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giovedì 26 dicembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 La Situazione particlate II

Il Comando dell’8^ Armata aveva derivato, da uno studio condotto dal Servizio Geologico Militare tedesco, una carta geologica della riva destra del Don , alla scala 1:300.000 per far conoscere ai comandi interessati le caratteristiche dei terreni e per orientarli sui lavori campali da condurre in essi.
La copertura della riva destra era rappresentata da boschi scarsi e di ampiezza assai modesta nel tratto settentrionale del settore, fin sul tratto orientale dell’ansa di Verhnjj Mamon. Qui, fino alla foce del Boguciar, il bosco era disposto quasi ininterrottamente sulle due rive, poi fino al limite destro del settore la sponda del fiume si presentava quasi sempre scoperta. In profondità esistevano alcuni boschi, ma erano di limitata ampiezza, costituiti in prevalenza da querce che offrivano un’ottima copertura in estate e discreta anche in inverno. Assai più fitta si presentava la copertura della sponda sinistra, per il bosco quasi continuo, interrotto soltanto dagli abitati e da pochi altri tratti di pianura spoglia.
Gli abitati della riva destra del Don erano tutti di scarsa entità in quanto erano prevalentemente villaggi di pescatori e di contadini, composti da “isbe”[4], ottime per la protezione dalle intemperie, ma di limitatissima utilità per una organizzazione difensiva, essendo costruite in legname, prive di cantine e con tetti di paglia, pertanto soggette al pericolo d’incendio generato dalle azioni di fuoco del nemico. Nelle retrovie del settore ed in profondità, dietro lo schieramento delle Divisioni,esisteva una seconda serie di abitati di maggiore importanza, talora con caratteristiche quasi urbane (Rossosc, Millerovo e Boguciar). Questi centri erano dotati di alcuni edifici in muratura, essenzialmente chiese sconsacrate e scuole.
I maggiori assi di comunicazione ordinarie, tutte a fondo naturale erano:
-      la strada di arroccamento a tergo dello schieramento Jevdakovo – Podgornoe - Rossosc - Kantemirovka- Tcercovo - Millerovo;
-      le radiali verso le posizioni occupate su Don:
·     valle Boguciar, usata promiscuamente dai Corpi d’Armata II e XXIX tedesco;
·     Millerovo – Diogtevo - Mescov,usata dal XXIX Corpo tedesco;
·     Millerovo - Nizne Astakof - Bokovskaja, usata dal XXXV Corpo d’Armata –CSIR.
-      Le strade di retrovia:
·     Rossosc – Rovenki - valle Aidar - Starobelsk - ponte di Veselaja Gora – Voroscilovgrad;
·     Kantemirovka – Bielovodsk – Olkovaja – ponte di Luganskaja – Voroscilovgrad;
·     Millerovo – Olkovaja – ponte di Luganskaja – Voroscilovgrad.
A questa rete principale, mantenuta in parte dagli artieri del genio italiano ed in parte dalla Organizzazione Todt germanica, si collegava la rete stradale secondaria relativa alle singole unità, grandi e minori, schierate nei vari settori difensivi. Le unità dovevano provvedere , in proprio, alla manutenzione e talora all’apertura delle strade, impiegando i reparti direttamente dipendenti. La percorribilità del terreno fuori strada non era difficile in quella zona e per conseguenza anche gli immediati rovesci della posizione di resistenza potevano essere facilmente raggiunti dagli autocarri addetti ai rifornimenti. Da uno studio dei piani operativi sovietici, risulta evidente che nel dicembre del 1942, il Comando Supremo sovietico aveva deciso di battere l’8^Armata schierata in difesa sul medio corso del Don,mentre altre forze avrebbero eliminato le forze tedesche racchiuse nella sacca di Stalingrado spostando, verso ovest, di 150-200 Km, il fronte esterno di accerchiamento.
Questi compiti furono affidati al Fronte Sud-Ovest ed all’ala sinistra del Fronte del Voronez (6^Armata), mentre il coordinamento delle operazioni era Assicurato dallo Stavka (Quartier Generale).
Secondo l’iniziale piano d’operazioni (All. “H”) erano previsti due attacchi convergenti su Millerovo, da nord, impiegando la testa di ponte nel settore della Div. Ravenna, con le forze della 1^ Armata Guardie, e ad est, dalla zona di Cerniscevskaja, con le unità della 3^ Armata Guardie. Per conferire sicurezza al fianco sud dell’offensiva era stato pianificato anche un attacco, con la 5^ Armata Corazzata,dal basso corso del Tcir, su Tanziscaja. L’operazione, fissata per il 10 dicembre, era denominata “Saturno”.
