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venerdì 30 dicembre 2016

La Battaglia di Sedowa. Fanteria.







Fucile ad ago prussiano Dreyse mod. 1841 e relativo schema del munizionamento. Da evidenziare che l’innesco si trova all’interno della cartuccia e pertanto l’ago viene sottoposto a notevoli pressioni e temperature

giovedì 29 dicembre 2016

La Battaglia di Sedowa. Artiglieria
















Gli shrapnels a carica centrale, sono internamente conformati come all'esterno per cui non differiscono dalle granate ordinarie, che per una minor grossezza di pareti e per avere un tubo sottile interno, per la carica di scoppio. appoggiata da una parte al fondo piano della cavità interna, dall'altra alla spoletta avvitata nel bocchino. Attorno al tubo si dispongono le pallottole tenute aderenti con colofonia od altra materia, coree resina, zolfo fuso, ecc.

giovedì 22 dicembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 1 Quadri e Stati Maggiori

1.       SITUAZIONE GENERALE
a.       Situazione generale militare
(1)    I quadri – le forze – i mezzi
(a)     I capi: organizzazione del vertice operativo
In entrambi gli schieramenti i comandanti in capo delle Forze Armate sono i sovrani ovvero il Kaiser Wilhelm e l’Imperatore Franz Joseph che a loro volta hanno ceduto il comando a:
-        Comandanti prussiani:
·         Helmut von Moltke, Comandante in Capo di Stato Maggiore;
·         Karl Herwarth von Bittenfeld, Comandante dell’Armata dell’Elba;
·         Principe Federico Carlo, Comandante Prima Armata;
·         Principe Federico III, Comandante Seconda Armata;
-        Comandanti Austriaci:
·         Eduard Clam Gallas, Comandante dell’Armata dell’Iser;
·         Ludwig von Benedek, Comandante dell’Armata del Nord.
(b)     Gli SM: la loro organizzazione ordinativa
Nel 1857 Helmuth Karl Bernhard von Moltke, ufficiale di ampie vedute e consigliere di Guglielmo I, fu nominato capo dello Stato Maggiore. Sotto la sua guida il sistema fu ingrandito e consolidato.
Ogni anno i migliori 120 ufficiali inferiori dell'esercito venivano selezionati con un difficile esame per accedere alla Kriegsakademie. Gli standard accademici erano sufficientemente rigorosi per escludere oltre metà degli ammessi. Dall'élite risultante von Moltke selezionava i migliori dodici elementi per istruirli personalmente: essi seguivano studi teorici, manovre annuali, simulazioni ed esercizi di topografia noti come Kriegsspiele (wargame nella terminologia odierna).
Sebbene questi ufficiali alternassero periodi di servizio reggimentale ed altri presso il comando, si poteva essere certi che agissero e pensassero secondo gli insegnamenti di von Moltke, una volta giunti a capo dello Stato Maggiore delle grandi unità. Von Moltke stesso si riferiva ad essi come il "sistema nervoso" dell'esercito prussiano[i].
Di contro, l’Imperatore Francesco Giuseppe dimette nel 1860 il Maresciallo di Campo Hinrich Hess per sostituirlo con il più popolare ma meno qualificato eroe di Solferino, il Feldzeugmeister[ii] Ludwig von Benedek. La mossa era estremamente politica tanto da mettere in difficoltà lo stesso Benedek che si trovava proiettato alle più alte sfere dell’Armata Imperiale sorpassando dozzine di generali più anziani e titolati.
In questo periodo Benedek si manifesta riluttante al posto assegnatogli tanto da additare gli ufficiali dello SM quali “babbuini dal sangue blu” e suggerisce al debole e accondiscendente Francesco Giuseppe di essere sostituito dal suo amico Generale Alfred Henikstein. Così quest’ultimo, che lo stesso Benedek apprezza per le qualità di “padre di famiglia, gigolò, buongustaio, giocatore d’azzardo e cacciatore di cervi”, diviene Capo di SM dell’Impero Austriaco nel 1864 e che non farà praticamente nulla per ristrutturare l’esercito.



[i] http://it.wikipedia.org/wiki/Stato_Maggiore_generale_tedesco.
[ii] Tenente Generale.

lunedì 19 dicembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.0 La Situazione generale. Le forze

(a)     Le forze terrestri: unità in genere, di pronto impiego, di riserva
All’inizio del conflitto la Prussia mobilita 4 differenti armate per un totale di 294.000 uomini e più precisamente:
-        l’Armata dell’Ovest, che in verità è poco più di un Corpo rinforzato di tre Divisioni per circa 40.000 uomini;
-        l’Armata dell’Elba, composta anche essa da tre Divisioni di fanteria ma contante 46.000 uomini;
-        la Prima Armata, composta da 3 Corpi e da 2 Divisioni di Cavalleria per  un totale di 93.000 uomini;
-        la Seconda Armata, composta da 4 Corpi e una Divisione di cavalleria tale da raggiungere i 115.000 uomini.
Nella battaglia di Sadowa saranno coinvolte tutte le armate tranne l’Armata dell’Ovest che verrà impiegata contro gli stati minori tedeschi.
Per quanto riguarda l’Austria sappiamo che l’Esercito viene diviso in due grandi armate una rivolta contro la minaccia italiana (l’Armata del Sud) ed una rivolta contro la minaccia prussiana (l’Armata del Nord).

