2.
SITUAZIONE
PARTICOLARE
a.
Eventuali
operazioni precedenti
La
prima fase del conflitto tra Prussia e Austria si svolge in un Teatro
apparentemente secondario, gli stati medi tedeschi alleati con l’Austria. Tra
il 15 ed il 24 giugno, infatti, la sola Armata dell’Ovest al comando del 76nne
Generale Edward Voghel von Falkenstein, forte di circa 40.000 uomini in tre
Divisioni al comando rispettivamente del Generale Agust Goeben, Generale Gustav
Beyer e Generale Edwin Manteuffel, conquista la maggior parte degli stati medi tra
cui Hannover, Hessia e Turingia.
Sull’altro
fronte, la campagna contro l’Austria inizia con l’invasione della Sassonia da
parte dell’Armata dell’Elba e della Prima Armata che non incontrano resistenza
poiché le cinque brigate Sassoni varcano il confine, come programmato, e si
uniscono al Corpo d’Armata del Generale Clam Gallas ed alla Divisione di
cavalleria austriaci in Boemia formando l’Armata dell’Iser.
Il
primo scontro in forze sul fronte boemo si svolge il 26 giugno a Podol per conquistare due ponti necessari alle
forze prussiane per l’attraversamento dell’Iser ,che sarebbe dovuto essere
protetto dall’omonima Armata, e vede vittoriosi i prussiani. E’ significativo
sottolineare che il compito originale dell’Armata dell’Iser fosse quello di
rallentare l’eventuale penetrazione prussiana dalla Sassonia mentre, poco prima
degli scontri, Bnendek da un ordine completamente differente ovvero di
resistere sul posto.
Nel
mentre, l’Armata del Nord si stava spostando a seguito di ordine diretto
dell’Imperatore da Olmutz, dove aspettava l’invasione prussiana, verso
Koniggratz e Josephstad.
Dall’altra
parte del fronte, i Monti Giganti impongono ai prussiani di passare attraverso
valichi che sono rispettivamente all’altezza di Vysokov e Tratenau, paesi che
divengono teatro di due ulteriori battaglie, che si risolvono rispettivamente
la prima a favore dei prussiani e la seconda degli austriaci[i].
Sull’altro
fronte, il 28 giugno, a Munchengratz, si assiste invece al ripiegamento
del’Armata dell’Iser su due direttrici diverse ed al relativo incalzo da parte
di tre corpi della 1^ Armata e dell’Armata dell’Elba che cercano di
intrappolare gli austriaci in un avvolgimento[ii]. La
manovra non riesce a causa dell’eccessiva stanchezza delle truppe prussiane
affamate e assetate. Il Principe Carlo si fa letteralmente sfuggire l’armata
dell’Iser sotto il naso dopo alcune scaramucce.
Sempre
lo stesso giorno dall’altra parte del fronte presso Trautenau (Bukerdorf)
continuano gli scontri tra la 2^ Armata prussiana che cerca di riordinarsi dopo
l’attraversamento dei monti e il 10° Corpo austriaco in difesa del fianco
destro dell’Armata del Nord, con buona sorte dei prussiani. A Skalice, sempre
sul fianco austriaco un altro scontro mette in evidenza la scarsa organizzazione
dei vertici imperiali e l’efficienza
dell’impatto del fuoco del fucile ad ago prussiano.
Il
29 giugno la morsa intorno alle armate austriache si stringe con la battaglia
di Jicin, importante città che domina uno dei principali crocevia della zona,
grazie alla determinata offensiva del generale prussiano Tumpling, comandante
della 5^ Divisione, ed alla incertezza e confusione del comando austriaco. Così
Benedek deve impartire l’ordine di ripiegare da Dubenec, dove aveva installato
il proprio comando, verso Koniggratz facendo ritirare tutta l’armata dell’Iser
dietro al fiume Bystrice. Si stanno creando le precondizioni della battaglia di
Sadowa.
Durante
questa manovra, con il disappunto di Moltke, i prussiani perdono il contatto
con le forze nemiche e iniziano, su ordine del comandante in capo, una serie di
esplorazioni di cavalleria per individuare le direttrici di manovra austriache.
Dopo
una settimana di marce forzate e combattimenti, in carenza di viveri e acqua
potabile, le armate prussiane si fermano per recuperare capacità operative
nella speranza di vedersi recapitare i rifornimenti richiesti con insistenza a
Berlino. Situazione che era anche peggiore per l’esercito austriaco, che si era
ritirato su di una fronte di pochi chilometri e che pertanto non poteva sperare
di sfruttare il terreno per il proprio sostentamento, tanto che lo stesso
Benedek inviò un telegramma il primo di luglio all’Imperatore chiedendo un
armistizio poiché l’Armata del Nord era al limite della catastrofe[iii].
[i] In verità il comandate la
divisione prussiana il Generale Bonin si ritira senza impiegare la maggior
parte delle proprie truppe.
[ii] Interessante il caso del
45° rgt. composto da veronesi che all’arrivo dei prussiani getta le armi e si
consegna presso il villaggio di Musky.
[iii] Geoffrey Wawro, “The austro-prussian war”, Cambridge
University Press, pag. 202.
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