a. Le forze in campo
(1) Dislocazione iniziale della flotta
italiana.
Per poter stabilire la dislocazione iniziale della
battaglia navale di Lissa del 20 luglio 1866, è necessario richiamare le azioni
navali concepite dall’Ammiraglio Persano ed attuate a partire dal 18 luglio,
allo scopo di favorire l’invasione dell’isola. Il cuore della squadra navale
italiana era così costituita: sotto il comando diretto dell’ammiraglio il Re
d’Italia, La Palestro e la
S. Martino ; sotto il comando del Capitano
di Vascello Riboty il Re di Portogallo, la Varese e la Maria
Pia ; sotto il comando del Contrammiraglio Vacca, il Principe
di Carignano, il Castelfidardo e l’Ancona. Il Vice Ammiraglio Albini, sulla
Maria Adelaide, comandava un insieme eterogeneo di battelli in legno,
cannoniere, pattugliatori ed unità da sbarco. La Terribile e la Formidabile a
disposizione dell’intera Squadra, sotto il comando formale dell’Ammiraglio Vacca.
Mancava l’Affondatore, che sarebbe arrivato il giorno 19 luglio con i rinforzi
di uomini per lo sbarco.
Secondo Persano, l’attacco su Lissa doveva essere
effettuato con violenza estrema e prima che la flotta austriaca
sopraggiungesse. L’attacco però partì solo la mattina del 18 luglio 1866, senza
che si tentasse uno sbarco risolutivo teso a prendere le fortificazioni da
terra. Invece, si preferì un cannoneggiamento massiccio che, pur causando danni,
non servì a piegare la resistenza delle fortificazioni e la pericolosità delle
artiglierie. Come scrisse il deputato Boggio, imbarcato sul Re d’Italia, “la resistenza dei forti non venne mai meno;
le mura demolite, i cannoni smontati, le esplosioni nei magazzini non piegarono
mai il morale del nemico”. Le cannoniere italiane erano state mandate a
tranciare i cavi del telegrafo per isolare Lissa da Lessina. Malgrado l’azione
ebbe successo, Persano venne avvertito che un messaggio era stato intercettato,
proveniente da Tegetthoff, che ordinava alla guarnigione di tenere la posizione
in attesa dell’arrivo della flotta in soccorso. Il giorno 19, malgrado gli
sforzi degli italiani e l’eroismo del Comandante del “Formidabile” Saint Bon
(che si avvicinava a meno di trecento metri dalle fortificazioni per poterle
meglio cannoneggiarle, soffrendo però il fuoco nemico), i forti resistevano
ancora. La mattina del 20 luglio, malgrado il mare fosse agitato, Persano si
persuase di tentare lo sbarco disperdendo sei corazzate al fine di riprendere il cannoneggiamento
delle batterie fortificate. Alle 8 e 30 del 20 luglio l’Esploratore segnala
l’avvistamento di navi sospette da Ovest nord Ovest.
Si dice che Persano esclamò “ecco i pescatori”. Tuttavia è opinione comune, ancorché negata da
Persano stesso nelle sue memorie difensive, che gli italiani vennero colti di
sorpresa dall’arrivo della flotta austriaca. Prova ne è che la dislocazione
iniziale per la battaglia vede molti bastimenti italiani assenti, in ritardo od
intenti alle operazioni di sbarco a ridosso dell’isola di Lissa. Infatti, la squadra navale di Albini,
composta da navi in legno, non prende parte all’azione, intenta al recupero dei
materiali da sbarco di fronte porto Karober, malgrado l’ordine di Persano fosse
quello di attaccare le retroguardie austriache. La corazzata “Formidabile”, danneggiata il giorno
prima, non prese parte allo scontro mentre le corazzate “Varese” e “Terribile” si
trovavano in ritardo per lo scontro, impegnate
a cannoneggiare le fortificazioni in appoggio allo sbarco.
Persano diede l’ordine di schierarsi in “linea di
fila” in modo da tagliare la prua alla flotta austriaca, sia per trarre vantaggio dalla posizione dei cannoni
sia per proteggere la flotta da sbarco
in legno di Albini, che ancora non si era mossa. Alle 10.45 antimeridiane lo
schieramento italiano era composto da tre divisioni di navi corazzate, la
divisione Vacca, la divisione Faa di Bruno e la divisione Riboty. La prima
(comandata dal Contrammiraglio Vacca) composta dal Principe di Carignano, dal
Castelfidardo e dall’Ancona, la seconda (comandata dal Capitano di Vascello Faa
di Bruno, comandante del Re d’Italia) composta dal Re d’Italia, dalla Palestro,
dal S. Martino e dall’Affondatore, la terza in posizione più arretrata
(comandata dal Capitano di Vascello Riboty), costituita dal Re di Portogallo e
dalla Maria Pia, con a seguire la
Varese ed il Terribile. In tutto 11 navi di cui solo 6 pronte
ad affrontare l’urto austriaco e comunque anch’esse (Vacca e Faa di Bruno)
distanziate, essendo la divisione Riboty ancora lontana dalle due di testa. L’Affondatore,
posto alla destra dello schieramento, venne elevata a nave ammiraglia poiché,
senza nessun apparente motivo e senza avviso, Persano decise di lasciare il Re
d’Italia, trasferendovisi.
(2) Dislocazione iniziale della flotta austriaca.
Al contrario, la flotta Austriaca si presentava unita
e compatta. Tegetthoff aveva disposto la flotta su tre divisioni, ogni
divisione a forma di cuneo con prua Sud Sud Est. La prima divisione, formata da
navi corazzate e condotta dallo stesso Tegetthoff, proteggeva le altre due
divisioni a seguire, formate da unità in legno. Quella disposizione era stata
mantenuta dal 19 luglio all’1.30 post meridiane, quando la flotta si mise in
moto alla volta di Lissa. “L’ordine di marcia sarà l’ordine di battaglia”,
ordinò Tegetthoff, in accordo con gli insegnamenti di Nelson, ed evitando che
manovre successive in presenza del nemico avessero potuto mettere a rischio la
sua flotta in legno. La ragione di questo schieramento derivava non solo dalla
esigenza di protezione delle navi in legno, ma soprattutto dal fatto che i
cannoni di più navi posti su un lato del cuneo, puntando tutti su uno stesso
obiettivo (cannonieri istruiti ed addestrati), avrebbero avuto maggiore
possibilità di colpirlo.
La prima divisione a forma di cuneo era composta da 7
navi corazzate preceduta da una unità
minore esploratrice: lo Stadium. La Ferdinand
Max (nave ammiraglia) in testa al primo cuneo, la Habsburg e la Don Juan in seconda
linea, la Salamandre
e la Drache in
terza, la Kaiser Max
e la Prinz Eugene
in quarta. La seconda divisione era preceduta dal Kaiser, comandata dal
Commodoro Petz (comandante la seconda divisione), che precedeva la Elisabeth che era posta
in testa al secondo cuneo. Seguivano in seconda linea la Friedrich e la Radetzky , in terza la Adria e la Donau , in quarta la Schwartzenberg e la Novara. La terza divisione,
comandata dal Commodoro Eberle era formata da bastimenti minori: il Grief in
testa, la Hum in
prima linea, la Seehand
e la Velebich
in seconda, la Dalmat
e la Wall in
terza, la Reka e
la Streiter
in quarta, infine la Hofer ,
Kreska e la Narenta
a chiudere il cuneo. In tutto 27 navi pronte per il combattimento: alle 10.45
antimeridiane del 20 luglio 1866, la flotta austriaca si presentò in questa
forma, compatta, diretta contro il fianco della linea di fila italiana.
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