LE OPERAZIONI TERRESTRI. LE OPERAZIONI MARITTIME
MASSIMO
COLTRINARI
(ricerca23@libero.it)
La guerra iniziatasi nell'agosto del 1914 e conclusasi nel novembre del
1918 fu il primo grande conflitto armato dell'epoca industriale. Fu una lotta
in grande per il potere economico; chiamò in causa le maggiori potenze e ne
impegnò a fondo non solo le forze militari, ma tutte le energie morali e
materiali. La posta in giuoco non fu la conquista di territori, ma il
predominio politico-economico. Le armi psicologiche ed economiche vi svolsero
un ruolo non meno determinante delle mitragliatrici, del filo spinato, delle
navi di superficie e subacquee. Obiettivo della guerra fu l'annientamento del
potenziale economico, oltreché di quello militare del nemico.
Sul
piano tecnico-militare rivoluzionò i concetti di spazio, di tempo e di massa e
le nuove e diverse dimensioni non furono né previste, né subito percepite, né
esattamente comprese. I grandi eserciti nazionali, creati per la salvaguardia
dei diritti e degli interessi dei singoli Stati, trascinarono con il loro
semplice peso le nazioni in una lotta senza limiti. I piani di guerra, una
volta messi in moto, elusero il controllo dei capi politici e militari e non si
lasciarono più governare. Le forze militari cessarono di essere una macchina
quasi a sé stante, capace, se bene oliata, di lavoro autonomo, ma divennero un
congegno di un meccanismo assai complicato del quale condizionarono il
funzionamento e dal quale furono a loro volta condizionate in misura mai vista
fino ad allora.
La
visione che la guerra dette ben presto di sé fu tragica. Alla fine del 1914, dopo appena sei mesi, il
conflitto non aveva più nulla in comune con quello franco-prussiano del 1870,
con quello russo-nipponico del 1904-1905 e neppure con quelli più recenti localizzati
nei Balcani.
Da
guerra di movimento e di rapido corso, com'era stata impostata secondo le
dottrine del tempo ispirate al prevalere dell'azione offensiva, si era
trasformata, contro ogni aspettativa, in guerra di posizione e di logoramento.
Fallito,
per una serie di motivi sui quali si è tanto discusso, il piano dello
Schlieffen la guerra giunse ad un punto morto per uscire dal quale nessuna
delle due parti possedeva la chiave di volta.
Dopo
gli scontri iniziali conclusisi senza decisione, la guerra ristagnò nelle
trincee; mancò il mezzo per rendere tatticamente attuabile ciò che era
strategicamente desiderabile. A quel punto l'alternativa fu tra la soluzione
diplomatica e la lotta di logoramento
Ad
un accordo onorevole non avrebbe dovuto essere d'impedimento l'avvenuta
occupazione di qualche provincia, mentre alla lotta di logoramento avrebbero
dovuto opporsi il senso politico e la consapevolezza del reale. Prevalsero
l'irragionevolezza e l'incomprensione dell'avventura alla quale si sarebbe andati
incontro.
Il fallimento del piano Schlieffen
ebbe una conseguenza decisiva: impedi alla Germania di vincere la guerra.
Quali ne siano stati i motivi - l'incapacità professionale del Moltke iunior non fu l'ultimo - era troppo
tardi quando il Falkenhayn, succeduto al Moltke nella carica di capo di stato
maggiore il 14 settembre, volle ritentare l'impresa non riuscita al
predecessore.
Quando la Dottrina non da risposte
sufficienti per gestire gli avvenimenti, occorre interrompere subito questi
avvenimenti e ripensare. Se si continua senza indicazioni di sorta, si va
incontro a disastri, come è successo,APPUNTO, nella prima guerra mondiale
I numerosi tentativi del Moltke e
del ]offre miranti ad aggirare il fianco occidentale dell'avversario erano
andati a monte; ad ottobre la battaglia intrapresa attorno a Ypres non dimostrò
altro che si era determinata la superiorità della difesa sull’attacco. La
battaglia di Ypres permise ai franco-britannici di realizzare la continuità del
fronte tra la Svizzera ed il mare determinando così quella situazione di stallo
della guerra sul fronte occidentale dalla quale nessuna delle due parti ,
nonostante i tentativi per aggirarla o batterla, riuscì nell’intento nei
successivi quattro anni di guerra.
