1.
I
BELLIGERANTI. LE ORIGINI DEL CONFLITTO I Parte
Nel 1942
sul fronte russo si confrontavano l’Armata Rossa e gli eserciti del’Asse
(tedeschi, italiani, rumeni, ungheresi, finlandesi, croati), un fronte che si
estendeva dall’Europa centrale fin quasi a raggiungere gli Urali con un’ampiezza
nord-sud che iniziava dalla Finlandia per terminare sulle coste del Mar Nero e
le montagne del Caucaso.
L’ambiente
in cui l’ARMIR si trovò ad operare (Vds.All. A: fig. 1 e 2), fu un elemento
chiave e giocò un ruolo decisivo circa gli esiti delle operazioni sia nel periodo in considerazione (novembre -
dicembre 1942), sia durante tutta la campagna nel Teatro operativo orientale.
Definiremo,
prima di analizzare l’ambiente nelle sue varie componenti, i limiti raggiunti
dai reparti dell’ARMIR, in un teatro d’operazione che tra le sue
caratteristiche salienti annovera senza dubbio una particolare vastità.
Le unità
italiane raggiunsero il corso del Don quale limite orientale, a sud si spinsero
fin quasi al Mar Nero ed al Mar d’Azor, mentre il limite nord fu rappresentato
dall’abitato di Minsk, approssimativamente sul 51° parallelo. Dal punto di
vista territoriale si trattava del solito caratteristico tavolato meridionale
russo, con altipiani di debole elevazione media, che declinano verso sud con
quasi insensibile pendio, con limiti mal definiti ad occidente, come
continuazione della zona pianeggiante dell’Europa centrale. Tuttavia l’assenza
di rilievi montuosi non significa che quell’altopiano sia una pianura, poiché
esso rileva tutta una serie di, sia pur deboli, ondulazioni. Queste colline, a
loro volta, sono soggette all’erosione delle acque piovane, che formano in esse
delle gole, ripide ed incassate, dette “balche”. Il tavolato è ricoperto da un
profondo mantello di terra nera che, quando è inzuppato d’acqua, per pioggia o
disgelo, diventa vischioso e difficile al transito, non solo per i normali
autoveicoli, ma anche per i mezzi cingolati, per i quadrupedi e per i pedoni.
Nella
parte settentrionale del territorio percorso dalle unità italiane (Tcernigov,
Konotop, Sumy e Karcov) il terreno si presenta riccamente rivestito di foreste.
Esse pongono una nota particolare nel paesaggio e gli conferiscono anche la caratteristica operativa di
facilitare le azioni di guerriglia e di sorpresa.
Nella
parte meridionale di quello stesso territorio si stende la steppa, spoglia di
vegetazione arborea, percorsa dai venti impetuosi polverosi ed ardenti durante
la stagione calda, sferzanti durante i lunghi mesi di gelo.
Ampie zone
sottratte alla foresta ed alla steppa sono invece coltivate a granturco e
girasole, con la caratteristica che gli alti steli coprono alla vista ampie
zone di territorio.
L’elemento
più cospicuo del paesaggio naturale russo è dato dalla presenza dei corsi
d’acqua, decisivo per gli insediamenti demografici, per le comunicazioni, per
lo sviluppo economico e non meno importante fu per determinare l’andamento
delle operazioni militari in considerazione.
I
principali fiumi incontrati dalle unità italiane durante il periodo della loro
permanenza al fronte russo sono tra i maggiori d’Europa. Da ovest ad est furono
il Dniester, il Bug, il Dnieper, il Donez ed in fine il Don. Sono tutti tipici
fiumi di pianura, con brevi piene primaverili causate dallo scioglimento delle
nevi, con lunghi periodi di gelo nel periodo invernale. La debole pendenza,
determinata dallo scarsissimo dislivello tra le sorgenti e le foci dei fiumi, è
causa della lentezza delle correnti e della sinuosità dei lunghi percorsi. Ne
deriva la facilità di congelamento della loro superficie, anche per
considerevoli spessori, fino a diventare portante dell’auto carreggio e tale da
far perdere a fiumi di tale importanza ogni valore impeditivo. Altra
caratteristica è quella di avere la sponda occidentale sovrastante, talora con
strapiombi di un centinaio di metri, sulla riva opposta di levante.
