto non poteva sperare di sfruttare il terreno per il proprio sostentamento, tanto che lo stesso Benedek inviò un telegramma il primo di luglio all’Imperatore chiedendo un armistizio poiché l’Armata del Nord era al limite della catastrofe[iii].



[i] In verità il comandate la divisione prussiana il Generale Bonin si ritira senza impiegare la maggior parte delle proprie truppe.
[ii] Interessante il caso del 45° rgt. composto da veronesi che all’arrivo dei prussiani getta le armi e si consegna presso il villaggio di Musky.
[iii] Geoffrey Wawro, “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 202.

domenica 20 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.1 L'ambiente Operativo

b.       L’ambiente operativo
(1)    Delimitazione ed inquadramento
Alla vigilia della battaglia di Sadowa le forze in campo si erano concentrate su di un appezzamento di terreno relativamente ristretto tra la città di Jicin a nordovest e la città di Koniggratz a sudest (circa 43 km) e tra Tratenau a nord est e la direttrice Koniggratz Sadowa a sud ovest (per una distanza di circa 35 km).
In particolare tutte le forze austriache, ossia l’Armata dell’Iser, o quello che ne rimane dopo i duri giorni di combattimento e ritirata, e l’intera Armata del Nord sono racchiusi tra i fiumi Bystrice e il fiume Elba. Infatti la vera e propria battaglia si svolgerà in un area di sole otto miglia quadrate.
(2)    Caratteristiche fisiche
Il fiume Bystrice è un piccolo tributario dell’Elba. Sulla riva destra il terreno si alza in una serie di pendenze ed ondulazioni che a poco a poco formano un piccola catena di colline rivolte verso le direttrici di avvicinamento al fiume da ovest. Queste colline erano state fortificate con lavori ed andavano da Problus a nord fino ai villaggi di Lipa e Chulm.
Da questo punto il terreno scendeva per risalire di nuovo verso le colline di Maslowed e Horenowes, riscendendo verso il fiume Trotina, sul fianco destro di Benedek.
Due fitte foreste di circa 1600 metri quadrati, la Holawad (Hola) e la Sweipwald (Svib), stavano di fronte ai villaggi di Lipa e Maslowed verso nord e a sud, Prim e Problus, due altre foreste, la Steiziek e la Briza, confinavano con le maggiori posizioni austro-sassoni[i].
(3)    Caratteristiche antropiche
La regione della Boemia era una delle provincie più ricche ed industrializzate dell’Impero Austriaco, ma allo stesso tempo con un forte sentimento indipendentista Ceco. Al riguardo accenniamo solo alle rivolte del 1848 represse dall’Impero. Sarà infatti proprio la Boemia ad essere il nucleo centrale della futura Cecoslovacchia che si formerà alla fine della Prima Guerra Mondiale.
(4)    Eventuali precedenti storici
Non esattamente nello stesso teatro operativo bensì nella stessa regione, la Boemia, si svolsero i combattimenti relativi alla Guerra di Successione al trono d’Austria del 1740-48 (ricordiamo la battaglia di Olmutz a circa 120 km a sud est di Koniggratz), alla guerra dei Sette Anni con la sconfitta prussiana del 1757 a Kolin (circa 50 kilometri a sud ovest da Koniggratz).



[i] http://www.battlefieldanomalies.com/koniggratz/05_battlefield.htm

sabato 19 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.2 Piani Operativi e Forze in campo

