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mercoledì 30 gennaio 2013

La 162a Divisione Fanteria Turkoman in Italia (1943-1945, di Federico de Renzi

Pubblicato sul numero 3, 2012, n. 38 della Rivista "Il Secondo RisorgimeNto" (www.secondorisorgimento.blogspot.com) oppure (www.secondorisorgimento,it) l'articolo di Federico De Renzi sulle vicende della divisione mongola in Italia. L'articolo ha, oltre la sua importanza dal punto di vista della ricostruzione storica, anche quella di attualità nel nuovo interesse che si sta sviluppando nello studio dei rapporti tra il Fascismo ed il mondo arabo. In particolare gli aspetti religiosi, Mussolini ricevette la spada dell'Islam, sono estremamente interessati ed ancora
molto inesplorati.
La rivista può essere richiesta a risorgimento23@libero.it



Arrivano i Mongoli
La 162 Divisione Fanteria "Turkomann" in Italia (1943-1945)

di 
FEDERICO DE RENZI

Durante la Seconda Guerra Mondiale centinaia di popoli stranieri si unirono alle legioni di Hitler, sperando di ottenere per le loro genti uno status speciale nel Nuovo Ordine del Reich. Tra il 1941 e il 1945 centinaia di migliaia di musulmani sovietici prestarono servizio nelle armate tedesche sia come combattenti che come ausiliari. Qui si cercherà di analizzare il caso dei “Tatari” della 162ª Divisione Fanteria “Turkoman” della Wehrmacht impiegata in Italia tra il settembre 1943 e il maggio 1945. 

“Gli unici che io ritengo degni di fiducia sono i Musulmani puri, dunque i Turchi autentici.”
Adolf Hitler, 12 dicembre 1942
“Biz Alla bilen” (Dio ci conosce)
Motto della  162ª  



Quando l'Esercito tedesco invase la Russia sovietica il 22 giugno 1941, questo si vide accogliere da molti dei suoi abitanti come liberatori. Tuttavia il Führer, così come gli alti comandi delle SS, non vedeva di buon occhio i l'ingresso nei reparti tedeschi di “Slavi e altri subumani”, discriminando tra le molteplici nazionalità minoritarie dell'URSS e polemizzando quindi con la Wehrmacht, la quale tendeva invece a mettere sullo stesso piano sia i popoli  di religione cristiana (Ucraini, Georgiani, Armeni ecc.) che quelli di tradizione islamica, purché contrari al regime Sovietico. Già operavano con loro gli Estoni (una divisione), i Lettoni (due divisioni) e i Galiziani (una divisione), ma questa era gente del cortile del Reich. 

Wehrmacht e SS. La creazione dei reparti “turcomanni” come strumento militare e politico

Già all’inizio del 1941, mesi prima dell’inizio dell’Operazione “Barbarossa”, venne creato il Reichsministerium für die besetzten Ostgebiete (Ministero del Reich per i Territori Orientali occupati, o Ostministerium) al fine di amministrare le parti occupate del baltico e dell’Unione Sovietica e coordinare la riorganizzazione politico-amministrativa  dei territori conquistati una volta che la vittoria militare fosse completa. Benché la posizione del ministero e del suo ministro in tempo di guerra Alfred Rosenberg vennero messe in dubbio e talvolta ostacolate da gruppi concorrenti del Partito e dalle gerarchie militari, questo divenne funzionale per la realizzazione del Generalplan Ost (Piano generale per l’Oriente), in realtà una serie di piani e scenari preparati già nel 1939  e nel 1940. Le politiche di occupazione sul campo furono da subito soggette a una dicotomia attitudinale verso le popolazioni conquistate.  Da un lato vi era il razzismo fanatico tipico dei membri del partito nazista, che mirava alla sottomissione o alla pulizia etnica delle popolazioni non germaniche, considerate “inferiori” , e dall’altro un più pragmatico atteggiamento, riscontrabile perlopiù tra i quadri di comando della Wehrmacht, che mirava al consolidamento delle vittorie militari da realizzarsi attraverso un’amministrazione “sostenibile” di un territorio così vasto che sarebbe stato altrimenti difficile governare senza delegare almeno parte del governo locale e della sicurezza a regimi locali “amici”. Secondo quest’ultimo atteggiamento il Reich avrebbe dovuto approfittare delle locali aspirazioni etno-nazionaliste e del risentimento verso le devastanti annessioni, le collettivizzazioni le purghe e le politiche antireligiose pre-belliche attuate da Stalin prima della Guerra (1933-1939), così da guadagnarsi la fedeltà delle popolazioni locali.


La sostanza del piano era quella di dividere la parte europea dell’Unione Sovietica in una serie di stati non-russi, che facessero però capo a uno stato fantoccio centrale russo. Alcune parti della Russia storica, come la Galizia (Halic) e una parte della Weißruthenien (Bielorussia), sarebbero dovute essere incorporate direttamente nel Reich come province (Gau). La parte centrale sarebbe dovuta invece essere trasformata domini del Reichskommissariat, zone non direttamente annesse al Reich, ma che sarebbero dovute essere rapidamente integrate nel suo sistema economico e governate da un’amministrazione civile nazista in collaborazione con gruppi locali “fedeli”. Tra il 1941 e il 1944 esistettero due Reichskommissarieten: il Reichskommissariat Ostland, che copriva gran parte degli attuali stati baltici  e la Weißruthenien (Bielorussia occidentale) e il Reichskommissariat Ukrainien, che copriva gran parte dell’Ucraina, tranne la Galizia, e la Transnistria. Quest’ultimo si sarebbe dovuto estendere fino a Saratov sul Volga, esclusi il basso bacino del Dniepr, la Tauride e la Crimea, da far colonizzare a genti tedesche in vista dell’annessione al Reich. Dopo la guerra sarebbero dovuti essere realizzati altri due Reichskommissariaten: il Reichskommissariat Kaukasien (Caucaso) e il Reichskommissariat Moskowien (Moscovia). Il primo avrebbe dovuto comprendere una vasta regione tra il Don, il Mar Nero e il Mar Caspio, includendo la regione di Baku e le sue riserve di petrolio, mentre il secondo avrebbe dovuto costituire il già citato stato fantoccio russo.

