“L’Allenaza italo-tedesca in frantumi: la Wehrmacht
e la difesa della frontiera
meridionale del Reich. Prima Parte: settembre 1943-gennaio 1944”
Nell’estate del 1943 la Wehrmacht era costretta sulla difensiva su tutti
i fronti. Affrontata con estrema
arroganza, la “debacle italienne” in Sicilia e la scelta armistiziali
italiana, questa fu vista da vari settori della dirigenza tedesca come un
ottimo affare nella conduzione della guerra. Per molti ambienti, tra cui il
vertice della Wehrmacht, era un crimine “ il chiamare popolazioni straniere come combattenti” con
il relativo corollario che era un crimine impiegare in patria un uomo (tedesco)
atto alle armi quanto (poteva essere sostituito) da altro elemento, ritenuto
inferiore, che poteva, anche coattivamente, essere impiegato nelle industrie
tedesche. L’uscita dell’Italia dalla guerra apri il terzo fronte, ovvero
sguarnì la difesa meridionale dei confini della Germania ed apri nuovi scenari
strategici. Impegnata a fondo in Russia, in attesa di uno sbarco in Francia,
come più volte minacciato dagli Anglo-Americani (Dieppe era stato rilevatore)
la Germania poteva contare sull’alleato Italiano, che nonostante tutte le
critiche, dava serie garanzie di tenuta, controllando e presidiando i Balcani e
la Grecia, oltre che la Francia meridionale, e garantiva la difesa del fianco
meridionale. Nonostante questo, l’uscita dell’Italia dalla guerra, dava ampie
possibilità di attuare le idee centrali del concetto tedesco di guerra.
L’afflusso di prigionieri di guerra (internati) italiani permise un
notevole alleggerimento della situazione relativa al personale. Ovvero molti
tedeschi furono sollevati dal lavoro nelle fabbriche e inviati al fronte,
sostituiti dalla manodopera, forzata, italiana. Oltre al personale il “bottino
tedesco” in termini di materiali, armi ed equipaggiamenti fu estremamente
importate ai fini bellici tedeschi, e permise, non solo di difendere il fronte
meridionale fino alla fine della guerra, ma di gestire la guerra senza dover
“negoziare” più con l’alleato italiano.
Chi intende svolgere questa tesi, dopo aver esposto l’operato del
Maresciallo Rommel, assertore della difesa il più a nord possibile, e del maresciallo Kesserling, assertore della
difesa il più a sud possibile nei giorni cruciali del settembre 1943, e fatto
cenno alla manovra in ritirata attuata da Kesserling, che è centrale nella
strategia tedesca della campagna in Italia, esamini le operazioni tedesche fino
al dicembre 1943, individuando le linee di difesa attuate da dopo lo sbarco a
Salerno ela conquista di Napoli fino alla vigilia delle sbarco di Anzio Nettuno
(22 gennaio 1944).
Risponda al quesito se le contromisure attuate con il piano “Asche”
possano essere considerate, o meno, come l’ultima “vittoria” della Wehrmacht della Seconda Guerra Mondiale,
descrivendo in maniera sintetica il “bottino” in termini di acquisizione di
materiale, armi ed equipaggiamenti e di manodopera da inserire nello sforzo
bellico tedesco, ovvero argomenti con motivazioni se l’Italia era più utile
come terra di conquista o come alleata. Infine scelga un combattimento a difesa
della linea “Bernhardt ” e lo esponga
secondo la dottrina attuale.
(
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