Il 30 luglio 1914 in Francia si
diede l’ordine di inviare le forze di copertura alle frontiere, ma con la
disposizione che si mantenessero a 10 km dalla frontiera al fine di non far
risultare che la Francia aveva
intenzioni aggressive. Il 1 agosto 1914
alle ore 16 fu diramato l’ordine di mobilitazione generale.
Furono mobilitati 21 Corpi
d’Armata metropolitani ed 1 Coloniale
Ogni Corpo d’Armata comprendeva:
. 2 Divisioni di fanteria, su 2
Brigate di 2 Reggimenti a 3 Battaglioni. (24 battaglioni)
. 30 Batteria su quattro pezzi (
120 bocche da fuoco)
. 4 Compagnie Genio
. 1 Reggimento di Cavalleria su
6 squadroni
. 1 Brigata di Fanteria di Riserva con elementi di II Linea
25
Divisioni di riserva, ciascuna su 12
battaglioni e 26 pezzi
10
Divisioni di Cavalleria su 3 Brigate a 2
Reggimenti
L’Artiglieria
pesante costituì gruppi per le dotazioni di Armata.
Dall’Africa giungevano la 37a ,
la 38a Divisione, e la Divisione del Marocco la 45a Divisione e la Brigata
Marocchina. In totale la Francia mobilitò 50 Divisioni attive, 25 Divisioni di
Riserva, 14 Gruppi alpini e 10 Divisioni di Cavalleria
Sul fronte occidentale la
Francia schierava, al comando del generale Joffre che aveva come Capo di Stato
Maggiore il generale Belin, le seguenti forze:
. I Armata ( al comando del gen.
Dubal) su:
..5 Corpi d’Armata
..2 Divisioni di Cavalleria
. II Armata ( al comando del
gen. Castelnaul) su:
..5 Corpi d’Armata
..2 Divisioni di Cavalleria
. III Armata ( al comando del
gen. Ruffey) su:
..3 Corpi d’Armata
..1 Divisioni di Cavalleria
. IV Armata ( al comando del
gen. Langle de Cay) su:
..3 Corpi d’Armata
..1 Divisioni di Cavalleria
. V Armata ( al comando del gen.
Lanzerac) su:
..5 Corpi d’Armata
..1 Divisioni di Cavalleria
Le 25 Divisioni di riserva erano
suddivise sulla frontiera italiana, alla difesa mobile di Verdun, alla difesa
mobile di Epinal-Toul e Belfort, a difesa di Parigi e a disposizione delle
Armate e del Comando Supremo.
I Francesi entrarono in guerra
sulla base del Piano XVII, che era la risultate dei vari piani predisposti a
partire dal 1875. Era questa la naturale reazione contro i procedimenti
adottati nella guerra del 1870 – 71, dopo la quale, accarezzando subito il
pensiero della rivincita, la Francia, ricercando le ragioni delle proprie
disgrazie e delle vittorie tedesche, si accorse che la sconfitta era dipesa
dall'abbandono del sistema di guerra napoleonico, adottato ed applicato invece
dal Moltke. Così, lasciato il concetto difensivo, seguito in quella infelice
campagna, si venne, gradualmente a quello offensivo, portato poi alla sua
massima espressione dopo il 1911. Ma come i contrasti fra i seguaci delle
teorie napoleoniche ed i novatori avevano, nel campo tattico, portato ad ondeggiamenti
prima di venire al trionfo dell'offensiva; così anche nel campo strategico la
preparazione del piano di guerra, doveva subire successive variazioni,
derivanti dal contrasto fra la realtà della situazione politico militare gradualmente
modificantesi, e il naturale desiderio francese di partire all'offensiva per la
rioccupazione dei dipartimenti perduti nel 1871.Fra il 1870 e il 1875 la realtà
non solo consiglia, ma impone la difesa: la debolezza del Paese e dell'Esercito
rendono necessari urgenti predisposizioni di organizzazione: perciò il concetto
offensivo esisterà solo nelle aspirazioni ideali. Dal 1875 al 1884 la
situazione generale è migliorata: il sistema difensivo De Rivière sorge a rianimare
la fiducia per la non lontana rivincita. L'offensiva, bisogno morale dell'anima
francese, acquista forma più concreta: più però nel campo tattico che in quello
strategico, giacchè se si guarda in faccia la realtà, si vede che logicamente
non è ancora possibile scostarsi da un atteggiamento che in sostanza deve
essere difensivo. Fra il 1884 e il 1898 il concetto offensivo anima oramai
anche la concezione strategica, per quanto in forma ancora condizionata, sempre
subordinata cioè alla realtà, giacchè se si parla di offensiva lo si fa sempre
tenendo conto della realtà, cioè, della forza e dell'audacia avversaria.
