Pierivo Facchini
Passeggiando
per i sentieri nei dintorni di Bardonecchia (TO) è impossibile non essere
attratti dalla fortificazione, tipica del periodo fine ottocento ed inizi del
novecento, eretta sull’altura del Bramafam e che domina tutta la vallata
circostante. Incuriositi, si scoprirà che quella struttura è Forte Bramafam, la
più importante fortificazione delle Alpi Cozie.
Le
origini del forte
Allo
scopo di controllare la fondamentale conca di Bardonecchia, ove confluiscono il
traforo ferroviario del Frejus e gli sbocchi delle valli di Rochemolles e della
Rhò, intorno al 1880 furono inizialmente posizionate sul Bramafam due batterie
di artiglieria armate con cannoni da 9 ARC Ret[1] aventi
calibro da 87
millimetri e gittata di circa 6.900 metri
(successivamente denominati da 87
A ).
L’idea di
realizzare una fortificazione sul Bramafam, scaturì dalla necessità di poter
proteggere tali batterie da un eventuale attacco dalle sovrastanti alture. Alla
fine degli anni ottanta iniziarono, quindi, i lavori per la realizzazione del
forte che avrebbe occupato la sommità dell’altura espandendosi su un’area di
circa 64.000 metri quadrati .
Nella messa in opera della fortezza furono adottate per la prima volta tecniche
innovative abbinando ad una tradizionale struttura in pietra una copertura in
calcestruzzo. Anche l’armamento era di nuova concezione e comprendeva
installazioni d’artiglieria in cupola Gruson e torrette a scomparsa. Considerato
completamente operativo già a metà degli anni novanta[2], il forte
poteva contare su una dotazione di:
-
2 cannoni da
120/21 in installazioni a pozzo Gruson;
-
4 cannoni a
tiro rapido da 57 in
torrette a scomparsa;
-
4 mortai da 9
BR Ret disponibili presso il magazzino artiglieria.
Presso il forte, gestito da un distaccamento del 6°
Reggimento d’Artiglieria da Fortezza, stazionavano circa 200 uomini che, in
caso di necessità, potevano essere aumentati di ulteriori 280 uomini in
sistemazioni “di fortuna”.
Durante la Prima Guerra Mondiale, a
similitudine di quanto avvenne per le altre fortificazioni ubicate nel settore
occidentale italiano, i pezzi di artiglieria di Forte Bramafam furono inviati
sul fronte austriaco ed il forte fu trasformato in campo di prigionia per gli
austriaci che lavoravano in zona alla manutenzione delle strade militari e
della Galleria del Fréjus.
Al
termine del conflitto il forte, ritenuto operativamente obsoleto, fu sede della
516^ batteria dell’VIII Settore della Guardia alla Frontiera[5] che
disponeva di 8 obici da 100/17 Skoda e dei 2 cannoni da 120/21 nelle
installazioni a pozzo. Con il deterioramento dei rapporti con la Francia nel corso degli
anni Trenta, il forte tornò ad assumere una rilevante importanza difensiva. Furono
quindi potenziate le difese esterne con opere in caverna per mitragliatrici e
cannoni anticarro tra cui, la più importante, era il Centro di
Resistenza 14, che si affaccia sui versanti nord e ovest
dell'altura. Tale postazione era armata con sei mitragliatrici, un osservatorio
corazzato attivo sotto cupola e presidiata da 42 uomini. A seguito dell’entrata
in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, a causa della lontananza degli
obiettivi militari, il forte rimase praticamente “inattivo”[6] fino alla
dichiarazione dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 allorquando tutto il
settore occidentale fu messo in stato d’allarme e furono attuati interventi di
sbarramento del tunnel del Frejus che si concretizzarono con il brillamento
delle cave da mina del traforo e la conseguente ostruzione della galleria. Dopo
l’abbandono da parte delle truppe italiane, il forte fu occupato da un
distaccamento tedesco ed adibito a deposito di esplosivi e dal 19 aprile 1945
fu sede del Comando del 100° reggimento tedesco Gebirrgsjager fino all’alba del
27 dello stesso mese quando il Comando di Reggimento iniziò la ritirata dal
settore occidentale italiano.
