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martedì 7 novembre 2017

L'avanzata su Trento ed il celebre "obbedisco"



Il Comando Supremo, dopo l’occupazione del Veneto, era più interessato ad evitare che una Grande Unità dell’Esercito regolare fosse sconfitta che ad interrompere la linea di comunicazione Verona- Innsbruck, lungo la valle dell’Adige; si preoccupava, quindi, che l’investimento di Trento fosse condotto nelle migliori condizioni.

Pertanto il 22 luglio Garibaldi ricevette l’ordine da parte del Comando Supremo di agire con la massima velocità attraverso le Alpi Giudicarie e convergere su Trento e congiungersi con la colonna Medici, che oramai era in vista della città. Nella notte sul 23 lugL’avanzata su Trento ed il celebre “Obbedisco”.lio 1866 le unità volontarie si trasferirono a Cimego e nella stessa giornata iniziarono il movimento verso Lardaro. Gli Austriaci, a mezzanotte del 22 luglio, avevano anch’essi iniziato la riunione di tutte le forze dislocate sulla destra dell’Adige per farle poi confluire poi su Trento e organizzare una difesa organica prima che le unita italiane del Medici e volontarie si congiungessero.  Queste operazioni erano in corso e la marcia veloce su Trento in pieno svolgimento quanto giunse al Quartier Generale del Corpo dei Volontari, sera del 23 luglio, la notizia che a Nikolsburg era stata concordata una tregua d’armi tra Austriaci e Prussiani.
Questa tregua d’armi proseguì fino all’11 d’agosto. Due giorni prima, il 9 agosto 1866,  il Governo Italiano aveva preso la decisione di aderire all’armistizio e di non continuare la guerra. La Marmora manda a Garibaldi il famoso dispaccio telegrafico n. 1073:

Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell’armistizio per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo, d’ordine del Re. Ella disporrà quindi in modo che per le ore 4 antimeridiane di posdomani 11 agosto le truppe da Lei dipendenti abbiano a lasciare le frontiere del Tirolo. Il generale Medici ha dalla parte sua cominciato i movimenti”[1].
Su questo telegramma e la relativa risposta sono state scritte molte pagine che sono entrate nella epopea garibaldina. La conclusione di tutte le considerazioni fu l’adesione di Garibaldi all’ordine di 

La Marmora.
Quale scossa abbia provato in quel momento il cuore dell’Eroe, scrive il Guerzoni, lo storico può indovinarlo, ma affermarlo con certezza non può…Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la sua interna tempesta. Tranquillo prese la penna e rispose egli stesso al La marmora col famoso telegramma il cui testo è letteralmente: “Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco. G. Garibaldi”.[2]

Garibaldi vedeva confermate le sue più pessimistiche previsioni e distrutte le speranze di liberare Trento ed il Trentino; vedeva resi vani tanto valore, tanti sacrifici, tanto sangue sparso che, alla luce delle decisioni prese, era stato, quindi, vano.
Terminava così la campagna del Corpo dei Volontari che rientravano nei confini del Regno.


[1]              Schiarini P., La campagna del 1866, in Il Generale Giuseppe Garibaldi, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1982, pag. 294
[2]              Ibidem

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