Una
lettura attenta della elaborazione della dottrina e dei procedimenti di impiego
dei maggiori eserciti europei dalla Guerra franco-prussiana del 1870-1871,
passando attraverso le esperienze della guerra Anglo-boera del 1899-1900 a
quella Russo-giapponese (1904-1905) fa emergere in modo evidente il distacco
tra le soluzioni adottate e la realtà della situazione operativa. Ovvero un
distacco tra piani e mezzi a disposizione, che rappresenta una delle chiavi di
lettura dello stallo tattico che si ebbe dal novembre 1914 al novembre 1918. I
mezzi che la tecnologia, ovvero il progresso tecnologico, metteva a
disposizione erano tali che impiegarli con i concetti dottrinali adottati fece
si nessuno dei contendenti fosse in grado, nella Grande Guerra, cioè a
prevalere sull’avversario, e quindi a raggiungere la vittoria e quindi a porre
fine alla guerra stessa. Questo divario fu superato solo nell’ottobre-novembre
1918 in modo casuale ( cioè la vittoria italiana a Vittorio Veneto ottenuta per
manovra e non per rottura) ma che ebbe totale conferma venti anni dopo negli
stessi luoghi franco-belgi con l’offensiva tedesca del 10 maggio 1940. La
concezione difensiva francese, tra le due guerra ancora sulle riflessioni della
grande guerra, cioè ancora rivolta al passato, che si esplicò con la
costruzione della linea Maginot, una serie di fortificazioni possenti dalla
Svizzera la confine belga, monumento all’insipienza dottrinale francese, fu il
fattore di successo dei tedeschi che, combinando la manovra con il fuoco, dopo
aver sostituito il trinomio ostacolo-mitragliatrice-reticolato il binomio carro
armato-aeroplano in funzione tattica, aggirando ed infiltrando le difese
francesi in sei settimane non solo erano al mare ma anche a Parigi, con
l’esercito britannico che a stento, in mutande, rientrò in patria per via del
miracolo di Dunquerque, conseguendo una vittoria totale.
Tutto
è legato da un sottilissimo filo, il cui colore lo può scegliere il lettore,
che collega la dottrina del primo dopoguerra, gli errori e le assurdità del suo
impiego nella Grande Guerra, le riflessioni su queste errori e la adozione dei
procedimenti di impiego frutto di queste. Le opposizioni a queste riflessioni,
considerate eretiche, elaborate nel 1940 da parte di quella componente dello
Stato Maggiore tedesco ( le cosiddette “teste calde”), ed in Francia da un
oscuro colonello comandante di un reggimento carri, il col. De Gaulle, con le
quali, finalmente. si allineavano i criteri enunciati da Schlieffen nel suo mai
attuato piano del 1906 ai procedimenti di impiego ed ai mezzi. Il risultato fu la sconfitta della Francia, e
la sua retrocessione da Potenza Globale a entità non definita ( divisione dello
Stato, ribellione dei degaullsti, perdita dell’Impero coloniale francese,
guerra civile all’interno) che solo attraverso sforzi indicibili riuscì a
ripresentarsi sulla scena mondiale, ma solo come Potenza regionale.
Artiglieria francese. 1914. Gli artiglieri non indossano l'elmetto Adrian,, |
Il
fallimento globale francese nel 1940, e la conseguenza consegna dell’Europa
alla Germania, trova la sua origine nelle dottrine e nei procedimenti di
impiego della Prima Guerra Mondiale, in cui la Germania riuscì, come detto,
finalmente ad essere d’accordo tra i
principi da lei enunciati e l’azione, che gli permise a conquistare tutta
l’Europa (1939-1941). L’intervento in Europa di due Coalizioni di Stati, quali
si possono considerare l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America,
riuscirono a sconfiggere la Germania, (1942-1945) attraverso la testa di ponte
rappresentata dalla Gran Bretagna. E’ a tutti noto che la Gran Bretagna, come
la Francia nel primo dopoguerra, perse nel secondo dopoguerra il suo ruolo di
Potenza Globale, e divenne, al pari della Francia, una potenza regionale. Per
queste due sconfitte il Mondo non fu più eurocentrico, ma fino alla fine del
secolo scorso, fu bipolare (Stati Uniti ed Unione Sovietica) ed ora, scomparsa
la Unione Sovietica ed in evidente declino inarrestabile statunitense (di cui
l’attuale amministrazione “trumpiana” (2016-2020) è la punta di lancia), anche
sia se siamo solo all’inizio, sinocentrico.
Lo
studio quindi delle dottrine e dei procedimenti di impiego che si elaborarono e
poi si attuarono nella Grande Guerra rappresenta una chiave di lettura efficace
per comprendere, sia il declino dell’Europa, sia quello degli Stati Uniti, sia
le nuove dominanze mondiali che questo secolo propone.
info:
massimo coltrinari
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
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