Lo Savka rinforzò i fronti con molte unità tratte dalla riserva e da novembre affluirono, al Comando del Fronte Sud-Ovest, un Comando d’Armata, 2 Corpi meccanizzati, 3 Corpi corazzati, 5 Div. Fucilieri e 6 rgt. corazzati autonomi, la 6^ Armata del Voronez fu rinforzata con un Corpo Corazzato e 3 Div. fucilieri.
Ai primi di dicembre i comandi interessati iniziarono la fase organizzativa.
Al 10 dicembre, a causa della ridotta potenzialità della rete stradale e della scarsità di automezzi, l’approntamento e l’afflusso delle forze risultavano ancora incompleti, tanto che l’inizio fu ritardato.
Il 12 dicembre, nel frattempo iniziava l’operazione tedesca “Tempesta d’inverno” tendente a liberare la 6^ Armata di Paulus intrappolata a Stalingrado. Tale operazione, sfondando il le linee della 51^ Armata sovietica del Fronte di Stalingrado minacciava l’effettivo ricongiungimento con la 6^ Armata germanica.
Considerata la delicatezza della situazione lo Stavka rimandò l’inizio dell’operazione “Saturno” al 16 dicembre dopo aver mutato la direttrice dello sforzo principale da quella prevista nord-sud a quella nuova nord – sud/est, su Morozowsk.
Si mirava, con ciò, a battere il nemico del basso Don attaccando a tergo le sue forze dislocate nella zona Bokovskaja-Morozovsk annientandole con attacchi simultanei da est e da nord-ovest (All. “H”).
La 1^ e la 3^ Armata Guardie del Fronte Sud-Ovest dovevano accerchiare e distruggere, rispettivamente, l’8^ Armata Italiana ed il Gruppo operativo Hollidt (parte dell’Armata del Don comandata da Von Mainstain durante l’operazione “Tempesta d’Inverno”  muovendo, successivamente, su Morozovsk.
La 6^ Armata doveva agire sul fronte della Div. Cosseria dando sicurezza all’offensiva. La 5^ Armata, in cooperazione con la 5^ Armata d’urto del settore Stalingrado avrebbe dovuto eliminare le forze nemiche situate nella zona Nizne Cirskaja e di Tormosin (settore presidiato dalla 3^ Armata rumena). In appoggio vi erano 2 Armate aeree.
Il piano completo dell’operazione assunse il nome di “Piccolo Saturno”, quello che era un piano sussidiario all’operazione di accerchiamento della 6^ Armata tedesca divenne a questo punto concorrente e principale per evitare il successo dell’operazione “Tempesta d’inverno”.
L’idea generale sovietica era quella di ottenere un ampio e profondo accerchiamento delle forze dell’Asse schierate lungo il Don. La messa in pratica di tele intento era affidata alla 1^ e 3^ Armata Guardie che costituivano i fianchi del dispositivo. Il compito principale era affidato ai Corpi corazzati e meccanizzati che avrebbero sfruttato il successo delle Div. fucilieri in prima schiera per raggiungere le retrovie nemiche, sconvolgere i Comandi e la rete dei collegamenti, impegnare a fondo e fissare le riserve.
La fase di approntamento e di schieramento fu eseguita in segretezza effettuando l’occupazione delle basi di partenza con movimenti notturni anche senza riuscire ad eludere completamente l’attenzione dei Comandi italiani.
La battaglia, in realtà, aveva inizio (19 novembre) sul terreno dell’ansa di Serafimovic, difesa dalla 3^ Armata Romena (All. “D”).
Profilatasi la rottura di quel fronte il comando Gruppo Armate “B”, per evitare l’isolamento delle forze impegnate a Stalingrado, decideva di spostare in quel settore le Divisioni Tedesche inquadrate nell’8^ Armata: la 294^ (seconda schiera), all’ala sinistra, dietro il Corpo d’Armata Alpino, nella zona di Rossosc; la 22^ corazzata, con circa 200 carri, posizionata alle spalle dei Corpi d’Armata XXXV italiano e XXIX tedesco; e la 62^ schierata sul Don tra le Div. Pasubio e Sforzesca. Quest’ultima divisione sarebbe stata sostituita dalla 3^ Celere ch avrebbe interrotto il riordino, appena iniziato, per entrare in linea all’inizio della battaglia (All. “I”).
L’8^ Armata, pertanto, si trovava priva di forze in 2^ schiera, non riuscendo, dunque, a dare profondità al suo schieramento difensivo che la vedeva schierata su un fronte amplissimo e pari a 270 km.
( a cura di massimo coltrinari - ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org)