Nei primi mesi d’occupazione i Tedeschi dovettero sostenere un enorme afflusso di prigionieri di guerra, sembra fino a 5,7 milioni di uomini, in larga parte musulmani. Di questi ne morirono nei campi o per malattia circa tre milioni, oltre a coloro che vennero uccisi solo per motivi razziali. Coloro che avevano fattezze “mediterranee” o “mongoliche”, considerati come “ebrei” e “portatori di Bolscevismo”, furono particolarmente colpiti all’inizio dell’occupazione, e sembra che solo il 6% dei prigionieri Turkestani sopravvisse alla prigionia nella seconda metà del 1941. Tuttavia tra l'ottobre e il novembre di quell’anno vennero formate le prime unità volontarie turco-tatare e caucasiche, costituite principalmente da ex-prigionieri.  Oltre a coprire le pesanti perdite subite dalla Wehrmacht sul fronte orientale, i soldati prigionieri, specialmente turkestani, avrebbero potuto favorire l’intenzione di Hitler di far entrare in guerra la Turchia al fianco della Germania.
Oltre a ciò vennero costituiti a Berlino diversi comitati nazionali, soprattutto ad opera di emigrati dal Turkestan Russo e dalla Russia occidentale (Ucraina e Crimea), i cui compiti principali erano provvedere alla propaganda e alle attività di intelligence. Nel Comitato d’Unità Nazionale del Turkestan (Millî Türkistan Birligi Komitesi) ad esempio, su dodici sezioni, cinque erano preposte alla propaganda (riviste, giornali, radio).
Già all’inizio del 1942 si erano aggregati alle Forze tedesche 53.000 Cosacchi (Kosaken-Kavallerie-Korps), 310.000 Russi, 250.000 Ucraini, 5.000 Calmucchi, 180.000 Turkestani, 110.000 Caucasici, 40.000 Tatari del Volga e  20.000 tatari di Crimea, per un totale di 968.000.  Senza addentrarsi nella galassia dei transfughi dell’ex Urss (quasi un milione di uomini passati alle armate del Führer fra Kazaki, Kirghizi, Uzbeki, Turkmeni, Karakalpaki, ecc.), l’analisi si limiterà alla sola la 162ª Turkestanische Infanterie Division “Turkoman”, nata nel 1942. 

Nel febbraio di quell’anno, al fine di coordinare organicamente le formazioni di volontari caucasici e turco-tatari che si andavano costituendo, sorse lo Stato Maggiore delle Legioni Orientali (Ostlegionen), sei legioni costituite da diversi Ostbatallionen (Battaglioni orientali): la Turkestanische Legion, che inquadrava anche volontari di altre etnie (26 battaglioni); la Aserbeidschanische Legion (14), di cui facevano parte il II. Sonderverband Bergmann, lo SS-Waffengruppe Aserbeidschan, il Waffengruppe Aserbeidschan e il II. Feiwilligen-Stamm Regiment; la Nordkaukasische Legion (9 Btg), formata da legionari appartenenti a una trentina di etnie; la Wolgatatarische Legion (7/8) formata da Bashkiri, Ciuvasci, Udmurti, Mari e Mordvini; la Kaukasischer Mohammedaner-Legion (8), formata da Azeri, Daghestani, Ceceni, Ingusceti e Lezghini; infine, costituite ambedue di elementi cristiani, la Georgische Legion (12) e la Armenische Legion (12). 
Come gran parte delle Ostlegionen, tuttavia, gli ufficiali comandanti erano perlopiù tedeschi e, benché le fonti siano discordi a riguardo, sembra che  solo 87 dei circa 180.000 volontari turkestani erano ufficiali e 23 di questi erano parte del comitato nazionale. Sempre all’inizio del 1942, presso la Sicherungsdivision 444 si costituì un reggimento turco-tataro che sarebbe entrato in azione successivamente, tra la foce del Dniepr e la Crimea, come Türk-Batallion 444. Un altro gruppo di soldati dell'Armata Rossa originari dell'Asia Centrale, dopo essere passato ai Tedeschi, diede vita a quell'unità che nel 1942 sarebbe diventata il 450º Infanteriebataillon, formato a Legionov (Polonia), specializzato in guerra antipartigiana. 
Secondo un ordine segreto di Hitler del dicembre 1941, la Turkestanische Legion venne dunque formata per comandare i volontari Turkestani, ma va chiarito che il termine “legion” applicato alle Ostlegionen non era sinonimo di una formazione tattica, bensì indicava in realtà il centro di addestramento dove le unità nazionali, perlopiù battaglioni, venivano organizzati e addestrati. 
Nel corso della guerra servirono nelle forze tedesche oltre 70.000 Turkestani, tra cui 40.000 soldati (Freiwillige) e circa 30.000 lavoratori volontari (Hilfswillige). La Turkestanische Legion venne mobilizzata nel maggio del 1942 ed era originariamente composta da un battaglione, nel 1943 da 15 e in ultimo, alla fine dal 1944, da 26, principalmente integrati dunque come battaglioni indipendenti nelle divisioni tedesche. Il 21 marzo 1943 venne costituita a Neuhammer, Slesia (oggi Świętoszów, Polonia), nel Geralgouvernement, dallo Stab della disciolta 162 Infanterie-Division, fino ad allora impiegato come Führungsstab delle Turkestanische Legion, Aserbaidschanische Legion e Georgische Legion. I comandi vennero costituiti dagli ufficiali della vecchia 162ª, distrutta dai Sovietici a Kalinin nel gennaio del ’42. 

