Cerca nel blog

martedì 5 novembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre - 21 Dicembre 1942 I Belligeranti 3

IL BELLIGERANTI E L'ORIGINE DEL CONFLITTO III Parte
(post precedenti in data 20, 24 e 29 ottobre 2019)


L’11 febbraio 1929 furono firmati i Patti lateranensi, che stabilirono il mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e lo Stato della Città del Vaticano. Tra fascismo e Chiesa ci fu sempre un rapporto ostico: Mussolini si era sempre dichiarato ateo ma sapeva benissimo che per governare in Italia non si poteva andare contro la Chiesa ed i cattolici. La Chiesa dal canto suo, pur non vedendo di buon occhio il fascismo, lo preferiva di gran lunga all'ideologia comunista. Con la ratifica del concordato la religione cattolica divenne la religione di Stato in Italia, fu istituito l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e fu riconosciuta la sovranità e l'indipendenza della Santa Sede. All'inizio degli anni '30 la dittatura si era ormai stabilizzata ed era fondata su radici solide. I bambini, così come tutto il resto della popolazione, erano inquadrati in organizzazioni di partito, ogni opposizione era stroncata sul nascere, la stampa era profondamente asservita al fascismo. Fu in questo clima che vennero organizzate diverse imprese aeronautiche. Dopo le crociere di massa nel mediterraneo e la prima trasvolata dell'Atlantico meridionale (1931), nel 1933 vi fu la seconda e più famosa trasvolata dell'Atlantico settentrionale per commemorare il decennale dell'istituzione della Regia Aeronautica (28 marzo 1923).  Nel 1929 l'autarchia entrò anche nel linguaggio. Furono infatti bandite tutte le parole straniere da ogni comunicazione scritta ed orale. Conseguentemente vennero rinominate tutte le città con nome francofono dell'Italia nord-occidentale e con nome tedescofono dell'Italia nord-orientale. L'11 ottobre 1935 l'Italia  venne sanzionata per l’invasione dell’Etiopia. Le sanzioni, in vigore dal 18 novembre consistevano in:
-     embargo sulle armi e sulle munizioni;
-     divieto di dare prestiti o aprire crediti in Italia;
-     divieto di importare merci italiane;
-     divieto di esportare in Italia merci o materie prime indispensabili all'industria bellica.
Paradossalmente, nell'elenco delle merci sottoposte ad embargo mancano petrolio e di semilavorati. In realtà, fu soltanto la Gran Bretagna a osservare le regole imposte dalle sanzioni. La Germania hitleriana, così come gli Stati Uniti, furono i primi due paesi a schierarsi apertamente verso l'Italia, garantendo la possibilità di acquistare qualunque bene. La Russia rifornì di nafta l'esercito italiano per tutta la durata del conflitto, ed anche la Polonia si dimostrò piuttosto aperta. In questo periodo l'Italia tutta si strinse intorno a Mussolini. La Gran Bretagna venne etichettata col termine di perfida Albione, e le altre potenze furono etichettate come nemiche perché impedivano all'Italia il raggiungimento di un posto al sole. Ritornò in voga il patriottismo e la propaganda politica spinse affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la nascita dell'autarchia, secondo la quale tutto doveva essere prodotto e consumato all'interno dello Stato. Tutto ciò che non poteva essere prodotto per mancanza di materie prime venne sostituito: il tè con il carcadè, il carbone con la lignite, la lana con il lanital (la lana di caseina), la benzina con il carburante nazionale (benzina con l'85% di alcool) mentre il caffè venne abolito perché «fa male» e sostituito con il "caffè" d'orzo. Il 18 luglio 1936 scoppiò in Spagna la guerra civile fra le sinistre del Fronte Popolare, al potere dalle elezioni del 1936, e la Falange, una forza ideologicamente paragonabile al fascismo che grazie all'appoggio della Chiesa cattolica spagnola, al contributo militare della Germania e dell'Italia portò il potere nelle mani di Francisco Franco. Allo scoppio delle ostilità oltre 60.000 