Orvieto
Lunedi 25 maggio 2015 Palazzo del Capitano. Sala dei 400
Conferenza
Massimo Coltrinari
Falsi Miti Diplomatici e tattici della
Grande Guerra
La Triplice Alleanza rappresentava una garanzia di equilibrio
in Europa. Nonostante tutti i pericoli e gli ostacoli questa alleanza riuscì ad
essere da contrappeso alla azione della Francia e della Russia, mentre la Gran
Bretagna si teneva nel suo splendido isolamento. Per il ruolo dell’Italia, essa
era considerata in molte cancellerie una Potenza solo per educazione e
convenzione diplomatica. Un suo peso, in ogni caso lo doveva avese se Bernhard von Bulow, il 5 marzo 1905 ebbe a
dichiarare:
«Per il tempo di
pace e per tutte le combinazioni internazionali è nel nostro interesse
mantenere quanto più possibile intatta la facciata della Triplice. … Certo nel
caso di complicazioni non dobbiamo farci illusione alcuna di una cooperazione
attiva italiana: ma è già un vantaggio da non sottovalutare se in questo caso
l’Italia rimane neutrale invece di unirsi alla Francia»
Questa
line apolitica sia tedesca che austriaca viene tenuta fino alla vigilia dello
scoppio della guerra, quando si sopravalutano sia La Germania che l’Austria,
entrambe convinte che da sole, senza l’Italia, possano vincere la guerra ed
alterare così gli equilibri europei, nonostante gli avvertimenti che giungevano
dagli ambienti militari che giudicavano la posizione dell’Italia essenziale per
la guerra. Fra tutte le dichiarazioni quella più significativa, ma che le
riassumeva tutte, dei militari e quella di Helmuth von Moltke, 2 agosto 1914:
«Fosse pure una sola divisione di cavalleria mi basta. Non
importa che l’Italia ci sostenga con grandi forze ma che la Triplice Alleanza
come tale si presenti compatta»
Ma la linea politica è chiara: dell’Italia si
può fare a meno. L’Italia non viene
informata dell’ultimatum alla Serbia del 23 luglio. e quindi: «… per tale
modo di procedere e per il carattere difensivo del trattato della Triplice
Alleanza, l’Italia non ha obbligo di venire in aiuto all’impero asburgico …
qualsiasi guerra europea è in questo caso conseguenza di un atto di
provocazione e di aggressione dell’Austria». Così scrive il 24 luglio 1914,
il Ministro degli Esteri Antonino di San Giuliano agli ambasciatori Antonino
Paternò-Castello i San Giuliano (1852-1914). Liberale e anticlericale, San
Giuliano fu ministro degli esteri nel
1905-1906 e dal 1910 al 1914, con una linea politica di crescente autonomia da
Vienna e Berlino. Gli effetti della Triplice avevano anche altri sviluppi. Alla
luce dell’art. VII del trattato si pone subito il problema delle compensazioni,
ove si sottolineava che «…in una
conflagrazione europea, anche ove non si presenti per noi il casus foederis …
potremmo noi ottenere compensi per le conseguenze di una guerra cui non avremmo
preso parte?»
Riccardo
Bollati (1858-1939), ambasciatore a Berlino dal 1912 al 1915 e fervido
ammiratore della Germania, scriveva a
San Giuliano, 24 luglio 1914 che vi erano forti pressioni tedesche a favore
dell’Italia che ricevesse, pur di rimanere neutrale, compensi adeguati da parte
di Vienna, ma già il 31 luglio il
dialogo italo-austriaco è in stallo.
Il due agosto viene
annunciata la neutralità dell’Italia. Come scrive il , 3 agosto 1914 San Giuliano a Olindo Malagodi «La
decisione nostra dipendeva necessariamente da quella dell’Inghilterra …» Il
4 agosto Cadorna, tenuto fino ad allora
all’oscuro, può solo annunciare misure
precauzionali
La nostra neutralità è scandita da
eventi che possono così essere riassunti:
•
30 settembre: Salandra scrive al Re individuando due
sole alternative: la neutralità o l’intervento al fianco dell’Intesa.
•
18 ottobre: Benito Mussolini apre all’intervento con
l’articolo «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante»
accentuando la spaccatura nel partito socialista.
•
Giolitti, scrivendo ad Olindo Malagodi il dicembre 14, non esclude un intervento in condizioni
favorevoli: «Bisogna trovare modo d’intervenire quando l’Austria sia caduta,
intervenire per il testamento».
•
Tra dicembre e gennaio Sonnino sonda la
disponibilità di Vienna incoraggiato dal tentativo tedesco di mediazione
(missione von Bulow).
•
La proposta austro-tedesca di esaminare il tema
delle concessioni dopo la guerra è insoddisfacente.
•
15 febbraio: riprendono i contatti con Londra.
•
26 aprile: l’Italia aderisce all’Intesa con il Patto
di Londra.
•
4 maggio: viene denunciata la Triplice Alleanza.
•
23 maggio: dichiarazione di guerra.
Sono nove mesi intensi in cui lo
scontro tra interventisti e neutralisti si fa via via più drammatico.
Giolitti
non riesce a dare una piattaforma comune ai neutralisti che hanno visioni molto
diverse (liberali, cattolici, socialisti). Si ha una forzatura istituzionale
sostenuta dalla monarchia, dalla stampa e dalla piazza, animata da una
minoranza risoluta e determinata (nazionalisti, repubblicani, socialisti
rivoluzionari, irredentisti) con componenti liberali e cattoliche. Il
Parlamento non è più il luogo delle decisioni che vengono prese altrove e da
altri attori, ma non è una peculiarità italiana.
Fino ad arrivare alla seconda decade
di Maggio quando, con il Patto di Londra firmato ed impegni presi, con una
mobilitazione, ancorché occulta, in atto, i neutralisti, Giolitti e tutti i
suoi simpatizzanti, che controllavano il parlamento, il Vaticano ed una parte
dei Socialisti avviano un braccio di
ferro con il Governo Calandra che, constatato che il paese e diviso se
intervenire o rimanere neutrale, e di fronte alle nuove offerte
dell’Austria - Il famoso parecchio di Giolitti - decide di dimettersi
e rimettere ogni decisone al Re.
Il Re, anche in presenza di un forte
atteggiamento negativo di Francia e Inghilterra, sondate le parti, prende la
decisione di intervenire.
(massimo.coltrinari@libero.it)
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