Dottrina e procedimenti di impiego
1.1. Aspetti generali Introduzione post in data 27 novembre 2018
1.2. La dottrina dell’Esercito Francese.
1.3. La dottrina dell’Esercito Tedesco.
1.4. La dottrina e la Grande Guerra.. Il colonnello De Gradmaison in
alcune conferenze tenute ad Ufficiali di Stato Maggiore riportò quello che
divenne poi il pensiero dominante della dottrina francese: la guerra di
movimento è l’unica che può portare alla vittoria, quindi, per conseguenza,
l’offensiva è la sola forma che consentì di avere successo; nella offensiva,
trattando della “sicurezza” questa può essere ricercata solo nella capacità di
attacco delle unità impiegate, concludendo che “ la imprudenza è la migliore
sicurezza” e che perciò occorreva cercare il nemico per attaccarlo, senza
troppo preoccuparsi di conoscere ciò che egli voleva fare. L’idea adottata era
basata sul principio che chi attacca con la massima violenza e decisamente a
fondo riesce sempre a imporre la sua volontà al nemico; non si doveva dare
tempo al nemico stesso di prepararsi alla battaglia, ma si doveva attaccare con
le avanguardie e con i grossi senza alcuna esitazione, sull’obiettivo
prescelto.
Si affermò nell’Esercito
francese il principio “andiamo pure all’eccesso, non sarà mai abbastanza” che aveva come risvolto negativo la
iniziativa individuale, che si sovrapponeva alla azione coordinativa e
direttiva del Capo. Si sostituisce la ricerca della risoluzione della battaglia
nella battaglia stessa, con l’impiego delle riserve nella mani del Capo e da
questi, con intelligenza e lungimiranza indirizzate verso il punto in cui si
voleva manovrare, ovvero quello più debole del nemico, ma movimenti offensivi
di distaccamenti di sicurezza e di grossi diretti, sotto la protezione dei
primi verso obiettivi precisi e determinati a priori.
Alla vigilia della Grande Guerra
alla concezione francese elaborata dopo il 1871 incentrata nella manovra
decisiva preparata sotto la protezione dell’avanguardia generale veniva a
sostituirsi il concetto tanto ardito quanto pericoloso della azione rapida e simultanea
dei “grossi” diretti verso obiettivi precisati e prescelti prima ancora di conoscere
la situazione del nemico. Dottrina
quanto mai ardita che si fondava sulle esperienze della guerra russo-giapponese
del 1905-1906; si può osservare che si doveva porre maggiore attenzione alle
risultanze della guerra del 1792 in cui si confidò troppo sullo slancio
popolare ma soprattutto si doveva mettere l’accento sul fatto che i Giapponesi
ottennero i loro successi perché di fronte non avevano avuto quei mezzi di distruzione
(artiglieria di medio e di grosso calibro prima di tutto e mitragliatrici) di
cui erano dotati i Tedeschi.
Da parte francese, la mancanza
di preparazione di mezzi atti a superare le resistenze di un attacco condotto
“alla giapponese” e la corsa verso l’obiettivo furono gli elementi che
portarono alle loro sconfitte nell’agosto 1914.
Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
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