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sabato 29 marzo 2014

Maggio 1919: Terza Guerra Afgana

SOLDATI  ITALIANI IN TERRE STRANIERE
Afganistan
Il profilo storico della crisi

La Terza  Guerra Afgana

3^ guerra AFGANA, maggio 1919


b.     Le origini del conflitto
Gli antefatti:
L’Afghanistan ebbe l’occasione migliore per mettersi alla pari con le altre nazioni dopo la prima guerra mondiale, quando prese il potere il nipote di Abdur Rahman Khan, il riformatore Amanullah Khan; dando di sé l’immagine di un re piuttosto che di anacronico “emiro”, costrinse, nel 1919, una Gran Bretagna indebolita, al riconoscimento dell’indipendenza afgana.
L’Afghanistan attraversò, nel periodo in trattazione, un periodo nuovo della sua storia, in cui i rapporti tra le potenze europee cambiarono, avviandosi allo scoppio della 1^ Guerra mondiale. I rapporti tra le potenze diventano quindi tesi: si ebbe l’agonia dei grandi imperi, da quello ottomano, a quello austro-ungarico, a quello russo. Era il preludio di un periodo di profondi cambiamenti. Vi fu un disinteresse generale per l’Afghanistan da parte delle potenze straniere, in primis la Gran Bretagna, che aveva già consolidato i propri confini in Asia centrale.
Le cause reali, remote e prossime:
Per Cabul, con la sovranità limitata, causa la presenza dei due potenti vicini, le possibilità di autonomia in politica estera erano ridotte. Fu in questo periodo che si assistete a vari tentativi di rafforzamento del potere centrale, da parte dell’ormai vecchio Rahman. Diversi gruppi tribali vennero sconfitti da quello che è ormai l’esercito del regno d’Afghanistan Alla morte di Rahman Khan (l’emiro di ferro) nel 1901 successe il figlio Habibullah Khan, che regnò fino al 1919. Durante questo periodo la Gran Bretagna estese la sua sfera di influenza sul paese, autorizzata dalla Russia, nell’ambito dei giochi geo-strategici tra le due potenze.  Nel 1919 Habibullah venne assassinato e, dopo una lotta armata, il potere passò al terzo figlio Amanullah. Sotto questo nuovo re il Paese cominciò a confrontarsi con gli altri Stati, in maniera paritetica in ambito internazionale e fece scaturire un sentimento antibritannico fino a sfidare la volontà degli stessi. 
(1)  Le cause apparenti: Le cause  gli scopi conclamati dalle Parti: provocazioni, incidenti diplomatici, di frontiera, liberazioni di territori o di minoranze “oppresse”:
Ammanullah prima di ogni cosa denunciò i trattati di protettorato inglesi, facendo leva sul crescente nazionalismo, ispirato, tra gli altri, da un influente e colto uomo religioso, Mahumod Tarzi, cugino di Habidullah Khan e dal sentimento contro lo straniero europeo suscitato dall’eccidio ad opera delle truppe inglesi nel Punjab indiano, nella città di Amristar, avvenuto il 13 aprile 1919[1]. Ammanullah considerando che l’Inghilterra, uscita da poco dalla 1^ guerra mondiale, non era pronta per affrontare un altro conflitto, ingaggiò l’esercito inglese con numerosi incidenti di frontiera, sfruttando il supporto delle tribù Pashtun, posti al di qua e al di là del confine.

3.   LA SITUAZIONE GENERALE
a.                 Situazione generale militare  
Per quanto riguarda l’esercito britannico, dopo la prima guerra mondiale, furono mantenute delle unità (tra cui anche alcune indiane) nella frontiera nord-ovest, per stabilire la pace tra le varie tribù. Il collasso della Russia e l’emergenza del bolscevismo condusse ad una sostanziale inversione di tendenza in Afghanistan nel 1919, allo scopo di garantire sicurezza al continente sub-indiano.
(1)    I Quadri – le forze – i mezzi
(a)            I Capi: Organizzazione del vertice Operativo (Comando Supremo) 
Gli SM: La loro organizzazione ordinativa
                                    I Quadri: Ufficiali in spe e di complemento
(b)      Le forze terrestri; unità in genere, di pronto impiego, di riserva
ESERCITO AFGANO:L’esercito afgano era composto da 50.000 uomini, organizzati su 21 reggimenti di cavalleria, 75 battaglioni di fanteria con circa 280 moderni pezzi di artiglieria, organizzati in 70 batterie di supporto. Per rinforzare l’esercito, il comando di vertice afgano poteva contare sulla fedeltà di circa 80000 uomini, provenienti dalle tribù di frontiera ed su un numero indeterminato di truppe desertiche delle unità della milizia locale; queste ultime erano sotto comando britannico.
ESERCITO ANGLO-INDIANO: I britannici e le forze indiane, senza includere le forze di frontiera, erano costituite su 8 divisioni, organizzate su 5 brigate indipendenti di fanteria e 3 di cavalleria. Queste forze erano anche impegnate nella frontiera del nord-est. Le risorse che i britannici potevano utilizzare erano pertanto costituite da 2 brigate di cavalleria a cavallo, 2 divisioni di fanteria e tre brigate di frontiera, insieme alla milizia di frontiera ed i corpi irregolari. L’artiglieria era di supporto diretto e le 2 divisioni di frontiera avevano una limitata capacità di obici e mortai.[1]            
Le forze aeree
Durante il conflitto si ebbe l’utilizzo dell’Airco DH 9(bombardiere inglese utilizzato anche nel corso della 1^ Prima Guerra Mondiale. Biplano a motore singolo, fu realizzato sulla base del precedente DH.4. Furono costruiti numerosi esemplari utilizzati principalmente dal Royal Flying Corps e dalla Royal Air Force. Il DH.9 ottenne discrete prestazioni, considerato l’alto numero di velivoli caduti. I velivoli in dotazione al 47° e 221° squadrone RAF furono inviati in Russia ed Afghanistan, appunto, equipaggiati con il potente motore statunitense Liberty L-12).                       
(c)     I materiali di armamento
di equipaggiamento;
ESERCITO ANGLO-INDIANO:
Le armi dell’esercito Anglo-indiano
Artiglieria inglese:
a. Artiglieria della Royal Field Artillery:
-    Nr. 6 batterie di artiglieria da campo “18-pounder Gun”
-    Nr. 3  4.5 inch howitzers
b. artiglieria della Royal Horse Artillery
-    Nr 1 batteria di 13-pdrs.
-    Nr.2 batterie di 6-inch howitzer
c. artiglieria della Frontier Garrison Artillery
-    Nr 1. batteria da montagana 3.7 inch Mountain Howitzers.
Artiglieria indiana:
Nr.2 batterie da montagna2.75-inch mountain guns
Mitragliere in dotazione del tipo.303 Maxims.
ESERCITO AFGANO:
L’esercito regolare afgano non era in realtà pronto per la guerra, i livelli più alti degli ufficiali erano stati decimati per motivi politici; lo stesso era inoltre poco addestrato e mal pagato. I fucili variavano, dai moderni di origine tedesca, turca e britannica, fino agli obsoleti Martinis e Snyders. Poche unità di fanteria avevano baionette. L’artiglieria era montata a cavallo o a spalla e includeva i moderni obici Krupp calibro 100, i cannoni da montagna Krupp calibro 75 e vecchi mortai. Avevano inoltre poche e vecchie mitragliatrici tipo Gardiner a 4 canne. Le scorte di munizioni ed il rifornimento erano difficoltosi. La polvere nera era usata sia per deflagrare, che per detonare. Le fabbriche di armamenti di Cabul erano primitive e non c’erano trasporti organizzati.
i mezzi tecnici: NN
          i servizi: NN
(d)     Gli ordinamenti civili: vedasi parte generale

