Conrad, capo di Stato Maggiore dell’Esercito A.V., nel 1907
sosteneva che, data la debolezza dell’Esercito e della Marina italiana, era
necessario muovere una guerra preventiva all’Italia.
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In un promemoria del 6 aprile 1907 si legge: «Tanto la monarchia
quanto l’Italia sono molto in arretrato in fatto di preparazione alla guerra.
L'Italia lavora però con ogni mezzo a rimettere il perduto: costruzioni
ferroviarie, fortificazioni, armamento d’artiglieria, trasformazione della
flotta e indizi molteplici indicano che essa si prepara a questa guerra».
Ed a proposito di una intervista col ministro degli esteri
Aehrenthal del dicembre stesso anno, dice: «a riguardo dell’Italia, il ministro
sembra in errore perché fa troppo scarso conto delle forze armate dell’Italia,
. . . . gli accennai che gli italiani fanno notevoli sforzi in terra e sul mare
e ci sorpasseranno presto in fatto di artiglieria e di fortificazioni».
In una lettera del febbraio 1908 al ministro della guerra,
ritornando alla sua idea, che sarebbe convenuto all’Austria-Ungheria di muovere
guerra all’Italia nel 1907, dice:
«E neppure posso modificare la mia convinzione d’allora, che cioè
sarebbe stato opportuno il farlo nello scorso anno, giacchè le probabilità
favorevoli diminuiscono d’anno in anno, anzitutto per la crescente preparazione
dell’Italia (specie per fortificazioni e flotta) e poi per il rafforzarsi della
Russia».
Il 4 giugno 1908 Conrad chiede l’intervento di Sua Maestà per
ottenere il raddoppio di binario sui tratti Salzburg-Worgl e Bud-weis-Linz,
accennando che «l’Italia costruiva le sue ferrovie di radunata nel Veneto ed
era già ora in grado di concentrare, entro il 10° giorno di mobilitazione, 9
divisioni contro il Tirolo e, il 15° giorno, 23 divisioni sulla Livenza;
oppure, verso il 10° giorno, 6 divisioni contro il Tirolo e 26 divisioni, il
14° giorno, sull’Adige, oppure, il 19°, sul Tagliamento. . . .
. . . . Insistetti sul fatto che essa prende visibilmente tutti i
provvedimenti per una guerra, e guerra offensiva contro la monarchia:
costruzione di navi da guerra, di fortificazioni, di ferrovie, di mezzi di attacco,
trasformazione dell’esercito, tutto accenna a ciò; e l’approvazione unanime del
grande credito per le spese militari di
circa 300 milioni ha dato la prova palpabile che l'Italia lavora per un grande
scopo, diretto contro la monarchia. L'attività attuale
nel Veneto, trascurando la frontiera francese, ne è chiaro indizio. Ho
nuovamente rimpianto che non si sia dato seguito al mio concetto di un anno fa
di far guerra all'Italia finché essa non era pronta. Mentre Allora ci saremmo
trovati di fronte ad un’Italia non agguerrita, e, per
la debolezza della Russia e per l’incompletezza degli accordi
anglo-franco-russi, avremmo avuto mano libera verso di essa, in avvenire avremo
prevedibilmente situazioni politiche meno favorevoli di fronte ad una Italia
cosciente dello scopo e preparata».
Nel 1909 scrive: «La tendenza dei provvedimenti militari
dell’Italia contro l’Austria-Ungheria si rileva dagli straordinari crediti
militari, nonché dai Mutamenti progettati nell’ordinamento e nella dislocazione
dell’esercito, dai progetti di fortificazioni, costruzioni ferroviarie e
progetti per la marina da guerra.
«Bilancio militare: l’ordinario dal 1905 al 1908 si mantenne di
270 milioni; pel 1909 fu portato a 275; ed il ministero della guerra chiede ora
un credito supplementare di ro milioni. Il resto
dei crediti straordinari concessi nel 1907 c 1908, in
28 milioni, ammonta ora a 227; il ministero della guerra ne chiede ora altri
125; talchè avrà a disposizione 352 milioni straordinari, sufficienti fino al
1913, anno di scadenza della Triplice. Scopo di tale aumento delle spese, il
compensare lo stato arretrato dell’esercito».
Nel promemoria annuale per il 1909 lancia un grido di allarme:
«L'Italia lavora, cosciente dello scopo, ad una guerra contro di noi, per
potere — prevedibilmente allo scadere della triplice — minacciare tale guerra e
procurarsi con ciò vantaggi essenziali a noi dannosi, oppure per fare guerra
nel caso che la monarchia non consentisse tale proprio danneggiamento.
«Si dovrebbe far di tutto per accelerare quanto si può i
preparativi bellici. Ciò tanto più perchè, dato il ritmo col quale procede
l’Italia, i rapporti di forza si volgerebbero sempre più a suo favore.
