Conclusioni
Nella sua qualità di Capo di Stato, il Primo
Console era impaziente di rientrare a Parigi dove temeva, non senza ragione,
che si complottasse ai suoi danni.
Marengo
non fu il capolavoro che Bonaparte si
sforzò di far credere, in verità riuscendoci. Tanto fu brillante la manovra che
condusse l’Armata francese nella pianura padana alle spalle degli austriaci
quanto fu miope la condotta dello scontro di Marengo. Napoleone errò nella valutazione delle intenzioni
del nemico e disperse le forze.
Il
Comandante in capo austriaco non trovò di meglio che arrendersi spontaneamente,
consentendo a Napoleone di dettare le condizioni di un armistizio che lasciò
gli austriaci liberi di ritirarsi e si prestò egregiamente per consolidare la
sua fama, il suo prestigio tra I soldati e, soprattutto, il suo potere
definitivamente in Francia.
Marengo
non pose termine alla guerra che sarebbe terminata solo a febbraio dell’anno
successivo (Pace di Lunéville), dopo la vittoria, questa sì determinante
militarmente, del Generale Moreau a Hohenlinden nel dicembre del 1800. La vittoria di Marengo
ebbe una grande risonanza in Francia, in Europa e anche sulle rive del
Mediterraneo. Il successo del superamento del gran San Bernardo contribuì alla
leggenda napoleonica e il nome di Marengo è ricordato ancora da tutti dopo due
secoli.
Napoleone
fu indubbiamente un grande tattico ma soprattutto fu un grande stratega. Si
celebrano le sue battaglie ma si trascura il fatto le vittorie di Napoleone son
il frutto di concezioni strategiche ad amplissimo respiro, soprattutto per
allora. Nella seconda campagna d’Italia, come del resto nella prima, non furono
solo importanti le singole battaglie ma
grandiosi e arditi disegni strategici che ne furono la premessa.
Il resoconto francese della battaglia di
Marengo fu via via addomesticato,
stravolto e mistificato sin dal primo momento e negli anni successivi; furono
redatte quattro relazioni successive francesi ([1]),
nelle quali si volle dimostrare che l’esito della battaglia non fu dovuto al
caso ma a una precisa decisione strategica del Primo Console. Lo scopo era
evidente: si trattava di una provvidenziale vittoria che consentiva al Primo
Console di consolidare il proprio potere in Francia, anche se non concludeva la
guerra contro l’Austria.
Le
vicende della seconda campagna d’Italia insegnano che tra i principi dell’arte
della guerra siano da aggiungere “agire con audacia, al limite dell’azzardo,
e saper approfittare della fortuna” e non è un paradosso.
[1]L’ultima della quali presentato a Napoleone
Imperatore proprio a Marengo nel 1804 nell’anniversario della vittoria.
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