c.        piani operativi
Il piano di Von Moltke, sin dall’inizio della campagna, era quello di eliminare l’armata principale austriaca grazie ad una manovra di avvolgimento in linea con la propria dottrina, precedentemente descritta, di Kesselschlacht o “battaglia di sacca”. Per fare ciò aveva diviso le proprie forze in tre grandi armate che si sarebbero dovute congiungere in prossimità dell’Armata austriaca per poterla chiudere in un immenso movimento a tenaglia.
Al riguardo è importante sottolineare che all’inizio della campagna von Moltke non aveva una idea chiara su dove si sarebbe compiuta questa manovra complessa ma si aspettava semplicemente di completarla da qualche parte in Boemia, molto dipendeva dai movimenti avversari e dall’esito delle battaglie che avrebbero portato alla situazione finale.
Per quanto riguarda il piano austriaco, ancorché difficile da individuare, era basato su di una impostazione difensiva e alla ricerca di posizioni dominanti e preparate per poter sfruttare la naturale superiorità degli atti tattici difensivi rispetto agli offensivi. Di fatto, la successione di disfatte subite dagli austriaci negli ultimi giorni di giugno imposero un continuo riordino delle forze in posizioni sempre più interne della Boemia e sempre meno organizzate. Queste erano i presupposti alla vigilia della battaglia decisiva del conflitto.
d.       Le forze in campo
(1)    Entità e qualità: funzionalità e costituzione: capacità interforze, caratteristiche tattico-operative, armamento, mobilità
La mobilità degli eserciti del tempo era ancora basata sulle marce forzate. Il sistema ferroviario, figlio della rivoluzione industriale, fondamentale per la mobilitazione, non era ancora sufficientemente disseminato sul territorio europeo in modo tale da poter essere sfruttato come strumento efficace per la manovra.
Von Moltke, in verità, era riuscito a sfruttare, nella precedente campagna contro i danesi, la ferrovia come strumento per la mobilità tattica e non solo strategica. Infatti, per aggirare le postazioni fortificate e fortemente armate di varie tipologie di cannoni presso Fredericia e Dybbol, Moltke effettuò il movimento di aggiramento a mezzo ferrovia conseguendo un importante successo per le sorti dell’intera guerra.
D’altra parte, in Boemia gli spazi più ampi e l’arretratezza del sistema ferroviario non permettevano di certo lo sfruttamento della stessa, se non per scopi di mobilitazione (per gli austriaci ed in modo limitato) e per il sostegno logistico.
E’ il caso ricordare che, per quanto riguarda gli stessi prussiani che avevano investito nello sviluppo della ferrovia e delle strade, una volta al di fuori dei propri confini erano vincolati dal terreno e dalle infrastrutture presenti. Nello specifico, alla vigilia della battaglia di Koniggratz (o Sadowa) abbiamo la testimonianza dello stesso von Blumenthal, Capo di Stato Maggiore della Seconda Armata, che si reca  a Berlino il 2 luglio per conferire con Moltke e Roon a lamentarsi dell’inefficienza del sostegno logistico e dell’incapacità dei prussiani di portare i rifornimenti dai terminali ferroviari prussiani attraverso Sassonia e Boemia per sostenere le tre armate che sono arrivate a patire la fame e la sete con la conseguenza di numerosi atti di saccheggio di fattorie, birrerie e centri abitati in cerca di cibo ed acqua.
Le stesse problematiche, in verità, erano vissute in modo analogo da parte austriaca che, inoltre, era impegnata a sostenere due differenti armate in teatri particolarmente distanti.
Un accenno è necessario sull’unica differenza tecnica presente sul campo ossia il fucile ad ago prussiano, il Dreyse, a retrocarica[i]. La velocità di caricamento consentiva ai prussiani di fare fuoco cinque volte ogni salva avversaria ed inoltre, il fatto che fosse a retrocarica consentiva il caricamento dell’arma anche in posizione defilata e non necessariamente in piedi. Alcuni fanti del 46 rgt. del 1° Corpo austriaco “descrissero il fucile nei termini terrificanti. Racconti di un assassino sanguinario emergevano dalla bocca dei soldati demoralizzati”[ii].
Ma a dire il vero tale sistema d’arma non era effettivamente così infallibile. Innanzi tutto il tiro effettivo era minore rispetto alle armi ad avancarica dell’epoca e poi era poco sicuro poiché una notevole quantità di gas fuoriusciva dalla culatta al momento dello sparo. Inoltre, dopo 200 colpi l’ago doveva essere sostituito poiché completamente inutilizzabile[iii], infatti ogni fante era dotato di due aghi di riserva, di contro la procedura era complessa e comportava una buona pulizia dell’arma non facilmente attuabile durante il combattimento.