La divisione era dunque costituita da Tedeschi, “Turcomanni” (Kazaki, Uzbechi e Kirghizi) e Azeri, oltre a uomini provenienti dalla Nordkaukasische Legion e dalla Wolgatatarische Legion, per un totale di 35.000 uomini. La divisione era originariamente composta da: Infanterie-Regiment 303, Infanterie-Regimen t314, Divisions-Bataillon 162, Artillerie-Regiment 236, Pionier-Bataillon 936, Panzerjäger-Abteilung 236, Aufklärungs-Abteilung 236, Infanterie-Divisions-Nachrichten-Abteilung 236, e Nachschubtruppen 936. 
Il comando della divisione venne affidato al Generalmajor Oskar von Niedermayer (1885-1948) per poi passare sotto il comando del Generalleutnant Ralph von Heygendorff (1897-1953). 
Von Niedermeyer è talvolta definito il “Lawrence d’Arabia” tedesco. Profondo conoscitore di lingue iraniche e turciche, nel 1912 aveva condotto un viaggio esplorativo in Persia e, tra il 1915 e il 1916 compì insieme all’orientalista Otto von Hentig (1886-1984) una missione in Afghanistan al fine di convincere l’Emiro Habibullah Khan (r. 1901-1919) a schierarsi con gli Imperi Centrali, viste le simpatie dell'emiro per l’Impero Ottomano e il Panislamismo, per poi dare così il via ad una rivolta antibritannica in India.   L’obbiettivo politico era la creazione di una Repubblica del  Turkestan indipendente, o quantomeno autonoma,  piuttosto che un Emirato islamico. La Turkestanische Legion aveva degli Imam che fungevano da “cappellani” militari, incaricati di diffondere i messaggio politici e legittimare la causa anti-bolscevica. La stessa bandiera della Legione era ispirata alla bandiera rossa e blu della Repubblica Autonoma di Kokand del 1920, con al centro un arco e una freccia. Vennero fatti anche dei tentativi per usare il Turco comune d'Asia Centrale (Turkî o Ciagataico), di cui von Niedermayer stesso era profondo conoscitore, come lingua di comunicazione, insieme al Tedesco.

Nel novembre del 1943 anche nelle alte sfere del Partito Nazionalsocialista e tra i vertici delle SS si iniziò a pensare di riorganizzare altre unità di volontari appartenenti ai “popoli orientali” (Orient-Völker). Tra questi erano i compresi popoli non russi e non-slavi provenienti da un’area che va dalla Crimea fino al Caucaso e all’Asia Centrale. Grande parte di quei gruppi etnici (nel 1939 circa 22 milioni di persone) era come ricordato di ceppo turco e di religione islamica, ma altre nazionalità, come i Georgiani e gli Armeni, erano, probabilmente per ragioni di semplificazione, definiti e trattati come “turchi”. A ottobre del 1944 i Caucasici (Armeni, Azeri, Georgiani, popoli del Caucaso settentrionale) erano impiegati nelle legioni e nei battaglioni operativi (Feldbataillonen), per un totale di 48.600 uomini, tra i quali 21.595 uomini nella costruzione e nei rifornimenti, 25.000 in unità tedesche e 7.000 nelle Waffen-SS e nella Luftwaffe. L’occasione per reimpiegare questi uomini venne con l’istituzione di un’unità composta da membri dei popoli “turchi” provenienti dal 450º Infanteriebataillon o Turk-Bataillon-450 “Turkestan” dello Heer (Esercito), comandato dal maggiore Andreas Meyer-Mader. Nella prima metà di novembre del 1943 questi si incontrò con il Reichsführer delle SS (RFSS) Himmler, al quale propose di istituire una cosiddetta “Ostmuselmanische SS Division” di cui sarebbe dovuto essere nominato comandante lo stesso Meyer-Mader. Il RFSS appoggiò l’idea del maggiore, il quale voleva creare una Divisione composta di Turkestani, Azeri e Tatari, che sarebbe dovuta essere aerotrasportata in Asia centrale per dar vita alla rivolta antibolscevica nella regione. 
A quanto pare dunque ci furono già dal 1941-’42 dei piani dello SS-Führungshauptamt (Ufficio Principale delle SS), così come della Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (Reichssicherheit-Hauptamt), per la creazione di unità composte da questi popoli. Lo Einsatzgruppe D dello Sicherheitsdienst (SD, Servizio di Sicurezza) aveva iniziato a impiegare i “Turchi Orientali” già nel gennaio del 1942, provvedendo inizialmente alla protezione dei Tatari di Crimea, e successivamente utilizzandoli in battaglioni. Dopo che nel dicembre del 1943 il maggiore Meyer-Mader aveva presentato le sue proposte anche al capo dello SS-Führungshauptamt, allo SS-Obergruppenführer e al Generale delle Waffen-SS Gottlob Berger, questa venne presentata anche al Gran Muftì di Gerusalemme Hajj Amin al-Husseini (1895-1974). In un dibattito avvenuto a Berlino tra il Gran Muftì, il maggiore Meyer-Mader e tre ufficiali del battaglione 450 Turkestan il 14 dicembre 1943, tutte le parti si dichiararono pronte a sostenere la creazione di una divisione che venisse impiegata per combattere il bolscevismo. Alla fine del 1943 venne formato il Reggimento delle Waffen SS “Turkestan”, sotto il comando di Mayer-Mader, il quale venne nominato da Himmler SS-Obersturmbannführer (Tenente Colonnello). In un’altra riunione del 4 Gennaio 1944 a Berlino tra i rappresentanti dello SS-Führungshauptamt, lo SS-Sturmbannführer Schulte e i membri del battaglione convennero di cedere il comando del Turk-Bataillon-450, con 
effetto dal 1° gennaio 1944, a Meyer-Mader, come primo passo per la creazione della proposta divisione. Venne dunque formata la Osttürkischer Waffen-Verbande der SS “Timur” (Tamerlano), di cui lo Ostmuselmanisches SS-Regiment, sempre comandato da Mayer-Mader doveva costituire il primo reggimento. Questa divisione venne ribattezzata più volte nelle prime fasi della pianificazione, ossia nel periodo dal novembre 1943 fino all’estate del 1944, come “Ostmuselmanische SS Division”, “Turkmuselmanen Division” o “Muselmanische SS-Division Neu Turkistan”. L’addestramento sarebbe dovuto avvenire nel campo delle SS di Poniatova, a sud-ovest di Lublino. Il personale della futura divisione avrebbe dovuto avere il suo quartier generale a Lublino. 

