1°) La battaglia
di Natale
Il Comando Supremo Tedesco era fermamente deciso a
riprendere in mano l'iniziativa, perduta nei mesi invernali, al ritorno della
buona stagione.
Il tempo trascorso era stato intensamente utilizzato
ad accumulare nuovi materiali, ad organizzare ed addestrare nuove divisioni.
Abbiamo visto come lo stesso Hitler avesse dichiarato a Mussolini di essersi
personalmente rifiutato di intaccare questa preziosa massa di manovra, malgrado
le infinite voci di allarme che gli giungevano da ogni parte del fronte durante
i rigidi mesi dell'inverno.
L'esperienza
della precedente campagna non era andata perduta. Occorreva abbandonare lo
schema della guerra lampo su tutto l'immenso fronte, abbandonare gli obiettivi
politici e troppo costosi di Leningrado e di Mosca. L'esercito tedesco doveva
proseguire, bensì la distruzione delle armate russe mediante ampie manovre
avvolgenti, ma nello stesso tempo doveva mirare all'annientamento del
potenziale bellico sovietico, con l'occupazione delle zone del Caucaso, del
Caspio e con l'interruzione della grande arteria fluviale del Volga. Anche i
procedimenti tattici dovevano essere riveduti sulla base della passata
esperienza, in modo da evitare il rapido anemizzarsi della capacità offensiva,
determinato da sfasamento tra operazioni e servizi. Questo concetto doveva
praticamente tradursi in un più prudente impiego delle masse corazzate.
Il Caucaso e Stalingrado materializzavano dunque gli
obiettivi del nuovo ciclo offensivo: il possesso delle risorse petrolifere, la
porta aperta verso il Medio Oriente, la chiusura dei traffici sul Volga.
In
armonia con questa concezione strategica era stata operata una vasta
riorganizzazione dello schieramento tedesco, culminante nella costituzione del
nuovo dispositivo offensivo: gruppo di eserciti "B" al comando del
Maresciallo von Weichs, a nord, tra l'Orel e Charcov; gruppo di eserciti
"A" al comando del Maresciallo List, a sud, tra Charcov e Mar Nero.
Del gruppo di eserciti "A" faceva parte la l7° Armata, cui era
assegnato il nostro Corpo d'Armata, (successivamente 1'8^ Armata italiana), la
1^ Armata corazzata, 1'11^ Armata e la 3^ Armata romena.
L'offensiva
veniva aperta il 28 giugno all'estremità settentrionale del dispositivo,
propagandosi quindi gradualmente per la destra fino ad interessare l'intero
schieramento meridionale. Il 5 luglio il Don era raggiunto nella zona di
Voronesch e successivamente giù giù fino a Sserafimovitch. La 4^ Armata
corazzata del gruppo eserciti "B" si spingeva allora arditamente
verso sud, percorrendo oltre trecento chilometri in nove giorni e tagliando il
Don a monte di Ternovskaja, alle spalle di Rostov. Le premesse per l'intervento
del gruppo eserciti meridionali nella battaglia erano assicurate.
L'avversario, evidentemente, non intendeva accettare
la lotta decisiva sulle posizioni tenute durante l'inverno ed ancora una volta
si affidava allo spazio per sottrarre le sue armate a sicura distruzione. Il
piano operativo del Comando Supremo russo appare completamente aderente alla
situazione e contiene fin dall'inizio i germi del ritorno controffensivo che
doveva portare al disastro tedesco del successivo inverno. Questa volta,
infatti, la massa d'attacco tedesca, per quanto potente si presentava
relativamente sottile ed il suo addentrarsi in territorio nemico doveva
determinare automaticamente brillanti occasioni per la contromanovra dell'avversario.
Si aggiunga poi che la stessa distribuzione degli obiettivi principali,
Stalingrado - Caucaso, portava naturalmente a spezzare lo sforzo in due
direzioni divergenti, aumentando così gli elementi di debolezza insiti nel
piano di operazioni tedesco.
Conviene
osservare però, che le considerazioni che precedono sono da ascriversi in gran
parte al senno del poi, mentre i
successi della nuova offensiva, grandiosi dal punto di vista
territoriale ed anche cospicui dal punto di vista tattico nelle singole battaglie
che segnarono la via dell'avanzata, potevano allora apparire ancora una volta,
come in realtà apparvero a tutto il mondo, tali da segnare i destini della
guerra con il colosso moscovita.
a)- Situazione
ed ordini
Il settore più
sensibile sul fronte dello C.S.I.R. era quello della divisione
"Celere", e non soltanto perché corrispondente ad una zona di
saldatura, ma anche, e soprattutto, perché uno sfondamento in quella direzione
avrebbe portato il nemico a dilagare sulla grande rotabile di Charzyssk con la
possibilità di:
-
raggiungere per la via più breve l'importante obiettivo territoriale di
Stalino;
-
minacciare a tergo lo schieramento della 1^ Armata corazzata.