L’Armata Austriaca del Nord conta 185.000 uomini ed è composta da 6 Corpi e 4 Divisioni di Cavalleria. In verità nello schieramento c’è un’altra armata che è quella che si viene a costituire con le cinque Brigate della Sassonia in ritirata dall’invasione prussiana insieme ad un Corpo austriaco e una Divisione di Cavalleria. Queste danno origine all’Armata dell’Iser al comando del Generale Eduard Clam-Gallas.

giovedì 8 dicembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.1 Situazione Generale

(2)    Le dottrine operative:
        la loro definizione in base agli intendimenti politici, di ordine strategico, tattico e potenziale
Moltke prese i precetti offensivi di Clausewitz e, nella decade che va dalla sua promozione a Capo di stato Maggiore (1858) alla guerra austro-prussiana, li elabora in piani di guerra aggressivi che è riuscito a trasmettere alla maggior parte degli ufficiali prussiani.
Moltke ritiene necessario sopraffare immediatamente l’avversario prima che questo possa completare la mobilitazione sfruttando le proprie ferrovie. Pertanto l’idea è quella di muovere sino in territorio nemico prima che questo sia in grado di organizzarsi e, mentre imperversa la confusione, le proprie forze possono facilmente manovrare e annientare il nemico con un attacco al fianco. Questo tipo di manovra precorritrice della Blitzkrieg, fu battezzata Kesselschlacht “battaglia di sacca”. In altre parole, le forze nemiche vengono portate in una sacca stretta dalle ali mobili dell’esercito prussiano.
Altro elemento importante è che Moltke era pienamente cosciente delle problematiche che implicava avere una esercito grosso, conscio della disfatta austriaca a Solferino, Moltke ritenne opportuno dividere le sue armate farle viaggiare separatamente e farle convergere nel punto desiderato al momento opportuno. Per la maggior parte dell’estabilishment militare del tempo la dottrina di Moltke era eretica poiché contraddiceva  i precetti di Jomini, che insisteva molto sul fatto che le vittorie di Napoleone erano dovute alla sua strategia della posizione centrale, ossia la sua capacità di ammassare truppe sulle “linee interne” tra le armate nemiche che convergono, per poterle battere separatamente.
Altra innovazione fu che lo sviluppo delle armate comportava una demoltiplicazione decisionale dai quartier generali agli ufficiali al fronte. Questa vera e propria rivoluzione è la “Auftragstaktik”, ossia la consuetudine di dare istruzioni limitate ai comandanti subordinati, dove vengano specificati solo gli obiettivi strategici e lasciare la pianificazione e la condotta della battaglia agli ufficiali subalterni sul terreno, valorizzando l’iniziativa.
Di contro, lo Stato Maggiore Austriaco fa riferimento alle prescrizioni della restaurazione di Jomini e dell’Arciduca Carlo d’Asburgo. Quest’ultimo aveva battuto Napoleone ad Aspen nel 1809 ed aveva scritto molto ma non fu pubblicato che postumo nel 1862 e venne assunto quale base per lo sviluppo del pensiero strategico nello Stato Maggiore austriaco.
La scuola dell’Arciduca Carlo non poteva essere più differente da quella prettamente clausewitziana[i], era un’idea molto più prudente e difensiva basata sul fatto che Napoleone aveva esteso troppo le sue armate contestando il fatto che la vittoria si potesse raggiungere con la distruzione dell’esercito avversario. L’Arciduca riteneva che il governo dell’esercito fosse più complesso del semplice principio napoleonico di “marciare, combattere ed accamparsi”.
Secondo l’Arciduca, Napoleone ha vinto spesso ignorando le regole della guerra quali la cura delle linee di rifornimento e la possibilità di vie di fuga conseguendo le vittorie grazie alla sorpresa ed alla improvvisazione. Inoltre l’Arciduca riteneva che le continue offensive senza pausa abbiano consumato le risorse della madrepatria. Pertanto l’Arciduca era dell’opinione di mantenere un profilo difensivo ben organizzato dove l’occupazione di punti strategici sarebbe stato fattore decisivo in una guerra.



[i]  Ad esempio, a differenza della famosa affermazione del Claudewitz che definisce la guerra come la prosecuzione della politica con altri strumenti l’Arciduca Carlo la rifiuta come elemento di grand strategy considerandola una circostanza disperata.

mercoledì 30 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.2 Situazione Generale