volontari accorsero da 53 nazioni in aiuto dei repubblicani mentre Mussolini e Hitler fornirono in via ufficiosa l'appoggio alla Falange. In questo contesto non di rado italiani combattenti nelle due parti si scontrarono in una vera e propria lotta fratricida. Gli italiani accorsi a combattere per la Seconda Repubblica Spagnola erano fra i più numerosi (per nazionalità superati solo da tedeschi e francesi). Ciò che spinse Mussolini a lanciarsi in un'impresa senza alcun reale tornaconto fu probabilmente la possibilità di offrire agli italiani reduci dalla conquista dell'Etiopia un'altra avventura bellica. Il 14 luglio 1938 il fascismo scrisse una delle pagine più vergognose della storia d'Italia: in quel giorno infatti fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il "Manifesto della razza"Dal 1938 in Europa si iniziò a respirare aria di guerra: Hitler aveva già annesso l'Austria e i Sudeti e con la successiva Conferenza di Monaco gli venne dato il lasciapassare per l'annessione di tutta la Cecoslovacchia, mentre Mussolini dopo l'Etiopia stava cercando nuove prede per non perdere il passo dell'alleato d'oltralpe. La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939) con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati Tirana fu conquistata. Il 22 maggio tra Germania e Italia venne firmato il Patto d'acciaio. Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente e legava l'Italia in una alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite». L'entrata in guerra dell'Italia, fortemente voluta da Mussolini per non rimanere declassati dal rango di grande potenza, costerà al nostro paese distruzioni immani e centinaia di migliaia di morti, che solo per buona fortuna non sono stati molti di più.
Passando ora ad analizzare brevemente la situazione economica di quegli anni, notiamo che in Unione sovietica le politiche industriali di Stalin migliorarono ampiamente la qualità della vita per la maggioranza della popolazione, anche se il discusso numero di vittime provocate da tali politiche macchiano il risultato ottenuto. L'occupazione, ad esempio, crebbe notevolmente, 3,9 milioni era la cifra attesa per il 1923, ma la cifra fu in realtà un incredibile 6,4 milioni. Per il 1937, il numero crebbe ancora a circa 7,9 milioni e nel 1940 era di 8,3 milioni. Tra il 1926 e il 1930, la popolazione urbana aumentò di 30 milioni di unità. La disoccupazione era stata un problema durante il periodo degli Zar e anche sotto il NEP (Nuova Politica Economica), ma non fu un fattore principale dopo l'implementazione del programma di industrializzazione stalinista. La mobilitazione di risorse per industrializzare la società agricola creò il bisogno di forza lavoro, il che significò che la disoccupazione andò virtualmente a zero. Vennero iniziati diversi progetti ambiziosi, e questi fornirono materie prime, non solo per gli armamenti, ma anche per i beni di consumo. Le fabbriche di automobili di Mosca e Gorky producevano automobili che il pubblico poteva utilizzare, e l'espansione dell'industria pesante e della produzione di acciaio rese possibile costruire un grande numero di automobili. La produzione di camion e auto, ad esempio, raggiunse le 200.000 unità nel 1931. Poiché gli operai dell'industria necessitavano di educazione, il numero di scuole aumentò. Nel 1927, 7,9 milioni di studenti frequentavano 118.558 scuole. Questi numeri salirono a 9,7 milioni di studenti e 166.275 scuole per il 1933. In aggiunta, 900 dipartimenti specialistici e 566 istituzioni vennero costruiti ed erano funzionanti per il 1933. La popolazione sovietica beneficiò anche di un certo livello di liberalizzazione sociale. Le donne ricevevano un'educazione adeguata e paritetica, e avevano gli stessi diritti per l'impiego, accelerando il miglioramento delle condizioni di vita delle donne e delle famiglie. Lo sviluppo stalinista contribuì anche al progresso della sanità, che aumentò di molto