[1] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. pag. 295.
[2] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. pag. 304 (doc. 92).
[3] Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Le Operazioni delle unità italiane in Russia,3^ Ed. Cap. XIV.
[4] L'isba (in russo изба) è una tipica abitazione rurale russa a uno o due piani, interamente costruita di tavole di legno di tronchi d'albero.

[5] “LE OPERAZIONI DELLE UNITA’ ITALIANE AL FRONTE RUSSO (1941-1943) 3a ed., pag. 333.

venerdì 20 dicembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 La Situazione particolate I




Già nel settembre precedente l’ARMIR, allora in via di completamento, aveva combattuto con successo una prima battaglia difensiva ma da come si svolsero i fatti, che ora non esporremo nella loro interezza, si potevano già cogliere alcuni segni premonitori di ciò che sarebbe successo qualche mese più tardi quando i sovietici lanciarono l’operazione “Urano”[1], ed in particolare l’ampiezza eccessiva dei settori da difendere e la scarsità di rincalzi/riserve. Al termine di questa battaglia rimasero, ad ovest del Don, due teste di ponte sovietiche che costituiranno la base di partenza per l’operazione “Piccolo Saturno, nonostante le richieste continue del comando dell’8^ Armata, nel periodo successivo, di poter effettuare operazioni al fine di eliminarle.
Sempre nel mese di settembre, inoltre, anche il C.A. Alpino, inizialmente orientato ad operare con il Gruppo d’Armate “A” sui monti del Caucaso, assunse lo schieramento inserito nell’8^ Armata, supportando le operazioni della stessa durante la prima predetta battaglia.
Questa battaglia non aveva permesso, fino ad inizio ottobre, di iniziare gli approntamenti per la sistemazione difensiva autunnale, così come era previsto da un ordine del Gruppo d’Armate “B”, peraltro attuazione delle direttive dell’OKW.[2] Oltre a ciò scarseggiavano una serie di equipaggiamenti essenziali per il completamento e l’approntamento delle posizioni difensive, quali filo spinato e mine anticarro.
Le disposizioni generali, impartite al Comando dell’8^ Armata, per la fase invernale delle operazioni erano le seguenti:[3]
-      difesa rigida, proiettata in avanti, coincidente con la sponda destra del Don, salvo poche eccezioni. Si dovevano mantenere le posizioni anche se accerchiate in attesa del contrattacco da parte di unità rese disponibili dal comando del Gruppo di Armate;
-      sicurezza contro i carri arati, sfruttando il terreno e creando l’ostacolo;
-      osservazione ininterrotte della sponda est del fiume;
-      continuità del “reticolato” portandolo sulla sponda del fiume;
-      avvicinamento dei rincalzi per un rapido impiego e rapido spostamento delle unità in secondo scaglione;
-      forte saldatura tra settori contigui;
-      difesa in profondità e protezione dei centri logistici.
Oltre a ciò venivano date disposizioni esecutive, che traevano spunto dalla campagna invernale dell’anno precedente. Tra queste vi erano:
-      la necessità che le riserve divisionali mantenessero le loro posizioni e che dovessero trovare riparo o in villaggi o in ricoveri che dovevano essere allestiti;
-      la disposizione per la quale era necessario scongelare, prima dell’impiego, gli armamenti che non potevano tenuti al riparo o protetti da coperte;
