I BELLIGERANTI ORIGINI DEL CONFLITTO
Lo studio delle origini nel caso del conflitto[3] scatenato nel giugno 1941 da Hitler nei confronti dell’Unione Sovietica e nel bel mezzo della guerra contro la Gran Bretagna, non può essere affrontato facendo unicamente ricorso ai normali parametri storici al fine di individuarne gli antefatti e le cause sia reali che apparenti. Nel caso, si tratta di una guerra che affonda le sue motivazioni, e quindi il proprio antefatto, in un profondo ed insanabile conflitto ideologico tra i totalitarismi del XX secolo e che trova una causa reale remota in aspetti peculiari della ideologia hitleriana ed una causa prossima in questioni di natura economica e più precisamente in ragioni di economia di guerra. Non sono rivedibili, nella circostanza, cause apparenti che abbiano costituito, ancorché in retrospettiva, una sorta di movente immediato e rinvenibile in circostanze solitamente portate a cause giustificative come possono esserlo incidenti diplomatici o di frontiera, od anche la “liberazione” di terre o popoli. Ci troviamo davanti ad una guerra “ideologica” che in quanto tale si giustifica da sé senza fare ricorso a motivazioni tradizionali.
Lo studio delle origini nel caso del conflitto[3] scatenato nel giugno 1941 da Hitler nei confronti dell’Unione Sovietica e nel bel mezzo della guerra contro la Gran Bretagna, non può essere affrontato facendo unicamente ricorso ai normali parametri storici al fine di individuarne gli antefatti e le cause sia reali che apparenti. Nel caso, si tratta di una guerra che affonda le sue motivazioni, e quindi il proprio antefatto, in un profondo ed insanabile conflitto ideologico tra i totalitarismi del XX secolo e che trova una causa reale remota in aspetti peculiari della ideologia hitleriana ed una causa prossima in questioni di natura economica e più precisamente in ragioni di economia di guerra. Non sono rivedibili, nella circostanza, cause apparenti che abbiano costituito, ancorché in retrospettiva, una sorta di movente immediato e rinvenibile in circostanze solitamente portate a cause giustificative come possono esserlo incidenti diplomatici o di frontiera, od anche la “liberazione” di terre o popoli. Ci troviamo davanti ad una guerra “ideologica” che in quanto tale si giustifica da sé senza fare ricorso a motivazioni tradizionali.
L’antefatto quindi, inteso come quell’insieme di avvenimenti che hanno influito su di un popolo e su uno Stato è individuabile nella formulazione di una “Weltanschauung” nazista contenuta nel libro programmatico di Hitler. Nel “Mein Kampf”, ancorché disordinato ed insufficiente, si trova l’intero edificio ideologico nazista tale che “ciò che Hitler davvero voleva, in effetti si trova nel libro, anche i contemporanei non lo rinvennero.”[4], anche se si trattava di una ideologia “…incapace di dare formazione vuoi a una nuova idea, vuoi a una nuova visione della felicità sociale, me che risultava essere piuttosto una arbitraria compilazione di numerose teorie che, a partire dalla metà del XIX secolo, costituivano il diffuso patrimonio di una volgarizzazione scientifica celatamente nazionalista”4. In questo ambito si inserisce il discorso dello “spazio vitale”, o per meglio dire dello “spazio senza popolo” ad est dove un grande spazio era disponibile per il popolo tedesco. Uno spazio vitale non come necessità di risorse per la sopravvivenza del popolo ma come base di partenza per la conquista del mondo perché si era ormai ad una svolta storica mondiale e la sopravvivenza sarebbe stata di quella nazione che si fosse assicurata il predominio terrestre tale da renderla indipendente e svincolata da restrizioni ed alleanze. Proprio in questa visione in cui la storia avanzava a passi rapidi risiede tra l’altro la causa remota di una aggressione lanciata nel bel mezzo di un conflitto di logoramento con la Gran Bretagna. Infatti per Hitler si trattava di una “..disperata gara contro il tempo, contro il corso della storia, e Hitler era incessantemente tormentato dalla preoccupazione che la Germania giungesse troppo tardi alla suddivisone del Mondo”
La causa reale prossima dell’attacco all’Unione Sovietica è rinvenibile in motivazioni legate strettamente all’economia di guerra. La Germania, con tutti i territori occupati, non riusciva a mantenere il confronto con le abbondanti risorse di materie prime di cui disponeva la Gran Bretagna aiutata dagli Stati Uniti. In particolare la sofferenza riguardava il settore energetico, base della industria moderna. Nel periodo 1940-1943 la Germania importava circa 1,5 milioni di tonnellate in massima parte dalla Romania, che si aggiungevano a circa 4 milioni di tonnellate di carburante sintetico prodotto a costi altissimi e che alla fine del 1943 giunse alla cifra di 6,5 milioni di tonnellate. Nel contempo la Gran Bretagna produceva circa 1 milione di tonnellate di carburante sintetico ma di contro riusciva ad importare carburante anche nel corso della guerra sottomarina del 1942 per circa 10,2 milioni di tonnellate. Nel 1944 la importazioni giunsero a 20 milioni di tonnellate. Le scorte tedesche arrivavano nel 1941 a circa 2 milioni di tonnellate di petrolio “A Londra suonavano dei campanelli di allarme tutte le volte che le scorte scendevano sotto i 7 milioni di tonnellate”. [5]
L’Europa nazista non costituiva di certo un “lebensraum” autosufficiente. La Germania dipendeva in termini di materie prime ed energia dall’Unione Sovietica e si trovava coinvolta in una guerra di logoramento contro la Gran Bretagna che non poteva sostenere nel lungo periodo.