Nel
successivo Trattato di Pace di Parigi del 1947, si stabilì che il forte, già
oggetto di saccheggio, sarebbe dovuto essere completamente abbandonato e
smantellato avviando così un lungo periodo di atti vandalici ed asportazioni di
buona parte dei manufatti e delle parti metalliche.
La struttura
Le murature perimetrali, realizzate successivamente alla struttura
principale del forte vero e proprio, prevedono, presso il cancello di ingresso,
due inferriate laterali munite di feritoie a cui segue un muro, anch’esso
dotato di feritoie, per battere tutta la zona antistante l’entrata mediante un
fuoco incrociato. Dietro a tale muro si sviluppava una trincea sino al
raggiungimento del costone roccioso. Verso nord, invece, la piazza d’armi è
contornata da un muraglione di circa 6 metri posto a strapiombo sul costone che
degrada verso Bardonecchia lungo il quale si trova una trincea con una banchina
per i fucilieri.
Sulla
piazza d’armi, davanti alla struttura principale delle caserme si trova la
costruzione del Magazzino d’artiglieria realizzato per stipare i magazzinaggi
della fortezza in tempo di pace.
Il blocco
principale del forte è costituito dalla “Caserma Ufficiali” (prima opera ad
essere stata realizzata) e dalla caponiera[7] di
ingresso, entrambe separate dalla piazza d’armi da un fossato, a cui si
aggiunse la “Caserma Truppa”. L’ingresso al forte avviene tramite un raro
esempio di ponte scorrevole azionato mediante due volantini posizionati su due
supporti a colonna posti ai lati del ponte.
La
caponiera d’ingresso, contenente il corpo di guardia ed una prigione, grazie ad
un’infilata di feritoie, consentiva il controllo dell’ingresso al forte e di
tutta la piazza d’armi.
Il blocco
Ufficiali, caratterizzato dalle finestre riquadrate in pietra che danno verso
la piazza d’armi, si presenta come una struttura
elevata in pietra con copertura a prova di bomba costituita da voltini in
mattoni e putrelle in ferro con spessa colata di calcestruzzo e comprendeva
sei camerette (tra cui il centralino e la mensa), la cucina e le latrine.
All’estremità degli alloggi Ufficiali si scende al blocco delle caponiere ed
alla prima delle quattro torrette girevole a scomparsa Gruson per il cannone a
tiro rapido da 57
millimetri (gittata di 5.500 metri )[8].
Il blocco destinato alla truppa, caratterizzato dalle finestre
riquadrate in pietra del primo e del secondo piano a cui si alternano le
feritoie, comprendeva al piano terra il magazzino viveri, la cucina truppa, sei
camerate per i Sottufficiali (la 1^ camerata) e la truppa e le latrine, mentre
al primo piano si trovavano 5 camerate per la truppa, le latrine ed un
magazzino. L’estremità del blocco termina in prossimità del cancello d’ingresso
alla piazza d’armi ed è dotato di feritoie per battere l’area di ingresso.
L’intera
struttura era superiormente ricoperta in calcestruzzo a sezione curva, che
successivamente al 1908 fu livellata per impermeabilizzarla con i cartoni
bitumati.
Dall’androne, inoltre, si accede alla via di comunicazione coperta che,
risalendo sino alla parte superiore della fortificazione, porta alla seconda
torretta girevole a scomparsa Gruson. Da qui si accedeva alla caponiera della
Galleria di gola[9]
dotata di posizioni di fucileria e delle latrine o alla Galleria di gola
formata da vari locali con feritoie che potevano anche essere destinati a
dormitorio per la truppa[10]. Di
fronte a tale galleria si trova il Cortile della Galleria di gola ove, in caso
di necessità, potevano essere piazzati i mortai da 9 BR Ret (gittata di 2.850 metri ) per
battere gli angoli morti alle pendici del monte. Nel relativo parapetto,
inoltre, vi erano le posizioni di fucileria. Al termine della galleria vi è un
locale adibito a dormitorio da cui si raggiunge il camminamento scoperto
interno, l’ulteriore corridoio dove vi era il locale di caricamento dei
proietti e due riservette e la “Torre B”
(una delle due installazioni Gruson girevoli ed a scomparsa, ospitanti i
cannoni da 120/21 aventi gittata di 7.700 metri )[11].
