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domenica 7 gennaio 2018

1914. La Grande Guerra II



La dottrina dell’Esercito Francese

L'offensiva ad ogni costo
I procedimenti di impiego elaborati a seguito della dottrina sono all'origine delle grandi stragi della Grande Guerra, in cui si era fermamente convinti che solo lo slancio e l'ardore del soldato potessero avere ragione del trinomio ostacolo-reticolato-mitragliatrice






Il colonnello De Gradmaison in alcune conferenze tenute ad Ufficiali di Stato Maggiore riportò quello che divenne poi il pensiero dominante della dottrina francese: la guerra di movimento è l’unica che può portare alla vittoria, quindi, per conseguenza, l’offensiva è la sola forma che consentì di avere successo; nella offensiva, trattando della “sicurezza” questa può essere ricercata solo nella capacità di attacco delle unità impiegate, concludendo che “ la imprudenza è la migliore sicurezza” e che perciò occorreva cercare il nemico per attaccarlo, senza troppo preoccuparsi di conoscere ciò che egli voleva fare e perciò e ciò per la semplice ragione che chi attacca con la massima violenza e decisamente a fondo riesce sempre a imporre la sua volontà al nemico; non si doveva dare tempo al nemico di prepararsi alla battaglia ed attaccare con le avanguardie e con i grossi senza alcuna esitazione, sull’obiettivo prescelto.
Si affermò nell’Esercito francese il principio “andiamo pure all’eccesso, non sarà mai abbastanza”  che aveva come risvolto negativo la iniziativa individuale, che si sovrapponeva alla azione coordinativa e direttiva del Capo. Si sostituisce la ricerca della risoluzione della battaglia nella battaglia stessa, con l’impiego delle riserve nella mani del Capo e da questi, con intelligenza e lungimiranza indirizzate verso il punto in cui si voleva manovrare, ovvero quello più debole del nemico, ma movimenti offensivi di distaccamenti di sicurezza e di grossi diretti, sotto la protezione dei primi verso obiettivi precisi e determinati a priori.


Alla vigilia della Grande Guerra alla concezione francese elaborata dopo il 1871 incentrata nella manovra decisiva preparata sotto la protezione dell’avanguardia generale veniva a sostituirsi il concetto tanto ardito quanto pericoloso della azione rapida e simultanea dei “grossi” diretti verso obiettivi precisati e prescelti prima ancora di conoscere la situazione del nemico.  Dottrina quanto mai ardita che si fondava sulle esperienze della guerra russo-giapponese del 1905-1906; si può osservare che si doveva porre maggiore attenzione alle risultanze della guerra del 1792 in cui si confidò troppo sullo slancio popolare ma soprattutto si doveva mettere l’accento sul fatto che i Giapponesi ottennero i loro successi perché di fronte non avevano avuto quei mezzi di distruzione (artiglieria di medio e di grosso calibro prima di tutto e mitragliatrici) di cui erano dotati i Tedeschi. Tutto si infranse in quei elementi di reazione dei tedeschi già detti che costituirono la sorpresa negativa del 1914. Da parte francese, la mancanza di preparazione di mezzi atti a superare le resistenze di un attacco condotto “alla giapponese” e la corsa verso l’obiettivo furono gli elementi che portarono alle sconfitte francesi dell’agosto 1914.

massimo coltrinari
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

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