Caratteristiche
essenziali del clima russo sono le forti differenze tra le temperature
invernali e quelle estive. Infatti, se la parte meridionale gode il beneficio
di un’estate più precoce e più lunga, d’inverno è soggetta a temperature non
meno basse rispetto alle regioni artiche.
L’inverno
russo è quasi ovunque più rigido che nelle altre zone europee di pari
latitudine, per effetto dell’influenza esercitata dalle correnti fredde
provenienti dall’interno dell’Asia. L’inizio della stagione invernale è
generalmente precoce. Le prime gelate cominciano a verificarsi verso la fine di
settembre. La frequenza di venti impetuosi e di bruschi balzi della temperatura
sono le cause di maggior disagio di quella stagione. Essa, però, è la più
favorevole alle comunicazioni, per effetto del gelo che rende compatto ed
ovunque praticabile il terreno e che, congelando profondamente la superficie
dei fiumi, li rende attraversabili in ogni punto. Allo sciogliersi delle nevi,
il terreno della Russia, specie quella meridionale, diventa tutto
impercorribile e il disgelo improvviso provoca nei fiumi piene talora rovinose.
Per quanto
riguarda la popolazione che abitava il territorio appena descritto, nel lasso
di tempo considerato, eccetto qualche minoranza di ebrei o tedeschi, la
popolazione sovietica era di ceppo slavo. In Ucraina l'80% della popolazione era
composto da ucraini che parlavano l'ucraino. Dal punto di vista delle attività
umane e strutture civili, la società appariva molto in crisi, spesso le
attività inerenti la vita civile erano del tutto inesistenti. Nei rapporti con
gli occupanti italiani, la popolazione locale era molto ben disposta;
addirittura molti russi chiesero di essere arruolati in unità italiane per
evitare la deportazione iniziata dai tedeschi di popolazione russa in Germania
attraverso liste di precettazione. Si registrano rari casi di scontro diretto
tra la popolazione russa e gli italiani ivi presenti, anzi, si stabilirono
quasi sempre rapporti cordiali o di pacifica sopportazione. Gli Italiani
stanziati sul fronte russo, pur non condividendo in toto le scelte che
portarono all'invasione della Russia, furono pervasi da un forte cameratismo
che li portò a supportare l'alleato tedesco.
L’Italia ,
come la Germania e altri paesi europei, viveva in quegli anni un periodo di
transazione, la Russia era invece uno dei pochi paesi europei a non vivere, nel
corso del XIX secolo, una trasformazione politica, oltre che economica e
sociale, in senso democratico e borghese. Le tensioni tra le esigenze di
cambiamento espresse da una parte della popolazione e un modello politico
statico, basato su una monarchia autocratica, furono all'origine di tre
rivoluzioni. La prima, senza esito, ebbe luogo nel 1905, successiva alla
sconfitta nella guerra contro il Giappone. La seconda e la terza avvennero
invece nel 1917, rispettivamente a marzo (febbraio secondo il calendario
giuliano, seguito dalla Chiesa Ortodossa e, ai tempi, in vigore in Russia) e
novembre (ottobre), innescate da gravi problemi politico-sociali, da un diffuso
malcontento nei confronti della monarchia e dalla tremenda crisi sofferta dalla
Russia durante la prima guerra mondiale. Nel febbraio 1917 Pietroburgo insorse
contro il regime zarista e venne costituito un governo provvisorio
multipartitico, presieduto dal principe L'vov, che rimase in carica solo alcuni
mesi. Fu la Rivoluzione di Febbraio. Il 15 marzo lo Zar Nicola II fu costretto
ad abdicare. Il 7 maggio, durante la VII conferenza panrussa del Partito
Operaio Socialdemocratico Russo, la componente bolscevica propose di trasferire