-      la concezione dell’ostacolo anticarro di forma triangolare, ritenuta la migliore.
Il comandante dell’8^ Armata aveva portato a conoscenza di tali ordini tutti i comandi dipendenti ribadendo gli ordini di difesa ad oltranza, assenza di manovra dei reparti in linea, in quanto compito dell’unità superiore.
La rigidità di una difesa così concepita impediva però il ricorso alla piccola manovra, alla cooperazione ed al concorso di altri mezzi dove la situazione del momento l’avrebbe suggerito. In sostanza l’azione dei reparti sarebbe stata estremamente compartimentata. Per questo motivo l’azione del Comando dell’8^ Armata, mediando gli ordini ricevuti, permetteva comunque piccole cessioni di terreno all’interno delle aree di responsabilità delle unità dipendenti favorendo anche la costituzione di gruppi mobili d’intervento.
A tutto ciò si aggiungeva l’eccessiva fronte, circa 300 km, assegnata all’armata italiana.
La scarsità di materiali ed equipaggiamenti per le fortificazioni campali non permisero di estendere a tutto il fronte la continuità degli ostacoli anticarro e dei reticolati.
Non fu possibile allestire una seconda posizione difensiva discostata dal corso del Don perché non vi erano ulteriori disponibilità di materiali, di uomini, di mezzi e di tempo, anche a causa della particolarità dell’ambiente operativo.
La pianura ucraina era vasta, uniforme e senza rilievi montuosi. Era attraversata da numerosi corsi d’acqua caratterizzate da brevi piene primaverili e lunghi periodi di gelo durante il quale l’acqua gelava e l’elevato spessore del ghiaccio consentiva il transito agevole ai mezzi pesanti a motore annullando così l’ostacolo naturale. L’escursione termica era elevatissima: d’estate la temperatura raggiungeva i 40°C e durante l’inverno sempre -2°C -4°C. Famoso era il “gelo siderale russo” che provocava gravissimi inconvenienti a uomini e mezzi.
Il settore nel quale era schierata l’8^ Armata italiana sulla riva destra del Don si estendeva dal kolkoz Bugilovka (località della sponda destra, circa 8 chilometri a sud di Pavlovsk), fino all’altezza della confluenza del Choper (affluente di sinistra).
L’ampiezza del settore misurava in linea d’aria 180 chilometri, che, seguendo il corso sinuoso del fiume,diventavano circa 270. L’elemento naturale di maggiore importanza in quel vasto territorio era il corso del Don.
La larghezza dello specchio d’acqua, nel tratto considerato, variava dai 100 ai 400 metri ed in taluni punti poteva essere guadato nella stagione estiva.
La sponda destra del Don, costituita prevalentemente da terreno calcareo-gessoso, si prestava bene alle opere di fortificazione campale e, in generale, aveva dominio della sponda sinistra. Dove confluivano nel Don corsi d’acqua più o meno importanti, la sponda si abbassava al livello del fiume, perdendo la caratteristica di ostacolo anticarro, posseduta per un tratto di circa 140 km più a valle; sarebbero occorsi lavori di sterro per accentuarne la ripidezza ; nell’ultima 50 di km a monte della confluenza del Choper, la riva non aveva caratteristiche di ostacolo.
(a cura di massimo coltrinari ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

sabato 14 dicembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 La Situazione Generale II