b.       Avvenimenti e provvedimenti in vista del conflitto
(1)    Politici e diplomatici
Nel giugno del 1865 il dissidio tra le due potenze era così accresciuto che sembrava inevitabile e prossima una guerra. Nel luglio di quell'anno per ben due volte l'Usedom, ambasciatore prussiano, fece i suoi primi passi, e chiese al La Marmora quello che nel 1862 era stato chiesto al Pasolini: "quale sarebbe stato l'atteggiamento dell'Italia in un'eventuale guerra tra la Prussia e l'Austria".
Il 1° aprile furono spediti i pieni poteri al conte di Barral e al generale Govone che l'8 firmarono a Berlino il trattato. Pur tuttavia nulla faceva supporre l’imminenza la guerra, anzi i due sovrani tedeschi si adoperavano per venire ad accordi finendo con l'accettare un disarmo reciproco previsto per il 25 e il 26 aprile.
L'Austria, intanto, andava concentrando truppe nel Veneto e questo preoccupava La Marmora perché Bismarck, dopo la ratifica del trattato, aveva dichiarato di non essere la Prussia obbligata a difendere l'Italia se questa fosse stata assalita prima dall'Austria. Mentre l'Austria minimizzò affermando che "non aveva nessuna intenzione di fare la guerra in Italia, ma non poteva rimanere nemmeno passiva, quando alle sue frontiere c'erano troppi movimenti sospetti".
A sollevare La Marmora da queste preoccupazioni giunse notizia da Parigi che l'Austria aveva fatto a Napoleone III una proposta formale di cedergli la Venezia, per ricederla poi all'Italia, purché l'Imperatore lasciasse l'Austria libera di rivalersi contro la Prussia nella Slesia. Interpellato se avrebbe perciò rotto gli impegni con la Prussia, La Marmora, rispose essere ora "una questione d'onore e di lealtà il non abbandonare" la nazione alleata; aggiunse però che, scadendo il trattato l'8 luglio, si poteva, radunando quel congresso che l'Inghilterra ventilava di proporre, tirare le cose in lungo e dare tempo all'Italia di trovarsi legalmente sciolta dagli impegni (i tre mesi del punto 5 del trattato).
Il congresso fu proposto dallo stesso Napoleone III. Vi aderirono subito l'Inghilterra e la Russia, l’una chiedendo un disarmo simultaneo, l’altra proponendo un disarmo immediato. La Francia proponeva che il congresso fosse preceduto da uno scambio di pareri sulle questioni della Venezia, dei Ducati dell'Elba e della riforma della Confederazione germanica. Il 24 maggio Francia, Inghilterra e Russia si misero d'accordo sui termini dell'invito, che agli ultimi del mese di maggio fu diretto alle potenze.
Ma quando tutti gli altri Stati avevano aderito, l'Austria il 1° giugno, mandò la sua adesione così condizionata che poteva considerarsi come un rifiuto. Infatti, dichiarò che sarebbe intervenuta avesse prima ricevuta l'assicurazione che si sarebbe esclusa "dalle deliberazioni ogni combinazione, tendente a dare a qualsiasi degli Stati invitati un ingrandimento territoriale o un accrescimento di potenza" ed espresse il desiderio che al congresso fosse invitato il Papa, il quale aveva il "diritto incontestabile di fare intendere la sua voce in una riunione che doveva occuparsi degli affari d'Italia".
Queste dichiarazioni dell'Austria mandarono a monte il congresso. Il conflitto armato divenne ormai inevitabile[i].



[i] Paragrafo ripreso da http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866f.htm 15/03/09.

venerdì 25 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 2.3 Situazione generale

a.       Considerazioni riepilogative
(1)    Correlazione fra intendimenti e possibilità: valutazione dell’adeguatezza delle forze in campo in relazione agli intendimenti ed agli scopi
In relazione agli obiettivi che i due governi si erano presupposti si può dire che fossero ambedue raggiungibili trattandosi della conquista di territori da parte prussiana e dominazione del panorama tedesco, cosa che è stata dimostrata dall’andamento della storia, e della difesa dei propri confini ed  interessi da parte austriaca.
Nel secondo caso, infatti, vediamo una fitta rete di alleanze con altre nazioni tedesche e la disponibilità di forze ingenti sul terreno, stiamo parlando, ancorché in decadenza, di uno dei più grandi imperi europei della storia. Come potremo vedere in seguito non sono state (se non in parte) le forze sul campo a determinare la sconfitta austriaca.
(2)    Rapporti di potenza fra le parti contendenti: capacità rispettiva di sostenere sforzi prolungati
Vista l’alleanza tra Prussia ed Italia, l’Impero non poté concentrare tutte le proprie forze contro un solo avversario ma dovette dividersi in due creando, per l’appunto, l’Armata del Nord e l’Armata del Sud. Per quanto riguarda il fronte prussiano si vengono ad affrontare due forze pressoché bilanciate di circa 245.000 da parte del’Armata del Nord e 254.000 suddivisi nelle tre Armate prussiane.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto della capacità di poter sostenere sforzi prolungai possiamo solo supporre che la Prussia avesse un vantaggio di carattere economico che si sarebbe potuto tradurre in un vantaggio strategico-militare di sostegno ma la realtà dei fatti è che la campagna si risolse in circa sette settimane e pertanto questo è stato un aspetto che non si ritiene abbia influito direttamente le operazioni.

