Polverigi Mediateca A.Giamagli. Venerdì 30 ottobre 2015
Conferenza: Gen.
Prof. Massimo
Coltrinari
Capire la Grande Guerra
“La mancata difesa delle coste romagnole e
marchigiane: maggio-giugno 1915. Perché?
La conferenza ha lo scopo di dare una spiegazione logica ed esaustiva
alle vicende che hanno segnato la nostra entrata in guerra nel maggio del 1915.
Vicende che, anche ad una analisi superficiale presentano aspetti molto oscuri
e lati veramente sconcertanti in relazioni a quanto la prassi detta e suggerisce
in contingenti come questi.
Quando un Paese decide di entrare in guerra, e quindi esercitare verso
un altro Paese la violenza bellica, ha un unico obbiettivo quello di ridurre il
paese attaccato alle proprie volontà e costringerlo ad eseguirle; per questo,
finiti i mezzi politici e quelli diplomatici, si ricorre alla forza militare.
Fermo questo principio, l’impiego della forza deve essere istantaneo, sia per
sfruttare l’elemento sorpresa, sia per non dare al nemico nessuna possibilità
di organizzarsi e resistere.
Tutto questo nel maggio 1915 non accadde. L’Italia lanciò la sua prima
offensiva il 23 giugno 1915, quella che viene chiamata la prima battaglia
dell’Isonzo; in mare la Regia marina abbandono la difesa attiva delle coste
adriatiche da Venezia a Brindisi e rinchiuse la propria flotta a Taranto.
I presupposti di un attacco in grande stila all’Austria Ungheria da
parte di Russia, Serbia ed Italia, che erano reali nel marzo aprile 1915,
vennero a cadere nel maggio successivo; ed allora perché dichiarare la guerra?
Di contro, il nemico applico i dettami della guerra e li applicò. Già
messo sull’avviso il 4 maggio 1915 con la denuncia della Triplice Alleanza
fatta dall’Italia il 4 maggio 1915 (il patto di Londra era stato firmato il 26
aprile precedente) operò el modo migliore, ovvero attaccò con tutta la sua
flotta a pieno organico le coste romagnole e marchigiane e pugliesi, sperando
di provocare una ribellione della popolazione sulla scia delle valutazioni
della settimana rossa del 1914.
Anche per terra operò la manovra strategica difensiva per linee interne
di questi casi: spostando gran parte delle truppe dal fronte orientale e
balcanico sul fronte italiano, andando a presidiare quelle fortificazioni
montane delle già predisposte linee di resistenza.
Su questi presupposti la nostra azione nacque morta; le quattro
battaglie del 1915, di cui abbiamo già parlato si rilevarono sterili e non
portarono a quella vittoria che tutti già davano rapida e scontata.
Capire e comprendere, attraverso esempio e note, il tracciato di quanto
esposto sopra è quindi, come detto, lo scopo della conferenza, che significa
anche capire che la guerra, ed i conflitti in genere, sono cose così difficili
e brutte che nulla può essere dato per scontato secondo le nostre valutazion e
i nostri desideri.
Massimo Coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
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