(2)    Le dottrine operative
Il leader afgano Habdullah dimostrò di aver prodotto una lucida analisi della situazione: percepì la debolezza inglese dovuta all’impegno della prima Guerra Mondiale ed agli impegni collegati con l’insurrezione in India. Riuscì ad esercitare un’azione carismatica nei confronti dell’etnia Pashtun, coalizzandoli e utilizzandoli contro gli inglesi e facendo leva sul sentimento nazionalista e anti-inglese. Le tribù Pashtun, sfruttando la meticolosa conoscenza del territorio, erano in grado di mantenere un vantaggio tattico sul più efficiente, preparato ed equipaggiato esercito inglese. Inoltre, Habdullah, consapevole di non poter contare su un esercito adeguatamente preparato d di una efficace catena di catena di comando e controllo, si prefisse l’obiettivo di non ricercare lo scontro aperto e decisivo, bensì basò la sua strategia su singoli azione tattiche sulle frontiere con l’obiettivo di disarticolare il dispositivo inglese anche grazie all’azione congiunta con le tribù Pashtun. I britannici dimostrarono un’ elevata flessibilità dello strumento militare, adottando prontamente nuove dottrine più aderenti alle mutate situazioni dello scenario, come ad esempio l’impiego dello strumento aereo, ribaltando la situazione tattica.

b.   Avvenimenti e provvedimenti in vista del conflitto
(a)   Politici e diplomatici
Negli anni ’80, gli inglesi erano riusciti nell’intento di  creare uno Stato cuscinetto ragionevolmente stabile, che li proteggesse da interferenze russe ed in modo tale che le ricchezze indiane fossero al sicuro. Proprio con Abdur Rahman, infatti, i confini afgani assunsero l’attuale fisionomia; ma i russi non erano certo disposti a restare a guardare. Nel 1877 la città di Kashgar era tornata a far parte dello Xinjiang, con disapprovazione dello zar. Russia che potè però mettere un console nella città ed avviare accordi commerciali anticipando logisticamente gli inglesi. In detta fase vi è anche la comparsa di altra potenza dell’area: la Cina. Gli inglesi cercarono di non rimanere indietro rispetto ai russi, cercando di esplorare zone fino a quel momento “vergini”, ma che costituivano un’incognita: le catene del Pamir, dell’Indukush, dell’Himalaya ed il deserto del Karakum. I russi nel frattempo avevano spostato la loro azione sulla conquista della città di Merv (avvenuta nel 1884). Sul finire dell’800, quindi, per espresso desiderio dei governi britannico e russo di creare un cuscinetto tra i rispettivi imperi, vengono definiti in maniera perpetua, i confini del Paese. Nel 1893 viene tracciata la Linea Durant, che stabilì la frontiera occidentale dell’Afghanistan, motivo scatenante la due guerre afgane precedenti e che sarà causa del terzo conflitto afgano. Inoltre l’eccessivo potere che la Russia aveva raggiunto in estremo oriente stava allarmando il Giappone. Nel 1904 i giapponesi attaccarono senza preavviso le grande base russa di Port Arthur, dando inizio alla guerra russo-giapponese; ma le sconfitte riportate fecero propendere per la fine delle ostilità. Nel 1905 venne firmato un trattato di pace, che rappresentò la fine del sogno di un grande impero d’oriente per lo zar Nicola.
(b)  Economico-finanziari
Il 31 agosto 1907 venne firmata la storica convenzione anglo-russa(si divise l’Iran in due sfere d’influenza e si decise di instaurare equamente opportunità commerciali in Afghanistan, con il Tibet che venne assegnato al controllo della Cina). Con detti accordi l’Afghanistan rimaneva sotto influenza britannica, mentre gli inglesi si impegnavano a non intraprendere azioni contro la Russia ed altrettanto valeva per gli afgani. La convenzione de qua segnò la fine del “Grande gioco”. Gli afgani non furono di certo contenti di essere stati spartiti in sfere di influenza distinte, anche perché non consultati prima, non tenendo conto delle frontiere esistenti, legate ad etnie e lingue diverse.
(c)   Di carattere militare
Si ricorda ciò che avvenne il 13 aprile 1919, il grave incidente con l’eccidio da parte delle truppe inglesi ad Amristar, città del Punjab, allora parte dell’India.
(d)  Di azione e di guerra psicologica
c.   Considerazioni riepiologative
(1)    Correlazione fra Intendimenti e Possibilità: NN
(2)    Rapporti di potenza fra le Parti contendenti
Da un punto di vista militare, la guerra durò appena un mese, a partire dagli inizi di maggio 1919 ed ebbe un costo di vite umane alquanto limitato rispetto alle altre due guerre, sebbene le perdite, in termini di malattie(malaria) furono notevoli. Il conflitto si concluse sostanzialmente con uno stallo, con gli attacchi afgani respinti ed una controffensiva anglo-indiana, sostenuta anche da attacchi aerei, che ottenne risultati soltanto parziali.
4.   LA SITUAZIONE PARTICOLARE
a.   Eventuali operazioni precedenti
Si ricorda la prima guerra afgana, dal 1838 al 1842 e la seconda guerra afgana dal 1878 al 1881.
b.   L’ambiente Operativo
(a)     Delimitazione e inquadramento
Il conflitto avvenne lungo la frontiera con l’India ed interessò prioritariamente le città di Risalpur, Dakka, Jalalabd, Cabul, lungo la strada Grand Trunk, in prossimità del Khyber Pass.  Le truppe afgane presero il controllo dei pozzi d’acqua lungo tutto il confine indiano, ove si scontrarono con l’esercito anglo-indiano.
(b)    Caratteristiche fisiche superficie: vedasi parte generale
(c)     Caratteristiche antropomorfiche
(d)    Eventuali precedenti storici
c.   I piani operativi
d.   Le Forze in campo
(a)     Entità e qualità
ESERCITO ANGLO-INDIANO
Unità inglesi
1° King's Dragoon Guards
1°/4° Queens Regiment
4° Buffs
2° Kings Liverpool
2°Somerset LI
1° Green Howards
1° Duke of Wellington’s Regiment
2°/4° Border Regiment
1° Royal Sussex
1/5 Hampshire
South Lancashire
1°/4° Royal West Kent
2° North Staffordshire
1/25 London
Kent Cyclist Bn
15°, 20°, 21° Machine Gun (Cav) Companies
3°, 15°, 22°, 222°, 260°, 263°, 270°, 288° Machine Gun Companies
Unità indiane
1°, 2°, 13°, 16°, 17°, 20°, 23°, 25°, 27°, 33°, 37° reggimenti di cavalleria
37°, 39° reggimenti di fanteria
Sostanzialmente l’esercito indiano operò nell’Asia centrale durante il 1919 (8° cavalleria, 2°, 19°, 21°, 24°, 25°, 32°, 39°, 67°, 84°, 89° fanteria, 2/6 Gurkhas).

