L'allargamento della testa di ponte 27 29
gennaio
Al sopraggiungere della 179° Regiment al
Kombat Theme (13) (45a Divisione), il VI Corpo prelevò per questa azione la 24a
Guards Brigate dalle sue riserve. Il 24 gennaio una forte pattuglia mobile
sulla strada sorprese un avamposto nemico a Carroceto ed avanzò quattro miglia
nell'interno fino ad una località a nord di Campoleone. Per sfruttare questa
debolezza apparente del nemico, il generale Penney mandò il 25 gennaio la 24a
Guards Brigate e uno squadrone del 46° Reggimento Reale Carri Armati, con
l'appoggio di un Reggimento di artiglieria di medio calibro e due di
artiglieria da campagna, per prendere Aprilia vicino a Carroceto, che però era
stata occupata la notte precedente dal III Battaglione del 29° Reggimento
Corazzato Granatieri. Il I Reggimento Scots Guards e il I Reggimento Irish
Guards attraversando la strada si spinsero in un campo minato posto
frettolosamente e il V Reggimento Granadier Guards cacciò il nemico da Aprilia
facendo 111 prigionieri, (carta n. 4). Il nemico, sensibile alla perdita di
questo importante punto contrattaccò in forze il mattino seguente.
Venti carri armati e un
Battaglione del 29° Reggimento Corazzato Granatieri si gettarono contro il V
Reggimento Granadier Guards ad Aprilia.
L'assalto principale fu respinto, ma i nemici continuarono a premere
lungo i fianchi finché nel pomeriggio furono finalmente ricacciati. I tedeschi
lasciarono sul campo 4 carri armati in fiamme, un cannone semovente, ed altri
46 prigionieri. La mattina del 28 gennaio la 24a Guards Brigade aveva
progredito di un miglio e mezzo a nord di Aprilia, la Divisione allora si
arrestò per radunarsi ed attaccare Campoleone.
Il 29 gennaio il VI Corpo
aveva allargato la sua testa di sbarco con le avanzate della I e della III
Divisione ma di stava ancora dalle 2 alle 4 miglia dai suoi obiettivi
intermedi. Era evidente che per continuare la marcia sarebbe stato necessario
un attacco molto più potente, perciò il VI Corpo si arrestò per riorganizzarsi
(carta n.5).
Dietro le truppe di assalto
che si aprivano la strada verso l'interno, genieri e truppe dei servizi
lavoravano giorno e notte per attrezzare la testa di sbarco e preparare una
base solida per l'attacco principale. Si riparavano strade, si creavano
depositi e si cominciavano ad innalzare opere di difesa per far fronte ad ogni
futuro contrattacco tedesco. Il porto, di vitale importanza per
l'organizzazione di rifornimento e di rinforzo, fu messo in tale efficienza da
poter accogliere contemporaneamente 8 LST e 5 LCI. Tuttavia le navi Liberty non
potevano entrare nel porto dal fondale troppo basso e si continuava a scaricarle
per mezzo dei DUKW e di LCT sulla spiaggia “Raggio x” e sulla spiaggia
“Gialla”. Durante la prima settimana ad
Anzio il tempo fu migliore del previsto, ciò che facilitò grandemente la
raccolta dei rifornimenti.
Il porto era inutilizzabile
soltanto durante il cattivo tempo e in soli due giorni della prima settimana,
il 24 e il 26 gennaio, le operazioni di scarico sulle spiagge furono interrotte
da venti violenti e da marosi. Durante la notte del 26 gennaio una burrasca
spazzò via tutti i pontoni di passaggio sulla sponda e trascinò arriva 12 LCT,
1 LST e 1 LCI. Nonostante queste
interruzioni e l'opposizione nemica, fino al 31 gennaio erano state
completamente scaricate 201 LST e 7 navi Liberty. Il 29 gennaio, giorno di
maggiore affluenza, erano state scaricate 6350 tonnellate di materiale, di cui
3155 attraverso il porto, 1935 sulla spiaggia “Raggio x”, e 1260 sulla spiaggia
“Gialla”. La spiaggia e le zone portuali ancora entro il raggio di azione
dell’artiglieria tedesca, erano bersagli vulnerabili per i bombardamenti sempre
crescenti. Batterie a lunga gittata da 88 mm e da 170 mm tiravano a intervalli
sulle navi al largo e sulle truppe che lavoravano lunga la spiaggia. Benché
questo fuoco rappresentasse un pericolo per le truppe e ostacolasse il lavoro,
nei primi giorni causò soltanto lievi danni.
