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venerdì 13 dicembre 2013

La rinascita di Forte Bramafam

Pierivo Facchini
Passeggiando per i sentieri nei dintorni di Bardonecchia (TO) è impossibile non essere attratti dalla fortificazione, tipica del periodo fine ottocento ed inizi del novecento, eretta sull’altura del Bramafam e che domina tutta la vallata circostante. Incuriositi, si scoprirà che quella struttura è Forte Bramafam, la più importante fortificazione delle Alpi Cozie.

Le origini del forte
Allo scopo di controllare la fondamentale conca di Bardonecchia, ove confluiscono il traforo ferroviario del Frejus e gli sbocchi delle valli di Rochemolles e della Rhò, intorno al 1880 furono inizialmente posizionate sul Bramafam due batterie di artiglieria armate con cannoni da 9 ARC Ret[1] aventi calibro da 87 millimetri e gittata di circa 6.900 metri (successivamente denominati da 87 A).
L’idea di realizzare una fortificazione sul Bramafam, scaturì dalla necessità di poter proteggere tali batterie da un eventuale attacco dalle sovrastanti alture. Alla fine degli anni ottanta iniziarono, quindi, i lavori per la realizzazione del forte che avrebbe occupato la sommità dell’altura espandendosi su un’area di circa 64.000 metri quadrati. Nella messa in opera della fortezza furono adottate per la prima volta tecniche innovative abbinando ad una tradizionale struttura in pietra una copertura in calcestruzzo. Anche l’armamento era di nuova concezione e comprendeva installazioni d’artiglieria in cupola Gruson e torrette a scomparsa. Considerato completamente operativo già a metà degli anni novanta[2], il forte poteva contare su una dotazione di:
-          2 cannoni da 120/21 in installazioni a pozzo Gruson;
-          4 cannoni a tiro rapido da 57 in torrette a scomparsa;
-          6 cannoni da 9 BR Ret [3] nella batteria bassa;
-          2 cannoni da 15 GRC Ret [4] nella batteria occidentale;
-          4 mortai da 9 BR Ret disponibili presso il magazzino artiglieria.
Presso il forte, gestito da un distaccamento del 6° Reggimento d’Artiglieria da Fortezza, stazionavano circa 200 uomini che, in caso di necessità, potevano essere aumentati di ulteriori 280 uomini in sistemazioni “di fortuna”.
Durante la Prima Guerra Mondiale, a similitudine di quanto avvenne per le altre fortificazioni ubicate nel settore occidentale italiano, i pezzi di artiglieria di Forte Bramafam furono inviati sul fronte austriaco ed il forte fu trasformato in campo di prigionia per gli austriaci che lavoravano in zona alla manutenzione delle strade militari e della Galleria del Fréjus.
Al termine del conflitto il forte, ritenuto operativamente obsoleto, fu sede della 516^ batteria dell’VIII Settore della Guardia alla Frontiera[5] che disponeva di 8 obici da 100/17 Skoda e dei 2 cannoni da 120/21 nelle installazioni a pozzo. Con il deterioramento dei rapporti con la Francia nel corso degli anni Trenta, il forte tornò ad assumere una rilevante importanza difensiva. Furono quindi potenziate le difese esterne con opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro tra cui, la più importante, era il Centro di Resistenza 14, che si affaccia sui versanti nord e ovest dell'altura. Tale postazione era armata con sei mitragliatrici, un osservatorio corazzato attivo sotto cupola e presidiata da 42 uomini. A seguito dell’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, a causa della lontananza degli obiettivi militari, il forte rimase praticamente “inattivo”[6] fino alla dichiarazione dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 allorquando tutto il settore occidentale fu messo in stato d’allarme e furono attuati interventi di sbarramento del tunnel del Frejus che si concretizzarono con il brillamento delle cave da mina del traforo e la conseguente ostruzione della galleria. Dopo l’abbandono da parte delle truppe italiane, il forte fu occupato da un distaccamento tedesco ed adibito a deposito di esplosivi e dal 19 aprile 1945 fu sede del Comando del 100° reggimento tedesco Gebirrgsjager fino all’alba del 27 dello stesso mese quando il Comando di Reggimento iniziò la ritirata dal settore occidentale italiano.
Nel successivo Trattato di Pace di Parigi del 1947, si stabilì che il forte, già oggetto di saccheggio, sarebbe dovuto essere completamente abbandonato e smantellato avviando così un lungo periodo di atti vandalici ed asportazioni di buona parte dei manufatti e delle parti metalliche.

