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giovedì 4 giugno 2015

Orvieto. Testo dell'intervento. "Convegno. 100 anni di grande guerra in Italia"

Orvieto
Lunedi 25 maggio 2015 Palazzo del Capitano. Sala dei 400
Conferenza
 Massimo Coltrinari
Falsi Miti Diplomatici e tattici della Grande Guerra

La Triplice Alleanza rappresentava una garanzia di equilibrio in Europa. Nonostante tutti i pericoli e gli ostacoli questa alleanza riuscì ad essere da contrappeso alla azione della Francia e della Russia, mentre la Gran Bretagna si teneva nel suo splendido isolamento. Per il ruolo dell’Italia, essa era considerata in molte cancellerie una Potenza solo per educazione e convenzione diplomatica. Un suo peso, in ogni caso lo doveva avese se Bernhard von Bulow, il 5 marzo 1905 ebbe a dichiarare:
  «Per il tempo di pace e per tutte le combinazioni internazionali è nel nostro interesse mantenere quanto più possibile intatta la facciata della Triplice. … Certo nel caso di complicazioni non dobbiamo farci illusione alcuna di una cooperazione attiva italiana: ma è già un vantaggio da non sottovalutare se in questo caso l’Italia rimane neutrale invece di unirsi alla Francia»
 Questa line apolitica sia tedesca che austriaca viene tenuta fino alla vigilia dello scoppio della guerra, quando si sopravalutano sia La Germania che l’Austria, entrambe convinte che da sole, senza l’Italia, possano vincere la guerra ed alterare così gli equilibri europei, nonostante gli avvertimenti che giungevano dagli ambienti militari che giudicavano la posizione dell’Italia essenziale per la guerra. Fra tutte le dichiarazioni quella più significativa, ma che le riassumeva tutte, dei militari e quella di Helmuth von Moltke, 2 agosto 1914:
 «Fosse pure una sola divisione di cavalleria mi basta. Non importa che l’Italia ci sostenga con grandi forze ma che la Triplice Alleanza come tale si presenti compatta»
  Ma la linea politica è chiara: dell’Italia si può fare a meno. L’Italia non viene informata dell’ultimatum alla Serbia del 23 luglio. e quindi: «… per tale modo di procedere e per il carattere difensivo del trattato della Triplice Alleanza, l’Italia non ha obbligo di venire in aiuto all’impero asburgico … qualsiasi guerra europea è in questo caso conseguenza di un atto di provocazione e di aggressione dell’Austria». Così scrive il 24 luglio 1914, il Ministro degli Esteri Antonino di San Giuliano agli ambasciatori Antonino Paternò-Castello i San Giuliano (1852-1914). Liberale e anticlericale, San Giuliano fu ministro degli esteri  nel 1905-1906 e dal 1910 al 1914, con una linea politica di crescente autonomia da Vienna e Berlino. Gli effetti della Triplice avevano anche altri sviluppi. Alla luce dell’art. VII del trattato si pone subito il problema delle compensazioni, ove si sottolineava  che «…in una conflagrazione europea, anche ove non si presenti per noi il casus foederis … potremmo noi ottenere compensi per le conseguenze di una guerra cui non avremmo preso parte?»
 Riccardo Bollati (1858-1939), ambasciatore a Berlino dal 1912 al 1915 e fervido ammiratore della Germania, scriveva  a San Giuliano, 24 luglio 1914 che vi erano forti pressioni tedesche a favore dell’Italia che ricevesse, pur di rimanere neutrale, compensi adeguati da parte di Vienna,  ma già il 31 luglio il dialogo italo-austriaco è in stallo.
Il  due  agosto  viene annunciata la neutralità dell’Italia. Come scrive  il , 3 agosto 1914 San Giuliano a Olindo Malagodi «La decisione nostra dipendeva necessariamente da quella dell’Inghilterra …» Il 4 agosto Cadorna, tenuto fino   ad allora all’oscuro, può solo   annunciare misure precauzionali
La nostra neutralità è scandita da eventi che possono così essere riassunti:
        30 settembre: Salandra scrive al Re individuando due sole alternative: la neutralità o l’intervento al fianco dell’Intesa.
        18 ottobre: Benito Mussolini apre all’intervento con l’articolo «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante» accentuando la spaccatura nel partito socialista.
        Giolitti, scrivendo ad Olindo Malagodi il  dicembre 14,  non esclude un intervento in condizioni favorevoli: «Bisogna trovare modo d’intervenire quando l’Austria sia caduta, intervenire per il testamento».
        Tra dicembre e gennaio Sonnino sonda la disponibilità di Vienna incoraggiato dal tentativo tedesco di mediazione (missione von Bulow).
        La proposta austro-tedesca di esaminare il tema delle concessioni dopo la guerra è insoddisfacente.
        15 febbraio: riprendono i contatti con Londra.
        26 aprile: l’Italia aderisce all’Intesa con il Patto di Londra.
        4 maggio: viene denunciata la Triplice Alleanza.
        23 maggio: dichiarazione di guerra.

Sono nove mesi intensi in cui lo scontro tra interventisti e neutralisti si fa via via più drammatico.
Giolitti non riesce a dare una piattaforma comune ai neutralisti che hanno visioni molto diverse (liberali, cattolici, socialisti). Si ha una forzatura istituzionale sostenuta dalla monarchia, dalla stampa e dalla piazza, animata da una minoranza risoluta e determinata (nazionalisti, repubblicani, socialisti rivoluzionari, irredentisti) con componenti liberali e cattoliche. Il Parlamento non è più il luogo delle decisioni che vengono prese altrove e da altri attori, ma non è una peculiarità italiana.
Fino ad arrivare alla seconda decade di Maggio quando, con il Patto di Londra firmato ed impegni presi, con una mobilitazione, ancorché occulta, in atto, i neutralisti, Giolitti e tutti i suoi simpatizzanti, che controllavano il parlamento, il Vaticano ed una parte dei Socialisti  avviano un braccio di ferro con il Governo Calandra che, constatato che il paese e diviso se intervenire o rimanere neutrale, e di fronte alle nuove offerte dell’Austria  - Il famoso  parecchio di Giolitti - decide di dimettersi e rimettere ogni decisone al Re.

Il Re, anche in presenza di un forte atteggiamento negativo di Francia e Inghilterra, sondate le parti, prende la decisione di intervenire.

 (massimo.coltrinari@libero.it)

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