Come accennato la prima unità fu lo Ostmuselmanisches SS-Regiment, originariamente formato da tre battaglioni inquadrati nello Heer: il 450º (disciolto il 18 dicembre 1943), il 480º e il  I/94º Turkestan (disciolto il 6 dicembre 1943) nonché da ex prigionieri di guerra e da lavoratori dell’industria degli armamenti. Entro la fine del gennaio 1944  gli effettivi ammontavano a 3.000 uomini. L’intenzione iniziale era quella di aumentare questo reggimento fino ad un livello divisionale e ricevere il nome di Muselmanischen SS-Division Neu-Turkistan, per poi essere dislocata a Poniatova. Tuttavia il 28 marzo 1944 Meyer-Mader venne ucciso in un’azione antipartigiana a Yuratishki, nei pressi di Minsk. Il comando venne allora affidato allo SS- Hauptsturmführer Billig , il quale però non godeva della stima dei suoi uomini, fatto questo che, unito alla scarsa preparazione del reggimento, fu uno dei fattori che portarono casi di insubordinazione e alla defezione. Nel luglio del 1944 le speranze di creare una nuova “Muselmanische SS-Division Neu Turkistan” ricaddero sull’ex-maggiore dello Heer Harun-el-Rashid, nato nel 1886 in Austria come Wilhelm Hintersatz.  Questi durante la Prima Guerra Mondiale combattè, in qualità di inviato presso lo Stato Maggiore ottomano, al fianco di Enver Paşa, convertendosi all’Islam e assumendo il nome di Harun el-Rashid Bey. All’inizio del 1940 servì come ufficiale di collegamento dello Heer tra lo Reichssicherheit-Hauptamt e il Gran Mufti di Gerusalemme,  e il 24 agosto 1944 venne promosso prima al grado di SS - Sturmbannführer e il 1° settembre a SS - Obersturmbannführer.
In origine la Osttürkischer Waffen-Verbande der SS era organizzata in quattro Waffen-Gruppen costituiti su base etnica: Turkistan (Kazaki, Uzbechi, Kirghizi e Tagiki), Idel-Ural (Tatari del Volga), Aserbeidschan e Krim (Tatari di Crimea). I primi volontari “Turcomanni” vennero addestrati alla fine del 1943 nel campo di Kruszyna, in Slesia, per essere impiegati nel febbraio del ’44 in operazioni antipartigiane in Bielorussia. Nel campo di prigionia di Neuhammer, sempre in Slesia (oggi Świętoszów, Polonia), si formò invece il II. Sonderverband Bergmann, su tre battaglioni: uno georgiano, uno azero e uno nordcaucasico. Il primo e il terzo verranno trasferiti in Grecia, mentre gli Azeri andranno a fronteggiare l'insurrezione di Varsavia nell'agosto del ’44. Alla fine dell’anno saranno trasferiti prima nella Kaukasischer Waffen-Verband der SS e fusi con la Waffen-Gebirgs-Brigade der SS -Tatar Nr. 1-, ciò che rimaneva del Tataren-Gebirgsjäger-Regiment der SS (composto da Tatari di Crimea) per poi essere trasferititi in Slovacchia e da lì in Austria (marzo 1945). A partire dal 4 gennaio 1944, come accennato, il Reggimento delle Waffen SS “Turkestan” servì come base per la formazione della Divisione “Turkestan”, unendosi ai reggimenti 480º, 782º, 786º, 790º, 791º e I/94º Turkestan, 818º Aserbeidschan e 831º Wolga-Tartarischen. Nella Osttürkischer Waffen-Verbande der SS militarono anche su base personale anche volontari provenienti dalla Turchia, paese neutrale, i quali furono anche integrati nel Freiwilligen-Stamm-Regiment 1.  Le unità “Turciche” erano dunque presenti sia nella Osttürkischer Waffen-Verband der SS “Timur” (SS-Waffen-Gruppe “Azerbeidschan”, SS-Waffen-Gruppe “Turkistan”, SS-Waffen-Gruppe “Krim” e SS-Waffen-Gruppe “Idel-Ural”) che nel Kaukasischer Waffen-Verband der SS “Schamil” (SS-Waffen-Gruppe “Azerbeidschan”, SS-Waffen-Gruppe “Georgien”, SS-Waffen-Gruppe “Nordkaukasus” e lo SS-Waffen-Gruppe “Armenien”). Quella conosciuta in Italia in effetti è la seconda versione voluta da Himmler della Turkestan Osttürkischer Waffen Verband der SS. 



