MASSIMO COLTRINARI
DALLA TRIPLICE ALLEANZA ALLA NEUTRALITA.
DAL PATTO DI LONDRA ALL'INTERVENTO*
Aprilia
"Istituto Carlo e Nello Rosselli"
18 febbraio 2015 ore 11.
Istituto Carlo e Nello Rosselli. Aula Magna |
Il primo patto fu stipulato il 20 maggio 1882 ed aveva
validità quinquennale, la prima Triplice (1882-1887). Alla scadenza fu
rinnovata fino al 1891, la seconda Triplice (1887-1891). Interessante in questo
contesto la Convenzione militare del 1888. La memoria preliminare firmata a
Berlino il 28 gennaio 1888 di questa Convenzione prevedeva che, in caso di
guerra delle potenze della Triplice contro la Francia e la Russia, la maggior
parte dell’Esercito Italiano avrebbe attaccato sulle Alpi la Francia, mentre il
resto si sarebbe riunito alla forze tedesche destinate ad operare sul Reno. Il
trasferimento riguardava 6 Corpi d’Armata e 3 Divisioni di Cavalleria da
raggruppare in una o due armate dipendenti dal Comandante in capo Germanico ed
il trasporto avrebbe dovuto avvenire attraverso le ferrovie austriache.[1]
Allo scadere nel 1891, fu rinnovata senza entusiasmo
in quanto erano emerse parecchie difficoltà, soprattutto con gli Austriaci e
delusioni. Abbiano quindi la terza Triplice (1891-1902) che durò il doppio
delle precedenti. In questo periodo, tra le tante questioni, vi era quella che
l’Italia, qualora l’Austria negasse il passaggio sul suo territorio per vari
motivi, ipotizzava una invasione della Svizzera per portare le sue truppe in
Germania. Lo Stato Maggiore Italiano mise allo studio piani in cui si
ipotizzava che in 13 giorni si sarebbe avuta ragione della Svizzera e quindi
proseguire per la Germania. Era un piano abbastanza azzardato, in quanto
avrebbe significato una intesa Franco-Svizzera che non era da sottovalutare.[2]Nel
1902 la Triplice fu rinnovata senza entusiasmo, ed abbiamo la quarta Triplice
(1902-1912). Sono anni molto intensi, in cui permane l’idea di mandare truppe
in Germania attraverso la svizzera, ma si impone sulla scena la questione
balcanica e sul finire del decennio arriva la guerra in Libia, che condiziona
ogni cosa.
Il trattato di pace con la Turchia non aveva concluso
la guerra in Libia, ove la rivolta senussita era ancora attiva soprattutto in
Cirenaica. La guerra di Libia era stata onerosa ed aveva consumato una aliquota
notevole di mezzi, 3 classi di leva, quelle del 1888, del 1889 e del1890
risultarono essere molto depauperate; il risultato fu che nel 1912 l’Esercito
Italiano non aveva più quella esuberanza di uomini aveva costituito il
presupposto per il trasferimento in Germania, in caso di guerra, di una grossa armata
italiana in Germania. Un’altra conseguenza della firma del Trattato di pace fu
che non esistevano più impedimenti per il rinnovo della alleanza, in quanto il
governo italiano aveva portato come impedimento al rinnovo la guerra di Libia
in corso. Dopo non facili trattative, in cui il capo di Stato Maggiore pro tempore,
Alberto Pollio, inistette con Berlino che la nuova situazione dell’Esercito Italiano
non permetteva di mandare una Armata i Germania e quindi nella nuova
Convenzione questo non poteva essere compreso. La rinuncia alla Convenzione del
1888 venne accetta, anche se il Conrad nelle sue memorie non macò di criticarla,
accusando apertamente l’Italia che in caso di guerra non avrebbe assolto i suoi
doveri di alleata.
Il 5 dicembre 2012 fu firmata la Convenzione, ovvero
il rinnovo dell’alleanza, la quinta Triplice (1912-1915).in cui non era
rinnovata la convenzione militare del 1888.
Il 21 dicembre 1912 il gen. Pollio scrisse a Moltke una lettera in cui
chiariva le ragioni che lo avevano indotto alla decisione di trattenere in
Italia la III Armata e ribadiva che in caso di guerra tutte le forze italiane
di terra e di mare avrebbero attaccato la Francia. Su questo punto, durante il
1912 ed il 1913 la situazione cambiò radicalmente, tanto che nel novembre 1913
si arrivò al punto che la Convenzione del 1888 poteva essere di nuovo
ripristinata. In una serie di incontri tra dicembre 2013 e febbraio 2014 a
Vienna gli alleati triplicisti presero accordi per il trasporto ferroviario
attraverso l’Austria di reparti italiani da inviare in Germania. A breve una
delegazione italiana con a capo il gen. Zuccari si incontrò con una delegazione
tedesca con a capo il gen. Waldersee che nelle riunioni del 10-11marzo
1914concordarono in 12 punti una nuova convenzione militare. In pratica
l’Italia avrebbe inviato sul Reno una Armata, a fianco delle forze tedesche. A
convenzione del 1914 era come quella, nella sostanza del 1888. I tedeschi nei
loro piani speravano di avere la cavalleria italiana entro il 10° giorno di mobilitazione
e il resto entro tre settimane. Nel loro “Progetto di impiego
1914-1915”assegnavano agli italiani obiettivi nell’Alta Mosella o le fortezza
di Belfort ed Epinal ed assicuravano l’appoggio di 8 batterie di mortai da 210. Questa convenzione era in atto tra Germania
e Italia, ma gli Austriaci, che in ogni caso dovevano dare il permesso di
transito, speravano, o si illudevano o forse a chiedere altre truppe italiane,
che queste forze non proseguissero per la Germania ma che si dirottassero verso
Oriente. Nel giugno 1914 lo Stato Maggiore Italiano valutò questa richiesta e mise
allo studio l’ipotesi di inviare l’intera III Armata non in Germania ma contro
la Russia. Al riguardo sorsero dei attriti e polemiche tra Italiani ed
Austriaci, che insistevano anche con mezzi decisi, di avere truppe italiane per
il loro fronte orientale.