ESERCITO AFGANO:
L’esercito regolare fu sostenuto dallo Stato e comandato da un leader di governo, in particolare si ricorda a capo dello stesso il Generale Nadir Khan, che, successivamente dal 1929 al 1933 divenne anche re dell’Afghanistan. La leva delle tribù e quella regionale- forze irregolari- erano datati di soldati part-time reclutati dai capi delle tribù stesse. Il capo usufruiva dell’esenzione tributaria, terre di proprietà, denaro in contante ed altri privilegi in cambio. La milizia includeva tutti liberi ed abili soldati della comunità, pronti a combattere, probabilmente, solo in casi eccezionali, per cause comuni e sotto il comando di un capo regionale. Dalla combinazione di queste tre istituzioni fu creata una formidabile forza, i cui componenti integrarono ogni altra forza e resero impercettibili le loro debolezze.
(b)    Dislocazione iniziale
Il 1° King's Dragoon Guards presidiò Meerut fino all’ottobre del 1918, quando fu sostituito sul posto dal 21° (Empress of India's) Lancers  e mosse verso Risalpur. Il 2 maggio 1919 le truppe afgane presero il controllo dei pozzi d’acqua lungo la parte del confine indiano. Amanullah fu intimato a ritirarsi, ma egli in tutta risposta spedì più truppe a rinforzo di quelle che presidiavano i pozzi e mosse altre unità afgane su ulteriori punti lungo la medesima frontiera.
e.   Considerazioni riepilogative
Di rilievo, circa la situazione particolare, è da evidenziare l’aspetto afgano, ove l’emiro Amanullah trascurò le forze armate, dimostrando in questo senso di non sapersi confrontare con i signori della guerra delle singole regioni, che egli affrontava con l’esazione delle tasse, essenziale per compensare la perdita del contributo inglese. Tradizionalmente il governo afgano contò su tre istituzioni militari e precisamente: l’esercito regolare, la leva delle tribù e la milizia.

5.   GLI AVVENIMENTI
a.   Le operazioni di guerra
(1)    Terrestri
(2)    Aeree (eventuali)
(3)    Navali (eventuali)
(4)    Anfibie o tridimensionali
(5)    Eventuali operazioni concomitanti di guerriglia e di controguerriglia
(6)    Azione e guerra psicologica
Il vero scopo dell’insurrezione afgana era quello di recuperare i territori perduti nel corso degli ultimi quarant’anni. Lo scontro militare durò appena un mese ed il costo in termini di vite umane fu limitato rispetto alle altre due guerre. Il conflitto si concluse sostanzialmente con uno stallo da parte inglese, che non riuscì nei suoi intenti. In questa occasione venne impiegato, per la prima volta contro la popolazione, l’aereo da parte della RAF, ma anche questo impiego non fu in grado di sbloccare la situazione. Le truppe afgane, il 2 maggio 1919, vennero inviate a presidiare i pozzi d'acqua, d’importanza strategica data la geografia dell’area, lungo il confine indiano. Il 1° King's Dragoon Guards, reggimento che ha svolto il grosso delle operazioni durante questa campagna, venne inviato il 6 maggio lungo il confine per contrastare la minaccia, in particolare a Peshawar dove era in atto una levata di massa. Il primo impegno del reggimento fu appunto quello affrontare tale emergenza: oggi potremmo dire di counter insurgency in ambiente urbano.
Un altro episodio degno di rilievo è quello relativo all'invio dello stesso Reggimento a Jamrud Fort, nei pressi della frontiera indiana. Lungo l’itinerario, il reggimento transitò per Dakka, un villaggio presso il quale gli afgani insediarono una base operativa avanzata; questa venne trovata deserta a seguito del bombardamento da parte della RAF che aveva costretto gli afgani alla fuga.
In sintesi, gli inglesi, ben organizzati, addestrati ed equipaggiati riuscirono ad ottenere successi locali dettati dalla superiore tecnologia, dalla capacità organizzativa e dalla dottrina, che permetteva di ottenere il controllo dei centri urbani chiave. Tuttavia il terreno nel quale operavano e le tattiche tecniche e procedure utilizzate dagli afgani fornirono agli stessi un vantaggio in campo tattico, basato su  tecniche di imboscata, riuscendo a mettere in difficoltà la cavalleria inglese e la sua mobilità.
In sintesi, la terza guerra afgana è stata una tipica, quanto anomala, guerra di frontiera e richiese costante vigilanza contro un nemico che avrebbe preso immediato vantaggio da semplici disattenzioni.
L’8 agosto 1919 venne firmato il trattato di pace con l’Afghanistan, tuttavia le attività di guerriglia lungo il confine continuarono a manifestarsi. Il “King's Dragoon Guards”  lasciò definitivamente la città di confine, Dakka, il 25 agosto 1919. Con il Trattato di Rawalpindi, con cui Londra manteneva tutte le conquiste precedenti, venne riconosciuta l’indipendenza dell’Afghanistan, l’Inghilterra perse il diritto di attraversamento del territorio afghano in quanto cessò di pagargli il sussidio.

b.   Gli avvenimenti politici ed economici durante le operazioni
(1)    Iniziative politiche ed economiche dei belligeranti
Il programma di riforme di Amanullah, che lo stesso portò avanti, provocò i tradizionalisti, con il tentativo di istituire scuole all’occidentale e con un tentativo di emancipazione delle donne. Ritornando alle condizioni generose del trattato, concesse dagli inglesi, esse si spiegano soltanto con la volontà britannica, dopo le carneficine della guerra mondiale, di contenere il costo politico, economico e sociale dei propri impegni coloniali. Era un segno di debolezza, che mostrava come anche il colosso inglese, che negli anni precedenti aveva fatto parte del Grande Gioco, esaurì le proprie energie.
(2)    Interferenze di Parti o Paesi
(3)    Interferenze di “movimenti” simpatizzanti
(4)    Interforze di neutrali
c.   Considerazioni riepilogative
(1)    Sull’impostazione, lo sviluppo ed i risultati delle operazioni di guerra
(2)    Sui riflessi esercitati su di esse dagli avvenimenti politici ed economici verificatisi durante il loro svolgimento
Si ottenne così l’indipendenza dell’Afghanistan ed il nuovo re si preoccupò di rafforzare questo suo successo diplomatico stabilendo ambasciate in alcune capitali asiatiche ed europee e stipulando una serie di trattati, il primo con la Russia bolscevica. Lo scopo di Ammanullah era quello di ottenere un’assistenza che gli consentisse di modernizzare il paese senza rinunciare all’indipendenza. Altri accordi vennero dopo con l’Italia, che fornì armi e tecnici, con Francia e Germania. Nel 1925 Ammanullah promulgò una Costituzione e si proclamò re.






[1]   Il 13 aprile 1919 si verificò un grave incidente con l’eccidio da parte delle truppe inglesi ad Amristar, città del Punjab, allora parte dell’India. Il 18 marzo 1919 nell'intera regione vi erano state manifestazioni e moti di massa guidate dal Partito del Congresso contro il Rowlatt Act, legge che autorizzava ad arrestare arbitrariamente dissidenti, senza alcun processo.                    Dopo la Prima Guerra Mondiale tra gli indiani e gli afgani era cresciuta l'insoddisfazione, specie tra i primi, che avevano partecipato al conflitto senza però trarre alcun vantaggio, venendo trattati dagli inglesi con meno diritti rispetto ad altre colonie, come Canada e Australia. Il primo giorno di protesta, il 6 aprile, le  dimostrazioni furono pacifiche ma dopo volsero rapidamente alla violenza. Furono uccisi amministratori britannici,vi  furono attacchi incendiari a banche inglesi, al punto che il governatore inglese del Punjab, Sir Michael O'Dwyer, fu costretto a dichiarare la legge marziale. Il generale Reginald Dyer fece aprire il fuoco dalle sue truppe, in parte inglesi ed in parte Gurkha, senza preavvisare, sulla popolazione che assisteva a un comizio in una piazza della città, continuando a sparare alla “cieca”. Dato che non esistevano nel parco altre vie di uscita oltre a quella occupata dalle truppe inglesi, la gente tentò disperatamente di scappare arrampicandosi sui muri o  gettandosi in un pozzo, ivi presente, per sfuggire alla morte. In pochi minuti vi furono 379 morti e più di 1200 feriti. Le leggi parziali furono applicate in tutto il Punjab con violenze e umilianti trattamenti razziali contro gli indiani. L'accaduto, rientrante nel clima teso provocate in India dal rifiuto della Corona di rispettare le promesse in termini di riforme e autonomia fatte durante il conflitto mondiale, sconvolse l’opinione pubblica. I dirigenti religiosi sikh di Amritsar offrirono una medaglia a Dyer, appoggiando pienamente l’operazione svolta dallo stesso generale, temendo che l'India fosse in procinto di essere investita da una rivoluzione sociale. Le parti contrapposte ritennero che era giunto il momento di manifestare con movimenti di massa politici e sindacali per portare il governo inglese ad un’inversione di tendenza. Per il movimento nazionalista indiano, nonché per le rivendicazioni indipendentistiche afgane, il massacro di Amritsar segnò un cruciale punto di svolta.  Seguirono due mesi di dure leggi marziali nel Punjab. Il generale Dyer venne sottoposto a procedimento disciplinare da una Commissione appositamente costituita dal Governo inglese, ma non vennero comminate sanzioni ufficiali nei suoi confronti, anche se Dyer fu costretto a rassegnare le proprie dimissione dal Viceré per le Indie.