(2)    Dislocazione iniziale. La posizione sul terreno delle forze; 1° o 2° schiera. Dislocazione dell’organizzazione logistica
Come abbiamo visto, il sostegno logistico era insufficiente nelle strutture organizzative della seconda metà dell’ottocento ed era basato su di linee di comunicazione a livello strategico supportate da ferrovia e su i classici carriaggi esistenti sin dalla notte dei tempi. Ciò comportava notevoli inefficienze del sistema logistico, in entrambi i campi, e mettevano a dura prova le popolazioni locali che divenivano spesso vittime di saccheggi. Tali saccheggi si riflettevano, inoltre, in problematiche tattiche poiché inducevano la popolazione locale a fuggire di fronte agli eserciti e di affollare le poche strade già immensamente trafficate dalle armate in movimento, incrementando notevolmente il caos[iv].
Alla vigilia della battaglia le forze in campo erano così distribuite:
-         Armata del Nord e resti dell’Armata dell’Iser si trovano concentratati tra l’Elba e il Bystrice per un totale di sette Corpi d’Armata, due Divisioni di Cavalleria leggera e tre Divisioni di Cavalleria di Riserva più le tre Divisioni Sassoni (di cui una di cavalleria).
I Corpi d’Armata sono rivolti verso il Bystrice con il 10°, 3° e 4°, più le Divisioni Sassoni in prima schiera e il resto in seconda schiera. Le tre Divisioni di Cavalleria in riserva sono schierate indietro insieme all’8° Corpo di fronte alla cittadina Koniggratz. Il Fianco destro esposto alla Seconda Armata prussiana situata a nordest.
-         Armata dell’Elba si trova, con le sue tre Divisioni di fanteria sulla linea tra Neu Bydzow e Horitz.
-         1^ Armata è quella più vicina alle linee austriche ed è a ridosso della città di Sadowa con tre Divisioni in prima schiera e tre in seconda. La prima a destra della seconda schiera è la divisione di cavalleria.
-         2^ Armata è a cavallo dell’Elba a nordest del concentramento austriaco ancora distante all’altezza dell’allineamento Josefstadt – Konignhof. Vede avanzate la 12^, l’11^ e parte della 1^ Divisione al di là dell’Elba mentre il 5° Corpo e la 2^ Divisione ancora arretrati. E’ da notare che il 1° Corpo ancora distante dovrebbe essere di collegamento tra la Seconda e la Prima Armata e è situato nei pressi di Praussnitz a nord del teatro operativo.
Al riguardo si precisa che le battaglie che hanno portato alla situazione di fine giungo causarono una perdita prussiana contro quattro austriache che si attestarono a circa 31.000 uomini di cui almeno 1000 ufficiali.



[i] Tiro efficace: 600 m; cadenza di tiro: 10-12 colpi/minuto; calibro: 15.4 mm; velocità alla volata: 305 m/s; lunghezza canna: 91 cm; lunghezza totale: 142 cm; peso: 4.7 kg.
[ii] Cap. Cristofek, “Meiningen Nr. 46 in Feldzuge 1866” cit. di Geoffrey Wawro, “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 191.
[iii] L’innesco era all’interno della cartuccia così che quando l’ago lo colpiva e la carica di lancio deflagrava l’ago era immerso nella polvere da sparo subendo uno stress fisico enorme.
[iv] Il 27 giugno numerosi contadini scendono dalle Montagne Giganti di fronte all’avanzata prussiana e si riversano sulle direttrici di marcia dell’Armata del Nord di Bendek.  cit. di Wawro G., “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 135.