Elencare le battaglie che si sono succedute
rappresenta un mero esercizio scolastico di elencazioni di fatti: la realtà che
tutte le operazioni fino allì11 novembre 1918 sono una dimostrazione chiara
della superiorità della difesa sulla offensiva, in cui non furono trovati rimedi
sostanziali.
Nel corso della guerra i tedeschi provarono a
sfondare o aggirare il fronte avversario 2 volte
-
la prima il 21 febbraio 1916 a Verdun[1]
-
la seconda il 21 maggio del 1918 sul fronte della
Somme
I Franco
britannici nel 1915 lanciarono quattro offensive, due nell’Artois[2]
e due nello Champagne[3];
nel 1916 la grande offensiva della Somme, che protrattasi da maggio a
settembre, non ottenne che 30 km quadri di territorio strategicamente
insignificanti e la perdita di 500.000 uomini contro 268.000 tedeschi
Nel 1917, dopo quella del gen. Neville, che impegnò la 1, la 3 e la 5
armata francese e cinque Armate Britanniche conseguì vantaggi territoriali
insignificanti nell’Artois e nello Champagne. Poi l’offensiva di Haig nelle
Fiandre dall’ 11 luglio al 10 novembre costò 240 mila uomini per la conquista di due alture.
L’unica offensiva del 1917 che avrebbe potuto
avere effetti strategici rilevanti fu quella tentata a Cambrai ove, senza
preparazione di artiglieria, furono lanciati 300 carri armati contro la linea
Sigfrido, riuscendo ad aprire una breccia di 6 km e profonda 8 catturando 10 mila prigionieri tedeschi e 200
pezzi di artigliaria contro la perdita di 1500 uomini. Ma il successo andò in
fumo perché l’unica riserva disponibile per sfruttarlo era la cavalleria,quella
montata, la cui mobilità era stata da tempo neutralizzata dalle armi moderne.
La scarsa attenzione dei tedeschi al
carro armato fu pagata amaramente ed ebbero modo di pentirsi amaramente. L’'8
agosto 1918 il generale inglese Rawlinson, nel quadro della controffensiva
alleata, lanciò all'attacco 456 carri armati, evento che indusse
successivamente il generale tedesco Zwhel a dire: «non fu il genio del
maresciallo Foch a batterci, ma il generale Tank» ed il generale Ludendorff
a scrivere: «gli attacchi in massa dei carri armati... rimasero da allora
in poi il nostro più pericoloso nemico» . Un poi che ebbe breve
durata, perché le enormi perdite subite nell'offensiva del marzo-luglio 1918
ma soprattutto lo scoramento che invase i Capi tedeschi in seguito all'insuccesso,
ovvero alla incapacità culturale e dottrinale di fare fronte alla nuova arma,
indussero i tedeschi in uno stato di prostrazione,soprattutto motivazionale,
tale da confessarsi battuti, quando ancora vi era ampio margine di possibilità
operative sole se si fosse adottata una dottrina e procedimenti d’impiego
totalmente diversi ed innovativi.
(chi non desidera questo post lo comunichi a ricerca23@libero.it)
[1] La
battaglia di Verdun, impegna per cingerla prima che l’impero britannico fosse
in grado di intervenire con l’esercito professionale che Lord Kichcner stava
preparando, ancorché condotta su un piano di battaglia estremamente
intelligente e secondo la tattica appropriata all’attacco di fortezze,
preponderanza della artiglieria ed economia di fanteria, ebbe termine con la
vittoria della difesa. I francesi vi persero 419 uomini , mentre i tedeschi ne
persero 350.000 mila. Al termine i tedeschi, che avevano inizialmente
guadagnato posizioni e terreno, si ritrovarono sulle basi di partenza.
[2] La
prima 20 dicembre 1914- 15 gennaio 196 e
16 febbraio-20 maggio 1915; la seconda 9
maggio- 27 maggio .
[3]
Spiegatesi nell’autunno non ebbero altro risultato che la perdita di 190
mila.uomini fra gli Alleati e 50 mila fra i tedeschi.
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