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domenica 3 dicembre 2017

L’occupazione della Val d’Ampola

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La situazione del Corpo dei Volontari, la sera del 16 luglio, era la seguente:
. lungo l'alto corso del Chiese le forze volontarie erano saldamente attestate a Cimego, pronte a compiere un altro balzo in avanti verso Lardaro; a tale scopo il parco d'assedio destinato a batterne il forte venne fatto serrare sotto per eliminare indugi all'azione;
. in Val d'Ampola, le medesime occupavano saldamente la testata della Valle, mentre forti contingenti erano in marcia su entrambi le dorsali che la delimitano, con l'obiettivo di convergere nell'area di Pieve di Ledro-Bezzecca;
. gli Austriaci inibivano con forze mobili e con il fuoco del forte Gligenti l'uso dell'unica e malagevole strada che percorre la Val d'Ampola e da Storo adduce a Bezzecca.

Il Comando delle Forze Volontarie, tenuto conto che il grosso delle forze austriache si trovava nelle Giudicarie e che il previsto concentramento delle proprie forze in Val d'Ampola si stava attuando regolarmente ed all'insaputa del nemico, decise di agire in quest'ultimo settore, certo di aver a sua disposizione almeno quattro giorni prima che la riserva tattica austriaca riuscisse a trasferirvisi per dare battaglia.

Di conseguenza si dispose che:
. le forze agenti sui rovesci della displuviale est della Val d'Ampola accelerassero il proprio movimento, occupando il Monte Notta ed affacciandosi in Val di Ledro;
. non appena le forze mobili austriache si fossero precipitate dall'alta Val d'Ampola verso la conca di Ledro per fronteggiare l'inopinata minaccia, si stringesse d'assedio e si espugnasse il forte Gligenti per acquisire la disponibilità della carrozzabile di fondovalle;
. le forze agenti sulla barra che separa la Val Giudicaria dalla Val d'Ampola completassero il loro concentramento e rinunciassero a qualsiasi azione che potesse rilevare la loro presenza.

Come si vede, Garibaldi non si discosta dai tre fondamentali canoni, che hanno sempre inspirato la sua azione: manovra, celerità, sorpresa:

. manovra per far cadere le difese dell'alta Val d'Ampola e del forte Gligenti, che, perso l'appoggio delle forze mobili, non avrebbe potuto resistere a lungo;

. celerità nell'affrettare il movimento sulla destra e nell'adottare i provvedimenti necessari per eliminare rapidamente tutti gli inciampi, come il forte Gligenti, che potevano attardare la sua azione;

. sorpresa poiché l'azione sarà del tutto imprevista dall'avversario, ma anche perché egli ha già preparato (si consenta il bisticcio di parole) una sorpresa nella sorpresa, infatti le forze dislocate sulla spalla sinistra, non parteciperanno all'azione che si svilupperà in fondovalle e sul contrafforte di destra, pronte ad intervenire sul tergo di un nemico totalmente ignaro della loro presenza.

La notte sul 18 luglio, il Monte Notta veniva occupato senza colpo ferire, non avendo opposto resistenza il drappello di tiratori provinciali tirolesi che ne presidiava il pianoro di vetta.

Subito il col. Spinazzi[1], comandante del 2° Reggimento impegnato nell'azione si slanciò verso il fondovalle. In condizioni di disparità numerica, le forze garibaldine attaccarono da più punti Pieve di Ledro, occupandolo sul far sera.

Nel frattempo, però, un distaccamento austriaco di due compagnie, in perlustrazione lungo la dorsale, rioccupò il Monte Notta ed il col. Spinazzi fu costretto a distogliere forze per ricacciarlo da quella posizione. Su di essa, infine, si ritirò tutto il Reggimento, prostrato dalla lunga marcia e dal combattimento e ormai privo di viveri e di munizioni.

Come previsto da Garibaldi gli Austriaci si concentrarono e discesero in forze l'Ampola, paventando che i Volontari riuscissero a sbarrare l'imbocco della Val di Ledro. Ma non era questa l'intenzione del Generale che, come si è detto, voleva allontanare l'avversario dal forte Gligenti per poterlo rapidamente espugnare ed aprirsi la via per rifornire urgentemente le proprie unità, inerpicate sui contrafforti dell'Ampola ed ormai allo stremo delle riserve, dopo aver agito per più giorni in condizioni di assoluto isolamento.

Per questo, appunto, Garibaldi aveva trattenuto in attesa le forze dislocate sulla barra sinistra dell'Ampola, modificando il suo iniziale concetto di manovra formulato alla vigilia del combattimento di Cimego.
I preparativi per l'investimento del forte Gligenti, erano, intanto, già iniziati schierando 3 batterie(2 cannoni da campagna e 6 da montagna, non essendo possibile trasportare pesantissimi pezzi d'assedio) sulle balze strapiombanti che lo dominavano, portando a braccia i pezzi scomposti lungo ripidi ed aspri sentieri. Il forte Gligenti era reso temibile più dalla posizione sulla quale sorgeva che dall'opera dell'uomo. Esso, infatti, consisteva in un corpo principale, armato di 2 cannoni di grosso calibro e di una robusta caserma a prova di artiglieria, separati da un cortile murato attraverso cui passava la strada. Il complesso fortificatorio era situato in una piccola conca circondata da pareti pressoché a picco e dalle quali non poteva essere condotto alcun attacco, di fronte allo sbocco di una profonda e stretta forra, da cui usciva, con una strettissima curva, la carrozzabile della Val d'Ampola. Il forte fu sottoposto ad un furioso bombardamento e, con ardita manovra nel corso della quale cadde il tenente comandante di sezione, un pezzo da campagna fu messo in batteria nella forra. Caricatolo in posizione defilata, oltre la curva della strada, esso veniva spinto a braccia avanti allo scoperto per battere con tiri d'imbocco le cannoniere del forte.
A sera, esaurite le munizioni e non soccorso dalle forze mobili, il forte Gligenti capitolava, ed il Corpo dei Volontari si era così impadronito della Val d'Ampola.”[2]



[1]              Sulla azione di comando e partecipazione alla campagna del 1866, in particolare sulla sua condotta nella battaglia di Bezzecca, si innestarono varie polemiche che ebbero all’epoca molta eco sulla stampa. Per questo aspetto vds. Il post  “1866. La figura del Col. Pietro Spinazzi alla battaglia di Bezzecca” in data 24 settembre 2016, su: “www.valoremilitare cesvam.blogspot.com”.
[2]              Vds. Nota 33

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