lunedì 21 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.0 I precedenti

2.       SITUAZIONE PARTICOLARE
a.       Eventuali operazioni precedenti
La prima fase del conflitto tra Prussia e Austria si svolge in un Teatro apparentemente secondario, gli stati medi tedeschi alleati con l’Austria. Tra il 15 ed il 24 giugno, infatti, la sola Armata dell’Ovest al comando del 76nne Generale Edward Voghel von Falkenstein, forte di circa 40.000 uomini in tre Divisioni al comando rispettivamente del Generale Agust Goeben, Generale Gustav Beyer e Generale Edwin Manteuffel, conquista la maggior parte degli stati medi tra cui Hannover, Hessia e Turingia.
Sull’altro fronte, la campagna contro l’Austria inizia con l’invasione della Sassonia da parte dell’Armata dell’Elba e della Prima Armata che non incontrano resistenza poiché le cinque brigate Sassoni varcano il confine, come programmato, e si uniscono al Corpo d’Armata del Generale Clam Gallas ed alla Divisione di cavalleria austriaci in Boemia formando l’Armata dell’Iser.
Il primo scontro in forze sul fronte boemo si svolge il 26 giugno a Podol  per conquistare due ponti necessari alle forze prussiane per l’attraversamento dell’Iser ,che sarebbe dovuto essere protetto dall’omonima Armata, e vede vittoriosi i prussiani. E’ significativo sottolineare che il compito originale dell’Armata dell’Iser fosse quello di rallentare l’eventuale penetrazione prussiana dalla Sassonia mentre, poco prima degli scontri, Bnendek da un ordine completamente differente ovvero di resistere sul posto.
Nel mentre, l’Armata del Nord si stava spostando a seguito di ordine diretto dell’Imperatore da Olmutz, dove aspettava l’invasione prussiana, verso Koniggratz e Josephstad.
Dall’altra parte del fronte, i Monti Giganti impongono ai prussiani di passare attraverso valichi che sono rispettivamente all’altezza di Vysokov e Tratenau, paesi che divengono teatro di due ulteriori battaglie, che si risolvono rispettivamente la prima a favore dei prussiani e la seconda degli austriaci[i].
Sull’altro fronte, il 28 giugno, a Munchengratz, si assiste invece al ripiegamento del’Armata dell’Iser su due direttrici diverse ed al relativo incalzo da parte di tre corpi della 1^ Armata e dell’Armata dell’Elba che cercano di intrappolare gli austriaci in un avvolgimento[ii]. La manovra non riesce a causa dell’eccessiva stanchezza delle truppe prussiane affamate e assetate. Il Principe Carlo si fa letteralmente sfuggire l’armata dell’Iser sotto il naso dopo alcune scaramucce.
Sempre lo stesso giorno dall’altra parte del fronte presso Trautenau (Bukerdorf) continuano gli scontri tra la 2^ Armata prussiana che cerca di riordinarsi dopo l’attraversamento dei monti e il 10° Corpo austriaco in difesa del fianco destro dell’Armata del Nord, con buona sorte dei prussiani. A Skalice, sempre sul fianco austriaco un altro scontro mette in evidenza la scarsa organizzazione dei vertici imperiali  e l’efficienza dell’impatto del fuoco del fucile ad ago prussiano.
Il 29 giugno la morsa intorno alle armate austriache si stringe con la battaglia di Jicin, importante città che domina uno dei principali crocevia della zona, grazie alla determinata offensiva del generale prussiano Tumpling, comandante della 5^ Divisione, ed alla incertezza e confusione del comando austriaco. Così Benedek deve impartire l’ordine di ripiegare da Dubenec, dove aveva installato il proprio comando, verso Koniggratz facendo ritirare tutta l’armata dell’Iser dietro al fiume Bystrice. Si stanno creando le precondizioni della battaglia di Sadowa.
Durante questa manovra, con il disappunto di Moltke, i prussiani perdono il contatto con le forze nemiche e iniziano, su ordine del comandante in capo, una serie di esplorazioni di cavalleria per individuare le direttrici di manovra austriache.
Dopo una settimana di marce forzate e combattimenti, in carenza di viveri e acqua potabile, le armate prussiane si fermano per recuperare capacità operative nella speranza di vedersi recapitare i rifornimenti richiesti con insistenza a Berlino. Situazione che era anche peggiore per l’esercito austriaco, che si era ritirato su di una fronte di pochi chilometri e che pertanto non poteva sperare di sfruttare il terreno per il proprio sostentamento, tanto che lo stesso Benedek inviò un telegramma il primo di luglio all’Imperatore chiedendo un armistizio poiché l’Armata del Nord era al limite della catastrofe[iii].



[i] In verità il comandate la divisione prussiana il Generale Bonin si ritira senza impiegare la maggior parte delle proprie truppe.
[ii] Interessante il caso del 45° rgt. composto da veronesi che all’arrivo dei prussiani getta le armi e si consegna presso il villaggio di Musky.
[iii] Geoffrey Wawro, “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 202.

domenica 20 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.1 L'ambiente Operativo