La struttura
Le murature perimetrali, realizzate successivamente alla struttura principale del forte vero e proprio, prevedono, presso il cancello di ingresso, due inferriate laterali munite di feritoie a cui segue un muro, anch’esso dotato di feritoie, per battere tutta la zona antistante l’entrata mediante un fuoco incrociato. Dietro a tale muro si sviluppava una trincea sino al raggiungimento del costone roccioso. Verso nord, invece, la piazza d’armi è contornata da un muraglione di circa 6 metri posto a strapiombo sul costone che degrada verso Bardonecchia lungo il quale si trova una trincea con una banchina per i fucilieri.
Sulla piazza d’armi, davanti alla struttura principale delle caserme si trova la costruzione del Magazzino d’artiglieria realizzato per stipare i magazzinaggi della fortezza in tempo di pace.
Il blocco principale del forte è costituito dalla “Caserma Ufficiali” (prima opera ad essere stata realizzata) e dalla caponiera[7] di ingresso, entrambe separate dalla piazza d’armi da un fossato, a cui si aggiunse la “Caserma Truppa”. L’ingresso al forte avviene tramite un raro esempio di ponte scorrevole azionato mediante due volantini posizionati su due supporti a colonna posti ai lati del ponte.

La caponiera d’ingresso, contenente il corpo di guardia ed una prigione, grazie ad un’infilata di feritoie, consentiva il controllo dell’ingresso al forte e di tutta la piazza d’armi.
Il blocco Ufficiali, caratterizzato dalle finestre riquadrate in pietra che danno verso la piazza d’armi, si presenta come una struttura elevata in pietra con copertura a prova di bomba costituita da voltini in mattoni e putrelle in ferro con spessa colata di calcestruzzo e comprendeva sei camerette (tra cui il centralino e la mensa), la cucina e le latrine. All’estremità degli alloggi Ufficiali si scende al blocco delle caponiere ed alla prima delle quattro torrette girevole a scomparsa Gruson per il cannone a tiro rapido da 57 millimetri (gittata di 5.500 metri)[8].
Casella di testo: Sezione di una torretta girevole a scomparsa Gruson per il cannone a tiro rapido da 57 millimetri. (Immagine tratta dal sito www.fortificazioni.net)Il blocco destinato alla truppa, caratterizzato dalle finestre riquadrate in pietra del primo e del secondo piano a cui si alternano le feritoie, comprendeva al piano terra il magazzino viveri, la cucina truppa, sei camerate per i Sottufficiali (la 1^ camerata) e la truppa e le latrine, mentre al primo piano si trovavano 5 camerate per la truppa, le latrine ed un magazzino. L’estremità del blocco termina in prossimità del cancello d’ingresso alla piazza d’armi ed è dotato di feritoie per battere l’area di ingresso.
L’intera struttura era superiormente ricoperta in calcestruzzo a sezione curva, che successivamente al 1908 fu livellata per impermeabilizzarla con i cartoni bitumati.
Casella di testo: Sezione di una torretta girevole Gruson per il cannone da 120 millimetri. (Immagine tratta dal sito www.fortificazioni.net)Dall’androne, inoltre, si accede alla via di comunicazione coperta che, risalendo sino alla parte superiore della fortificazione, porta alla seconda torretta girevole a scomparsa Gruson. Da qui si accedeva alla caponiera della Galleria di gola[9] dotata di posizioni di fucileria e delle latrine o alla Galleria di gola formata da vari locali con feritoie che potevano anche essere destinati a dormitorio per la truppa[10]. Di fronte a tale galleria si trova il Cortile della Galleria di gola ove, in caso di necessità, potevano essere piazzati i mortai da 9 BR Ret (gittata di 2.850 metri) per battere gli angoli morti alle pendici del monte. Nel relativo parapetto, inoltre, vi erano le posizioni di fucileria. Al termine della galleria vi è un locale adibito a dormitorio da cui si raggiunge il camminamento scoperto interno, l’ulteriore corridoio dove vi era il locale di caricamento dei proietti e due riservette e la “Torre B” (una delle due installazioni Gruson girevoli ed a scomparsa, ospitanti i cannoni da 120/21 aventi gittata di 7.700 metri)[11]. Continuando lungo la galleria si perveniva presso la citata Torre di Comando, struttura corazzata da dove venivano dirette tutte le