Un pericolo continuo era
costituito dalle Mine galleggianti che danneggiarono un cacciatorpediniere ed
un dragamine. Il 24 gennaio un LST che trasportava le Compagnie C e D dell’83°
Battaglione Chimico urtò una mina. La maggior parte degli uomini furono
trasferiti su di un vicino LCI che urtò a sua volta una mina e affondò. Perdite
totali: 8 ufficiali e 289 uomini.
Ancora più nocive per la spiaggia e per la
flotta erano le continue incursioni della Luftwaffe. L'Aviazione tedesca organizzò il suo più
grande sforzo aereo dopo la Sicilia in un tentativo di paralizzare i
rifornimenti alleati. Piccoli stormi di cacciabombardieri mitragliavano e
bombardavano a breve intervallo il litorale e le zone portuali; tuttavia la
minaccia più seria era costituita dalle incursioni delle squadriglie dei
bombardieri medi fatti giungere frettolosamente dalla Grecia, degli
aerosiluranti e dei bombardieri alianti (14) provenienti dagli aeroporti della
Francia meridionale. Al crepuscolo, abbassandosi fin quasi a sfiorare il mare,
sfidando il fumo e il grandinare del fuoco contraereo sganciavano bombe, siluri
e bombe radiocomandate sulla flotta ammassata nel porto. In tre incursioni più
importanti il 23, 24 e 26 gennaio, affondarono un cacciatorpediniere inglese e
una nave ospedale, danneggiarono un'altra nave ospedale e fecero arenare una
nave Liberty. Le due incursioni più potenti furono effettuate al crepuscolo e
alla mezzanotte del 29 gennaio quando 110 aerei tra Dornier 217, Junkers 88, e
Messerschmidt 210, affondarono una nave Liberty e l'incrociatore inglese
“Spartan”.
L’irrigidirsi delle difese
aeree costò gravi perdite agli incursori della Luftwaffe, poiché 97 apparecchi
furono abbattuti prima del primo febbraio. All'inizio il colonnello Edgard W.
King del 68° Reggimento artiglieria da costa (contraerei) ed in seguito il
generale di Brigata Aaron A. Bradshaw Jr, curano l'installazione di un numero
sempre crescente di cannoni contraerei da 40 mm e da 90 mm e stabilirono una zona
di protezione di artiglieria di 10000 m tutto intorno agli approdi più
importanti e alle zone portuali. Furono alzati palloni di sbarramento per
impedire il bombardamento a bassa quota e cortine di fumo avvolgevano il porto
al crepuscolo e ad ogni allarme.
La tattica favorita del nemico
era di arrivare furtivamente al crepuscolo, quando gli aerei alleati che
avevano bisogno della luce del giorno per decollare ritornavano alle loro basi
a 100 miglia di distanza. Per opporsi a queste incursioni di sorpresa, i
genieri ripristinarono la vecchia scuola italiana di artiglieria contraerea a
Nettuno. P-40 della 307a squadriglia caccia furono inviati verso la testa di
sbarco per fornire una protezione immediata e l’aeronautica intensificò
l’impiego di pattuglie notturne di Beufighters e di Spitfires addestrati per i
combattimenti notturni. Il bel tempo durato quasi tutta la prima settimana ad
Anzio e il vantaggio ricavato dall’utilizzazione del porto, resero possibile il
rapido scarico del convoglio d'assalto ed il suo ritorno alla base per
trasportare il secondo scaglione di forze.