b.       L’ambiente operativo
(1)    Delimitazione ed inquadramento
Alla vigilia della battaglia di Sadowa le forze in campo si erano concentrate su di un appezzamento di terreno relativamente ristretto tra la città di Jicin a nordovest e la città di Koniggratz a sudest (circa 43 km) e tra Tratenau a nord est e la direttrice Koniggratz Sadowa a sud ovest (per una distanza di circa 35 km).
In particolare tutte le forze austriache, ossia l’Armata dell’Iser, o quello che ne rimane dopo i duri giorni di combattimento e ritirata, e l’intera Armata del Nord sono racchiusi tra i fiumi Bystrice e il fiume Elba. Infatti la vera e propria battaglia si svolgerà in un area di sole otto miglia quadrate.
(2)    Caratteristiche fisiche
Il fiume Bystrice è un piccolo tributario dell’Elba. Sulla riva destra il terreno si alza in una serie di pendenze ed ondulazioni che a poco a poco formano un piccola catena di colline rivolte verso le direttrici di avvicinamento al fiume da ovest. Queste colline erano state fortificate con lavori ed andavano da Problus a nord fino ai villaggi di Lipa e Chulm.
Da questo punto il terreno scendeva per risalire di nuovo verso le colline di Maslowed e Horenowes, riscendendo verso il fiume Trotina, sul fianco destro di Benedek.
Due fitte foreste di circa 1600 metri quadrati, la Holawad (Hola) e la Sweipwald (Svib), stavano di fronte ai villaggi di Lipa e Maslowed verso nord e a sud, Prim e Problus, due altre foreste, la Steiziek e la Briza, confinavano con le maggiori posizioni austro-sassoni[i].
(3)    Caratteristiche antropiche
La regione della Boemia era una delle provincie più ricche ed industrializzate dell’Impero Austriaco, ma allo stesso tempo con un forte sentimento indipendentista Ceco. Al riguardo accenniamo solo alle rivolte del 1848 represse dall’Impero. Sarà infatti proprio la Boemia ad essere il nucleo centrale della futura Cecoslovacchia che si formerà alla fine della Prima Guerra Mondiale.
(4)    Eventuali precedenti storici
Non esattamente nello stesso teatro operativo bensì nella stessa regione, la Boemia, si svolsero i combattimenti relativi alla Guerra di Successione al trono d’Austria del 1740-48 (ricordiamo la battaglia di Olmutz a circa 120 km a sud est di Koniggratz), alla guerra dei Sette Anni con la sconfitta prussiana del 1757 a Kolin (circa 50 kilometri a sud ovest da Koniggratz).



[i] http://www.battlefieldanomalies.com/koniggratz/05_battlefield.htm

sabato 19 novembre 2016

La Battaglia di Sedowa. 3.2 Piani Operativi e Forze in campo

c.        piani operativi
Il piano di Von Moltke, sin dall’inizio della campagna, era quello di eliminare l’armata principale austriaca grazie ad una manovra di avvolgimento in linea con la propria dottrina, precedentemente descritta, di Kesselschlacht o “battaglia di sacca”. Per fare ciò aveva diviso le proprie forze in tre grandi armate che si sarebbero dovute congiungere in prossimità dell’Armata austriaca per poterla chiudere in un immenso movimento a tenaglia.
Al riguardo è importante sottolineare che all’inizio della campagna von Moltke non aveva una idea chiara su dove si sarebbe compiuta questa manovra complessa ma si aspettava semplicemente di completarla da qualche parte in Boemia, molto dipendeva dai movimenti avversari e dall’esito delle battaglie che avrebbero portato alla situazione finale.
Per quanto riguarda il piano austriaco, ancorché difficile da individuare, era basato su di una impostazione difensiva e alla ricerca di posizioni dominanti e preparate per poter sfruttare la naturale superiorità degli atti tattici difensivi rispetto agli offensivi. Di fatto, la successione di disfatte subite dagli austriaci negli ultimi giorni di giugno imposero un continuo riordino delle forze in posizioni sempre più interne della Boemia e sempre meno organizzate. Queste erano i presupposti alla vigilia della battaglia decisiva del conflitto.
d.       Le forze in campo
(1)    Entità e qualità: funzionalità e costituzione: capacità interforze, caratteristiche tattico-operative, armamento, mobilità
La mobilità degli eserciti del tempo era ancora basata sulle marce forzate. Il sistema ferroviario, figlio della rivoluzione industriale, fondamentale per la mobilitazione, non era ancora sufficientemente disseminato sul territorio europeo in modo tale da poter essere sfruttato come strumento efficace per la manovra.
Von Moltke, in verità, era riuscito a sfruttare, nella precedente campagna contro i danesi, la ferrovia come strumento per la mobilità tattica e non solo strategica. Infatti, per aggirare le postazioni fortificate e fortemente armate di varie tipologie di cannoni presso Fredericia e Dybbol, Moltke effettuò il movimento di aggiramento a mezzo ferrovia conseguendo un importante successo per le sorti dell’intera guerra.
D’altra parte, in Boemia gli spazi più ampi e l’arretratezza del sistema ferroviario non permettevano di certo lo sfruttamento della stessa, se non per scopi di mobilitazione (per gli austriaci ed in modo limitato) e per il sostegno logistico.
E’ il caso ricordare che, per quanto riguarda gli stessi prussiani che avevano investito nello sviluppo della ferrovia e delle strade, una volta al di fuori dei propri confini erano vincolati dal terreno e dalle infrastrutture presenti. Nello specifico, alla vigilia della battaglia di Koniggratz (o Sadowa) abbiamo la testimonianza dello stesso von Blumenthal, Capo di Stato Maggiore della Seconda Armata, che si reca  a Berlino il 2 luglio per conferire con Moltke e Roon a lamentarsi dell’inefficienza del sostegno logistico e dell’incapacità dei prussiani di portare i rifornimenti dai terminali ferroviari prussiani attraverso Sassonia e Boemia per sostenere le tre armate che sono arrivate a patire la fame e la sete con la conseguenza di numerosi atti di saccheggio di fattorie, birrerie e centri abitati in cerca di cibo ed acqua.
Le stesse problematiche, in verità, erano vissute in modo analogo da parte austriaca che, inoltre, era impegnata a sostenere due differenti armate in teatri particolarmente distanti.
Un accenno è necessario sull’unica differenza tecnica presente sul campo ossia il fucile ad ago prussiano, il Dreyse, a retrocarica[i]. La velocità di caricamento consentiva ai prussiani di fare fuoco cinque volte ogni salva avversaria ed inoltre, il fatto che fosse a retrocarica consentiva il caricamento dell’arma anche in posizione defilata e non necessariamente in piedi. Alcuni fanti del 46 rgt. del 1° Corpo austriaco “descrissero il fucile nei termini terrificanti. Racconti di un assassino sanguinario emergevano dalla bocca dei soldati demoralizzati”[ii].
Ma a dire il vero tale sistema d’arma non era effettivamente così infallibile. Innanzi tutto il tiro effettivo era minore rispetto alle armi ad avancarica dell’epoca e poi era poco sicuro poiché una notevole quantità di gas fuoriusciva dalla culatta al momento dello sparo. Inoltre, dopo 200 colpi l’ago doveva essere sostituito poiché completamente inutilizzabile[iii], infatti ogni fante era dotato di due aghi di riserva, di contro la procedura era complessa e comportava una buona pulizia dell’arma non facilmente attuabile durante il combattimento.


