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venerdì 10 febbraio 2017

La Battaglia di Lissa. IV


1.     SITUAZIONE PARTICOLARE

a.       L’ambiente Operativo

L’isola di Lissa è situata nel mare Adriatico a 130 Miglia a Sud Est di Ancona, 175 Miglia a Sud di Pola (Base della flotta Austriaca) e 30 miglia dalla costa Dalmata. Era fortificata sia a porto S. Giorgio che in corrispondenza della Baia di Comisa, con bastioni bene armati (84 cannoni) ed elevati. Le guarnigioni austriache avevano truppe di seconda linea per un totale di 1833 uomini fra Ufficiali e soldati. 

b.       I piani Operativi

Secondo Stevens e Westcott, non si può imputare a Persano la scelta di orientare l’attacco su Lissa piuttosto che sulla flotta austriaca, ma ad una decisione principalmente politica. Indipendentemente dalle responsabilità della scelta, era comunque evidente l’assenza di un piano operativo consolidato. Secondo Ezio Ferrante (prefazione de “ I fatti di Lissa”), si andò praticamente alla cieca, penetrando nel porto di S. Giorgio come si va alla scoperta di un porto nuovo in Australia, e costretti ad osservare solo alla prova dei fatti che i colpi delle artiglierie delle navi andavano tanto più spesso a vuoto tanto i forti e le batterie dell’isola erano alti e distanti per il tiro dei nostri cannoni. A Lissa si era andati con presupposti sbagliati: nell’attacco alle fortificazioni dell’isola di pianificato c’era ben poco, tanto è vero che gli italiani, sia pure con successi frammentari e discontinui, si affannano in una tantalica inconcludente fatica che porta al terzo giorno, al momento dello scontro navale con gli austriaci, solo una minima aliquota della pur ultrapotente flotta italiana, partecipare all’azione di fuoco. Inoltre, gli Ammiragli sottordini, Vacca ed Albini si sottraggono o disobbediscono apertamente agli ordini dell’Ammiraglio Persano, adducendo talvolta giustificazioni discutibili ed evidenziando, un forte limite di coesione ed unità di comando.

Dal lato austriaco, il Contrammiraglio Tegetthoff, appariva più risoluto e deciso. Pronto a rispondere ad un eventuale attacco italiano, consapevole della superiorità della flotta nemica, sapeva che per ingaggiare battaglia, doveva minimizzare le distanze, per permettere ai suoi cannoni (inferiori in gittata) di essere efficaci. Inoltre, ognuno dei suoi comandanti sapeva esattamente qual’era l’intento dell’Ammiraglio e l’ordine di battaglia. Sapevano, infine, di avere a che fare con il tipo d’uomo che aveva idee chiare e sapeva come battersi.

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