operazioni di tiro. Al termine della galleria si trovava l’imbocco di un’altra galleria che portava alla “Torre A” del tutto identica alla “Torre B”. Prima di giungere a tale torre, un cunicolo portava alla caponiera occidentale (denominata “K”) strutturata su due piani al di sotto dei quali vi era la polveriera con i relativi idonei ambienti per lo stoccaggio degli esplosivi ed i laboratori. Dalla polveriera mediante una scala interna si raggiungevano due riservette e quindi la strada interna del Bassoforte (area più occidentale e meno elevata della fortezza) che portava alla Batteria occidentale costituita da due postazioni in barbetta[12] ospitanti i due cannoni da 15 GRC Ret. Dalla piazzola di sinistra si dipartiva una galleria che portava ad un’altra torretta a scomparsa Gruson per il cannone da 57 millimetri.
Tornando verso il blocco Ufficiali, accessibile direttamente dall’androne, si trova la Batteria bassa suddivisa in tre sezioni ognuna delle quali alloggiava 6 cannoni da 9 BR Ret (dalla gittata di 6.900 metri poi sostituiti da cannoni da 75/27 nei primi anni del novecento) con cannoniere a cielo aperto per meglio battere l’area di Bardonecchia. Ogni sezione era separata dalle altre mediante traverse[13] entro le quali erano ricavate le riservette; mentre tra la prima e la seconda sezione si apriva una breve galleria che portava all’ultima torretta a scomparsa Gruson per il cannone da 57 millimetri. Sempre alle spalle del blocco Ufficiali, infine, si trovava il deposito munizionamento della batteria da 87 millimetri ed il deposito cartucce.
Il forte oggi
Forte Bramafam, raggiungibile in auto mediante la stessa vecchia strada utilizzata dai traini di artiglieria che diparte dalla Statale Oulx – Bardonecchia poco prima di Rocca Tagliata, fino al 1995 compariva desolatamente in rovina sia esternamente ma, soprattutto, internamente. Oggi, grazie all’assiduo e volontario impegno dei soci dell’Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare, il forte è divenuto uno delle poche fortezze italiane visitabile quasi nella sua completezza e costituisce, quindi, una rara occasione per poter contemplare l’architettura dei forti italiani. Inoltre, all’interno del blocco principale del forte è stata realizzata un’area museale di circa 2.000 metri quadrati contenente varie ambientazioni storiche. In particolare sono state ricostruite alcune stanze del forte risalenti agli ultimi anni dell’ottocento con manichini in uniforme ed impianti d’epoca originali tra cui l’ufficio del comandante del forte, la stanza di un ufficiale del presidio ed una camerata truppa di inizio secolo (includenti gli arredi originali ed il corredo individuale), la cucina e la mensa per gli ufficiali. L’esposizione comprende anche una collezione di uniformi del Regio Esercito da fine ‘800 al 1945 con oltre 150 soldati in divisa[14], tutti completi di armamento individuale e vari spaccati e scenari del periodo bellico. Degni di nota la postazione di artiglieria in barbetta, la riproduzione di una trincea della Grande Guerra e la ricostruzione di un’opera in caverna riproducente l’interno di una batteria in caverna realizzato con armi ed equipaggiamenti originali tra i quali il gruppo elettrogeno funzionante ed il gruppo di ventilazione, filtrazione e rigenerazione aria, per il ricambio dell’aria all’interno dei vasti ambienti sotterranei. Non ultimo, l’unico esempio di artiglieria di fine ottocento ancora esistente che si conosca da 120 GRC, montato su una ricostruzione storica di affusto e sottoaffusto da casamatta modello 1888.
Al secondo piano si trovano le sale espositive del Novecento dall’avvento del Fascismo fino al 1945, in cui sono conservate le prime pagine dei quotidiani dell’epoca riportanti i principali resoconti e bollettini delle operazioni militari del periodo in questione.
Nella piazza d’armi, infine, è stata allestita una mostra statica contenente alcuni mezzi del Regio Esercito come un autocarro Lancia 3 Ro ed un Trattore Pesante Campale 30/A di costruzione FIAT.
Casella di testo: Esposizione delle divise ed equipaggiamenti relativi alla “Campagna d’Africa”. (Immagine tratta dal sito www.bardonecchiafortificata.it)