Il 22 giugno 1941, dopo che le ultime speranze di evitare il conflitto, legate prevalentemente al cedimento politico - diplomatico dell’URSS, erano andate disattese, la Germania comunicava per le vie ufficiali all’alleato italiano l’avvio delle operazioni belliche contro l’URSS.
Nel frattempo le unità militari italiane del Corpo di Spedizione erano in fase di approntamento presso i rispettivi centri di mobilitazione.
In conclusione, nel giugno 1941 i russi ponevano in campo un grande esercito ben addestrato, appoggiato da parecchie migliaia di aerei e sebbene non fosse stata proclamata la mobilitazione generale, di mese in mese gli effettivi dell'esercito erano andati aumentando, tanto che verso la metà del 1941 ammontassero a 230 / 240 divisioni, anche se non tutte a organici completi  circa 170 di esse potevano essere impiegate in operazioni belliche nella Russia occidentale. Il maggior punto di forza dei russi risiedeva nel numero, nel coraggio e nella resistenza fisica dei soldati, nonché negli ampi spazi di cui potevano disporre a scopo di manovra e le condizioni climatiche ben conosciute.
Non meno importante era poi il fatto che la maggior parte del territorio sovietico dove erano dislocate alcune delle loro industrie belliche non poteva essere raggiunta dai bombardieri del nemico d'occidente.
Sul campo tattico il punto più debole dei russi era rappresentato dal fatto che le loro forze armate stavano subendo una radicale riorganizzazione, e relativamente pochi erano i comandanti che avessero avuto esperienze dirette della guerra moderna e specialmente del modo in cui essa era combattuta dall'esercito e dall'aviazione tedeschi.            
Su tale base l’apparato militare russo era senza dubbio ben organizzato ad una lunga guerra difensiva e di logoramento sul terreno, cosa che tradizionalmente costituiva il punto forte di tutte le guerre che si erano tenute nei territori dell’URSS.
Tale situazione era stata considerata dagli ufficiali dello stato maggiore generale tedesco che si impegnarono nella compilazione di dettagliati rapporti in merito alle prevalenti condizioni climatiche esistenti in Russia, e fu sollevata la questione dello speciale equipaggiamento invernale individuale di cui avrebbero dovuto essere dotate le truppe tedesche per fronteggiare il terribile inverno russo, ma poiché si prevedeva ed organizzava una campagna rapida, questo problema fu accantonato.
Su questo punto Hitler ravvisò una soluzione in uno spiegamento di tutte le forze disponibili destinato a durare soltanto da quattro a sei settimane e seguito poi da una campagna volta ad annientare l'esercito russo, o, almeno, ad occupare una porzione di territorio sovietico sufficiente a rendere impossibile qualsiasi attacco aereo su Berlino e sulle regioni industriali della Slesia. A sua volta, la Luftwaffe avrebbe potuto colpire i più importanti bersagli sovietici.
Sui problemi relativi a dove e con quale tipo di concentrazione sarebbe stato più opportuno impiegare l’apparato militare tedesco e quali sarebbero stati i limiti di tempo e di spazio  delle operazioni militari le decisioni dei vertici militari erano tutt’altro che definite ed al tempo dell’avvio della campagna bellica furono formulate soltanto le direttive di carattere generale.
Era evidente, quindi, che le possibilità di riuscita della campagna militare scatenata dalla Germania erano legate a doppio filo allo sfruttamento del fattore sorpresa ed alla capacità di ottenere il risultato finale nel più breve tempo possibile.     
(a cura di massimo coltrinar - ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

venerdì 6 dicembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO N. 1 DEL 2019 Sommario e nota redazionale

SOMMARIO
Anno LXXX, Supplemento XI, 2019, n. 1,
11° della Rivista “Quaderni”
indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani:    ………………………………………………… ….Pag.5
In vista della Giornata del decorato. Torino 5-6 aprile 2019……………………………………………………Pag.5

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA
          
APPROFONDIMENTI

Alessia Biasolo, La causa dello sfacelo secondo Mussolini………………………………………………..…..Pag. 11
Massimo Coltrinari, La battaglia di Caporetto e la promessa del Re. La questione agraria
            Una storia italiana…………………………………………………………………………..…………....  Pag.15

DIBATTI
Marco Gioacchini, Considerazioni sul contributo degli I.M.I. all’industria tedesca:1943-1945 ………....  Pag.23
Giovanni Cecini, Il militare Alberto Sordi di celluloide. ”La Grande Guerra e “Tutti a casa”…………….  Pag.49

ARCHIVIO
Massimo Baldoni, Manfredo Fanti, dalla congiura conto il Duca a fondatore del Regio Esercito Italiano.. Pag.61

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

Chiara Mastrantonio, Il sacrario delle Fosse Ardeatine. Una lettera interessante.………………………....  Pag.73