Panislamismo e Panturanismo. Le ragioni di una scelta

In Asia Centrale, l’etichetta “Panislamismo” viene largamente applicata in quanto costituisce una conveniente formula politica per influenzare ed unire le masse islamiche, divise dall’appartenenza razziale e culturale.  Fino al XX secolo nulla era cambiato nella concezione originale di unità in seno alla “Babele” dell’Islam, al fine di  compiere il “Jihâd” contro gli infedeli. La Prima Guerra Mondiale fu percepita da molti musulmani come un attacco portato contro il Dar al-Islam, incarnato dai luoghi santi di Mecca e Medina. Il “Jihâd” venne predicato contro l’infedele britannico e russo, con l’intento porre un freno all’avanzata anglo-russa in Asia Centrale. Le divisioni culturali e razziali esistenti tra i popoli dell’Asia Centrale ostacolarono però la creazione di una qualsiasi lega islamica. Il coinvolgimento straniero nel movimento pan-islamico ebbe inizio alcuni anni prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando idee circa l’egemonia turca in seno ai movimenti panturanici e panislamici nazionalisti vennero diffuse in tutta l’Asia Centrale.  Durante la guerra la Germania adottò rapidamente il Panislamismo come uno di mezzi per destabilizzare il potere britannico in Asia. Sarebbe stata una mossa riuscita, se le forze turco-tedesche avessero raggiunto il Turkestan Russo. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre il giovane stato sovietico si presentò come il campione delle idee pan-islamiche e panturaniche in Asia Centrale.  Seguendo una linea politica estremamente pragmatica, i sovietici seguirono con attenzione, specie nel Caucaso , gli sviluppi pratici di quella che fu la tendenza culturale forse più innovativa nel pensiero islamico d’Asia Centrale dell’Età moderna: l’Usûl-i jadîd.  Nato come programma di riforma dell’educazione in seno alla ricca borghesia tatara di Kazan’ e della Crimea, presto si trasformò in movimento politico, espandendosi nel Turkestan e a Bukhara, dove era stato teorizzato già nei primi anni del secolo XIX.  L’esponente più famoso del movimento fu Ismail Bey Gaprinskij (Gaspiralı, 1851-1914) , il cui fine ultimo era quello di trasmettere la cultura europea ai popoli musulmani e di unirli sulla base di un idioma comune, di una forma razionale di religione e di una comune civiltà moderna.  I mercanti e gli intellettuali tatari formatisi in Europa , introdussero le scuole jadîdi a Tashkent e Bukhara, da dove venivano diffuse le nuove idee in tutto il Turkestan.  Allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, il movimento jadidista, una volta resosi conto che né i Bianchi né i Bolscevichi avevano intenzione di cedere la supremazia russa nell’Asia Interna, si organizzarono per dar vita ad una rivolta su larga scala, che coinvolgesse tutti i musulmani dell’Eurasia.  
Tra il 1917 ed il 1924, anno della presa di Bukhara , le “Rivolte dei Basmachi” (ossia combattenti) impegnarono il governo di Mosca per tutti gli anni ’20 , tanto che lo stesso Lenin, nell’ottica della sua politica delle nazionalità, propose la creazione di due differenti organismi speciali per fronteggiare le rivolte: la TurkSovnarKom, che operò dal 1918 al 1920 sotto la supervisione del Soviet di Tashkent, e la TurkKomissija, attiva dal 1921 al 1928.  
Il “Congresso dei Popoli Orientali”, tenutosi a Baku nel settembre del 1920 , oltre a stabilire il futuro di Bukhara , vide tuttavia un’eccezione alla linea dura: Lev Karakhan (1889-1937). Egli, con il suo “Manifesto” del 27 settembre 1920 , non solo stabilì i princìpi che avrebbero dovuto regolare il rapporto tra Islam e Costituzione Sovietica, ma gettò le basi per la normalizzazione delle relazioni tra Stato Sovietico e Cina, concretizzato dal Trattato Sino-Sovietico del 31 maggio 1924  evitando così che i germi del nazionalismo islamico, particolarmente attivi nelle regioni di confine come la Valle del Ferghana e Andijan, grazie all’appoggio di Russi Bianchi e agenti britannici , potessero estendersi al Turkestan cinese. Qui il Governatore Yang Zengxin (1867-1928) conduceva una politica estera caratterizzata da relazioni amichevoli con i sovietici, non interferendo nelle loro politiche di pacificazione della regione.  Un elemento di ulteriore instabilità fu invece portato da un uomo il cui sogno era riunire tutto il Turkestan, da Ashgabad a Khotan, in un’unica nazione: Enver Paşa (1881-1922).  