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sabato 15 marzo 2014

La Seconda Guerra Afgana 1880


SOLDATI  ITALIANI IN TERRE STRANIERE
Afganistan
Il profilo storico della crisi

La Seconda  Guerra Afgana
1880

Alla fine della prima guerra anglo-afgana, da parte britannica si scelse il buonsenso per poter in parte mitigare lo smacco subito. Dal punto di vista afgano, si era ottenuto un riconoscimento di fatto dell’indipendenza, ma mai accettata da Londra. Esisteva invece, ma soltanto con Dost Mohammed, un patto non scritto che imponeva ai sovrani di Cabul di rendere le loro frontiere effettivamente impermeabili alle influenze esterne. La pace che seguì alla fine delle prima guerra anglo-afgana permise alle varie tribù di combattere per il predominio all’interno del Paese. Nel 1866 le cose cominciarono a mutare, quando San Pietroburgo portò a termine l’occupazione di Bukhara, Taskent e Samarcanda.
La preoccupazione del governo coloniale di Calcutta era che la frontiera settentrionale dell’Afghanistan, porta di accesso al medio oriente e all’India poteva essere messa in discussione. In effetti le autorità russe iniziarono subito a chiedere una corretta definizione dei confini, così come avvenuto con gli emirati turco-ottomani dell’Asia centrale. In Russia si attivò un’ambizione imperialistica, che coinvolgeva società e governo avente come obiettivo l’Asia centrale. Si ebbe così un innalzamento della tensione ed a Nord dell’Afghanistan iniziarono ad assumere importanza strategica ed economica alcuni khatani e le città-stato.
I tre khatani rivali di Chiva, Buchara e Kokand dominavano le terre desertiche tra Caspio e il Pamir, cui si aggiungevano le città di Samarcanda, Kashgar e Taskent, considerate aree di transito e sbocco di merci. Nel 1873 Chiva fu conquistata. Il governo zarista, sfruttando il risentimento afgano contro l’invasione britannica, aveva avuto buon gioco grazie al consenso ricevuto da Dost Mohammed, che nel frattempo stava spendendo energie e risorse per affermare la propria autorità nel paese. I russi riuscirono a ottenere tre obiettivi: evitare che il commercio della regione finisse nelle mani inglesi; risollevare l’orgoglio imperiale; iniziare a minacciare la frontiera indiana. Il Nord Afghanistan oramai era sotto controllo russo, così iniziando a costruire le vie di comunicazione fra i più importanti centri caduti sotto influenza dello Zar; basti ricordare in tal senso la costruzione della linea ferroviaria Transcaspiana(1880) fino a Taskent.
Bisogna considerare che l’Afghanistan non ebbe mai un governo centralizzato efficiente e che l’esistenza di realtà tribali semi-indipendenti causarono, oltre a problemi di stabilità interna, anche una serie di continui attriti e piccoli scontri nella permeabile frontiera con l’India britannica, di cui il già citato Khyber Pass era la porta principale. L’incidente di Punjab, tra la seconda e terza guerra afgana, che a causa di un attacco russo a truppe afgane, vide quasi scoppiare la guerra tra Russia e Gran Bretagna, è sintomatico della reale causa delle guerre afghane. L’Afghanistan, infatti, al contrario delle generalmente ricche e popolose terre del subcontinente indiano, non era appetibile dal punto di vista di un’occupazione coloniale. L’importanza del paese riguardava soprattutto la contesa geo-strategica tra Russia e Gran Bretagna per il controllo politico e militare della stessa regione. La Russia, infatti, non appena terminata la minaccia napoleonica riprese la sua politica espansionistica nelle steppe dell’Asia centrale e, come obiettivi ultimi, l’altopiano del Tibet e dell’Himalaya (di grande importanza strategica come “punto centrale” tra il decadente impero cinese e l’India britannica), e l’agognato sbocco sull’Oceano Indiano. L’Afghanistan era quindi il primo passo verso quest’ultima direzione, mentre il successivo sarebbe stato il Belucistan (nell’odierno Pakistan). L’Afghanistan ed altri territori dell’Asia centrale divennero quindi per tutto il corso del XIX sec. e teatro di un gigantesco scontro di spie e intrighi diplomatico-militari che prese il nome di “Grande Gioco“. Spie inglesi o di origine indigena percorsero questi luoghi per cartografarli e valutarne i punti strategici; alle spie si affiancarono spedizione militari da parte di entrambe le parti in gioco. Furono però gli inglesi che tentarono maggiormente, in via preventiva nei confronti dell’avversario russo, la linea dura con delle vere e proprie operazioni belliche su larga scala. Il governo inglese si trovò quindi ad affrontare una situazione che stava divenendo insostenibile; lo stesso non era più padrone della situazione, dal momento che ritirare le truppe dall’Afghanistan era una segnale della propria debolezza. Gli afgani rimasero sempre un popolo nemico e critico verso la potenza anglo-indiana e furono per dette ragioni attratti dalla potenza zarista russa. La Gran Bretagna ha affrontato i pericoli di una guerra per combattere l’influenza russa nell’Afghanistan; detta influenza crebbe ugualmente, coincidendo con la caduta di prestigio della corona, che pur conservando un perno di manovra in Candahar, lo fece con gravi sacrifici, con i pericoli di essere trascinata in altre guerre e rappresaglie e con la conseguenza di doversi trovare innanzi la Russia sulla rive dell’Illmend o sui monti dei Duranai, con forze stremate e con difficoltà a ripianarle sia dalla vicina India che dalla stessa Inghilterra. I russi consideravano quel territorio troppo importante strategicamente per lasciare agli afgani stessi la riorganizzazione autonoma del proprio assetto politico. Nel trovare il candidato “testa di legno” da mettere sul trono, in questa occasione ebbe la meglio la Russia, che così poteva fare esclusivamente i suoi interessi. Questo si identificava in Abdur Rahman Khan, nipote di Dost Mohammed e di Sher Alì, che era vissuto in esilio a Samarcanda, sotto protezione russa. Lo stesso era stato scelto nel 1880 con una decisione di compromesso in seguito allo stallo militare della seconda guerra afgana.
Gli Inglesi ben compresero come l’Afghanistan restava il fulcro del “Grande Gioco” ed i passi Khyber e Bolan, le più naturali vie di accesso per un’invasione dell’India. La tensione salì ad alti livelli quando nel 1877 i russi invasero la Turchia. Nel febbraio del 1878 gli stessi arrivarono alle porte di Costantinopoli e solo la presenza della flotta inglese sui Dardanelli fece cambiare idea allo zar Alessandro. Solo con il Congresso di Berlino del 1878 la crisi di risolse, lasciando però scontenti i russi, rispetto a quanto conquistato durante la guerra. Crisi risolta solo grazie alla diplomazia inglese.