L'oscillazione del pensiero francese ha la sua massima espressione fra il 1898
ed il 1911, ma si intravede oramai che la tendenza offensiva ha decisa
prevalenza. Essa trionferà poi, quando con l'impulso dato dal De Grandmaison si
viene a quella che può definirsi l'ossessione dell'offensiva, perchè la
si vuole in ogni momento, in ogni situazione, in ogni condizione.
Il piano di guerra francese del
1914, denominato piano XVII è la più alta espressione di questo speciale
spirito offensivo che si è venuto maturando attraverso parecchie decine d'anni.
Esso si può dire che ha la sua origine col piano I del 1875, giacchè se in esso
la realtà derivante dalla sconfitta recente impone una concezione
essenzialmente difensiva, il pensiero militare risente però, dello spirito
offensivo. A questo primo piano fanno seguito gli altri in progressivo ordine
numerico. Col VII si arriva già all'anno 1884: in esso traspare manifesto il
desiderio di approfittare delle favorevoli occasioni del sistema difensivo De
Rivière e di quelle dovute alla ricca rete ferroviari anche permetterà lo
slancio offensivo. Giova ricordare che fra i piani studiati dal 1875 al 1884
già quelli IV e V, nati dopo il 1878, risentono della preoccupazione esistente
nella alte sfere francesi che l'esercito tedesco, cui era ostacolata gravemente
l'avanzata in Francia da est, lo facesse invece da Nord: i due piani rispondono
infatti ai due casi di violazione di neutralità e di alleanza Germano – Belga.
I piani che si susseguono
numerosi fino al 1898 debbono adattare l'azione alle mutevoli circostanze.
Questo spiega la frequenza di essi: sono 7 in circa 10 anni: l'VIII, il X,
l'XI, il XII, il XIII, il XIV. In essi la volontà offensiva francese, sempre
mantenuta, è adattata alla reale situazione, giacchè non si può calcolare le
proprie possibilità senza tener conto di quelle dell'avversario tedesco. Fra
essi il XII (del 1892) e il XIII (del 1895) risentono più decisamente del
desiderio di una immediata offensiva; il XIV (del 1898) invece segna una più
grandiosa modificazione della tendenza offensiva.
Il piano XV (del 1903) prevede
lo schieramento di 5 armate sulla frontiera tedesca: 3 in prima linea per
Epinal e Verdun, 2 in seconda: delle quali una da raccogliersi nella regione di
Vesoul in base all'atteggiamento dell'Italia, l'altra, adatta per la manovra, disposta
dietro il centro. Questo dispositivo non era dunque ispirato a qualsiasi schema
di manovra preconcetta: il Comandante in capo poteva con le forze che aveva
raccolte in seconda linea sostenere, secondo le varie eventualità, quelle di
prima linea, era, cioè, in grado di manovrare. Questo piano omette però
qualsiasi accenno a quanto, parecchi anni prima, coi piani IV e V, era stato
pensato, cioè alla violazione del Belgio ed alle misure protettive più acconcie
per fronteggiarla.
A questa lacuna si rimedia nel
1906 con le varianti al piano XV, in seguito alle notizie avute circa le
tendenze dello S. M. tedesco di una probabile invasione del Belgio. Col piano
XV bis (del 1907) lo schieramento delle armate viene poi esteso a Nord ovest di
Verdun, con un notevole spostamento, cioè, verso Nord delle forze francesi.
L'eventualità della violazione
del Belgio è ammessa anche nel piano XVI del 1909 ma in misura ridotta: non
erano cioè che due armate tedesche le quali, entrate nel Lussemburgo e nel
Lussemburgo belga, sarebbero scese verso Sud costeggiando la destra della Mosa,
mentre le altre armate sarebbero passate all'offensiva in Lorena ed in Alsazia.
La Francia di fronte a tali operazioni riteneva di potere in tempo preparare le
proprie forze sia per parare, sia per sferrare a sua volta l'offensiva. Si
rileva in questo piano che lo studio accurato di ciò che avrebbe potuto fare il
nemico consigliava ai francesi la difensiva strategica, da convertirsi però,
appena possibile, nella controffensiva.
Il piano XVII redatto dal
Consiglio Supremo di guerra nel 1903 venne approvato il 10 maggio di quello
stesso anno dal Governo. Con esso la Francia iniziò la guerra nel 1914. Il
concetto che lo ispira è assolutamente offensivo e risponde all'intenzione francese
di marciare, con tutte le forze riunite, all'attacco delle armate tedesche,
appoggiando l'ala destra al Reno.
