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mercoledì 11 ottobre 2017

Quattro battaglie per il Veneto.

a.       Le origini del conflitto
(1)    Gli antefatti: avvenimenti che hanno influito sulla recente politica interna ed esterna; stato di tensione fra le parti avverse
La crisi austro prussiana ha origine dalla disputa riguardo i così detti ducati dell’Elba di origine tedesca, ma parte del Regno di Danimarca sin dal 1460. Nel 1847 i nazionalisti tedeschi approfittarono della crisi per la successione di Cristiano VIII per unirsi e dichiarare la secessione dalla Danimarca.
Il governo danese offrì l’indipendenza all’Holstein ma invece di concedere analoga sorte allo Schleswig decise di annullare ogni privilegio legale e linguistico e riannetterlo completamente al Regno di Danimarca[i]. La Dieta Federale Tedesca chiese alla Prussia di intervenire e così fece e con una breve campagna vittoriosa imponendo la riaffermazione dello status quo ante.
Negli anni seguenti si succedettero ulteriori scontri e contrasti che sfociarono nella guerra tedesco-danese del 1864 dovuta alla promulgazione della nuova costituzione da parte di Re Federico VII di Danimarca dove lo Schleswig veniva annesso allo stato danese.
Di nuovo la Dieta Federale Tedesca chiese l’intervento delle due potenze germaniche ossia della Prussia e dell’Austria. Queste invasero la Danimarca nel febbraio del 1864 ed in quattro mesi di combattimenti allontanarono i danesi dai due ducati.
Quando la Danimarca accettò la sconfitta cedette i due ducati congiuntamente alla Prussia e all’Austria che avevano due obiettivi completamente differenti. La Prussia avrebbe voluto vedere i due ducati annessi al proprio territorio per rafforzare il controllo del Mar Baltico mentre l’Austria li avrebbe voluti riunire e farli governare dal Duca Friedrich von Augustenburg nobile tedesco di chiare tendenze filo austriache.
Ci volle più di un anno per arrivare ad un compromesso che vide l’Austria amministrare l’Holstein e la Prussia lo Schleswig.
Per quanto riguarda il rapporto tra Italia e Austria, questo si inquadra nel processo di unificazione italiano ossia il Risorgimento. La prima fase del Risorgimento (1847-1849) vede lo sviluppo di vari movimenti rivoluzionari e di una guerra anti austriaca, sviluppatasi in occasione della rivolta delle Cinque giornate di Milano (1848) condotta e persa da Carlo Alberto, conclusasi con un sostanziale ritorno allo "statu quo ante". La seconda fase, maturata nel biennio 1859-1860, fu quella decisiva per il processo d'unificazione italiano. Grazie all'alleanza con la Francia di Napoleone III il Piemonte di Cavour e Vittorio Emanuele II affrontò di nuovo l’Impero Austriaco e riuscì, anche per la circostanza imprevista delle annessioni di Toscana, Emilia e Romagna, che si erano nel frattempo liberate, a raggiungere l'unità che sarà infine completata dalla Spedizione dei Mille garibaldina
(2)    Le cause reali, remote e prossime: questioni di natura territoriale, economica, spirito di rivincita, mire espansionistiche, aspirazioni di supremazia, mantenimento della supremazia
Nel 1862 divenne primo ministro della Prussia Otto von Bismark, il quale in un celebre discorso annunciò le sue intenzioni di riorganizzare e consolidare la Confederazione Germanica con “sangue e ferro” qualora necessario. Bismark era senza dubbio un nazionalista convenzionale. Egli accompagnò il suo noto discorso “sangue e ferro” con un promemoria che sottolineava che il suo obiettivo non era di unificare la Germania bensì di liberare la Prussia dalla rete dei trattati federali intessuti dal Metternich nel 1815 e di “esercitare l’intera forza del peso prussiano in Germania”. Quello che caratterizzò il Bismark fu la capacità di far ricorso a linguaggi e slogan caratteristici dei nazionalisti liberali tedeschi per raggiungere quanto voleva il suo sovrano Guglielmo I, un allargamento della Prussia che sarebbe diventata egemonica con l’abolizione della Confederazione del 1815 guidata dall’Austria.
Come Federico il Grande, Bismark credeva che il primo obiettivo per la Prussia fosse l’espansione territoriale al fine di sopperire alle indifendibili frontiere naturali. Ma a differenza dell’illustre predecessore, invece di volgersi ad est Bismark guardò dalla parte opposta annettendo i ducati di Holstein e Schleswig e unificando le due parti della Prussia, conquistando i vari principati e città libere tra essi frapposti[ii].
Sul fronte italiano la problematica alla base del confronto era sempre la stessa ossia completare il processo di unificazione iniziato con la prima guerra di Indipendenza a scapito dei territori della penisola sotto controllo austriaco.
(3)    Le cause apparenti: le cause gli scopi conclamati dalle parti: provocazioni, incidenti diplomatici, di frontiera, liberazioni di territori o di minoranze “oppresse”
Dopo una serie di incontri per assicurarsi la neutralità in caso di conflitto da parte di Francia e Russia ed una eventuale alleanza offensiva con l’Italia il Primo Ministro prussiano aumenta la pressione verso l’Austria proponendo l’abolizione della Confederazione Germanica dominata da una dieta di principi per sostituirla con un parlamento di elezione popolare.
L’Austria rispose con una mossa azzardata ossia rimettere la decisione sulla sorte dei due ducati dell’Elba alla Confederazione Germanica con la speranza di ottenere l’appoggio degli stati medi tedeschi. Il risultato fu che ciò offrì a Bismark il casus belli che attendeva poiché a seconda dei precedenti accordi la questione dei ducati dell’Elba era di esclusiva competenza della Prussia e dell’Austria.
Per l’Italia la liberazione del Veneto era di primaria importanza e aveva una enorme legittimazione da parte dell’opinione pubblica. Infatti non era altro che la prosecuzione di un processo iniziato circa venti anni prima. In questa circostanza, alleata alla Prussia, attendeva nella speranza di avere l’occasione per poter rivendicare il territorio sotto dominazione austriaca con il supporto di un potente alleato che avrebbe potuto distogliere enormi risorse dal fronte del Sud.



[i] A differenza dell’Holstein che nel 1815 era stato ammesso alla confederazione germanica ed aveva la maggioranza della popolazione di lingua tedesca lo Schleswig contava almeno il 50% di popolazione danese.
[ii] Hanover, Hessia-Kassel, Hamburg ed altri minori.

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