L’ex-Ministro della Guerra ottomano collaborò con il noto turcologo bashkiro Zeki Velidi Togan (1890-1978), dopo averlo conosciuto a Mosca nella primavera del 1920 , durante un incontro tra le varie associazioni islamiche rivoluzionarie. Mentre Togan riuscì creare un vero movimento politico, basato su dei concreti programmi di riforma , Enver era mosso più dall’entusiasmo che da un vero progetto politico, sebbene ottenne qualche successo nel 1920, grazie anche all’aiuto dell’ex-triumviro Cemal Paşa e, per un biennio, dallo stesso Lenin.  Il suo sogno panturanista finì presso Dushanbe, falciato da una raffica di mitragliatrice da un reparto di cavalleria bashkira dell’Armata Rossa, mentre caricava con una ventina dei suoi uomini cercando di spezzare l’accerchiamento.  
Così la scuola di Tashkent focalizzò il suoi interesse sull’India, usando la Kashgaria come una strada privilegiata per estendere l’influenza politica nello Xinjiang.  In Turkestan la comune religione musulmana costituì sempre un fattore secondario rispetto all’appartenenza etnica, facendo sì che il movimento panislamico rimanesse un solo un’utopia.  
Tra le personalità che vennero segnate dall’esperienza delle Rivolte dei Basmachi vi furono i futuri ispiratori della Turkestanische Legion: il kazako Mustafa Çokay, l’uzbeco Veli Kayum Khan  e l’uzbeco Baymirza Hayit. 
Nato da nobile famiglia nei pressi di Kyzyl Orda, allora Krai del Turkestan, Mustafa Çokay (Chokaev, 1890-1941) dopo aver studiato giurisprudenza a San Pietroburgo, tra il 1913 e il 1917 partecipò alla Seconda Duma, fondando poi il partito islamico Shura-i Islamiyya (il Consiglio islamico). Prolifico giornalista, si battè per l’autodeterminazione dei musulmani d’Asia centrale e, all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, fu tra i fondatori del partito nazionalista kazako Alash Orda, divenendo una delle figure di spicco della rivolta antibolscevica di Kokand del 1917 e del seguente Governo Autonomo di Kokand (27 novembre 1917-18 febbraio 1918). Fallito questo, partecipò alle lotte antibolsceviche a Ufa (1918) e in Georgia (1919). Rifugiatosi prima a Istanbul, insieme a Velidi Togan, e poi a Parigi, diede vita a due importanti giornali irredentisti, Yeni Türkistan (Istanbul, 1927-1931) e Yash Turkestan (Parigi, 1929-1939), che servirono a ispirare molti esuli alla vigilia della guerra. Con la presa tedesca di Parigi, si recò a Berlino, dove incontrò Veli Kayum Khan, esule uzbeco, e vide nelle politiche antibolsceviche di Hitler una possibilità concerta per liberare il “Turkestan”, e in generale i Musulmani sottoposti al potere sovietico, dalle politiche di  “collettivizzazione” di Stalin. 
Veli Qayyum Khan (Veli Kayum Khan, 1904-1993) nacque nel 1904 a Tashkent e giunse in Germania nel 1922 per studiare Economia e Agraria. Allo scoppio della guerra fondò in Germania il Comitato d’Unità Nazionale del Turkestan (Millî Türkistan Birligi Komitesi). Fu editore dei giornali Millî Adabiyat e Millî Türkistan (Berlino 1942-45, Düsseldorf 1950- 1975) quest’ultimo pubblicato in quattro lingue: Turkî (Turkestano in alfabeto latino e arabo-persiano), Inglese e Arabo. Dopo la Guerra si recò spesso in Arabia Saudita e in Turchia per perorare la causa del Turkestan. Morì in Germania nel 1993. 
Baymirza Hayit (Mahmutmirzaoğlov, 1917-2006) nacque a Namangan, storico centro del pensiero mistico naqshbandi, e dopo aver studiato a Tashkent, nel 1939 venne nominato tenente di un reparto carri si stanza in Polonia. Durante l’Operazione Barbarossa venne fatto prigioniero dalla Wehrmacht, e giunto a Berlino entrò in  contatto con Mustafa Çokay. Grazie a questi entrò a far parte della Turkestanische Legion, contribuendo attivamente nel settore della propaganda attraverso la pubblicazione di articoli su Kirim (Crimea) settimanale per i Tatari di Crimea (Berlino, 1944-1945), Deutsch-tatarisches Nachrichtenblatt, mensile per i Tatari del Volga (Berlino, 1944-1945), Yeni Türkistan (Neues Turkestan, versione tedesca dell’omonima testata del 1927-1931), Svoboda (Die Freiheit, Berlino 1944-1945 ), pubblicato per la 162ª e Türk Birligi (Türkische Einheit, Berlino 1944-1945) per la Osttürkischer Waffen-Verband der SS. Dopo la guerra continuò la sua opera di studioso insegnando Turcologia in diverse università tra cui Harvard, Colonia, Hacettepe (Ankara), Marmara (Istanbul) e l’Università di Istanbul. È morto a Berlino nel 2006. 