Continuando lungo la galleria si perveniva presso la citata Torre di Comando,
struttura corazzata da dove venivano dirette tutte le operazioni di tiro. Al
termine della galleria si trovava l’imbocco di un’altra galleria che portava
alla “Torre A” del tutto identica
alla “Torre B”. Prima di giungere a
tale torre, un cunicolo portava alla caponiera occidentale (denominata “K”) strutturata
su due piani al di sotto dei quali vi era la polveriera con i relativi idonei
ambienti per lo stoccaggio degli esplosivi ed i laboratori. Dalla polveriera
mediante una scala interna si raggiungevano due riservette e quindi la strada
interna del Bassoforte (area più occidentale e meno elevata della fortezza) che
portava alla Batteria occidentale costituita da due postazioni in barbetta[12]
ospitanti i due cannoni da 15 GRC Ret. Dalla piazzola di sinistra si dipartiva
una galleria che portava ad un’altra torretta a scomparsa Gruson per il cannone
da 57 millimetri .
Tornando
verso il blocco Ufficiali, accessibile direttamente dall’androne, si trova la Batteria bassa suddivisa
in tre sezioni ognuna delle quali alloggiava 6 cannoni da 9 BR Ret (dalla
gittata di 6.900 metri
poi sostituiti da cannoni da 75/27 nei primi anni del novecento) con cannoniere
a cielo aperto per meglio battere l’area di Bardonecchia. Ogni sezione era
separata dalle altre mediante traverse[13] entro
le quali erano ricavate le riservette; mentre tra la prima e la seconda sezione
si apriva una breve galleria che portava all’ultima torretta a scomparsa Gruson
per il cannone da 57
millimetri . Sempre alle spalle del blocco Ufficiali,
infine, si trovava il deposito munizionamento della batteria da 87 millimetri ed il
deposito cartucce.
Il forte oggi
Forte
Bramafam, raggiungibile in auto mediante la stessa vecchia strada utilizzata
dai traini di artiglieria che diparte dalla Statale Oulx – Bardonecchia poco
prima di Rocca Tagliata, fino al 1995 compariva desolatamente in rovina sia
esternamente ma, soprattutto, internamente. Oggi, grazie all’assiduo e volontario impegno dei soci dell’Associazione per gli
Studi di Storia e Architettura Militare, il forte è divenuto
uno delle poche fortezze italiane visitabile quasi nella sua completezza e
costituisce, quindi, una rara occasione per poter contemplare l’architettura
dei forti italiani. Inoltre, all’interno del blocco principale del forte è
stata realizzata un’area museale di circa 2.000 metri quadrati
contenente varie ambientazioni storiche. In
particolare sono state ricostruite alcune stanze del forte risalenti agli
ultimi anni dell’ottocento con manichini in uniforme ed impianti d’epoca
originali tra cui l’ufficio del comandante del forte, la stanza di un ufficiale
del presidio ed una camerata truppa di inizio secolo (includenti gli arredi
originali ed il corredo individuale), la cucina e la mensa per gli ufficiali.