Ritenendo che le forze tedesche
venissero a raccogliersi per la maggior parte lungo la frontiera franco –
tedesca il Comando francese predispose due azioni principali: una a destra fra
i Vosgi e la Mosella, l'ala a sinistra a nord della linea Metz – Verdun.
Sono ancora 5 armate: schierate
4 in prima linea lungo la frontiera ed 1 ( IV Armata) in seconda linea dietro
l'ala sinistra. La grande avanzata che doveva avere inizio il 12° giorno di
mobilitazione doveva però esser preceduta sin dal 4° giorno da un'azione più
modesta da svolgersi, con scopi politici, in Alsazia.
Nel piano XVII, nel quale non si
faceva cenno del concorso britannico, era ribadito il concetto che l'esercito
tedesco non avrebbe potuto entrare nel cuore del Belgio. Si sosteneva infatti
nelle alte sfere francesi, ad onta però di alcuni autorevoli pareri in contrario,
che con i 22 corpi di armata attivi il comando tedesco non avrebbe potuto estendere
molto a Nord l'ala destra del suo schieramento sì da operare nella pianura
belga.
Perciò si confermava il noto apprezzamento
del piano precedente, e cioè che se invasione del Belgio vi fosse stata, essa
sarebbe stata limitata, per ragione di effettivi, alla destra della Mosa. Non
si teneva conto cioè di quei corpi
d'armata di Riserva che la Germania impiegò invece fin dai primi giorni, e che
entrati subito nella formazione delle armate le permisero perciò di estendere
la fronte di attacco anche sulla sinistra della Mosa sino a Bruxelles.
Il piano XVII, fondato, dunque,
su di un ragionamento a priori, stabiliva perciò, che le armate V e III
sostenute dalla IV, dovessero attaccare sul fronte Thionville – Longwy mentre
le armate I e II sarebbero entrate in Alsazia per appoggiarvi "la destra
al Reno e trattenere forze nemiche nella maggiore quantità possibile per favorire
l'azione principale delle armate III, IV
e V".
Per l'eventualità dell'invasione
del Lussemburgo e del Lussemburgo-belga da parte tedesca si disponeva che la 4a
armata dovesse subito entrare in linea fra la V e la III, la V doveva serrare
sulla propria sinistra e che le tre armate avrebbero poi puntato, insieme, sul
fronte Gedinne – Neufchateau – Arlon mirando a rompere le armate tedesche in
due: gettandone la destra sulla frontiera olandese ed il mare, e la sinistra
sul medio Reno. Frattanto le due Armate I e II avrebbero svolto la loro
offensiva in Alsazia.
Questo piano era dunque basato
su di un preconcetto, giacchè si escludeva senz'altro che la Germania potesse
operare su di un fronte così ampio come quello che sarebbe risultato se l'ala
destra tedesca fosse entrata, come fece, impetuosa nel cuore del Belgio, e su
tale errato convincimento fu deliberato lo schieramento delle armate.
L'idea dell'offensiva ad ogni
costo non consentì dunque ai francesi di valutare esattamente e serenamente il
problema da risolvere all'inizio della guerra. Fu perciò conservato il concetto
offensivo anche quando l'impetuosa invasione tedesca nel Belgio avrebbe dovuto
consigliare una diversa condotta delle operazioni, allo scopo di rinforzare lo
schieramento sulla sinistra, notevolmente più debole di quello mantenuto sulla
destra, nella errata convinzione che la marcia aggirante tedesca dovesse subito
piegare verso Sud senza avere quella ampiezza che effettivamente ebbe.
Era discendete della dottrina
adottata e quindi permeato dello spirito dell’offensiva. Questo Piano era
basato su di un preconcetto giacché escludeva a priori che la Germani potesse
operare su di un fronte così ampio come quello che sarebbe risultato essere se
l’ala destra tedesca fosse entrata, come fece, nel Belgio. Su tale errato
convincimento furono schierate le forze sul terreno. L’idea della offensiva ad
ogni costo non consentì ai Francesi di valutare esattamente il problema da
risolvere all’inizio della guerra. Fu perciò conservato il concetto offensivo
anche quando l’invasione tedesca del Belgio avrebbe dovuto consigliare una
diversa condotta delle operazioni, allo scopo di rinforzare lo schieramento
sulla sinistra, notevolmente più debole di quello mantenuto sulla destra, nella
errata convinzione che la marcia tedesca
dovesse subito piegare verso sud senza avere quella ampiezza che
effettivamente ebbe.
massimo.coltrinari
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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