Bibliografia:
Forte Bramafam” di P. G. Corino
Guida ai forti italiani ed austriaci degli Altipiani” di E. Acerbi, A. Povolo, C. Galtera, M.


[1]     Arma realizzata in acciaio con canna rigata e cerchiata a retrocarica.
[2]     Nel 1892 una relazione del Deuxième Bureau - il servizio di spionaggio francese - segnalava come il forte poteva definirsi ormai completo e che presto sarebbe stato dotato di artiglieria in cupola.
[3]    Arma realizzata in bronzo con canna rigata a retrocarica.
[4]    Arma realizzata in ghisa con canna rigata e cerchiata a retrocarica.
[5]    Corpo avente il compito di presidiare le frontiere e le fortificazioni alpine.
[6]    unica eccezione fu un attacco aereo francese che provocò solo lievi danni alla struttura esterna
[7]        Detta anche “capannato” è una costruzione introdotta nel fossato con lo scopo di fiancheggiarlo con fuoco di mitragliatrici e fucileria.
[8]     Per lo svolgimento delle operazioni di sollevamento della torretta, fuoriuscita del cannone, caricamento e tiro erano necessari almeno due uomini, mentre per il munizionamento era stato creato un magazzino per 600 proiettili nell’avancorazza lungo le pareti del pozzo.
[9]     Per gola si intende il lato del bastione rivolto verso l’interno della difesa opposto al fronte di attacco. Indicava genericamente il retro forte e serviva per far affluire i rifornimenti ed i rinforzi al riparo. Ove presente il suo fossato era propriamente la via di questo afflusso.
[10]    A tal proposito i locali erano forniti di canne fumarie per l’eventuale installazione di stufette.
[11]    La struttura era divisa in due piani collegati da una scala interna ed in collegamento con la Torre Comando mediante dei tubi portavoce. Il piano superiore era destinato alla manovra del pezzo ed al tiro, mentre in quello sottostante sono stati realizzati entro l’incastellatura metallica di sostegno all’avancorazza 66 scomparti chiusi, ciascuno capace di contenere 22 proietti che mediante un elevatore venivano inviati al piano superiore e qui custoditi in vani realizzati lungo la parete. Nel piano inferiore era anche piazzato un grosso ventilatore a motore che immetteva aria nella camera di tiro, permettendo quindi l’evacuazione dei fumi prodotti durante lo sparo attraverso bocchette circolari praticate nella cupola. Per le complesse operazioni di tiro erano necessari 4 servienti che garantivano una rotazione di 360° della torretta in circa 30 secondi.
[12]    Piattaforma, posta sulla parte più elevata del terrapieno, che permetteva il tiro sopra il parapetto di un’opera fortificata.
[13]    Costruzione posta al di sopra dei terrapieni, come protezione dai tiri nemici.
[14]    Tra cui le prime uniformi degli Alpini realizzate in panno turchino.

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