(2)    Dislocazione iniziale. La posizione sul terreno delle forze; 1° o 2° schiera. Dislocazione dell’organizzazione logistica
Come abbiamo visto, il sostegno logistico era insufficiente nelle strutture organizzative della seconda metà dell’ottocento ed era basato su di linee di comunicazione a livello strategico supportate da ferrovia e su i classici carriaggi esistenti sin dalla notte dei tempi. Ciò comportava notevoli inefficienze del sistema logistico, in entrambi i campi, e mettevano a dura prova le popolazioni locali che divenivano spesso vittime di saccheggi. Tali saccheggi si riflettevano, inoltre, in problematiche tattiche poiché inducevano la popolazione locale a fuggire di fronte agli eserciti e di affollare le poche strade già immensamente trafficate dalle armate in movimento, incrementando notevolmente il caos[iv].
Alla vigilia della battaglia le forze in campo erano così distribuite:
-         Armata del Nord e resti dell’Armata dell’Iser si trovano concentratati tra l’Elba e il Bystrice per un totale di sette Corpi d’Armata, due Divisioni di Cavalleria leggera e tre Divisioni di Cavalleria di Riserva più le tre Divisioni Sassoni (di cui una di cavalleria).
I Corpi d’Armata sono rivolti verso il Bystrice con il 10°, 3° e 4°, più le Divisioni Sassoni in prima schiera e il resto in seconda schiera. Le tre Divisioni di Cavalleria in riserva sono schierate indietro insieme all’8° Corpo di fronte alla cittadina Koniggratz. Il Fianco destro esposto alla Seconda Armata prussiana situata a nordest.
-         Armata dell’Elba si trova, con le sue tre Divisioni di fanteria sulla linea tra Neu Bydzow e Horitz.
-         1^ Armata è quella più vicina alle linee austriche ed è a ridosso della città di Sadowa con tre Divisioni in prima schiera e tre in seconda. La prima a destra della seconda schiera è la divisione di cavalleria.
-         2^ Armata è a cavallo dell’Elba a nordest del concentramento austriaco ancora distante all’altezza dell’allineamento Josefstadt – Konignhof. Vede avanzate la 12^, l’11^ e parte della 1^ Divisione al di là dell’Elba mentre il 5° Corpo e la 2^ Divisione ancora arretrati. E’ da notare che il 1° Corpo ancora distante dovrebbe essere di collegamento tra la Seconda e la Prima Armata e è situato nei pressi di Praussnitz a nord del teatro operativo.
Al riguardo si precisa che le battaglie che hanno portato alla situazione di fine giungo causarono una perdita prussiana contro quattro austriache che si attestarono a circa 31.000 uomini di cui almeno 1000 ufficiali.



[i] Tiro efficace: 600 m; cadenza di tiro: 10-12 colpi/minuto; calibro: 15.4 mm; velocità alla volata: 305 m/s; lunghezza canna: 91 cm; lunghezza totale: 142 cm; peso: 4.7 kg.
[ii] Cap. Cristofek, “Meiningen Nr. 46 in Feldzuge 1866” cit. di Geoffrey Wawro, “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 191.
[iii] L’innesco era all’interno della cartuccia così che quando l’ago lo colpiva e la carica di lancio deflagrava l’ago era immerso nella polvere da sparo subendo uno stress fisico enorme.
[iv] Il 27 giugno numerosi contadini scendono dalle Montagne Giganti di fronte all’avanzata prussiana e si riversano sulle direttrici di marcia dell’Armata del Nord di Bendek.  cit. di Wawro G., “The austro-prussian war”, Cambridge University Press, pag. 135.

domenica 30 ottobre 2016

Senigallia 4 Novembre 2016 ore 18. Presentazione Volume

Presso la Associazione Mazziniana, Centro Cooperativo Mazziniano, Sala Chiostergi
presentazione del volume dedicato agli eventi del 1860 nelle Marche, ovvero il 
Passaggio delle Marche dallo stato preunitario allo Stato Nazionale,
nella versione di parte pontificia.