E solo in Ucraina vi era abbastanza grano per il popolo tedesco, solo un Unione Sovietica vi erano abbastanza materie prime per sostenere lo sforzo bellico, e solo nel Caucaso vi era petrolio in grado di soddisfare alle esigenze dell’Europa nazista. Unicamente accedendo a queste risorse in breve tempo la Germania poteva continuare a sostenere un prolungato conflitto. La questione è in effetti di importanza centrale. Nell’immediato l’Unione Sovietica aveva tutto l’interesse a mantenere in relativa calma il proprio confine che ora, dopo la spartizione della Polonia era comune con la Germania, e di contro anche la Germania aveva libero accesso ad una grande quantità di risorse sovietiche in ragione di quanto stabilito dal patto di non aggressione. Ma il tempo, ecco di nuovo il fattore tempo, giocava a sfavore della Germania. “Nel lungo termine, un alleanza vera e propria avrebbe comportato una inaccettabile dipendenza della Germania dai sovietici.” Tale era la dipendenza che ormai legava la Germania all’Unione Sovietica che lo stesso Goring ordinò la priorità nella fornitura ai sovietici di macchine utensili tedesche su quelle desinate alla Wehrmacht. In questa situazione Hitler era altresì persuaso che la conquista dell’Unione Sovietica fosse la mossa che gli avrebbe assicurato la vittoria definitiva. Questo concetto fu ribadito da Hitler stesso nel corso di un incontro con i vertici militari al Berghof il 31 luglio 1940. Nell’occasione il cancelliere tedesco chiarì che per mettere in ginocchio la Gran Bretagna occorreva estromettere la Russia su cui riponeva speranza, ma che comunque sia “… il pieno controllo del continente eurasiatico avrebbe quantomeno assicurato alla Germania le risorse di cui aveva bisogno per un vero e proprio confronto transatlantico”.
In ultima analisi si può affermare che nel caso di cui trattasi hanno trovato una sintesi comune antefatti di ordine ideologico con una specifica e reale causa prima quale quella della disponibilità di risorse per un Paese in guerra totale. La Germania era infatti consapevole che l’Europa nazista non gli assicurava una supremazia economica nei confronti dell’Impero inglese e degli Stati Uniti che lo supportavano. Questa fragilità economica non solo avrebbe minato alla fondamenta ogni tentativo di consolidare le conquiste occidentali ma avrebbe altresì comportato una progressiva sudditanza nei confronti dell’Unione Sovietica. Di fronte a queste alternative, confortata da una ideologia che vedeva nello scontro titanico contro il bolscevismo il destino nazista, e forti di un esercito che aveva dato dimostrazione di una capacità di ottenere vittorie veloci e definitive, va letto l’attacco sferrato di sorpresa contro l’Unione Sovietica, ineluttabile conseguenza di quel tragico meccanismo che una volta messo in moto non si arresterà che con l’annientamento totale della Germania.
( a cura di Massimo Coltrinari)
[1] Tratti dalla Direttiva “Principi dottrinali sovietici per l’azione offensiva” distribuita nel maggio 1942 al Comando del Fronte Ovest.
[2] Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, “LA STORIA DELLA DOTTRINA E DEGLI ORDINAMENTI DELL’ESERCITO ITALIANO” Vol. II, Tomo 2°, La 2a Guerra Mondiale, (1940 – 1943), Filippo Stefani, Roma 1985, pag.412.
[3] Vds. All. “B” e “C”).
[5] “Il prezzo dello sterminio. Ascesa e caduta dell’economia nazista” Adam Tooze, Garzanti 2008.
Nessun commento:
Posta un commento