Nel 1873 la Russia era quindi soddisfatta di quanto stava accadendo sul fronte afgano, ove la diplomazia stava predisponendo un trattato di pace con Sher Ali Khan, il figlio di Dost Mohammed, che aveva vinto la tremenda disputa per il potere con gli altri due fratelli nel 1868. I russi fecero quindi una mossa nello scacchiere del “Grande Gioco”, definendo le loro frontiere centro-asiatiche con l’Afghanistan ed impegnandosi a rispettarne l’integrità territoriale.
Gli inglesi videro in ciò una forma di attivismo russo sulla frontiera occidentale indiana. La rabbia esplose quando nel luglio del 1878 gli afgani ricevettero a Cabul una missione diplomatica russa guidata dal generale Stoliatov e nel contempo negarono analoga missione agli inglesi: gesto interpretato come definitiva ostilità.
Le forze in campo nella
ESERCITO ANGLO-INDIANO
La Gran Bretagna, in India, aveva 60000 unità circa di truppe europee, con nr. 6000 ufficiali inglesi. In complesso, unitamente alle forze indigene, l’esercito anglo-indiano si componeva di 186.000 uomini(146000 fanti, 23000 cavalieri, 13000 artiglieri e 3600 pionieri). Inoltre vi erano 300.000 uomini dipendenti, ma su cui non si poteva fare affidamento, in quanto male armati e poco addestrati.[1]
ESERCITO AFGANO
 In Afghanistan vi era disorganizzazione completa e mancanza di una linea di comando; gli insorti non erano ben ordinati, nè condotti da capi energici e risoluti: si può parlare di movimento isolato di guerriglieri. Tra i comandanti, si ricorda Mahomet-jan, un ufficiale subalterno di artiglieria ed Eiub-Khan, a capo di reggimenti dell’esercito di Cabul. Si elencano di seguito varie etnie in lotta: gli Afridi, la cavalleria irregolare dei Ghilzai, distinta in tre reggimenti con a capo Pandscha-Khan, la cavalleria dei Duranai, i Mohomand e gli Usbecchi di Transcaucasia. Le formazioni regolari si possono identificare nell’esercito di Herat ed in quello di Cabul. Il comandante delle forze regolari afgane era Daud Scia. Le milizie disorganizzate erano di stanza ad Herat; le altre erano disseminate nella Transcaucasia, cioè tra l'Indocusch e l'Amu Daria di fronte alla Russia. Nell'Herat erano presenti i soldati di Àimac e di Hesarai.

I piani operativi
Si evidenzia che tra le tre colonne anglo-indiane, che alla fine del 1878 aprirono le ostilità contro l'Afghanistan, vi era preminenza di cavalleria ed artiglieria rispetto alle proporzioni ordinarie del tempo; preponderanza della cavalleria, per meglio esplorare largamente dinanzi ed ai fianchi, guardarsi le spalle, conservare un vivace e continuo servizio di raccordo. Inoltre era necessario controbattere la numerosa cavalleria irregolare dei Ghilzai e dei Duranai, specie nel centro dell' Afghanistan; ciò dal momento che in quel paese, così vario e convulso, pieno di alti o bassipiani era inevitabile l’impiego dell'arma veloce per eccellenza. L'artiglieria era preponderante particolarmente nella colonna del sud, perché con i lunghi, precisi ed efficaci tiri, esercitava un grande prestigio morale e materiale, anche perché gli afgani si fortificano ovunque e quindi necessitava abbattere le loro rozze trincee e sgominarne i difensori. Le tre colonne erano destinate ad operare a enormi distanze l’una dalle altre, separate da tali ostacoli geografici, da non essere in grado di comunicare fra loro neppure con il telegrafo o con l'eliografo.
a.   Le Forze in campo
(a)     Entità e qualità
(b)    Dislocazione iniziale
Le truppe disponibili anglo-indiane per un'operazione contro l'Afghanistan toccavano circa i 34.000 uomini, dei quali 12.000 europei. Circa la collocazione dell’esercito inglese, nel settembre 1878, lo stesso si raccolse alle frontiere dell’Afghanistan sotto il comando di Sir G.P. Haynes. Occorreva comunque tempo per riunire le truppe dai lontani presidi, per trascinare fino ai valichi montani sia l’artiglieria  che i carreggi. L'india aveva due grandi linee ferroviarie strategiche: una delle quali partiva dalle bocche del Gange e ne seguiva il corso per poi lanciarsi nella gola formata dai deserti indiani e dall'Himalaja, a Lahore, dove incontrava l'altra ferrovia che veniva dalle bocche dell'Indo; unite proseguivano lungo la via segnata dalle carovane e dagli eserciti invasori, verso la frontiera afgana, verso Peschavar e verso il passo di Cheiber. Ma alla vigilia delle ostilità, malgrado la tendenza che sempre spiccava nella politica anglo-indiana di porre le mani sull'Afghanistan, nonostante gli esempi dell'America o la perseverante operosità inglese, la ferrovia non giungeva che fino a Jehlum, non vi erano ponti sull'Indo, mancavano strade ordinarie ed i trasporti divenivano difficilissimi proprio nel “tallone di Achille” della frontiera indiana.
Le operazioni della seconda guerra afgana
Il 21 novembre 1878 iniziò la 2^ guerra anglo-afghana.[2] Gli inglesi disponevano di 34.000 uomini - di cui 12.000 europei -, divisi in tre colonne (una per ogni valico nella frontiera nemica). La prima colonna da Peschavar mirava al valico di Cheiber. Era sotto il comando di sir Samuele Browne, un veterano delle guerre indiane e si componeva di due divisioni costituite da una forza di 16.300 uomini, dei quali 7500 europei (12.000 fanti, 2300 cavalli e 66 cannoni).
La seconda colonna doveva partire da Cohat ed attraversare per il passo di Kuram. Le prime due colonne, l'una sul versante settentrionale, l'altra sul meridionale di Sefid-Cu, separate da monti impraticabili, dovevano marciare contro la capitale nemica. La seconda colonna, detta pure di Kuram, era agli ordini del generale Roberts, già capo di stato maggiore dell'esercito del Bengala e noto per la sua bravura personale nella guerra di Abissinia e nella repressione dell'insurrezione dell'India. La componevano due brigate di fanteria ed un reggimento di cavalleria, con alle spalle il presidio di Cohat, potendo così contare su 5600 uomini, di cui 1800 europei (3900 fanti, 816 cavalli e 18 cannoni).
La terza colonna si riunì a Quetta, al di là del passo di Bolancon, con destinazione Candahar, al comando del generale Stewart, già comandante di Brigata in Abissinia ed infaticabile conduttore di piccole scorrerie contro gli Indiani. La componevano due divisioni della forza di 11.590 unità, dei quali 3380 europei (7600 fanti, 2880 cavalli e 64 cannoni).
I reggimenti mobilizzati di fanteria indiana erano dotati di fucili a retrocarica, mentre prima li avevano ad avancarica. La colonna di Quetta, doveva attaccare la fortezza di Candahar, e quindi, nel proseguire sopra Kabul, doveva occupare le città di Calat-i-Ghilzai e di Gazni. Oltre le batterie a cavallo, aveva batterie da posizione, obici, mortai ed un piccolo parco di assedio, portati da elefanti. Ma dal momento che detti animali non potevano essere abituate al fuoco, a ciascuna batteria furono assegnati 300 buoi. Per i trasporti delle tre colonne si credette necessario utilizzare 100.000 cammelli, basandosi sulle esperienze della campagna di quarant'anni addietro, in cui se ne erano utilizzati circa 200.000.
Gli inglesi marciavano con una enorme quantità di servi ed impedimenti vari che finivano con impacciarli[3]. Le colonne erano fragili e vulnerabili, ma gli afgani erano disorganizzati e mal guidati per spazzarle via[4]. Nell'esercito inglese emergeva il valore dei fieri Gurkhas (o montanari), specialmente nella colonna del generale Roberts. L'età media delle reclute era tra i 18 ed i 22 anni; la ferma ordinaria era di tre anni, cui poteva seguire la rafferma. Gli ufficiali provenivano dalla truppa, ma, salvo rarissime eccezioni, non superavano il grado di capitano. L'uniforme era inglese, ma invece dell'elmo di feltro grigio, gli indigeni avevano il turbante. Pittoresca era la cavalleria, divisa in lancieri e cavalleggeri, vestita all'orientale con il capo cinto da uno scialle di kashmir, col pastrano tessuto di crini di cammello. I cavalli erano provenienti  dall'Australia o dal Capo di Buona Speranza.
Le due prime colonne (quelle agli ordini di Cheiber e di Kuram) miravano su Cabul, ma non potevano congiungersi se non dopo aver sconfitto tutti i nemici posti lungo la via delle operazioni. La terza colonna aveva come obiettivo la città strategica di Candahar (al confine tra Persia e Russia ed avrebbe dovuto seguire la via già percorsa dalla  principale colonna nella prima spedizione contro l'Afghanistan). Ma la Persia, angosciata dalle sue lotte intestine, era rispettata dagli anglo-indiani, che con dieci navi da guerra armate di settantadue cannoni guardava le coste del Golfo Persico. Da parte russa non vi era apprensione, perché aveva richiamato il generale Kaufmann, già in marcia con diciottomila uomini verso Balch, da una parte, e verso Merw dzz dall'altra, ossia verso la frontiera settentrionale dell'Afghanistan. Inoltre la Russia aveva espresso intenzioni assai rassicuranti, che avevano trovato conferma nel ritiro dalla corte di Scir Alì del legato Kossganow ed inoltre era impegnata contro i rivoltosi ottomani. Pertanto la  colonna di Bolan e di Quetta andava a perdere importanza strategica. Così venne indebolita per rinforzare la guardia ai confini. Non rimaneva quindi che l'operazione principale, l'azione offensiva affidata alle due prime colonne.