le aspettative di vita per il tipico cittadino sovietico, e la sua qualità della vita. Le politiche di Stalin garantirono ai sovietici un accesso universale all'educazione e alla sanità, permettendo a questa generazione di essere la prima a non temere tifo, colera e malaria. Il numero di casi per queste malattie scese ai minimi storici, aumentando l'aspettativa di vita di decenni. Le donne sovietiche nel periodo di Stalin, furono anche la prima generazione di donne in grado di partorire con sicurezza negli ospedali, con accesso alle cure prenatali. L'educazione fu anch'essa un esempio di miglioramento della qualità della vita conseguente allo sviluppo economico. La generazione nata durante il governo di Stalin fu la prima quasi completamente alfabetizzata. Gli ingegneri venivano inviati all'estero per apprendere la tecnologia industriale, e centinaia di ingegneri stranieri vennero portati in Russia per lavorare a contratto. Anche i trasporti vennero migliorati, con la costruzione di molte nuove ferrovie. I lavoratori che eccedevano la loro quota di produzione, gli Stakhanovisti (stacanovisti), ricevevano molti incentivi per il loro lavoro. Potevano quindi permettersi di comprare beni che venivano prodotti in massa dall'economia sovietica in rapida espansione.
Alla vigilia della guerra l'Italia era, fra i paesi dell'area mediterranea, quello che aveva compiuto i maggiori progressi sulla via dell'industrializzazione. Ma si era trattato di un percorso tutt'altro che univoco e rettilineo. Se una parte della penisola, quella nord-occidentale, aveva portato a compimento (fin dai primi due decenni del secolo) il decollo industriale, il resto della penisola (salvo poche eccezioni) era rimasto legato a un'economia tradizionale, per lo più di sussistenza. E il processo di sviluppo si sarebbe interrotto, probabilmente in modo irreparabile, se lo Stato non fosse intervenuto, durante la grande crisi mondiale degli anni Trenta, a "salvare il salvabile". Ciò che fece assumendo attraverso l'Iri (l'Istituto per la ricostruzione industriale, fondato nel 1933), insieme ai debiti, la gestione e la proprietà delle tre principali banche e di numerose imprese altrimenti destinate al fallimento. Anche in altri paesi l'azione dei poteri pubblici si rivelò decisiva per scongiurare gli effetti piú devastanti della recessione. Ma da noi assunse dimensioni talmente ampie che l'Italia fascista giunse a collocarsi subito dopo la Russia comunista, per entità e grado di statalizzazione dell'economia. Nello stesso tempo, quel che rimase della "mano privata" andò concentrandosi in pochi gruppi oligopolistici, a capo di ognuno dei quali stava una singola dinastia familiare. Il sistema economico italiano finì così  per configurarsi come una sorta di centauro, con una parte del corpo costituita dallo "Stato banchiere e imprenditore" (sempre più vincolato dalle logiche di potere e dalle direttive politiche del regime); e l'altra parte composta da alcune grosse costellazioni d'interessi, che sembravano riprodurre le stesse prerogative degli antichi feudi signorili (in quanto potevano contare tanto su una robusta barriera di dazi protezionistici che sull'impiego della forza lavoro al minimo costo per l'assenza di una reale controparte sindacale).
Tutto ciò che abbiamo fino ad ora descritto può essere considerato in realtà come causa di quella che sarà la seconda guerra mondiale. Il mondo viveva una situazione di crisi determinatasi alla fine della prima guerra mondiale;il periodo a cavallo delle due guerre aveva già in se i germi della situazione che sfocerà nella guerra che fu ideologica prima che militare.
La seconda guerra mondiale fu combattuta anche attraverso la diffusione di cartoline e manifesti. I mezzi psicologici furono messi in campo come armi non meno importanti di quelle militari. ( a cura di Massimo Coltrinari)
(segue con post in data 10 novembre 2019

Nessun commento:

Posta un commento