PosteditorialeAntonio Daniele, Il …………………………………..…………………………………………….Pag. 91

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI


GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Antonio Trogu, Civil-military cooperation: Definition. Purpose ad Situation…………………………………….……Pag. 95

SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Federico Salvati, Chi ha paura dell’orso Russo? (parte I)………………………...................................………………Pag. 103


Segnalazioni Librarie. ……………………………..…………………………………….……………...………...   Pag.111

Autori. Hanno collaborato a questo numero.…………....…………………………………………………………..Pag.112
Articoli di Prossima Pubblicazione…………………..……………………………………………….…………… Pag.112

                                              CESVAM NOTIZIE
Centro Studi sul Valore Militare……………………………………………..…………………………..………………….Pag. 113
                                               
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, VIII, 2018, Settembre 2018, n. 33……………………… Pag.117
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, IX, 2018,  Ottobre 2019, n. 34…………………….………..Pag.118
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, X, 2018, Novembre 2019, n. 35………………………….. Pag.121

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com

PER FINIRE
Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre…... 

Nota redazionale

L’inizio di ogni anno è sempre utile per tracciare un programma preventivo di quanto si vuole fare in merito alle attività editoriali del CESVAM. Iniziamo con la Rivista, questa rivista, QUADERNI del Nastro Azzurro che sta attraversando un momento di crescita tanto interessante quanto difficile. Si è adottata per lei una linea editoriale basata sui contributi dei frequentatori del Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960. Il Master ha preso avvio in questi mesi e promette bene, ma ancora i frequentatori sono nella impossibilità di collaborare con la rivista. Si pensa che lo saranno al memento della richiesta della Tesi, che presumibilmente avverrà dopo l’estate prossima in quanto la sessione autunnale di discussione sarà a novembre. Per quella data forse avremo i primi contributi. Quindi fino al n. 4 del 2019 è difficilmente prevedibile contributi dei frequentatori. Quindi la line editoriale sarà quella fin qui adottata, volta a focalizzare alcuni aspetti del Valore Militare come fattore immateriale di ogni strategia. Nel frattempo è in pieno approntamento il n. 3 del 2019 che sarà dedicato completamente alla presentazione delle attività del CESVAM, che attualmente attivano quindici comparti.
Altra indicazione che si vuole fare è la partecipazione del CESVAM a due principali attività che la Presidenza del Nastro Azzurro ha in animo di attuare: La Giornata del Decorato a Torino il prossimo 5 aprile e il 6° Incontro “Avversari ieri, amici oggi” che si terrà in Italia nel mese di giugno. Il CESVAM vi parteciperà, a concorso delle attività con un convegno, come prassi, per la Giornata del decorato, che sarà la continuazione come tema scientifico di quello della Giornata del Decorato 2018, ovvero sarà dedicato allo studio del valore militare e la crisi armistiziale del settembre 1943. Per l’incontro con gli amici della Croce Nera d’Austria è in programma una conferenza dedicata all’opera di ricostruzione del Regio Esercito all’indomani della fine della grande guerra per il ripristino degli argini dei fiumi e delle strade e dei ponti, sia ordinari che ferroviari per riportare alla regolarità la viabilità sconvolta dalle operazioni di guerra.
Sotto il profilo della pubblicazione di volumi, in questa primavera dovrebbero vedere la luce il volume dedicato al 1866, dal titolo “Quattro Battaglie per il Veneto”, dedicato alla Storia del Risorgimento, il primo volume dedicato alle operazioni sul litorale laziale, ovvero allo sbarco di Anzio, e ai volumi dedicati alle leggi raziali del 1938, oltre al completamento del Dizionario minimo della Grande Guerra.
Una prospettiva, quella descritta, estremamente impegnativa, che vede il CESVAM impegnato in tutte le sue risorse. E’ un aspetto, questo, di interpretazione operativa dell’Istituto del Nastro Azzurro come ente morale, ovvero come quel soggetto che si adopera per diffondere nella società i valori raccolti nello Statuto. Rimane sullo sfondo l’altro aspetto, quello associativo-combattentistico, che viene lasciato completamente in mano alle attività delle altre componenti dell’Istituto, prime fra tutte le Federazioni Regionali.