La 162ª Divisione Fanteria “Turkoman” in Italia

All’indomani dell’8 settembre 1943 i Tedeschi, vista la situazione di pressione creata dagli Alleati lungo la  Linea Verde N.1, o "Linea Gotica" (che andava da Pesaro a Massa Carrara, per una lunghezza di 320 km), impegnarono su questa 22 divisioni (insieme a due italiane) con una forza media di 10-12.000 uomini per divisione.compreso un quinto circa di Hilfswillige. In totale dunque non si arriva a 250.000 uomini (circa 800 uomini ogni chilometro). Tra tutte le divisioni tedesche Italia la 162 Turkestanische Infanterie Division, trasferita dalla Slovenia, era la più grande in termini di uomini fra tutte le divisioni indipendenti delle Legioni, e venne dunque ridistribuita a seconda delle necessità strategiche. Già a fine settembre, in vista di una invasione dell'Italia a seguito della caduta di Mussolini, venne trasferita nel settore Italia Settentrionale (Oberitalien) emessa in organico al II. SS-Panzerkorps, a sua volta a disposizione  dello Heeresgruppe B (HG B). Nel dicembre fu posta a presidiare il Norditalia in seno al II. SS-Panzerkorps della 14. Armee (HG C), comandato dal Generaloberst Eberhard von Mackensen, per poi essere assegnata, nel gennaio del 1944 allo Oberbefehlshaber Süd in Liguria. Fino al maggio dello stesso anno rimase in Liguria, dove fu sottoposta al LXXV. Armee-Korps dell'Armee-Abteilung comandata dal generale d'Artiglieria Gustav-Adolf von Zangen (HG C). Questo venne creato in Italia nel marzo '44 nel settore dell'Heeresgruppe C, impiegando il Generalkommando des LXXXVII. Armee-Korps nella Operationszone "Alpen Vorland" (elm.278.ID). Dopo che quest'ultimo venne trasferito nella Operationszone "Adriatisches Küstenland" (Alarm-Rgt Brandenburg), a giugno, ora comandata dal Generalleutnant Ralph von Heygendorff, la 162ª passò  al XIV. Panzerkorps della 14. Armee (HG C) che la impiegò in Toscana. Nel corso del mese ebbe l'appoggio dello schwere Panzer-Abteilung 504, combattendo in Toscana fino a luglio. 
Il Generalfeldmarschall Albert Kesserling, preoccupato per un possibile sfondamento alleato sulla direttrice Firenze-Bologna-Ostiglia-Ferrara che avrebbe spezzato in due le forze tedesche in Italia, eliminando la 14. Armee che combatteva in Toscana e Liguria, si vide osteggiato dal Generale Heinrich von Vietinghoff-Scheel, comandante della 10. Armee. L'armata era costituita da due Corpi d'Armata, a LXXVI. Panzer-Korps del Generale Traugott Herr e il LI Alpin-Jäger del Generale Valentin Feurstein. Von Vietinghoff decise infatti di aumentare le esercitazioni tattiche e di rinforzare le difese costiere e aumentare di un reggimento la 162 Turkestanische (Infanterie-Regiment 329), che, in seguito all'attacco britannico sull'Adriatico del 25 agosto, era stata trasferita nel settore di Rimini e sottoposta al Venetianische Küstenland della 10. Armee (HG C). Trasferita sotto nella LXXVI. Armee-Korps di Traugott Herr, durante la difesa della Linea Verde la 162ª  “Turkoman” combattè con determinazione in tutte le fasi dello sfondamento alleato. Reparti della divisione furono impegnati nella difesa della Linea Verde nella Romagna meridionale: combatterono dal Conca al Marano, durante la 1ª Battaglia di Coriano (4-6 settembre, difendendo l'aeroporto di Rimini), a San Marino (17-18 settembre) e soprattutto nell'ultima fase della 2ª Battaglia di Coriano, nota come Battaglia di Rimini-San Marino, o Battaglia della Linea Gialla (18-20 settembre 1944). Durante il ripiegamento da Rimini a San Marino, che interessò anche tutta la Val Marecchia, la 162ª partecipò quindi alla battaglia di San Fortunato, il 19 settembre, dove si distinse lo Artillerie-Regiment 236, con i suoi cannoni Ansaldo e i battaglioni I e II del  Infanterie-Regiment 314, subendo numerose perdite. 




