Nel febbraio 1942 viene deciso l’invio al fronte russo di nuovi
contingenti italiani, che andranno a costituire l’Armata italiana in Russia (ARMIR).
In primavera e in estate riprende l’offensiva tedesca, concentrata sui
territori sovietici sud-orientali. Nel settembre 1942 comincia la lunga
battaglia di Stalingrado: i tedeschi stringono d’assedio la città, ma alla metà
di novembre si trovano accerchiati dalla controffensiva sovietica; tra il dicembre
1942 e il gennaio 1943 comincia la ritirata delle forze italo-tedesche, nel
corso della quale l’armata italiana (e soprattutto il corpo alpino) subirà gravissime
perdite. La sconfitta tedesca a Stalingrado, e la successiva ritirata,
rappresentano uno dei principali momenti di svolta nella vicenda della seconda
guerra mondiale.
In Italia, i diversi contraccolpi alla vita quotidiana della popolazione,
suscitano un crescente malcontento verso il regime politico che ha portato la
Nazione in guerra. Il prolungarsi del conflitto e le notizie sempre più negative
che giungono dai vari fronti incidono in modo evidente sul morale della
popolazione, che dall’autunno del 1942 deve fare i conti anche con
l’intensificarsi dei bombardamenti aerei. Nel marzo 1943 nei principali centri
dell’Italia settentrionale gli operai dell’industria scendono in sciopero:
oltre alla motivazione ufficiale, di natura economica, appare evidente la
protesta contro la guerra e contro il regime.
Con l’invasione dell’Unione Sovietica avviata da Hitler nel 1941[1]
l’intera prospettiva del conflitto registra una svolta destinata ad avere
decisive conseguenze. L’attacco avrebbe dovuto avere inizio a maggio ma fu
rinviato a giugno per la necessità di dover “aiutare” Mussolini in Grecia.
Questo ritardo, seppur di poche settimane, è probabile che abbia influito in
modo determinante sull’intera campagna di Russia in quanto il prematuro
sopraggiungere dell’inverno del 1941 fece svanire per Hitler la possibilità di
realizzare un blitz anche in Russia.
Malgrado le informazioni dell’intelligence inglese[2] che era
riuscito a prevedere la data precisa dell’attacco, i russi non diedero peso,
almeno in apparenza, alle informazioni che giungevano da Londra ritenendo che
gli inglesi volevano seminare discordia tra Unione Sovietica e Germania,
spargendo la voce di presunti preparativi di un attacco tedesco[3].
Nel 1942 Hitler decise per una nuova offensiva appena possibile spinto
anche dai suoi consiglieri economici i quali prevedevano che senza il petrolio,
il grano e le altre materie prime del Caucaso, la Germania non avrebbe potuto
sostenere lo sforzo bellico, ma quasi tutti i suoi generali conoscendo le
condizioni critiche dell’esercito dopo l’offensiva fallita l’anno prima erano
contrari, alcuni si dimisero come Rundstedt, altri li allontanò il fuhrer personalmente..
Inoltre mentre Germania e Italia seguirono il Giappone nel conflitto
contro gli Stati Uniti, i Nipponici si astennero dal dichiarare guerra
all'URSS, e conclusero invece con quest'ultima un accordo riguardante le
frontiere della Manciuria e della Mongolia.
Sull’altro fronte, Churchill, che aveva nuovamente incontrato Roosevelt a
Washington nel dicembre 1941, ricevette Molotov a Londra il 21 maggio 1942, e
cinque giorni dopo fu conclusa l'alleanza anglo-sovietica. In agosto Churchill
si recò in visita a Mosca da Stalin.
La situazione generale militare
La situazione generale del fronte dopo l’estate del 1942 era
caratterizzata dal fatto che le operazioni condotte durante la precedente
stagione estiva non avevano consentito il pieno conseguimento degli obiettivi
fissati dal Comando Supremo germanico[4]. Le
unità italiane erano assorbite prevalentemente dalle attività riguardanti il
riordinamento dei reparti, il ripianamento delle perdite, l’inserimento in
linea del corpo d’armata alpino, le modifiche allo schieramento, il
rafforzamento delle posizioni di riva destra del Don, l’attestamento tattico e logistico per
l’inverno e la raccolta di notizie ed informazioni sul nemico[5].