lunedì 2 dicembre 2019

ARMIR Fronte Russo Operazione Piccolo Saturno 20 novembre 21 dicembre 1942 La situazione generale I


Nel febbraio 1942 viene deciso l’invio al fronte russo di nuovi contingenti italiani, che andranno a costituire l’Armata italiana in Russia (ARMIR). In primavera e in estate riprende l’offensiva tedesca, concentrata sui territori sovietici sud-orientali. Nel settembre 1942 comincia la lunga battaglia di Stalingrado: i tedeschi stringono d’assedio la città, ma alla metà di novembre si trovano accerchiati dalla controffensiva sovietica; tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943 comincia la ritirata delle forze italo-tedesche, nel corso della quale l’armata italiana (e soprattutto il corpo alpino) subirà gravissime perdite. La sconfitta tedesca a Stalingrado, e la successiva ritirata, rappresentano uno dei principali momenti di svolta nella vicenda della seconda guerra mondiale.
In Italia, i diversi contraccolpi alla vita quotidiana della popolazione, suscitano un crescente malcontento verso il regime politico che ha portato la Nazione in guerra. Il prolungarsi del conflitto e le notizie sempre più negative che giungono dai vari fronti incidono in modo evidente sul morale della popolazione, che dall’autunno del 1942 deve fare i conti anche con l’intensificarsi dei bombardamenti aerei. Nel marzo 1943 nei principali centri dell’Italia settentrionale gli operai dell’industria scendono in sciopero: oltre alla motivazione ufficiale, di natura economica, appare evidente la protesta contro la guerra e contro il regime.
Con l’invasione dell’Unione Sovietica avviata da Hitler nel 1941[1] l’intera prospettiva del conflitto registra una svolta destinata ad avere decisive conseguenze. L’attacco avrebbe dovuto avere inizio a maggio ma fu rinviato a giugno per la necessità di dover “aiutare” Mussolini in Grecia. Questo ritardo, seppur di poche settimane, è probabile che abbia influito in modo determinante sull’intera campagna di Russia in quanto il prematuro sopraggiungere dell’inverno del 1941 fece svanire per Hitler la possibilità di realizzare un blitz anche in Russia.
Malgrado le informazioni dell’intelligence inglese[2] che era riuscito a prevedere la data precisa dell’attacco, i russi non diedero peso, almeno in apparenza, alle informazioni che giungevano da Londra ritenendo che gli inglesi volevano seminare discordia tra Unione Sovietica e Germania, spargendo la voce di presunti preparativi di un attacco tedesco[3].       
Nel 1942 Hitler decise per una nuova offensiva appena possibile spinto anche dai suoi consiglieri economici i quali prevedevano che senza il petrolio, il grano e le altre materie prime del Caucaso, la Germania non avrebbe potuto sostenere lo sforzo bellico, ma quasi tutti i suoi generali conoscendo le condizioni critiche dell’esercito dopo l’offensiva fallita l’anno prima erano contrari, alcuni si dimisero come Rundstedt, altri li allontanò il fuhrer personalmente..
Inoltre mentre Germania e Italia seguirono il Giappone nel conflitto contro gli Stati Uniti, i Nipponici si astennero dal dichiarare guerra all'URSS, e conclusero invece con quest'ultima un accordo riguardante le frontiere della Manciuria e della Mongolia.
Sull’altro fronte, Churchill, che aveva nuovamente incontrato Roosevelt a Washington nel dicembre 1941, ricevette Molotov a Londra il 21 maggio 1942, e cinque giorni dopo fu conclusa l'alleanza anglo-sovietica. In agosto Churchill si recò in visita a Mosca da Stalin.
La situazione generale militare
La situazione generale del fronte dopo l’estate del 1942 era caratterizzata dal fatto che le operazioni condotte durante la precedente stagione estiva non avevano consentito il pieno conseguimento degli obiettivi fissati dal Comando Supremo germanico[4]. Le unità italiane erano assorbite prevalentemente dalle attività riguardanti il riordinamento dei reparti, il ripianamento delle perdite, l’inserimento in linea del corpo d’armata alpino, le modifiche allo schieramento, il rafforzamento delle posizioni di riva destra del Don, l’attestamento tattico e logistico per l’inverno e la raccolta di notizie ed informazioni sul nemico[5]. In particolare dopo circa un anno e mezzo di operazioni le unità tedesche ed italiane avevano comunque percepito di versare in una situazione di generale difficoltà dovuta a molteplici fattori[6].
I rapporti tra Germania e Urss si andavano progressivamente sviluppando in termini di contrapposizione.
La preoccupazione di Hitler era quella di costituire una forza militare così potente e visibile che servisse da deterrente contro qualsiasi ipotesi di minaccia anche ai confini russi.
A tale scopo la Germania stava apprestando ai confini sovietici un numero crescente di uomini  che dovevano servire, almeno nelle intenzioni, per scoraggiare un intervento armato della parte contrapposta.
Che il clima si andasse deteriorando trovava testimonianza nei documenti con cui gli Uffici degli Addetti militari italiani in URSS, in Germania e nei paesi ad essi collegati andavano segnalando il progressivo inasprimento dei toni attraverso il reciproco dispiegamento dell’apparato bellico nelle aree di confine e dai lavori di fortificazione e stradali in corso.
La conferma della probabilità dello scontro militare era data anche dalla diffusione di notizie che riportavano dettagli riguardanti le probabili azioni di guerra della Germania contro l'URSS, corredate di informazioni circostanziate sui piani di operazione e sugli obiettivi militari.
La sensazione che derivava dalle fonti diplomatiche era che una azione di guerra tedesca contro l’URSS era molto più di una semplice eventualità trovando giustificazione nel dichiarato scopo tedesco di eliminare fattori di minaccia ad est ed assicurarsi, al contempo, rifornimenti alimentari e materie prime necessari per il buon andamento e il successo della guerra.
Alcune notizie si spingevano persino più in avanti giungendo ad ipotizzare il periodo di avvio delle azioni militari previsto tra la fine di giugno ed i primi di luglio 1941.
Sulla base delle citate informazioni, che lasciavano presumere una rapida escalation militare, il 30 maggio 1941 l’Italia decise di avviare le procedure per la costituzione di un Corpo di Spedizione da inviare al fronte russo.
( a cura di massimo coltrinari) (ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