Il comandante supremo, generale Haynes, a Calcutta per non intralciare l'autonomia dei singoli comandanti, pretese di dirigere le operazioni principali (per telegrafo!). Ciò comportò ritardi ed incertezze[5]. La colonna di Browne doveva superare il passo di Cheiber ed avanzare fino a Dakka; la colonna di Roberts stabilirsi nella profonda valle di Kuram e sconfiggere le tribù degli Afridi. La colonna di Steward, passare il confine ed occupare la valle di Piscin. Il generale Browne, assicuratosi degli Afridi e dei Mohomand, mosse defilato per l'aspra strada che portava al forte di Alì Muscid, allo scopo di farlo cadere con un attacco. Ma la colonna, non conoscendo il terreno tagliato da profondi burroni e dominato da scogliere, fra mille possibili agguati, non giunse per tempo pur avendo marciato per ben 23 ore senza sosta. Browne, impaziente, attaccò ancora lo stesso giorno con l’ala sinistra, che dovette retrocedere lasciando sul terreno una quarantina di soldati. All'alba dell'indomani fu aperto il fuoco con l’artiglieria, cui nessuno rispose, segno che nella notte la forte posizione era stata abbandonata. Ventiquattro cannoni, fucili e munizioni, cammelli e muli, caddero nelle mani degli inglesi.

Il 21 novembre le tre colonne inglesi erano al confine, ma dovettero attendere la primavera per le successive principali operazioni[6].
Il 23 novembre, preceduto dalla cavalleria, il corpo di Browne marciò su Dakka, tappa indispensabile per raccogliere viveri e munizioni, per guardarsi intorno, in modo da prepararsi a forzare Jellalabad e le battaglie successive. La via era tutt'altro che sicura, anche se soltanto 65 km separavano Dakka da Peschavar, e la presenza di due forti ben presidiati.
Nel frattempo lo stesso giorno della dichiarazione di guerra (21 novembre) la colonna di Roberts entrava senza colpo ferire nel territorio afgano, nel punto dove esce il Kuram, andando ad occupare due alture di frontiera cinte di mura e rafforzate da torri circolari; le stesse erano difese da afgani, mentre, sgombro di nemici, era il forte di Mohamet Azim, già perno di scorrerie degli Afgani nella valle dell'Indo. Ma la via si faceva sempre più aspra e selvaggia lungo il letto di un torrente disseccato. Enormi massi caduti dall'alto o trascinati dalle acque interrompevano il canale, sotto alture ove si innalzava il Peivar (3000 metri sul livello del mare). In ogni villaggio ivi presente, cinto di muraglie, vi erano nascondigli per imboscate od agguati. Roberts, alla testa di un reggimento di cavalleria, si spinse in ricognizione, finché intercettati gli Afgani,dovette ripiegare sulla sua fanteria. Solo il 29 novembre lo stesso generale avanzò con la speranza di sorprendere gli Afgani sul fianco destro e sconfiggerli: ma l'attacco fu vigorosamente respinto, al punto che convenne ricorrere ad un aggiramento pericoloso per piombare sulla linea di ritirata. La mossa ottenne un successo. Gli Afgani, non avendola scoperta per tempo, cominciarono a ritirarsi; poi, presi dal panico, scapparono precipitosamente. Le perdite anglo-indiane raggiunsero un centinaio, tra morti e feriti; gli afgani deceduti furono 130.
Le truppe anglo-indiane erano esauste. Dopo Ali-Chei, vi era il passo di Scutargardan, che sul versante meridionale dei Sefid-Cu dalla valle del Kuram, si immetteva nella valle del Logar, uno dei confluenti principali del fiume Cabul. Nelle immediate vicinanze ergeva Cabul, mentre a sinistra, coperta da poggi boscosi, sorgeva Gazni, la fortezza montana che sbarrava la strada fra Kabul e Candahar. Roberts sperava di sboccare dal valico, di sorprendere le truppe afgane al crocevia di Cuschi, di scendere a Cabul e di compiere egli, alla testa della minore tra le colonne, l'operazione decisiva della campagna. All'uopo egli inviò una squadra di ricognizione nella stretta, che procedette con facilità; ma ciò era il preludio alla resistenza afgana che da lì a poco tempo si sarebbe sprigionata. Pertanto, convenne per le truppe inglesi retrocedere al forte di Kuram.