L’esposizione comprende anche una collezione di uniformi del Regio Esercito da
fine ‘800 al 1945 con oltre 150 soldati in divisa[14],
tutti completi di armamento individuale e vari
spaccati e scenari del periodo bellico. Degni di nota la postazione di
artiglieria in barbetta, la riproduzione di una trincea della Grande Guerra e
la ricostruzione di un’opera in caverna riproducente l’interno di una batteria
in caverna realizzato con armi ed equipaggiamenti originali tra i quali il
gruppo elettrogeno funzionante ed il gruppo di ventilazione, filtrazione e
rigenerazione aria, per il ricambio dell’aria all’interno dei vasti ambienti
sotterranei. Non ultimo, l’unico esempio di artiglieria di fine
ottocento ancora esistente che si conosca da 120 GRC, montato su una
ricostruzione storica di affusto e sottoaffusto da casamatta modello 1888.
Al
secondo piano si trovano le sale espositive del Novecento dall’avvento del
Fascismo fino al 1945, in
cui sono conservate le prime pagine dei quotidiani dell’epoca riportanti i
principali resoconti e bollettini delle operazioni militari del periodo in
questione.
Nella
piazza d’armi, infine, è stata allestita una mostra statica contenente alcuni
mezzi del Regio Esercito come un autocarro Lancia 3 Ro
ed un Trattore
Pesante Campale 30/A di costruzione FIAT.
Bibliografia:
“Forte Bramafam” di P. G.
Corino
“Guida ai forti italiani ed austriaci degli
Altipiani” di E. Acerbi, A. Povolo, C. Galtera, M.
[1] Arma
realizzata in acciaio con canna rigata e cerchiata a retrocarica.
[2] Nel 1892
una relazione del Deuxième Bureau - il servizio di spionaggio francese -
segnalava come il forte poteva definirsi ormai completo e che presto sarebbe
stato dotato di artiglieria in cupola.
[3] Arma
realizzata in bronzo con canna rigata a retrocarica.
[4] Arma
realizzata in ghisa con canna rigata e cerchiata a retrocarica.
[5] Corpo
avente il compito di presidiare le frontiere e le fortificazioni alpine.
[6] unica
eccezione fu un attacco aereo francese che provocò solo lievi danni alla
struttura esterna
[7] Detta
anche “capannato” è una costruzione
introdotta nel fossato con lo scopo di fiancheggiarlo con fuoco di
mitragliatrici e fucileria.
[8] Per lo
svolgimento delle operazioni di sollevamento della torretta, fuoriuscita del
cannone, caricamento e tiro erano necessari almeno due uomini, mentre per il
munizionamento era stato creato un magazzino per 600 proiettili
nell’avancorazza lungo le pareti del pozzo.
[9] Per gola
si intende il lato del bastione rivolto verso l’interno della difesa opposto al
fronte di attacco. Indicava genericamente il retro forte e serviva per far
affluire i rifornimenti ed i rinforzi al riparo. Ove presente il suo fossato
era propriamente la via di questo afflusso.
[10] A tal
proposito i locali erano forniti di canne fumarie per l’eventuale installazione
di stufette.
[11] La
struttura era divisa in due piani collegati da una scala interna ed in
collegamento con la Torre Comando
mediante dei tubi portavoce. Il piano superiore era destinato alla manovra del
pezzo ed al tiro, mentre in quello sottostante sono stati realizzati entro
l’incastellatura metallica di sostegno all’avancorazza 66 scomparti chiusi,
ciascuno capace di contenere 22 proietti che mediante un elevatore venivano
inviati al piano superiore e qui custoditi in vani realizzati lungo la parete. Nel
piano inferiore era anche piazzato un grosso ventilatore a motore che immetteva
aria nella camera di tiro, permettendo quindi l’evacuazione dei fumi prodotti
durante lo sparo attraverso bocchette circolari praticate nella cupola. Per le
complesse operazioni di tiro erano necessari 4 servienti che garantivano una
rotazione di 360° della torretta in circa 30 secondi.
[12] Piattaforma,
posta sulla parte più elevata del terrapieno, che permetteva il tiro sopra il
parapetto di un’opera fortificata.
[13] Costruzione
posta al di sopra dei terrapieni, come protezione dai tiri nemici.
[14] Tra cui le prime uniformi degli Alpini realizzate in panno
turchino.
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