L'ampiezza
della fronte del settore era inoltre sproporzionata alle scarse forze disponibili
ed anche il rinforzo della Legione CC.NN., che avevo assegnato alla
"Celere", non migliorava molto la situazione.
In
sostanza, con una massa di fanteria costituita dal 3° reggimento bersaglieri,
il quale era sensibilmente ridotto di forze, e da due battaglioni CC.NN.,
bisognava garantire un fronte di oltre 20 chilometri.
Il
Corpo Italiano era in quel momento fronteggiato da:
- due divisioni
di fanteria;
- alcune unità
non indivisionate;
- un numero
imprecisato di pezzi d'artiglieria.
Ma
il 20 dicembre la nostra ricognizione aerea segnalava numerosi trasporti
ferroviari provenienti da est e da sud-est, oltre a concentramenti di truppe
nella zona di Tschemuchino - Nikischin, in corrispondenza del settore della
divisione "Celere" e dal punto di sutura col XLIX° Corpo.
Tali
notizie, confermate ben presto da altre fonti informative, consentirono di
definire esattamente lo schieramento nemico, quale risulta da annesso grafico.
In sostanza:
- situazione
immutata sulla fronte delle divisioni "Pasubio" e "Torino";
- tre divisioni
di fanteria ed un corpo di cavalleria su tre divisioni, sulla fronte della
divisione "Celere".
Lo stesso
servizio informazioni dava come imminente un attacco nemico con asse la
saldatura tra il Corpo Italiano e il XLIX° Corpo; e difatti, come fu dato poi
appurare per mezzo di un ordine di operazioni catturato dopo la battaglia ad un
ufficiale prigioniero, era nel concetto di azione del Comando nemico di:
- impegnare
fortemente la destra della divisione "Celere";
- sfondare al
centro, tra Petropavlovka e Novo Orlovka, puntando decisamente su Alexejevo Orlovka;
- dilagare sulla
nostra tergo con la cavalleria fino alla linea del Krynka. Il Corpo Italiano
era sprovvisto, com'è noto, di qualunque riserva: però il Comando della 1^ Armata
corazzata aveva dislocato nel settore della "Celere" una massa di
contrattacco costituita:
- dal 318°
reggimento fanteria;
- da un
reggimento paracadutisti;
- da una
formazione corazzata su 75 carri.
Il 23 dicembre
il Comando della 1° Armata corazzata emanava
l'ordine di operazioni n° 63 (allegato n° 59) col quale, in previsione
dell'attacco nemico e nell'intento di poter imprimere al combattimento una
condotta unitaria, costituiva:
- un gruppo di
difesa, agli ordini del Comandante della XLIX° Corpo alle cui dipendenze
venivano poste anche le forze schierate nel settore della divisione
"Celere";
- un gruppo di
contrattacco, ai miei ordini, con le divisioni "Pasubio" e
"Torino" ed altre forze germaniche che , in effetti, non giunsero.
Linea di
contatto fra i due gruppi: quella già esistente fra "Torino" e
"Celere".
In forza di tali
ordini, il 24 dicembre diramavo, (allegato n°60), ai due divisionari della
"Pasubio" e della "Torino" alcuni orientamenti operativi,
richiamando principalmente la loro attenzione sulla eventualità che l'attacco
nemico si estendesse anche in corrispondenza dei propri settori, tracciando le
linee sommarie delle singole azioni controffensive:
Alla stregua dei
fatti mi proponevo:
- resistere ad
oltranza sulla fronte della divisione "Celere", mentre
"Torino" e "Pasubio" avrebbero svolto azione di
alleggerimento, che la divisione "Torino", in particolare, doveva
realizzare con un'immediata pressione sul fianco destro dell'avversario;
- non appena
delineatasi la direzione principale
dello sforzo, contrattaccare con le sue
riserve dislocate nel settore della "Celere" per annullare eventuali
successi parziali avversari;
- successivamente approfittare di eventuali
occasioni favorevoli conseguenti all'effetto morale, per
migliorare le nostre posizioni.
(continua in data 30 novembre 2021) La prima parte è sta pubblicata in data 10 novembre 2021
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