Cerca nel blog

giovedì 9 maggio 2013

IV L'approccio della Germania nei confronti della guerriglia e della guerra per Bande. I Loro Alleati


 IV

Il rapporto con gli Alleati ed in particolare con l’Italia.
Ma per chi si alleò con i Tedeschi e agì come collaborazionista nel loro regime di occupazione, non può non essere importante chiedersi perchè le dottrine tedesche di controguerriglia non abbiamo schiacciato in tutta Europa, e in Italia, i movimenti di liberazione, pur essendo valide, significative ed efficaci, in quanto tuttora ancora valide. Il fatto che non abbiamo raggiunto lo scopo ultimo, eliminare i movimenti partigiani, lo devono non alla loro validià intrinseca, ma perché non sorrette da un piano politico tale da coinvolgere le masse, ovvero non si può imporre con la forza il proprio dominio, ovvero non si può ignorare il principio fondamentale che senza l’aggregazione dei consensi i successi e le misure di ritorsione sono sterili e controproducenti.[1]
La Repubblica Sociale Italiana, rappresenta agli occhi dei tedeschi, lo strumento ideale di gestione del territorio italiano sotto occupazione, ed ai fascisti italiani vengono lasciati quegli spazi politici utili solo agli interessi tedeschi; quando questi vengono minacciati, come la presenza di un movimento partigiano, allora si apllicano le dottrine tedesche di controguerriglia, così come lo si è fatto in tutta Europa. I fascisti repubblicini, loro malgrado, furono coinvolti in questa logica così come tutti i collaborazionisti della coalizione hitleriana e se ne dovettero assumere tutte le responsaibiltà e conseguenze.