Alla ripresa delle ostilità, gli inglesi giunsero con facilità nelle valli verso Cabul. Ma la situazione non era affatto rosea. Browne dovette frazionare le già ridotte forze su grandi distanze ed un terreno sconosciuto; la decisione di attaccare senza attendere rinforzi e non utilizzando l'artiglieria ridusse sensibilmente le munizioni disponibili[7].
Mentre il 26 dicembre il generale Roberts proclamò decaduto l'emiro e annesse il distretto di Kuram (120.000 abitanti), alcune tribù compivano attacchi alle linee inglesi, logorando il morale ed il fisico delle truppe[8].
La colonna di Quetta, alla fine di novembre, incominciò le sue operazioni contro la frontiera, in direzione di Candahar. Gli Inglesi, già da parecchio tempo (1876) dalla valle dell'Indo avevano spinto un presidio nella montana Quetta, allo scopo di sottomettere il Belutcistan dell’emiro di Chelat, sia per assicurarsi il varco di Bolan, sia per avere una posizione di rispetto sulla via delle carovane tra l'Afghanistan e l'India, nonché per poter scendere rapidamente all'Argandab ed all’Illmend. Ma la posizione non era certo delle migliori, causa l'asprezza della strada e per le continue minacce dei nomadi lungo le pendici meridionali dei Solimano. Quetta era un ammasso di capanne e case di terra sopra un cocuzzolo intorno ad un vecchio castello e cinte di una muraglia, ridotta a terrapieno dalle truppe anglo-indiane
Il clima invernale era freddissimo, le truppe soggette a molte malattie (specie gli indiani e le reclute europee)[9].
All'inizio della campagna un piccolo battaglione di pionieri composto da 260 uomini, vale a dire più che metà dell'effettivo, erano ammalati. I saccardi, mal coperti e denutriti, perivano di freddo, come pure i cammelli, destinati ai trasporti. Molte accuse pesano sull'intendenza anglo-indiana, dal momento che due mesi dopo l'ultimatum che trascinava inevitabilmente alla guerra, poteva avere per teatro principale di operazione le aree di Candahar, poiché a Quetta si giunse sprovvisti di ogni adeguato equipaggiamento. Inoltre la testa della seconda divisione, destinata a marciare contro l'Afghanistan, giunse a Quetta solo il 16 dicembre, cioè quasi un mese dopo la dichiarazione di guerra, tre mesi dopo l’ultimatum. Prima venne occupata la valle di Piscin, a pochi chilometri dalla frontiera; dopo le truppe entrarono nella stretta di Codscha, la porta di Candahar. Pochi colpi bastarono a far deporre le armi a 1200 Afgani. La marcia continuò tranquillamente per la valle del Dorì fino alle porte della città, che, malgrado le sue muraglie, i suoi fossati e canali, il suo armamento e il suo presidio, non oppose alcuna resistenza. Gli Inglesi vi entrarono esattamente l'11 gennaio.
Nulla si opponeva in quel paese dilaniato da interne conflittualità ed in preda all’anarchia, ove regnava la rivalità tra i vari capi. Le milizie disorganizzate erano tenute ad Herat, dove si era formato una specie di regno a parte; le altre erano disseminate nella Transcaucasia, cioè tra l'Indocusch e l'Amu Daria di fronte alla Russia. Nessuna idea di direzione o comando superiore; ignoranza completa di quanto stava per accadere.

Il 29 novembre l'emiro afgano Scir Alì, aveva accettato l’ultimatum inglese riaffermando le antiche buone relazioni tra i due popoli, ma ciò non arrestò le operazioni anglo-indiane né rinvigorì la resistenza[10] (l’abdicazione fu giudicata da molti coma una fuga vigliacca, da altri un piano di difesa calcolato: Jacub-Khan rappresentava agli occhi delle tribù la lotta contro lo straniero[11]).

Sebbene l’esito apparisse favorevole, le preoccupazioni inglesi aumentavano[12]: le comunicazioni erano  difficili, i soldati uccisi non venivano rimpiazzati, l'eco della riscossa afgana si propagava.
II maggiore Cavagnari intraprese piccole spedizioni contro le bande locali, corrompendone a volte i capi. Il generale Browne, il 20 dicembre, entrò a Jellalabad, frazionando le sue truppe lungo la valle del fiume Kabul. Anche il generale Stewart, sentitosi trascinare dal successo incontrastato e giunto a Candahar, distese le truppe a ventaglio, spingendo una colonna sulla strada di Cabul, per la valle del Tarnac ed un'altra lungo la strada per Herat, sulla riva destra deIl’Argandab. Neppure queste due colonne trovarono resistenza, per cui lo stesso Steward poté entrare liberamente nella città montana di Calat-i-Ghilzai (5760 piedi sul livello del mare), tra Candahar e Gazni e in prossimità della zona dei non ancora sconfitti Ghilzai. La seconda colonna si stabilì a Ghiriscic, posto avanzato di Candahar verso Herat, alla frontiera della zona abitata dai Duranai, che agitati da discordie intestine, non si erano ancora accordati. Ma su di un territorio vasto quanto l'Italia, diviso da parecchie catene longitudinali, tagliato superiormente dal Sefid-Cu (che potrebbero paragonarsi alle Alpi in Italia), si trovarono le tre piccole colonne, circa 35.000 combattenti, senza comunicazione fra loro, disseminate in gruppi e slegati in piccoli drappelli, composti da manipoli di servi malsicuri, carreggi e bestie da traino. Gli afgani avevano buon gioco in detta situazione, per cui quando Jacub-Khan assunse definitivamente la corona di Cabul e fra le popolazioni incominciarono a balenare segni di malcontento e di lotta, il generale Stewart ritirò le due colonne a Candahar, abbandonando dunque Calat-i-Ghilzai e Ghiriscic. La retroguardia di Biddulph fu incalzata verso la fine di febbraio, correndo il serio rischio di essere rovesciata. Nel marzo gli attacchi si rinnovarono frequenti ed ostinati, portate avanti da piccole fazioni. Gli anglo-indiani tenendosi sulle difese riportarono poche perdite, mentre molti afgani furono uccisi.

La strategia inglese prevedeva una marcia offensiva su Cabul e Jacub-Khan, credendo di non poter resistere, stipulò un trattato tra Inghilterra ed Afghanistan. Nel frattempo Candahar era quasi interamente sgombrata[13].
La colonna di Cheiber era notevolmente assottigliata; i trasporti si facevano più difficili in conseguenza della perdita di 60.000 cammelli durante la campagna antecedente; tra gli Indiani vi erano tante diserzioni, al punto che i reggimenti di fanteria erano ridotti a 600 uomini, quelli di cavalleria a 300. Lo stato sanitario delle truppe era pessimo, perché dopo tante battaglie il colera, oltre ad uccidere numerosi soldati, deprimeva il morale dei soldati, assai più degli agguati e delle imboscate.

Tra gli afgani si sparse la notizia dei fatti accaduti a Cabul. All'odio contro lo straniero, al desiderio dell'indipendenza, si univa, specie fra i montanari, l'odio religioso che si basava sul concetto di “guerra santa” e sterminio degli infedeli. La colonna più vicina a Cabul, meno travagliata dalle malattie e dai congedi, era quella del generale Roberts[14].

A Londra regnava impazienza per la fine del conflitto. Il 3 settembre del 1879 il Maggiore Louis Cavagnari, rappresentante di Sua Maestà a Cabul, venne circondato presso la residenza diplomatica nella capitale dagli afgani (causa apparente fu il mancato pagamento di paghe ad ex soldati locali). Gli occupanti si difesero valorosamente, ma 4 ufficiali inglesi, le loro famiglie e la scorta, per un totale di 79 persone, furono trucidate.
Non sembrava che l'emiro fosse complice nell'orrendo massacro, ma egli non aveva saputo né prevedere né reprimere l’insurrezione: per astuzia o per codardia, egli implorava pietà, nel frattempo le sue truppe si preparavano alla difesa estrema contro i tre obiettivi inglesi (battere all’aperto gli afgani; occupare Cabul; mutare la linea di operazione)[15].
Il generale Roberts, il 12 ottobre, fece il suo ingresso trionfale nella capitale. Il 16 ottobre, però, scoppiarono i primi tafferugli , tanto che Roberts preferì accamparsi sui poggi di Schirpur, trincerandosi tutto intorno.
Nel frattempo Jacub-Khan, dopo pochi mesi di governo tempestoso, abdicava in favore di suo figlio. Roberts proclamò l’alto patronato dell'Inghilterra sull'Afghanistan. Le popolazioni cominciarono ad insorgere contro lo straniero, di monte in monte. Le truppe inglesi furono attaccate e dovettero ritirarsi verso Candahar.

