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domenica 30 aprile 2023

IV Forza Armata dello Stato 1923- 1943. Istituzione Ordinamento e Decorazioni

 


 Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale  ( 1923 -1943)

 Il 12 gennaio 1923, durante il primo governo Mussoli, e dopo la Marcia su Roma del 28 ottobre 1923, su proposta del generale Emilio de Bono, che sarà fucilato a Verona l’11 gennaio 1944 per Alto Tradimento, presenta una relazione istitutiva di una Milizia di partito al Gran Consiglio del Fascismo. Denominato Istituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.  Segue il Regio Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923, che entrerà in vigore il 1° Febbraio 1923 e che sarà convertito in legge , n. 473 del 17 aprile 1925, con la quale viene istituita la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. La Milizia è al “Servizio di Dio e della Patria”  con qualche perplessità in quanto di religioso non è previsto alcunchè.

Il reclutamento è volontario ed i limiti di età sono tra i 17 ed i 50 anni

 L’Ordinamento della Milizia è basato su:

Legioni, Coorti, Centurie e Manipoli, che corrispondono nell’Ordinamento dell’Esercito ai Reggimenti, Battaglioni, Compagnie e Plotoni

 Ogni Legione aveva un Numero, un Nome e un Distretto di Reclutamento.

Accanto alla Milizia Ordinaria si crearono milizie di specialità, che sono:

Confinaria, con compiti di controllo dei confini

Universitaria, che inquadrava gli studenti universitari e svolgeva particolari corsi di Allevi Ufficiali

Artiglieria Contraerea, costitutiva ed addestrava le batterie per la difesa costiera del territorio

Erano Milizie Speciali le seguenti

Ferroviaria, con compiti di vigilanza e di sicurezza sulle strade ferrate, sul materiale e sulle persone

Portuaria, con compiti per la vigilanza dei porti e degli scali marittimo

Forestale, per la difesa del patrimonio boschivo nazionale e del suo incremento

Postelegrafonica, per garantire il miglior rendimento del servizio postale

Stradale, per il controllo e la disciplina del traffico stradale e assistenza agli incidenti stradali

 

Sarà tratteggiata una breve storia della Milizia in un successivo studio

 

Per quanto riguarda le Medaglia al Valore la Milizia presenta questo quadro ( 1923 – 1943

Decorazioni Collettive

Ordine Militare di Savoia/Italia ai Labari ( guerra 1935-1936): 20

Ai Labari di Legioni CC.NN.: 2ì37 Medaglie al Valor Militare

Decorazioni Individuali

Ordine Militare di Savoia: 20

Medaglie d’Oro al valor Militare. 90

Medaglie d’Argento al Valor Militare: 1232

Medaglie di Bronzo al Valor Militare: 2421

Croci di Guerra al Valor Militare: 3658

Promozioni al Grado Superiore: imprecisato

 

 Nel Campo dedicato ai Gradi vi è l’equipollenza dei Gradi della Milizia con quelli dell’Esercito, Aeronautica e Marina Militare

(Albo d’Oro dei Decorati Italiani ed Ester dal 1792 ad Oggi) 30 aprile 2023  Fonte T20.

(massimo coltrinari

 

venerdì 21 aprile 2023

Le Forze Armate Italiane nella Guerra di Liberazione.


 Ascoli Piceno, liberata dal Corpo Italiano di Liberazione


Il ruolo del Corpo Italiano di Liberazione.

Questo quadro di situazione, sostanzialmente di bassissimo profilo, è la premessa fondamentale alla autorizzazione da parte Alleata alla costituzione di grandi unità italiane nel brevissimo termine, dettata non dalla volontà ma dalla necessità di riempire i vuoti. Il fronte italiano diveniva ogni mese di più sempre più secondario. Tutto questo agevolerà la costituzione dei Gruppi di Combattimento, ovvero di vere e proprie Divisioni Italiane che, sempre per il persistente atteggiamento ostico britannico nei nostri confronti, saranno solo divisioni di fanteria, senza l’assegnazione di forze corazzate sotto comando diretto italiano. Ciò significa che gli Italiani, a prescindere da ogni eventuale situazione, non sono in grado di svolgere alcuna manovra di rottura, e quindi di conquista, ma dovranno sempre dipendere dal Comando Alleato. Va da sé che, sebbene presa in esame, l’ipotesi di costituzione di unità italiane a livello di Corpo d’Armata, ancorchè al comando di Ufficiali Generali alleati, non fu mai accordata, nonostante le richieste italiane.

 

I mesi in cui il Corpo Italiano di Liberazione sarà operativo nelle Marche, dalla fine di giugno a settembre, furono mesi di esame e di attenta osservazione per le nostre Armi e per i nostri Combattenti.

Ancora, come logico, si protraevano i dettami dell’Armistizio dell’8 settembre, foriero di ostilità, diffidenza e scarsa stima nei nostri confronti. Ma molta strada dal settembre 1943 era stata percorsa. Dalla volontà britannica di non portare in linea nessuna unità italiana, a Montelungo, seguito poi da Monte Marrone e dal ciclo operativo sulle Mainarde, si era giunti a prospettive più che interessanti. La decisione strategica presa agli inizi di luglio di concentrare tutte le migliori forze alleate in Francia, dando al fronte italiano un ruolo più che secondario, apriva improvvisamente spazi ed opportunità impensabili fino a poche settimane prima.

Nei mesi di luglio ed agosto 1944, ovvero dal Tronto al Montefeltro, percorrendo tutte le Marche, il Corpo Italiano di Liberazione combatteva senza sapere di essere prossimo alla fine del suo ciclo operativo. E non sapeva anche che dal suo comportamento sarebbero dipese decisioni che avrebbero inciso sul futuro dell’Italia come Nazione e come Stato.[4] Un ruolo di grandissima responsabilità.

La sua esperienza nata e concretizzatasi all’indomani di Monte Marrone, vero punto di svolta, si concludeva a ridosso di quella linea Pisa-Rimini che per Alexander fu una linea di amara constatazione di chi aveva l’ultima parola in questa guerra, cioè gli Statunitensi. Per noi Italiani, di contro, fu, invece, una linea che segnò l’inizio di quella evoluzione che portò il nostro impegno operativo dai 25.000 uomini del Corpo Italiano di Liberazione, del luglio 1944, ai 65.000 ed oltre dei Gruppi di Combattimento di qualche mese dopo; se a questi si aggiungono gli oltre 200.000 uomini delle Divisioni Ausiliarie, più le unità della Resistenza operanti dietro le linee tedesche in Alta Italia, si può ben dire che negli ultimi nove mesi di guerra, circa 400.000 Italiani combattevano in prima linea con le armi in mano contro il Nazifascismo. Un dato di tutto rilievo.