«In modo particolare si deve considerare la scadenza del trattato
della triplice (1912).
«Tutti
gli stati, ed in particolare l’Italia, tendono ad essere pronti alla guerra per
quell’epoca, sia a scopo di far guerra, sia a scopo di esercitare pressione
decisiva a loro vantaggio. E ciò deve assolutamente fare anche
l’Austria-Ungheria».
Trattando delle fortificazioni per il bilancio del 1909, il
Conrad, parlando dell’Italia dice: «Per contro in Italia, sebbene essa dovrebbe
difendere solo le brevi frontiere terrestri e la costa, dal 1907 al 1909 furono
adibiti 279 milioni di bilancio ordinario e 186 milioni di straordinario, soltanto
per le fortificazioni. Ciò dimostra la preparazione lungimirante, grandiosa e
cosciente dello scopo, dell’Italia, contro di noi, in confronto di quello che
noi potevamo fare.
«Il 3 novembre 1910 proposi un accordo con lo stato maggiore
tedesco per poter avviare anche i nostri trasporti per Rosen-heim-Kufstein, e
fondai la mia proposta, il 3 novembre 1910, sul fatto che gli italiani potevano
far affluire contro il Tirolo 36 treni a 100 assi e 69 a 70 assi giornalmente,
mentre noi potevamo farne affluire soltanto 40 a 100 assi, di cui 16 sulla
linea minacciata del Pusterthal; in conseguenza l’11° giorno di mobilitazione
gli italiani potevano agire offensivamente con 9 divisioni contro il Tirolo;
mentre noi ne avremmo concentrato solo 3.
«Notevole aumento della forza numerica dell’esercito italiano,
aumento dei reparti di alpini e di cavalleria verso il Veneto, estese
fortificazioni per terra e per mare; acceleramento delle ferrovie di radunata
nel Veneto, notevole aumento del bilancio per l’esercito e marina, ed in
particolare dei crediti straordinari; sistemazioni di stazioni torpediniere
sulla costa adriatica (e così a Marano nel golfo di Trieste); crescente
propaganda irredentistica, vivace attività di spionaggio; ed infine, maneggi
ostili all’Austria-Ungheria nei Balcani ».
Nelle udienze del 1° febbraio e 11 maggio 1910, parlando con Sua
Maestà della questione italiana: «accennai nuovamente alle spese italiane per
l’esercito: il bilancio ordinario di 306 milioni per il 1910-11 conteneva un
nuovo credito di 65 milioni, ed infine un altro di 83.750.000. Feci osservare
che il notevole aumento del bilancio ordinario (20 milioni di più che nel
1907-08) ed i crediti straordinari di 420 milioni concessi dal 1906 in poi
avevano spiccato carattere di armamenti bellici contro l’Austria-Ungheria, di
fronte ai quali non dovevamo rimanere ciechi.
«Richiamai nuovamente l’attenzione di Aehrenthal sull’opera
cosciente dello scopo, che svolgeva l’Italia per una guerra contro la monarchia
ed altresì sul pericolo di essere superati dall’Italia.
«Dei provvedimenti militari concreti, risultanti all’occhio anche
dei profani, che sta prendendo l’Italia in modo evidente per una guerra contro
la monarchia, fanno parte:
•
la costruzione,
rapidamente spinta, di un sistema di fortificazioni in grande stile;
•
l'aumento delle
guarnigioni nel Veneto e, specialmente, nella zona di frontiera, come pure
l’intendimento che ne consegue, non soltanto di proteggere in caso di guerra la
frontiera, ma ben anche di irrompere, con corpi pronti ad operare, nel
territorio della ‘monarchia, per disturbare la nostra radunata;
•
lo sviluppo della rete ferroviaria;
•
l'annuale spostamento dei reparti
alpini dalla frontiera francese alla zona di frontiera colla monarchia;
•
l'intensa attività in
fatto di manovre; viaggi di istruzione, manovre con i quadri nella zona di
radunata contro la monarchia;
•
gli incessanti viaggi di
ricognizione di navi italiane sulle coste della monarchia;
•
il riordinamento generale
dell’esercito e della flotta, spinto con celerità, per la primavera del 1912,
colla visibile tendenza ad opporre alla monarchia forze per lo meno uguali,
possibilmente superiori».
In una lettera all’Imperatore, del 9 settembre 1911, scrive:
«In Italia, invero, la vasta costituzione delle forze armate, la
dislocazione di parte delle truppe nella frontiera sud-orientale, la
costruzione, non avente pari per estensione e per celerità, di fortificazioni,
rivolte soltanto contro di noi, la razionale costruzione delle ferrovie di
radunata verso il Veneto, la costituzione oltremodo intensiva della protezione
della frontiera e delle formazioni di volontari, come pure l’attivissimo
servizio di informazioni procedono di pari passo colla assicurazione più
amichevole e colle forme diplomatiche più concilianti.