tutto il potere ai soviet degli operai, dei soldati e dei contadini che nel
frattempo si andavano formando in tutto il paese. Si formò poi un nuovo governo
guidato da Kerenskij, mentre fallì il tentativo controrivoluzionario del
generale Kornilov. La terza rivoluzione, iniziata con la presa del Palazzo
d'Inverno il 7 novembre 1917, ebbe successo e passò alla storia sotto il nome
di Rivoluzione d'Ottobre. Venne formato un governo rivoluzionario. Il 18
gennaio 1918 venne sciolta l'assemblea costituente e il 3 marzo venne firmata
la pace di Brest-Litovsk, che portava il paese fuori dalla prima guerra
mondiale. La decisione di firmare la pace provocò tensioni all'interno del
Partito operaio, che si trasformò in Partito Comunista Russo, e provocò altresì
le dimissioni dei commissari dissidenti, che in tal modo consegnarono il potere
ai bolscevichi. Sempre nel 1918 nacque l'Armata rossa, che sostituì il vecchio
e disgregato esercito. La reazione delle forze escluse dal potere e delle
potenze straniere non si fece attendere. Nella primavera del 1918 gli inglesi
occuparono i porti di Murmansk e Arcangelo, mentre i giapponesi si
impadronirono del porto di Vladivostok. In seguito intervennero anche Francia e
Stati Uniti. In Ucraina e Finlandia si instaurarono regimi nazionalistici con
l'aiuto tedesco, mentre in Russia nacquero ben 18 governi opposti al governo
sovietico. La guerra civile, che durò dal 1918 al 1921, vide l'Armata rossa
combattere in particolare contro gli eserciti bianchi dell'ammiraglio Aleksandr
Vasilevič Kolčak in Siberia e del generale Anton Denikin nella Russia
meridionale. Dopo aver rischiato la sconfitta, a partire dal 1919 l'Armata
rossa riuscì a prevalere, conquistando la Crimea alla fine del 1920 e nel 1921
Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaijan. La guerra civile durò però fino al 1923
con la sconfitta degli ultimi eserciti contadini, detti "Verdi". La
guerra finì con la vittoria dell'Armata Rossa e la fondazione dell'Unione
Sovietica, il primo stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, sotto la
guida del leader bolscevico Vladimir Lenin. L'Unione Sovietica fu il successore
dell'Impero Russo, ma di esso fu più piccolo a causa dell'indipendenza di Polonia,
Finlandia e Stati baltici. Lenin istituì una politica per la quale a queste
conquiste dell'Impero Russo venne garantita l'indipendenza, mentre a molte
altre entità venne concessa un'ampia autonomia. Dopo la morte di Lenin, nel
1924, ci fu una lotta per la conquista del potere all'interno della leadership
del partito tra chi sosteneva la necessità di un allargamento della rivoluzione
ad altri paesi (Germania, soprattutto) e chi teorizzava la possibilità e la
necessità del "socialismo in un solo paese". Il segretario del
Partito Iosif Džugašvili, detto Stalin, fautore del socialismo nazionale,
emerse come nuovo capo contrapponendosi a Lev Trotsky, leader dell'Opposizione
di sinistra. Stalin avviò un programma di rapida industrializzazione e di
riforme agricole forzate, utilizzando lo stato come leva dell'accumulazione
capitalistica russa, mantenendo un'impalcatura ideologica socialista. Per fare
ciò ampliò drasticamente la portata della polizia segreta di stato
(prima NKVD, poi GPU, e infine KGB), e fece sì che, durante il suo governo,
decine di milioni di persone che non appoggiavano la sua politica, venissero
uccise o mandate nei Gulag. ( A cura di Massimo Coltrinari)
(segue con post in data 29 ottobre 2019)
(segue con post in data 29 ottobre 2019)
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