In particolare dopo circa un anno e mezzo di operazioni le unità tedesche ed
italiane avevano comunque percepito di versare in una situazione di generale difficoltà
dovuta a molteplici fattori[6].
I rapporti tra Germania e Urss si andavano progressivamente sviluppando
in termini di contrapposizione.
La preoccupazione di Hitler era quella di costituire una forza militare
così potente e visibile che servisse da deterrente contro qualsiasi ipotesi di
minaccia anche ai confini russi.
A tale scopo la Germania stava apprestando ai confini sovietici un numero
crescente di uomini che dovevano
servire, almeno nelle intenzioni, per scoraggiare un intervento armato della
parte contrapposta.
Che il clima si andasse deteriorando trovava testimonianza nei documenti
con cui gli Uffici degli Addetti militari italiani in URSS, in Germania e nei
paesi ad essi collegati andavano segnalando il progressivo inasprimento dei
toni attraverso il reciproco dispiegamento dell’apparato bellico nelle aree di
confine e dai lavori di fortificazione e stradali in corso.
La conferma della probabilità dello scontro militare era data anche dalla
diffusione di notizie che riportavano dettagli riguardanti le probabili azioni
di guerra della Germania contro l'URSS, corredate di informazioni
circostanziate sui piani di operazione e sugli obiettivi militari.
La sensazione che derivava dalle fonti diplomatiche era che una azione di
guerra tedesca contro l’URSS era molto più di una semplice eventualità trovando
giustificazione nel dichiarato scopo tedesco di eliminare fattori di minaccia
ad est ed assicurarsi, al contempo, rifornimenti alimentari e materie prime
necessari per il buon andamento e il successo della guerra.
Alcune notizie si spingevano persino più in avanti giungendo ad
ipotizzare il periodo di avvio delle azioni militari previsto tra la fine di
giugno ed i primi di luglio 1941.
Sulla base delle citate informazioni, che lasciavano presumere una rapida
escalation militare, il 30 maggio 1941 l’Italia decise di avviare le procedure
per la costituzione di un Corpo di Spedizione da inviare al fronte russo.
( a cura di massimo coltrinari) (ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org
[1] L’ordine fu dato alle ore
3,15 del 22 giugno 1941.
[2]
Stalin ricevette le prime informazioni sull’Operazione Barbarossa dallo stesso
Churchill nell’autunno del 1940. Erano informazioni che l’Intelligence Service aveva ricevuto da u n agente segreto tedesco,
tale Paul Thuemmel, nome in codice “A 54”, amico d’infanzia di Himmler. Il
Thuemmel fu catturato dalla Gestapo nella primavera del 1941ed ucciso il 20
aprile 1945 a Theresienstadt. Altro agente, al servizio dei russi, era tale
Rudolf Roessler che riferiva le informazioni acquisite direttamente a Alexander
Rado, agente russo a capo di una rete spionistica che operava in Svizzera da
“LA SECONDA GUERRA MONDIALE”, vol. 2, Arrigo Petacco, ed. Curcio, pag.
534.
[3] “LA SECONDA GUERRA MONDIALE”,
vol. 2, Arrigo Petacco, ed. Curcio,
pag. 520.
[4]
Mancata conquista di Leningrado; a Stalingrado si combatteva ancora; le forze
destinate all’eliminazione dei salienti sovietici di Velikie e di Suhinici non
erano state sganciate in quanto non avevano ancora conseguito l’obiettivo;
Mosca, già quasi conquistata nel 1941, non era più indicata come obiettivo da
conseguire; nella zona caucasica, il Gruppo di Armate “A” aveva raggiunto la
zona settentrionale e tendeva ad approfondire
l’avanzata verso sud.
[5] Stato
Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, “LA STORIA DELLA DOTTRINA E DEGLI
ORDINAMENTI DELL’ESERCITO ITALIANO” Vol. II, Tomo 2°, La 2a Guerra
Mondiale, (1940 – 1943), Filippo Stefani, Roma 1985.
[6]
Eccessiva ampiezza dei settori difensivi; scarso scaglionamento in profondità;
mancanza di riserve a disposizione delle Grandi Unità;deficienza dei materiali
di rafforzamento; crisi nella disponibilità e nella distribuzione dei
carburanti.
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