La 45a Divisione e la 1a
Divisione corazzata (eccetto il Gruppo Tattico B, che fu trattenuto per un
possibile impiego a Cassino) avevano raggiunto la testa di sbarco il primo
febbraio. Erano anche arrivate la artiglieria di corpo d'armata indispensabile,
il genio e truppe da segnalazione. Benché verso il 30 gennaio i tedeschi nella
zona di Anzio fossero superiori in numero al VI Corpo, si credeva che le loro
opere difensive non avessero progredito ulteriormente e fossero costituite
soltanto da blocchi stradali, affrettate fortificazioni campali e campi minati
lungo i percorsi ritenuti probabili vie di infiltrazione. Le pattuglie alleate
potevano ancora agire liberamente in direzione della strada statale n. 7 e
Campoleone. Si credeva che le posizioni che il nemico andava organizzando lungo
la strada ferrata tra Campoleone e Cisterna fossero destinate ad una azione
ritardatrice, e si prevedeva che il principale ostacolo contro l'avanzata alleata
sarebbe stato opposto lungo il terreno elevato circostante Cori e Velletri, più
che in qualsiasi altro luogo.
In vista del rapido
perfezionamento delle attrezzature nemiche, il generale Lucas decise di
slanciarsi verso i Colli Laziali prima che le sue forze fossero troppo superate
nel numero.
Il 30 gennaio si calcolava che
le forze nemiche nella zona della testa di sbarco ammontassero a 71500 uomini;
alla stessa data il VI Corpo aveva sbarcato 61332 uomini. Si stabilì di riprendere
la pressione contro Cisterna il 29 gennaio ma l'attacco fu ritardato di un
giorno per dar modo alla I Divisione Corazzata di ultimare i preparativi di
un'offensiva coordinata. Il 30 gennaio tutte e tre le divisioni dovevano
attaccare. La marcia del VI Corpo oltre la testa di sbarco di Anzio avrebbe
dovuto coincidere con una ripresa dell'offensiva sul fronte meridionale; sul
fronte principale della V Armata, il II Corpo stava apprestandosi ad iniziare
la sua marcia su Cassino il primo febbraio con un attacco sferrato dalla 34a Divisione.
Il X Corpo nel settore del Garigliano continuava a rafforzare la testa di ponte
che aveva stabilito con successo in seguito ad un attacco dal 17 al 20 gennaio.
Sul fronte dell'VIII Armata la I Divisione canadese doveva attaccare il 30
gennaio nel settore costiero. I tedeschi da principio avevano progettato di
contrattaccare in forze la testa di sbarco alleata il 28 gennaio, ma i
bombardamenti alleati su strade e ferrovie e il desiderio di aspettare l'arrivo
dei rinforzi dalla Germania, li decise il 26 gennaio a rimandare l'attacco fino
al primo febbraio. In preparazione di esso il nemico procedette ad organizzare
la sua fanteria ed artiglieria in tre Gruppi di Combattimento.
L'assalto principale doveva
essere sferrato a sud lungo la strada Albano-Anzio (esercitando la maggiore
pressione su entrambi i lati di Aprilia) dal Gruppo di Combattimento Graeser
composto da 17 battaglioni di fanteria fortemente appoggiati dall'artiglieria.
Mentre il maggiore sforzo doveva essere esercitato al centro, i tedeschi
progettarono di sferrare attacchi simultanei lungo tutto il fronte al mattino
del giorno D, primo febbraio; detti attacchi dovevano essere preceduti da un
tiro di preparazione di artiglieria della durata di 10 minuti.
Mentre si effettuavano gli ammassamenti delle truppe, il 30 gennaio, il
VI Corpo alleato sferrò la sua offensiva, costringendo i tedeschi a rimandare
il loro attacco fino a quando la marcia alleata non fosse stata arrestata.
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