Nella valle del Kuram gli attacchi afgani erano giornalieri; per la fame, per il freddo e per paura di nemici invisibili gli inglesi cominciarono a ritirarsi, tenendo quel posto avanzato della frontiera con l’India. Le popolazioni locali erano riservate, i viveri scarsi, la strada malsicura; gli inglesi chiedevano rinforzi[16], gli afgani non riuscivano a cacciare il nemico. All’alba del 23 dicembre gli afgani attaccarono, ma Roberts li anticipò grazie all’attività delle spie e le truppe inglesi costrinsero gli afgani al ripiegamento. Il giorno dopo fu rioccupata Cabul. La famiglia reale fu inviata in esilio in India. Nel frattempo gli afgani di Kui-Baba, armati, si ribellavano. Verso Herat le cose non andarono meglio per gli inglesi, ma la situazione era difficile per entrambi i contendenti. Roberts a Cabul era quasi circondato, i rinforzi non bastavano a compensare le perdite. A Mainwand, un contingente britannico fu quasi annientato. A Roberts non rimase altro che condurre il suo esercito a Candahar: per gli inglesi era l’ennesimo tentativo andato in fumo di prendere Cabul. La guerra proseguì con piccole scaramucce, fino all’aprile del 1881, quando da Calcutta giunse l’ordine di ritirarsi. La seconda guerra anglo-afgana era finita.
a.   Gli avvenimenti politici ed economici durante le operazioni
(1)    Iniziative politiche ed economiche dei belligeranti
Si ricorda, durante le ostilità, il “trattato di Gundamak”, il 7 maggio 1879, in cui Jacub-Khan credette di non poter più resistere alle operazioni belliche anglo-indiane, che prevedeva eterna amicizia tra Inghilterra ed Afghanistan, l'amnistia per gli afgani amici degli anglo-indiani, obbligo per l'emiro di consigliarsi, nelle sue relazioni internazionali con il governo britannico, che si impegna a difendere gli afgani da ogni attacco ed infine la nomina di un agente inglese con sede a scorta a Cabul.
(2)    Interferenze di Parti o Paesi: NN
(3)    Interferenze di “movimenti” simpatizzanti: NN
(4)    Interforze di neutrali: NN
b.   Considerazioni riepilogative
(1)    Sull’impostazione, lo sviluppo ed i risultati delle operazioni di guerra
La Gran Bretagna, trascinata da una politica aggressiva, si trovava con forze indebolite ed impegnate in teatri distanti del mondo. La catastrofe d'Isandula aveva avuto in Europa un ritorno negativo. Nell'Africa settentrionale l’influenza britannica aveva ricevuto un duro colpo da Ismail, vice rè dell'Egitto; mentre Caffì, re degli Ascianti, nell'Africa occidentale aveva respinto lo offerte inglesi di farsi intermediaria tra lui ed il re di Adansa. Quando le truppe britanniche erano impegnate nel labirinto dell'Afghanistan, il re Thibo di Birmania cominciava a mostrare intenzioni belligeranti; nè era possibile richiamarlo al dovere con quell'esercito anglo-indiano, tutto attirato verso la frontiera opposta. Vi era inoltre la questione d'Oriente e i pericoli da parte della Russia, determinata alla conquista di Cipro. Ecco i motivi per cui il governo inglese cercasse di finire quella guerra afgana ormai ingloriosa, che si prolungava oltre misura, che stava per diventare sanguinosa, con stenti per i soldati in termini di fame e freddo.
(2)    Sui riflessi esercitati su di esse dagli avvenimenti politici ed economici verificatisi durante il loro svolgimento
Non si è trattato di un trionfo inglese, anche se è difficile sostenere che l’esercito di Londra sia stato sconfitto. L’Afghanistan uscì dal conflitto come un Paese riconosciuto e questo può considerarsi il risultato più duraturo che ha ottenuto. Ritornando alla figura di Rahman-Khan, lo stesso era considerato, da entrambe le potenze in competizione, Russia e gran Bretagna, un re che non avrebbe fatto gli interessi né degli uni né degli altri, ma solo del suo popolo. In ciò vi era la necessità di liberarsi di un gravoso fardello, politicamente scomodo. Dette interferenze esterne provocarono enorme confusione interna. Rahman, noto come l’Emiro di Ferro fu lui a chiarire il dilemma in un’autobiografia ritenuta autentica sul ruolo del suo Paese. Lo stesso non era però accettato all’unanimità dal popolo afgano: infatti il suo controllo comprendeva la capitale e la parte Nord del Paese. Ad Herat, il cugino Ayub Khan iniziò autonomamente a pretendere il trono, riuscendo anche a sconfiggere le truppe britanniche a Kandahar.  L’esercito inglese riuscì però a reagire e a cacciare dalla città le truppe di Eiub-Khan, che fu offerta al controllo di Rahman. La stessa era considerata crocevia fondamentale che non poteva solo essere evacuata ed inoltre gli afgani sarebbero così stati più inclini sostenere la politica inglese, se gli inglesi non avessero interferito negli affari dell’Afghanistan.  Abdur Rahman accettò il ruolo di stato cuscinetto che gli inglesi diedero al Paese, non riuscendo però a sedare definitivamente le tribù ostili che non ne riconoscevano l’autorità. L’Emiro di Ferro accettò la perdita di regioni di confine oggetto di contenzioso con l’India britannica, ingoiò i rospi della Durand Line, che nel 1893 venne tracciata, stabilendo la frontiera occidentale dell’Afghanistan, e del corridoio di Wakhan ed acconsentì a cedere alla Gran Bretagna la direzione della politica estera afgana. In cambio l’emiro ricevette 1,2 milioni di rupie in contributi annuali, aumentati a 1,85 milioni dopo che si inchinò davanti all’imposizione dei confini, cosa che gli fece guadagnare di volta in volta un premio in armamenti inglesi, riuscendo a  costituire un esercito nazionale permanente. Ma mentre si dotava di armi moderne, impediva la nascita di scuole e ferrovie moderne.
All’inizio degli anni ottanta gli inglesi avevano così creato uno Stato cuscinetto ragionevolmente stabile, che li proteggesse da interferenze russe, mettendo al sicuro le ricchezze dell’India britannica. Gli attuali confini afgani risalgono infatti al regno di Abdur Rahman. I russi non erano disposti a restare a guardare. Nel 1877 la città di Kashgar era tornata a far parte dello Xinjiang, il Turkmenistan cinese, con critiche enormi di Pietroburgo, che potè soltanto mantenere un console nella città, avviando altresì un’intensa attività commerciale con un vantaggio di tempo rilevante rispetto agli inglesi.







[1] Il Comando supremo inglese prevedeva: il Comandante generale Sir G.P. Haynes, che coordinava le operazioni da Calcutta;  sul terreno, il Comandante generale: S. r. G. Roberts; il Capo di Stato Maggiore: Col. Macgregor; il Comandante di Artiglieria: Col. Gordon; il Comandante di Cavalleria: Maggiore Generale Duham Masy; il Comandante della 1^ Brigata Fanteria: Maggiore Generale Macpherson; il Comandante seconda Brigata Fanteria: Maggiore Generale Baker; il Comandante terza Brigata Fanteria: Col. F.H. Jenkins. 

[2]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 2.
[3]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 3.
[4]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 4.
[5]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 5.
[6]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 6.
[7]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 7.
[8]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 8.
[9]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 9.
[10] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 10.
[11] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 11.
[12] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 12.
[13] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 13.
[14]  Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 14.
[15] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 15.
[16] Allegato A - NOTE – 2^ guerra, nota 16.