I due volumi trattano il primo la descrizione di Ancona come piazzaforte pontificia, il secondo la descrizione degli eventi dal 7 settembre, momento della dichiarazione dello stato d'assedio, alla resa firmata dal magg Lepri firmata alle 14,30 del 29 settembre 1860

Un capitolo finale è dedicato agli avvenimenti successivi, in cui si attua il passaggio tra le autorità pontificie e le autorità italiane che dura fino al 3 ottobre, giornata in cui tutti gli ufficiali pontifici prigionieri lasciano Ancona a bordo della nave oneraria Cavour e nella tarda mattinata, proveniente via mare da Ravenna giunge Vittorio Emanuele II, che fa il suo ingresso trionfale in Ancona

Alcuni aspetti della denominazione pontifica vengono messi in luce, sopratutto le figure dei Delegati Apostolici, che di fatto governavano il territorio, nel bene e nel male. Almeno per il 1860, essendo le marche fino al giugno 1859 un protettorato austriaco, a seguito delle rivoluzioni del 1848-1849.




Presentazione, ................................................. x
Ringraziamenti ............................................................................................ x
Nota dell’Autore........................................................................................... x
Prefazione, di Edoardo Boria....................................................................... x

Premessa ........................................................................................................ x
1. Avvenimento oggetto dello studio.
2. Suoi limiti si spazio e di tempo.
3. Scopi e criteri dello studio.

Introduzione.................................................................................................. x
1. Una serie di errori imperdonabili.
2. La difesa diretta dello Stato: un Governo diviso.
3. La situazione politico-militare ai primi di settembre 1860.
4. “Fate, ma fate presto”

   Tomo I 
La Piazzaforte

Parte I
In Ancona si organizza la difesa

Capitolo 1 – Ancona, città ribelle............................................................ x
1.1. Alla perdita delle Legazioni non si aggiunge la perdita di
      Ancona e delle Marche ............................................................................  x
1.2. La Lega dell’Italia Centrale ed Ancona ...............................................  x
1.3.  Il piano pontificio di riconquista delle Romagne e quello
       di Garibaldi per conquistare Ancona: il trionfo delle spie................. x
1.2.  La difesa delle Stato assume sempre più posizioni drastiche……...… x

Capitolo 2 – Ancona, Piazzaforte pontificia
2.1. La Piazzaforte di Ancona nello Stato Pontificio. La storia.  ......................  x
2.2. Le opere principali della Piazzaforte........................................................... x
2.3. Il nemico è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte .....................  x
2.4. I miglioramenti della Piazzaforte del de La Moricière dall’aprile
       al settembre 1860 ......................................................................................  x
2.5. I dati tattici della Piazzaforte: il terreno e le comunicazioni,i
       punti tatti, l’armamento............................................................................. x
2.6. La Guarnigione, la consistenza teorica e quella effettiva........................... x
2.7. Le Caserme................................................................................................ x
2.8. Il Vettovagliamento.................................................................................... x
2.9. Il Morale..................................................................................................... x


Capitolo 3 –Le forze disponibili alla difesa:la lotta contro il tempo
3.1 Le istituzioni militari pontificie dal 1849 al
      1860..……………...........................................................................x
3.2 Il Corpo di occupazione francese………………………………….x
3.3. L’esercito del de La Moricière……………………….....................x
3.4. Una questione di “spazzolini”……………………………………x
3.5. La situazione operativa ai primi di settembre…………………….x

Capitolo 4 – La riorganizzazione della Piazzaforte. Agosto 1860
4.1. Le Iniziative del De La Moricière per rafforzare Ancona................... x
4.2. La nomina di Quatrebarbes, a Governatore civile .............................. x
4.3. L’azione del de Quatrebarbes per organizzare Ancona....................... x
4.4. L’azione di spionaggio del Comitato rivoluzionario.......................... x


Capitolo 5 – La situazione precipita 1-7 settembre 1860
5.1 Una situazione apparentemente tranquilla.. ........................................ x
5.2. Le prime avvisaglie dell’invasione. Gli effetti
        dell’incontro di Chambery..................................................................... x
5.3. L’attività del Comitato Rivoluzionario di
      Ancona e la rivolta generale nelle Marche............................................. x

Conclusione: Ancona era pronta alla Difesa?. .................................... x

Postfazione, di Sergio Sparapani ............................................................... x

Documenti...................................................................................................... x
1. Allocuzione di Papa Pio IX tenuta nel concistoro segreto del 28 settembre 1860 x
2. Biografia di Cristoforo de La Moricière.............................................. x
3. Protagonisti e Personaggi...................................................................... x

Indice delle Illustrazioni............................................................................ X
Indice dei Nomi............................................................................................ X
Indice dei Nomi Geografici....................................................................... X

Bibliografia Generale................................................................................... x


 
Tomo  II
Gli Avvenimenti

Parte II
 La difesa di Ancona: 8-29 settembre 1860


Premessa alla II Parte
Per Ancona, arriva l’undicesima ora...................................................... x

