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lunedì 18 dicembre 2017

Il rovesciamento della fronte 25 giugno 1866.



Nelle primissime ore del 25 giugno, Garibaldi ebbe comunicazione dal Comando Supremo della situazione in pianura. L’Armata del Mincio era in ritirata e necessità che le forze volontarie operassero in maniera da garantire il fianco nord dell’Armata stessa. Con vari dispacci e telegrammi lo stesso La Marmora aveva aggiornato Garibaldi.  Vi era il sostanziale pericolo che Brescia fosse occupata dagli Austriaci; onde evitare questo, Garibaldi decise di concentrare le forze volontarie nella piana a sud-ovest del Garda, sulle alture moreniche di Lonato, con il grosso sistemato a difesa. Dopo una attenta pianificazione, soprattutto per riguardo gli itinerari, disposto che piccolissimi contingenti sarebbero stati lasciati a contatto con il nemico, ordinò che dalla sera del 25 giugno iniziassero i movimenti verso il nuovo schieramento e che tutto dovesse terminare nella mattinata del 26. Tutto questo si svolse celermente e velocemente, agevolato anche dal fatto che le unità volontari erano “leggere”; Garibaldi non aveva nessuna notizia delle intenzioni del nemico, e quindi operò al buio, con le unità volontarie che uscivano dalle valli alpine e sboccare in pianura senza sapere chi avrebbero incontrato. Le disposizioni furono chiarissime: si doveva aspettare una battaglia di incontro e quindi ci si doveva preparare adeguatamente. Si trattava cioè di assicurare una articolazione alle unità ed un coordinamento interno che permettesse di assorbire l’urto iniziale del nemico e successivamente di far massa sul lato minacciato.

Il dispositivo tattico assunto dal Corpo dei Volontari fu a losanga che si trasformò ben presto in un triangolo schiacciato quando, senza aver incontrato forze austriache, il suo vertice raggiunse Lonato, su cui, come detto, si era imperniato lo schieramento difensivo. Il Corpo dei Volontari tenne le posizioni in difesa e a copertura di Brescia fino al 30 giugno, giorno in cui, vista l’inerzia austriaca, decise di riprendere l’iniziativa. Ordinando alle sue forze di spostarsi in Val Sabbia, per riprendere le operazioni in Trentino. Questa decisione fu suffragata anche dalla notizie avute dal Comando Supremo, che ipotizzava una azione dell’arciduca Alberto, verso l’Armata del Po per aprirsi la strada verso Firenze, capitale del Regno. 

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