«Ma, poichè gli scopi e le tendenze positive nel senso di una
politica nazionale fanno supporre che l’Italia entri aggressivamente in azione
in un momento opportuno, mentre da parte nostra siamo ben lontani, data la
tendenza puramente conservatrice della monarchia, da un analogo intendimento, è
ovvio che le nostre contro misure militari, le quali come già si è accennato rimangono
molto in arretrato rispetto ai provvedimenti dell’Italia, possano essere male
interpretate per partito preso».
Nel 1912, quale comandante designato della 3a armata,
nel prospettare al capo di stato maggiore proposte operative ed organiche, così
esordisce: « le fortificazioni italiane costruite in grande stile sul
Tagliamento e nel Friuli settentrionale e meridionale si oppongono ormai alla
nostra offensiva col grosso dall’Isonzo, che prima era attuabile in modo
relativamente facile e decisivo, difficoltà tanto maggiori in quanto i mezzi
d’attacco necessari da parte nostra sono rimasti allo status quo, non ostante i
miei sforzi di anni.
«L'Italia, da quell’epoca, ha progredito in elevata misura
militarmente, specie in quanto concerne le predisposizioni contro la monarchia;
e quest’ultima invece è rimasta arretrata in tutto. Mentre ad esempio nel
1906-7 ed ancora nel 1908 sarebbe stato possibile, con i mezzi d’artiglieria
della monarchia, avere ragione delle fortificazioni, ciò non è più possibile;
mentre allora potevamo subito radunare alla frontiera grandi forze atte ad
agire prontamente, ora le cose sono invertite, per lo sviluppo della rete ferroviaria
italiana; l’Italia, grazie all'aumento e al rinforzo essenziale delle sue
guarnigioni di frontiera, può entrare in azione con numerose forze, ed eziandio
anche di sorpresa all’inizio della guerra. Da parte nostra non si sono
effettuati gli aumenti di guarnigioni segnalati come imprescindibili, per non
creare difficoltà diplomatiche. Mentre l’Italia nel 1906-7 poteva mettere in
campo al massimo 24 divisioni, ora ne può aggiungere 6 che ben inteso
diverranno 12 di milizia mobile. . . .
«Nulla si fece nè per far subito guerra all’Italia, nè per
prepararci energicamente pel momento in cui tale guerra diverrà necessaria, . .
. .
«Italia. E’ innegabile che tale stato, dalla sua unione nazionale,
si è ininterrottamente consolidato, ha progredito commercialmente,
finanziariamente, politicamente e specialmente poi nel campo militare, ed è
entrato nella scena mondiale con tutte le tendenze di una grande potenza.
Devesi inoltre far notare che sarebbe errore il commisurare l’esercito italiano
alla stessa stregua del secolo scorso, e, quand’anche per l’avvenire si faccia
calcolo sulla bravura preponderante delle nazioni della nostra monarchia,
l’esercito italiano deve essere considerato molto di più di allora a causa
anzitutto del suo ottimo ed ambizioso corpo di ufficiali, delle abbondanti
dotazioni tecniche, fra le quali considero anche il sistema munificentemente
attuato di fortificazioni, ed infine, dell’entusiasmo nazionale alimentato con
tutti i mezzi.
«Agli insuccessi in Tripolitania non si deve dare troppo valore da
tal punto di vista; giacchè simili fenomeni si sono verificati anche presso
altri eserciti in condizioni analoghe».
I progressi del nostro esercito sembrarono tali al Conrad da
fargli deporre l’antica idea della guerra preventiva contro di noi, tanto che,
nell’aprile 1913, esaminando la condotta politica più conveniente per
l’Austria-Ungheria in seguito alle complicazioni balcaniche, disse: «Ogni
nostra azione indipendente desterebbe indubbiamente ora la sfiducia dell’Italia
e la spingerebbe nelle braccia della Russia.
«Ed allora avremmo quella guerra su tre fronti cui siamo impari.
Dobbiamo mantenerci d'accordo con l’Italia nell’agire e solo quando tutto
fallisse seguire coll’Italia la via della resa dei conti...».
Tutto il pensiero del Konrad in questi dieci anni prima dello
scoppio della Grande Guerra. L’Austria-Ungheria temeva la nostra forza e aveva,
per il Konrad opzioni in esame, tenersela amica ad ogni costo nel quadro della
Triplice Alleanza oppure, arrivare alla tanto agognata guerra preventiva.
Questo per evitare che l'Italia si alleasse con la Russia, costringendo
l'Austria ad una eventuale guerra su tre fronti (sviluppare il concetto).
Tutto il pensiero del Konrad è lineare a sostegno delle sue tesi.
L’Italia non era così forte come lui la descriveva.
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