Per l’Italia l’opposizione alla azione germanica inizia l’8 settembre 1943 perché da quella data inizia l’occupazione tedesca. Dall’8 settembre 1943 la Germania non riconosceva il Regno d’Italia con a capo il Re Vittorio Emanuele. Riconosceva la Repubblica Sociale Italiana , che aveva favorito, e sostenuto fin dalla liberazione di Benito Mussolini il 12 settembre 1943. Al momento della  proclamazione dell’Armistizio la Germania riunisce i dirigenti fascisti, quali farinacei, Tavolini, Ricci, il figlio di Mussolini Vittorio,Preziosi per dar vita ad un governo provvisorio. La liberazione di Mussolini da al governo provvisorio il suo capo carismatico. Il 23 settembre 1943 informalmente nasce la Repubblica Sociale Italia ( formalmente solo il 1 dicembre 1943), ed è riconosciuta solo da Giappone e dalla Germania. E’ una repubblica totalmente asservita alla Germania: a riprova di ciò valga il fatto che tutte le industrie vengono inserite nel meccanismo della produzione bellica tedesca sotto il diretto controllo di commissari tedeschi (OZAV e OKAK). Il tentativo di porre la Capitale a Roma o nell’Alpenvoreland falliscono, in quanto contrari agli interessi tedeschi.
 Gli organi della repubblica sono disseminati in varie località del Veneto e della Lombardia 8 Desenzano, Lago di Garda, Bogliaco, Gargano, Milano, Brescia e Venezia ed è un altro fattore di debolezza. Del potere stauale. Compito principale della repubblica è quello di mantenere l’ordine pubblico e svolgere un ruolo di collegamento subordinato tra l’amministrazione tedesca e la popolazione italiana.
Sul piano strettamente militare tutte le operazioni sono pianificate e condotte dalla Wehrmacht, e gli organi della Repubblica ne sono esclusi e quindi delegittimati, soprattutto non sono in grado di impedire o porre un freno alle violenze dell’alleato contro la popolazione civile.
Una delle principali iniziative della repubblica, varata con provvedimento di legge nel febbraio 1944, peraltro avversato dagli stessi tedeschi, fu la socializzazione delle imprese, ovvero la gestione delle industrie attraverso una struttura d’impresa con la partecipazione di operai ed altri soggetti produttivi. Si voleva, attraverso la socializzazione, da una parte colpire l’alta borghesia che aveva “tradito” il fascismo” dall’altra avvicinare le masse operaie al fascismo della repubblica e creando attorno ad essa consenso ed adesioni. Il tentativo fallì sia per il già citato opposizione dell’occupante, ma anche per il rifiuto pressoché totale delle masse operai. Sono proprio del marzo 1944 i grandi scioperi nei maggiori impianti industriali del nord. Scioperi che, oltre a far tramontare l’esperimento della “socializzazione” sottolineano la grande distanza tra ampi strati della popolazione e la dirigenza fascista repubblicana.
Chi doveva  dare una base politica e sociale di adesione doveva essere il partito fascista repubblicano,  alla cui guida assurse Alessandro Tavolini. Il partito tenne una sola assise, a Verona nel novembre 1943 ove furono definiti, nel Manifesto di Verona, i punti programmatici del  Partito, riassunti nello slogan  “Italia, Repubblica, Socializzazione”. Il partito fu diviso inizialmente da una tendenza moderata, volta a cucire lo strappo con gli Italiani e una linea oltranzista, di cui Tavolini era uno degli esponenti, che favoriva la alleanza pedissequa con al Germania nazista, l’assorbimento integrale dei suoi valori e l’estremismo repressivo e violento tipico del primo fascismo. Il Direttorio del partito si riunisce una sola volta , nel marzo 1944 e ribadisce la linea dura ed estremista. Si calcola che  si siano isciritti oltre 487.000 persone, che per lo più aderiscono anche alle formazioni militari della repubblica. Nell’estate del 1944 il partito si militarizza e da vita alle cosiddette Brigate Nere, in cui sono arruolati tutti gli iscritti da 18 a 60 anni. Le Brigate Nere sono intitolate a caduti  e non hanno gerarchia, un comandante e tutti soldati, con gravissime ripercussioni sulla operatività e sulla disciplina. L’impiego è sostanzialmente antipartigiano. Ma anche in questo campo vi è la non adesione sperata se si calcola che nel complesso le Brigate nere non superarono il totale di 20.000 uomini arruolati.
La struttura delle Forze Armate della repubblica è complessa. La Repubblica visse sempre il dissidio tra la concezione di Renato Ricci, che sostiene che la repubblica debba dotarsi di una milizia fascista, politicizzata e ben allineata sulle questioni ideologico-politiche, e quella del maresciallo Graziani, Ministro della Difesa dal 23 settembre 1943, che vuole un esercito nazionale apolitico. La soluzione di questo dissidio fu un altro fattore di debolezza della repubblica: Graziani realizzerà un apparato militare tradizionale sull’impronta del regio esercito, Ricci una nova articolazione chiamata Guardia nazionale repubblicana, in cui confluiranno elementi della disciolta Milizia Volontaria per la Sicurezza nazionale, i Reali carabinieri ed elementi della Polizia Africa Italiana (PAI). Graziani riesce a stipulare un accordo con i tedeschi, che si impegnano ad addestrare in Germania quattro divisioni (Monterosa, Italia, San Marco,  Littorio) e a dar vita a formazioni tradizionali alimentate dalla leva obbligatoria. I Bandi Graziani per la leva saranno uno dei fattori di non consenso della Repubblica: si presentaranno circa la metà dei coscritti, l’altra per sottraesi andrà in montagna ad alimentare le fila partigiane. Si arriverà a decretare la “pena di morte” per chi non si presenta e, alternando minacce e blandizie ( il cosiddetto “Bando del perdono”) si riesce ad arruolare oltre 44.000 giovani di leva che sommati a 13.000 uomini provenienti dai campi di intermanento in Germania saranno l’ossatura dell’esercito voluto da Graziani, un Esercito prevalentemente impiegato in funzione antipartigiana.
Nell’estate 1944, con la destituzione di Renato Ricci, la Guardia Nazionale Repubblicana viene incorporata nell’Esercito e ne divine la prima arma combattente. Con i suoi 94 comandi provinciali ed un comando Generale la GNR ricalca la struttura dell’Arma dei Carabinieri.
Nella repubblica Sociale Italiana sorgono formazioni che non sono inquadrate nell’esercito e nella GNR, ma sono autonome e  riconoscono solo l’autorità del Duce. La Banda Carità, composta da 200 uomini circa, ricostituisce a Firenze, per poi trasferirsi in Veneto a Padova. Fuori di ogni controllo svolge con metodi crudeli e  violenze inaudite attività antifascista ed antipartigiana. Altra Banda è quella di Koch, ex ufficiale, che opera a Roma composta da circa 70 elementi ed agisce con gli stessi metodi della banda Carità. Trasferita a Milano (Villa Triste) compie tali oscenità ed illegalità che sono gli stessi fascisti il 24 settembre 1944 ne decretano lo scioglimento con arresti  e condanne. Con attività più prettamente militari ma sempre con aspetti violenti e creduli e sempre in funzione antipartigiana operano le Legioni.
La Legione “Tagliamento” al comando di Mario Zuccai ha sede a Vercelli e poi in autunno il Valcamonica  ove si distingue negli attacchi alle posizioni partigiana del Mortirolo.
La Legione “Ettore Muti”,  al comando dell’ex Sergente Franco Colombo,sorta a meta settembre 1943 forte di 1400 uomini ed ha compagnie varie sedi, a Milano, nel cuneese, in Valtellina, nel piacentino e in Valsesia ,
 La decina Flottiglia Mas al comando del principe Junio Valerio Borghese, che più che una formazione della RSI è una formazione militare che decide, per opera del suo comandante, di staccarsi dalla regia Marina e continuare la guerra accanto ai tedeschi sulla base di un reciproco accordo. La decima Mas raggiungerà la con esistenza di circa 25.000 uomini organizzati in sei battaglioni. Uno di questi, il Barbarigo, tra marzo e maggio del 1944 sarà impiegato nella testa di ponte di Anzio, unica formazione fascista che entrerà in linea contro gli Alleati. Nella sostanza, come le Legioni, la Decima sarà impiegata in azioni di controguerriglia, macchiandosi anche lei di eccidi, torture e rappresaglie.
Altre formazioni sono l’Ispettorato Speciale polizia antipartigiana, circa 150 uomini organizzato dal Questore di Brescia, Il reggimento Volontari friulani Tagliamento al comando del Colonnello Zuliani,   tutte formazioni che si dedicano alla lotta antipartigiana con metodi brutali ed efferate violenze.
















[1] Si inia il più volte citato Politi A., Le dottrine tedesche di controguerriglia 1936-1944, per una più ampia trattazione dei principi sopra riprotati, acui si rimanda.


Nessun commento:

Posta un commento