Capitolo 1 – Dalla proclamazione dello stato d’assedio
                       alla invasione sarda: 8-11 settembre 1860..................... x
1.1. La giornata del 8 settembre, la prima  dell’assedio.
       Mons. Randi lascia Ancona..................................................................... x
1.2. La giornata del 9 settembre, seconda dell’assedio. Le
       vettovaglie scarseggiano.......................................................................... x
1.3.  La giornata del 10 settembre, terza dell’assedio.
        L’inquietitudine si diffonde.................................................................... x
1.4. La giornata dell’11 settembre, quarta dell’assedio: la difesa di Pesaro;
       ad Ancona arriva la notizia dell’invasione… ………….………..x

Capitolo 2 – .................................................................................................... x
2.1. La giornata del 12 settembre, quinta dell’assedio. La
       perdita di Fano.......................................................................................... x
2.2. La giornata del 13  settembre, sesta dell’assedio.
      Una situazione incerta.............................................................................. x
2.3. La giornata dell’14 settembre, settima dell’assedio.
      Lo scontro di San Silvestro. ..................................................................... x
2.4. La giornata del 15 settembre, ottava dell’assedio.
     Si accelerano i preparativi di difesa……………………….        x
2.5. La giornata del 16  settembre, nona dell’assedio.
       Una nave misteriosa ................................................................................ x
2.6 La giornata del 17 settembre, decima dell’assedio.
        La sortita del de Courten per andare incontro al de La Moriciére…………………………………………………

Capitolo 3 – Il cerchio si stringe. 18-22 settembre 1860      x
3.1. La giornata del 18 settembre, undicesima dell’assedio.
      a. Il Bombardamento della flotta 18 settembre.
      b. L’arrivo del de La Moricière............................................................ x
3.2. La giornata del 19 settembre, dodicesima dell’assedio.
      Non arriva quasi nessuno......................................................................... x
3.3.La giornata dl 20 settembre, tredicesima dell’assedio.
     Un morale da rafforzare............................................................................. x
3.4 La giornata del 21 settembre, quattordicesima dell’assedio    
     Si attendono gli eventi............................................................................... x
3.5 La giornata del 22 settembre, quindicesima dell’assedio.
      Il blocco navale è annunciato. .................................................................. x

Capitolo 4 – La dichiarazione del blocco navale e le prime azioni contro Ancona. 23-25 settembre x
4.1. La giornata del 23 settembre, sedicesima dell’assedio.
      Un piccolo successo.................................................................................... x
4.2 La giornata del 24 settembre, diciassettesima dell’assedio
       La perdita della lunetta Scrima............................................................... x
4.3 La giornata del 25 settembre, diciottesima dell’assedio.
Le distanze si accorciano……………………………………………….x


Capitolo 5 – Il cattivo presagio. La perdita di monte
                      Pulito e di monte Pelago 26-27 settembre........................ x
5.1. La giornata del 26 settembre,diciannovesimadell’assedio.
       L’abbandono del Lazzaretto..................................................................... x
5.2. La giornata del 27 settembre, ventesima dell’assedio.
             L’assalto alla cinta interna di difesa……………………………….x

Capitolo 6 – L’ultima difesa. 28-29 settembre 1860........................... x
6.1 La giornata del 28 settembre, ventunesima dell’assedio.
     Si decidono le sorti della piazzaforte……………………………..x
6.2 Una bandiera tricolore sventola a Piazza Grande……………… x
6.3 La giornata del 29 settembre, ultima dell’assedio. Una notte movimentata: le tormentare trattative di resa; Finisce ogni potere in città
6.4 La giornata del 29 settembre, ultima dell’assedio. Una notte
      movimentata: le tormentare trattative di resa. ……………………x
6.4 Finisce ogni potere in città……………………………………….x
Capitolo 7 – Addio Ancona…………….…………………………x
7.1. Carlo D’Angiò è il vero simbolo di Ancona?....................................... x
7.2. La costituzione come prigionieri. La Prima giornata da
       prigionieri di guerra: 30 settembre........................................................ x
7.3 Le giornate del 1 e del 2 ottobre in Ancona............................................ x
7.4 Un viaggio movimentato......................................................................... x
7.5 Uno strascico di polemiche...................................................................... x
7.6 La conclusione della campagna. De La Moriciére presenta
      il suo rapporto a Pio IX…………………………………………..x

Conclusione.
 Una pagina, di una lunga storia, si chiude………………………….x


Documenti...................................................................................................... x
1. Convenzione sulla capitolazione di Ancona................................... x
3. Manifesto del Commissario generale agli Anconetani................. x
4. Indirizzo del Comitato Centrale della Società Nazionale agli Anconetani            x


Indice delle Illustrazioni............................................................................ X
Indice dei Nomi............................................................................................ X
Indice dei Nomi Geografici....................................................................... X

Bibliografia di Riferimento........................................................................ x











VI di copertina del Tomo I

Informazioni: Marco Severini
Associazione Mazziniana, Via Chiostergi 10, Senigallia
www.Associazione di Storia Contempranea Senigallia
email - masbond@libero.it

Per ordinazioni: Società Editrice Nuova Cultura. alla email ordini@nuovacultura.it
Contatti:
Centro Studi sul Valor Militare - CESVAM
direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org.