Una volta collassata la linea dopo la Battaglia di Montecieco (20 settembre), dove la 162ª fu impegnata come ultima risorsa, lo stesso Vietinghoff, per giustificare l'operato del Generale Herr contro il parere di Kesserling, difese la  162ª: "I turkmeni hanno resistito per due giorni poi hanno ceduto a causa delle deboli forze di Polack (...)". 
Tra il 20 e il 21 settembre, durante la ritirata da Rimini, il  LXXVI. Panzer-Korps di Herr cerca di resistere dietro il Marecchia, ma è così debole che si limita a presidiare alcuni capisaldi. La strenua resistenza delle forze tedesche sì che Kesserling definisca la "Battaglia degli Appennini"(compreso il Fronte toscano) una "pagina che rimarrà famosa nella storia militare della Germania". 
Tuttavia le perdite furono altissime, e il solo LXXVI. Panzer-Korps registra da subito 17.550 perdite, di cui 108 della 162 Turkestanische Infanterie Division. Nel solo periodo dalla 2ª Battaglia di Coriano alla Battaglia della Linea gialla il  LXXVI. Panzer-Korps perse 8.929 uomini, ossia mille al giorno. Dopo la battaglia, dei 92 battaglioni in organico alla Wehrmacht in Italia solo 10 avevano ora più di 400 uomini, sedici ne avevano 3 o 400, ventisei 2 o 300 e trentotto non arrivavano nemmeno a 200 uomini. Tre battaglioni sono poi completamente scomparsi, tra questi il II/314 della 162ª, la quale, all'alba del 22 settembre, aveva i seguenti complementi: 303 Infanterie-Regiment 790 (310),  314 Infanterie-Regiment 380 (220),  329 Infanterie-Regiment 830 (210). Il  II/314 era scomparso sul Covignano. Durante la ritirata e la liberazione di Bellaria da parte della 2ª Divisione Corazzata neozelandese, vengono fatti prigionieri 123 turcomanni. Tuttavia lungo la Adriatica Romea (nome in codice "Black Diamond") paracadutisti e turcomanni resisterono duramente, ma sul Rubicone ne vennero fatti prigionieri altri venti. La ritirata verso la Liguria è un inferno.
Tra il dicembre del '44 e il gennaio del 1945 ciò che resta della 162 Turkestanische Infanterie Division è in Liguria con lo Heeresgruppe C (HG C) nella riserva della Armee Ligurien (Heeresgruppen Ligurien), creata come ampliamento dello LXXXVII. Armee-Korps per controllare le armate tedesche e italiane che operavano nel Centro-nord e comandata dal Generale Rodolfo Graziani. Nel gennaio 1945 la 162ª venne trasferita in Emilia, e impiegata in operazioni antipartigiane sugli Appennini del parmense, reggiano e modenese. Nel ricordo di molti partigiani  del reggiano e del parmense che militarono nelle Brigate Garibaldi, il 10 gennaio 1945, un drappello di “Mongoli”, come venivano chiamati, incrociò tra Vianino e il fondovalle un folto gruppo di partigiani appartenenti alla 31ª (32ª) Brigata Garibaldi, cui si erano aggregati alcuni renitenti di Varano de' Melegari (bassa Valle del Ceno, nel parmense). I “Mongoli” ebbero facilmente il sopravvento sulla banda, poi continuarono a rastrellare verso nord. Alcuni giorni più tardi ebbe luogo nel reggiano, tra Scandiano e Baiso (tra Sassuolo e Reggio Emilia), un vasto rastrellamento nel quale operarono di nuovo i legionari della Turkestan.
Nel marzo dello stesso anno continuò a combattere sotto al LXXVI. Panzerkorps della 10. Armee (HG C) nel settore di Bologna, sempre in azioni antipartigiane, specialmente nelle Valli di Comacchio, dove in aprile gli anglo-italiani riuscirono a catturare più di 900 uomini della Turkoman. Dopo il 25 aprile ciò che rimaneva della 162ª iniziò la ritirata verso Padova, dove l'8 maggio si arrese alle truppe britanniche. Da Padova vennero trasferiti a Taranto, e da lì Odessa. Questi ultimi superstiti raggiunsero i prigionieri presi in seguito alla Battaglia di Rimini-San Marino, rimpatriati in Unione Sovietica attraverso il canale di Suez  e l'Iran. Una volta in mano sovietica, tutti gli ex-appertenenti ai reparti della Wehrmacht vennero condannati a vent'anni di lavori forzati, sparendo in quello che divenne noto come "l'Arcipelago Gulag".





162 Turkestanische Infanterie Division “Turkoman”
Gliederung:
Infanterie-Regiment 303 Infanterie-Regiment 314 Infanterie-Regiment 329 (dal 15/08/1944)
Divisions-Bataillon 162 Artillerie-Regiment 236 Pionier-Bataillon 936 Panzerjäger-Abteilung 236
Aufklärungs-Abteilung 236 Infanterie-Divisions-Nachrichten-Abteilung 236 Nachschubtruppen 936
Divisionskommandeure:
13/04/1943-21/05/1944: Generalmajor Professor Dr. Oskar Ritter von Niedermayer
21/05/1944-8/05/1945: Generalleutnant Ralph von Heygendorff
Ofizieren:
15/11/1943-25/04/1944: Obersleutnant Kurt Busch
30/04/1944-05/1945: Major Erhard Adler



Testimonianze
Il Comandante partigiano, poi Generale di Corpo d'Armata dell'EI, Mario Nardi (1913-2007) riportato dal Gorrieri, ricorda che: “Secondo informazioni da me non potute controllare, le forze attaccanti sarebbero risultate costituite da due divisioni tedesche (una probabilmente turcomanna in quanto nel settore nord gli attaccanti erano per la maggior parte di razza mongoloide) e due battaglioni di milizia fascista”, e che in seguito: “I mussulmani della Türkestan, partendo dalla zona di Borgotaro, investirono a largo raggio il settore Ovest-Cisa muovendo verso nord in direzione di Salsomaggiore (...) I partigiani, strettamente marcati nel loro sganciamento verso la Val Ceno, si trovano tagliata la strada dalle truppe musulmane che il 2 gennaio 1945 hanno già raggiunto Ponteceno. Ai partigiani della 32a brigata Garibaldi non resta che rifugiarsi a ridosso del confine piacentino”.
In: Gorrieri, Ermanno. La Repubblica di Montefiorino. Per una storia della Resistenza in Emilia. Bologna: Il Mulino, 1966, pp.404-405.
Nel suo diario di guerra, il Generale Guido Monardi annotava: "I guerriglieri sospinti dai reparti della divisione Türkestan si ritirarono precipitosamente camuffandosi e mimetizzandosi fra la popolazione civile".
In: Pisanò, Giorgio. Storia delle forze armate della RSI (1943-1945). Milano: FPE, 1982, vol. I, p. 579


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