a.
Le origini del
conflitto
(1)
Gli antefatti:
avvenimenti che hanno influito sulla recente politica interna ed esterna; stato
di tensione fra le parti avverse
La
crisi austro prussiana ha origine dalla disputa riguardo i così detti ducati
dell’Elba di origine tedesca, ma parte del Regno di Danimarca sin dal 1460. Nel
1847 i nazionalisti tedeschi approfittarono della crisi per la successione di
Cristiano VIII per unirsi e dichiarare la secessione dalla Danimarca.
Il
governo danese offrì l’indipendenza all’Holstein ma invece di concedere analoga
sorte allo Schleswig decise di annullare ogni privilegio legale e linguistico e
riannetterlo completamente al Regno di Danimarca[i]. La Dieta Federale
Tedesca chiese alla Prussia di intervenire e così fece e con una breve campagna
vittoriosa imponendo la riaffermazione dello status quo ante.
Negli
anni seguenti si succedettero ulteriori scontri e contrasti che sfociarono
nella guerra tedesco-danese del 1864 dovuta alla promulgazione della nuova
costituzione da parte di Re Federico VII di Danimarca dove lo Schleswig veniva
annesso allo stato danese.
Di
nuovo la Dieta Federale
Tedesca chiese l’intervento delle due potenze germaniche ossia della Prussia e
dell’Austria. Queste invasero la
Danimarca nel febbraio del 1864 ed in quattro mesi di combattimenti
allontanarono i danesi dai due ducati.
Quando
la Danimarca
accettò la sconfitta cedette i due ducati congiuntamente alla Prussia e
all’Austria che avevano due obiettivi completamente differenti. La Prussia avrebbe voluto
vedere i due ducati annessi al proprio territorio per rafforzare il controllo
del Mar Baltico mentre l’Austria li avrebbe voluti riunire e farli governare
dal Duca Friedrich von Augustenburg nobile tedesco di chiare tendenze filo
austriache.
Ci
volle più di un anno per arrivare ad un compromesso che vide l’Austria
amministrare l’Holstein e la
Prussia lo Schleswig.
Per
quanto riguarda il rapporto tra Italia e Austria, questo si inquadra nel
processo di unificazione italiano ossia il Risorgimento. La prima fase del
Risorgimento (1847-1849) vede lo sviluppo di vari movimenti rivoluzionari e di
una guerra anti austriaca, sviluppatasi in occasione della rivolta delle Cinque
giornate di Milano (1848) condotta e persa da Carlo Alberto, conclusasi con un
sostanziale ritorno allo "statu quo ante". La seconda fase,
maturata nel biennio 1859-1860, fu quella decisiva per il processo
d'unificazione italiano. Grazie all'alleanza con la Francia di Napoleone III il
Piemonte di Cavour e Vittorio Emanuele II affrontò di nuovo l’Impero Austriaco
e riuscì, anche per la circostanza imprevista delle annessioni di Toscana,
Emilia e Romagna, che si erano nel frattempo liberate, a raggiungere l'unità
che sarà infine completata dalla Spedizione dei Mille garibaldina
(2)
Le cause reali,
remote e prossime: questioni di natura territoriale, economica, spirito di
rivincita, mire espansionistiche, aspirazioni di supremazia, mantenimento della
supremazia
Nel
1862 divenne primo ministro della Prussia Otto von Bismark, il quale in un
celebre discorso annunciò le sue intenzioni di riorganizzare e consolidare la Confederazione Germanica
con “sangue e ferro” qualora necessario. Bismark era senza dubbio un
nazionalista convenzionale. Egli accompagnò il suo noto discorso “sangue e
ferro” con un promemoria che sottolineava che il suo obiettivo non era di
unificare la Germania
bensì di liberare la Prussia
dalla rete dei trattati federali intessuti dal Metternich nel 1815 e di
“esercitare l’intera forza del peso prussiano in Germania”. Quello che
caratterizzò il Bismark fu la capacità di far ricorso a linguaggi e slogan
caratteristici dei nazionalisti liberali tedeschi per raggiungere quanto voleva
il suo sovrano Guglielmo I, un allargamento della Prussia che sarebbe diventata
egemonica con l’abolizione della Confederazione del 1815 guidata dall’Austria.
Come
Federico il Grande, Bismark credeva che il primo obiettivo per la Prussia fosse l’espansione
territoriale al fine di sopperire alle indifendibili frontiere naturali. Ma a
differenza dell’illustre predecessore, invece di volgersi ad est Bismark guardò
dalla parte opposta annettendo i ducati di Holstein e Schleswig e unificando le
due parti della Prussia, conquistando i vari principati e città libere tra essi
frapposti[ii].
Sul
fronte italiano la problematica alla base del confronto era sempre la stessa
ossia completare il processo di unificazione iniziato con la prima guerra di
Indipendenza a scapito dei territori della penisola sotto controllo austriaco.
(3)
Le cause
apparenti: le cause gli scopi conclamati dalle parti: provocazioni, incidenti
diplomatici, di frontiera, liberazioni di territori o di minoranze “oppresse”
Dopo
una serie di incontri per assicurarsi la neutralità in caso di conflitto da
parte di Francia e Russia ed una eventuale alleanza offensiva con l’Italia il
Primo Ministro prussiano aumenta la pressione verso l’Austria proponendo
l’abolizione della Confederazione Germanica dominata da una dieta di principi
per sostituirla con un parlamento di elezione popolare.
L’Austria
rispose con una mossa azzardata ossia rimettere la decisione sulla sorte dei
due ducati dell’Elba alla Confederazione Germanica con la speranza di ottenere
l’appoggio degli stati medi tedeschi. Il risultato fu che ciò offrì a Bismark
il casus belli che attendeva poiché a
seconda dei precedenti accordi la questione dei ducati dell’Elba era di
esclusiva competenza della Prussia e dell’Austria.
Per
l’Italia la liberazione del Veneto era di primaria importanza e aveva una
enorme legittimazione da parte dell’opinione pubblica. Infatti non era altro
che la prosecuzione di un processo iniziato circa venti anni prima. In questa circostanza,
alleata alla Prussia, attendeva nella speranza di avere l’occasione per poter
rivendicare il territorio sotto dominazione austriaca con il supporto di un
potente alleato che avrebbe potuto distogliere enormi risorse dal fronte del
Sud.
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