La morte per infarto il 28 giugno 1914, il giorno
dell’attentato a Sarajevo al Principe Ereditario d’Austria, del gen. Pollio
mise in turbolenza una situazione che non era semplice. Gli successe Luigi
Cadorna, forse per la sua rigidità la persona meno adatta a gestire situazioni
come quella dell’estate del 1914. La Triplice Alleanza, da una assicurazione
per la sopravvivenza dello Stato stava per diventare una trappola in cui
l’Italia rischiava, nel partecipare alla rottura degli equilibri europei, molto
di più della sua stessa esistenza. La Triplice non garantiva più gli interessi
italiani e come tutti gli strumenti che non portano frutti fu prima vista con
diffidenza poi abbandonata. Ma la convenzione uno strascico lo ebbe e vale la
pena di sottolinearlo.
La locandina della manifestazione |
Luigi Cadorna fu nominato l’8 luglio 1914 Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito ma solo il 21 luglio ebbe tutti i crismi e di poteri
della carica. Si mise la lavoro alacremente. Tenuto all’oscuro di tutto
ragionava ancora come triplicitsa e con la convenzione in mano fresca di
inchiostro. Il 29 luglio si premurò di prevenire l’attesa offensiva tattica
francese con una serie di provvedimenti diretti a procedere all’occupazione avanzata
delle linee e delle fortezze alpine, chiedendo il rientro dalla Cirenaica di 4
battaglioni alpini e prendendo altre misure di varia natura. Per Cadorna il
programma era semplice: combattere con tutte le forze mobilitate a fianco della
Germania contro la Francia, non a fianco dell’Austria contro la Russia. Attuazione
della Convenzione e l’invio di n Armata in Germania. Come è evidente Cadorna
non decideva quale nemico doveva combattere. E proseguiva attuando quanto
stabilito. L’Autorità politica avrebbe avuto l’obbligo morale e il dovere professionale
di aggiornare il Capo delle Forze Armate Italiane ed renderlo edotto della
evolversi della situazione: questa autorità politica, il Re, il Presidente del
Consiglio Salandra, il ministro degli esteri san Giuliano a fine luglio sapeva
chela neutralità era “cosa fatta”, ma non ebbero la cortesia di avvertire chi
stava già inviando l’Esercito alla frontiera occidentale.
Cadorna il 3 agosto 1914 fu colto completamente di
sorpresa: “…immediatamente vado da Salandra. Gli dico: la neutralità che ha
dichiarato significa che la guerra con la Francia non si farà più? Mi rispose
Si!”.[3]
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Dalla Tavola dei Relatori si è potuto notare, ancorchè a macchia di leopardo, molto interessa da parte dei ragazzi, confermato poi dalle domande e, a microfono spenti, dall'interesse dimostrato. |
[1]
Inoltre “l’Italia avrebbe pagato tutte le
spese e provveduto ai rifornimenti per l’intera durata della guerra; avrebbe
anche fornito il materiale rotabile. Se, però, il conflitto fosse rimasto localizzato
alla Germania ed all’Italia da un lato ed alla Francia dall’altro, il governo di
Vienna si riservava il diritto di rimanere neutrale e di non consentire il
transito sul suo territorio.” Gabriele M., La frontiera nord-occidentale all’Unità ala Grande Guerra (1861-1915).
Piani e Studi operativi italiani verso la Francia durante la Triplice Alleanza,
cit., pag. 137
[2]
Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Sunto degli Studi compiuti e dall’azione
esplicata dal Comando del Corpo di Stato Maggiore per la difesa dello Stato dal
1906 ad oggi, 1 gennaio 1908., Cartella F 4, Ordinamento e Mobilitazione,
Cartella 116 F 9 Commissione Difesa, Cartella R 1; Cartella G 23 Scacchiere
Occidentale R 1, Busta 165 fascicolo 4.
[3]
Cfr. Gatti A., Un Italiano a Versailles, Milano,
Ceschina, 1958, pag.438-439. Mariano Gabriele, al riguardo osserva “ Per la
verità, al racconto del Gatti si potrebbe obiettare che il “Corriere della
Sera” di sabato 1 agosto 1914 titolava su tutta la pagina “La guerra europea
sta per scoppiare. L’ultimatum tedesco alla Russia ed alla Francia. L’Italia
resterà neutrale.” Si può osservare che Cadorna o non leggeva i giornali
oppure, molto più verosimilmente stante il suo modo di comando, non li teneva
in nessuna considerazione e si atteneva solo alle fonti ufficiali.
* Riportata parte della relazione preparata per il Convegno, i cui concetti essenziali sono stati esposti dal Relatore in forma sintetica all'uditorio, in un contesto di colloquialità divulgativa
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