Cerca nel blog

mercoledì 6 dicembre 2017

. I combattimenti di Lodrone e Darzo

  

Una ricognizione in forze fu attuata il 7 luglio dagli Austriaci per tentare di stabilire ove si trovasse il grosso delle forze garibaldine. Il Comando austriaco valutava che fosse giunto il momento di far intervenire la propria riserva tattica alla prima utile occasione. Forze pari ad un battaglione rinforzato, precedute da uno squadrone di Ulani, da tiratori provinciali e sostenute da artiglieria, cercarono di agganciare l'avanguardia garibaldina a Lodrone, per giungere a contatto con il grosso delle forze volontarie.

 Dalla scarsa consistenza del contingente avversario, Garibaldi intuì le intenzioni del nemico e trattenne le sue forze al coperto del Caffaro, ordinando all'avanguardia di retrocedere dalle posizioni tenute. Nel contempo, fece schierare sul Monte Suello una batteria e predispose forze per un contrattacco dalle pendici del monte, da effettuarsi non appena gli Austriaci si fossero avvicinati a Ponte Caffaro.

L'azione venne svolta con molto ordine e la colonna austriaca ripiegò non appena venne presa sotto il tiro dell'artiglieria del Suello e si profilò da esso la prevista reazione dinamica. A sera, i Garibaldini rioccupavano, senza incontrare resistenza, Lodrone.
Ma il Kuhn divenne sempre più impaziente d'arrestare definitivamente le forze volontarie. Infatti, dopo la battaglia di Sadowa, l'Armata del Po si era messa in movimento e il Generale austriaco temeva di trovarsi rinserrato fra Garibaldi ed un'azione del Cialdini lungo la Val Sugana, senza poter contare su di un ritorno dell'Arciduca Alberto.

L'azione delle compagnie volanti lo convinse che finalmente il Corpo dei Volontari doveva essersi concentrato alle spalle di Lodrone e che esso stava per riprendere l'offensiva verso le Giudicarie. Invece Garibaldi, fidando ancora una volta sulla celerità di movimento dei propri Volontari, aveva preferito non abbandonare la linea del Caffaro, appunto per non offrire il destro di un contrattacco preventivo in forze ad un nemico che si era dimostrato tanto irruente e manovriero.

Il 10 luglio, Lodrone venne nuovamente investita da due colonne d'attacco, destinate ad aprire il passo alla riserva strategica in movimento da Lardaro, mentre le altre riserve tattiche, fatte serrare sotto in Val Giudicaria e in Val d'Ampola, si tenevano pronte a sostenerne l'azione o a coprirne il ripiegamento. Le forze impegnate questa volta furono nettamente superiori ed avanzarono su entrambi i fianchi della valle per impedire ai Garibaldini di sottrarsi alla presa ritirandosi a scaglioni ed operando contrassalti locali dal lato non occupato dall'attaccante. Ma i Volontari ripiegarono ancora in perfetto ordine, contenendo ovunque la pressione austriaca ed il Kuhn, resosi conto che il suo colpo era caduto nel vuoto, ordinò l'arresto dell'azione ed un celere disimpegno. Questa volta, però, Garibaldi sostituì l'avanguardia con forze fresche ed incalzò vigorosamente gli Austriaci in ritirata sino a Darzo posizione più facilmente difendibile ed utile per il prossimo balzo in avanti, facendo controllare lo sviluppo dell'azione dal suo Capo di SM, Magg. gen. Fabrizi. Distaccamenti fiancheggianti raggiunsero anche Storo e si affacciarono in Val d'Ampola. Nella giornata, le compagnie volanti esercitarono un ruolo importantissimo per gettare scompiglio negli Austriaci sopravvanzandone lungo le dorsali le colonne, scorrendo la testata della Val d'Ampola, tormentando il nemico con il fuoco e lasciandolo sempre incerto sulle intenzioni di Garibaldi, comparendo ovunque e simultaneamente.

Garibaldi era riuscito a prevenire gli intendimenti operativi del Kuhn e ad imporgli la propria volontà sul campo con un'abilissima mossa di risposta, che tolse al Generale austriaco ogni spazio di manovra. In più, Garibaldi poteva ritenersi ora soddisfatto della disciplina di combattimento e del razionale uso dello spirito di iniziativa dei suoi Volontari, ma si avvicinava ormai il momento dello scontro decisivo ed il Generale decise di adottare procedimenti ancora diversi per penetrare più profondamente in un terreno sempre più difficile ed impervio.[1]



[1]              Vds. Nota n. 33

Nessun commento:

Posta un commento