c.
Le unità lasciate a contatto con il nemico sulla linea del
Caffaro, un battaglione del 4° reggimento, non erano rimaste inattive. Su iniziativa,
alla spicciolata, elementi individuali e in qualche caso piccole pattuglie si
erano infiltrati in profondità nel territorio nemico. Erano azioni non
coordinate, spesso mosse più dallo spirito di avventura che da reali esigenze
tattiche, che, alla fine, servirono a Garibaldi per avere una idea chiara del
dispositivo austriaco.
“In sostanza, i suoi spregiudicati gregari,
la cui azione rimase del tutto inavvertita dagli avversari, lo informarono che
nel fondovalle gli Austriaci non avevano organizzato forti difese, mentre su
molte dorsali risultavano pacificamente accampati forti contingenti di truppa.
Uno di questi, in particolarmente consistente, si trovava sul rovescio di Monte
Suello. Il generale (Garibaldi) ne
dedusse giustamente che il Khun intendeva contrastargli il passo con reiterati
controattacchi condotti dall’alto, quando egli avesse tentato di aprirsi la via
in fondovalle, per cui decise di far avanzare le proprie colonne principali a mazzacosta
e sulle pendici opposte a quelle sulle quali erano dislocate che noi sappiano
essere una aliquota di riserva mobile. Ciò avrebbe costretto gli Austriaci a
condurre la propria reazione dinamica dal basso verso l’alto, risalendo il
fianco di valle su cui muovevano le unità garibaldine, ed avrebbe consentito ad
esse di far fronte per tempo alla minaccia e di ributtarle sfruttando il
dominio di quota. Successivamente l’azione l’azione sarebbe proseguita
piombando dopo averne sopravanzato il fianco, sull’obbiettivo d’attacco ed,
anche se l’avanzata sarebbe stata così ben più difficoltosa. Garibaldi confidava
sullo slancio dei suoi Volontari per imprimere ugualmente fluidità e celerità
al movimento”[1]
[1] Langella P., (a cura di) , Le operazioni del Corpo Volontari garibaldini
nelle Giudicarie”, Modena, Allegato alla Sinossi di Storia Militare,
Accademia Militare, 1968, pag.17. Da questa Sinossi sono tratte le maggiori
notizie di questo capitolo dedicato alle operazioni nel Trentino, oltre alle
ricostruzioni dei combattimenti principali. Vuole anche essere un omaggio agli
Ufficiali e Professori che, circa 50 anni fa, a favore del 150° Corso
“Montello” contribuirono alla nostra
formazione culturale e professionale.
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