[1] L’ordine fu dato alle ore 3,15 del 22 giugno 1941.
[2] Stalin ricevette le prime informazioni sull’Operazione Barbarossa dallo stesso Churchill nell’autunno del 1940. Erano informazioni che l’Intelligence Service aveva ricevuto da u n agente segreto tedesco, tale Paul Thuemmel, nome in codice “A 54”, amico d’infanzia di Himmler. Il Thuemmel fu catturato dalla Gestapo nella primavera del 1941ed ucciso il 20 aprile 1945 a Theresienstadt. Altro agente, al servizio dei russi, era tale Rudolf Roessler che riferiva le informazioni acquisite direttamente a Alexander Rado, agente russo a capo di una rete spionistica che operava in Svizzera da “LA SECONDA GUERRA MONDIALE”, vol. 2, Arrigo Petacco, ed. Curcio, pag. 534.        
[3] “LA SECONDA GUERRA MONDIALE”, vol. 2, Arrigo Petacco, ed. Curcio, pag. 520.
[4] Mancata conquista di Leningrado; a Stalingrado si combatteva ancora; le forze destinate all’eliminazione dei salienti sovietici di Velikie e di Suhinici non erano state sganciate in quanto non avevano ancora conseguito l’obiettivo; Mosca, già quasi conquistata nel 1941, non era più indicata come obiettivo da conseguire; nella zona caucasica, il Gruppo di Armate “A” aveva raggiunto la zona settentrionale e tendeva ad approfondire l’avanzata verso sud.    
[5] Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, “LA STORIA DELLA DOTTRINA E DEGLI ORDINAMENTI DELL’ESERCITO ITALIANO” Vol. II, Tomo 2°, La 2a Guerra Mondiale, (1940 – 1943), Filippo Stefani, Roma 1985.  
[6] Eccessiva ampiezza dei settori difensivi; scarso scaglionamento in profondità; mancanza di riserve a disposizione delle Grandi Unità;deficienza dei materiali di rafforzamento; crisi nella disponibilità e nella distribuzione dei carburanti.