L’ OCCUPAZIONE FRANCESE
IN VAL DI SUSA E NELL’ ALTA VALLE DEL CHISONE NELL’ APRILE 1945
Confine Occidentale – Confine Orientale - Sicilia
Prof. Sergio Benedetto Sabetta
Alla fine dell’aprile 1945, mentre le armate tedesche abbandonavano le
valli del Piemonte, alcuni reparti di Chasseurs Alpins francesi scesero ed
occuparono la valle di Susa e l’alta valle del Chisone. Questo con una duplice
motivazione, sia di punire l’Italia per la sua dichiarazione di Guerra nel
giugno 1940, la famosa “pugnalata alla
schiena”, che per riprendersi i territori ceduti al Piemonte di Vittorio
Amedeo II di Savoia con il trattato di Utrecht del 1713, relativi alle alte
valli di Susa, del Chisone e del Varaita.
Questa
occupazione faceva parte in realtà di un piano più vasto rientrante in un
documento conosciuto come “Memorandum d’Alger”,
elaborato da alcuni intellettuali francesi e consegnato a De Gaulle
nell’autunno 1943, in cui era prevista l’occupazione e l’annessione come
riparazioni di guerra della Val d’Aosta, il Tendasco, di Torino e di
Ventimiglia, oltre alle valli già menzionate.
I servizi
segreti francesi prepararono quindi tre apposite missioni, la Mission Mt. Blanc, la Mission Bananiers e la Mission Escartons, rivolte
rispettivamente alla Val d’Aosta, al Tendasco e alle valli occidentali,
affidando ai reparti dell’esercito l’occupazione materiale dei territori.
Solo la Missions Bananiers ottenne qualche
risultato le altre fallirono immediatamente per l’opposizione della popolazione
locale, ma anche per la ferma resistenza dei reparti partigiani italiani e la
disapprovazione degli alleati, USA e Inglesi.
Il
comportamento delle truppe francesi nella loro permanenza, che effettuarono tra
l’altro delle puntate anche nella bassa val Sangone fino alle porte delle città
di Caseletto, Giaveno e Rivoli, non fu dei migliori, circostanza che creò
notevoli attriti con la popolazione e il desiderio di un loro allontanamento,
impedendo la prospettiva di una veloce annessione.
Vi furono
atti di violenza oltre che di semplice intimidazione da parte di alcuni
militari francesi, questo sia in termini di violenza fisica su donne come a
Cesana e a Granges di Pragelato, che di razzie e furti in case e alberghi, come
segnalato nella relazione a firma dell’ispettore del CLN Maggiorino Marcellin.
Inoltre avvennero
casi di insensibilità verso gli stessi partigiani italiani, come nel caso
accaduto il 12 maggio in cui un autocarro partigiano che trasportava le salme
appena riesumate di tre partigiani italiani caduti nell’agosto 1944 fu fermato
da alcuni soldati francesi a Sestriere e requisito, scaricando le tre salme
trasportate. Recuperato con difficoltà dallo stesso Marcellin riprese la corsa
ma fu nuovamente bloccato a Fenestrelle, per proseguire tra molte altre
difficoltà.
In uno scambio
epistolare tra l’ispettore italiano e il comandante delle forze francesi per
l’accaduto, l’ispettore invitò il comandante francese all’osservanza di alcune
regole comportamentali, minacciando altrimenti di rivolgersi agli alleati
presenti nella zona con un numero notevole di uomini.
La violenza
da parte francese si rivolse anche verso gli stessi partigiani italiani, come
accadde a Exilles il 21 maggio 1945, quando il comandante partigiano Giovanni
Gonella ( “Ferrua” ) venne malmenato da quattro militari del 159° Chasseurs
Alpins mentre transitava in auto. La stessa sorte riguardò anche il suo
aiutante Riccardi, anch’esso percosso da altri soldati dello stesso reparto
mentre cercava soccorso, solo l’intervento di alcuni militari alleati arrivati
nel frattempo a bordo di una camionetta risolse la situazione.
Tale
condotta provocò una forte reazione sia della cittadinanza che dei partigiani,
come nel caso di Gonella dove nello stesso luogo ove era stato malmenato, due
giorni dopo, una vettura francese con un ufficiale e due soldati di scorta fu
fatta saltare su una mina, l’ufficiale riportò l’amputazione di una gamba
mentre i due soldati perirono.
Altro
episodio drammatico avvenne il 23 giugno 1945 a Susa dove un attentato
terroristico causò la morte di due militari francesi e una cameriera italiana,
anche all’Albergo del Sole, oggi Hotel Napoléon, una bomba nella stufa del
ristorante esplose causando il ferimento di altri sei militari francesi.
La reazione
delle truppe francesi occupanti fu rabbiosa, la mattina successiva all’uscita
dalla Messa domenicale alcuni abitanti vennero prelevati come ostaggi e solo
l’intervento personale del Vescovo Carlo Marra portò allo loro liberazione,
nella città si verificarono alcune sparatorie tra le truppe francesi e i Carabinieri
italiani, venne imposto il coprifuoco ad oltranza, una laboriosa trattativa tra
le autorità alleate dell’AMGOT (Allied
Military Government of Occupied Territory) e quelle francesi riuscì a
limitare il provvedimento alle sole ore notturne per farlo ritirare del tutto
successivamente.
Nel
frattempo procedeva un’intensa azione di propaganda tra la popolazione a favore
dell’annessione, i francesi a tal fine non esitarono di avvalersi degli
elementi nazionalisti della ex Repubblica di Salò, al fine di contrastare
questa propaganda i circoli filoitaliani fecero circolare numerosi dossier
contenenti le schedature dei fascisti conosciuti che si pensava fossero passati
al servizio di Parigi.
A questi
mezzi si aggiunsero i volantini filo francesi passati di mano in mano, schede
di adesione ad un futuro plebiscito per l’annessione, l’introduzione della
toponomastica francese, l’affissione di manifesti propagandistici, alcuni
firmati da un fantomatico “Comitato di Liberazione delle Valli Piemontesi e
Francesi”.
In queste
operazioni si venne ad una interferenza tra militari francesi e i loro servizi
segreti, neppure l’area geografica su cui operare risultò definita, tanto che
alcuni ufficiali francesi manifestarono nel frattempo uno scarso entusiasmo per
la loro iniziativa che già dalla fine del maggio 1945 portò al fallimento della
Mission Escartons, con il richiamo dei reparti
francesi a Briancon.
Anche sul
confine orientale si venne a creare un conflitto con i reparti partigiani di
Tito, i quali, occupata l’Istria e Trieste puntavano ad annettere tutto il
territorio del Friuli fino al Tagliamento. In questo scontro rientrano le foibe
e la storia della Brigata “Osoppo”, nonché l’occupazione alleata di Trieste con
la successiva suddivisione nelle Zone A e B affidate rispettivamente agli
alleati e alle forze di Tito.
Solo
l’inizio della Guerra Fredda bloccò l’annessione di Trieste alla Jugoslavia,
considerando l’importanza del porto per il retroterra balcanico.
Anche in
Sicilia con lo sbarco alleato del luglio 1943 si crearono dei problemi
territoriali, basta considerare il comportamento dei militari italiani nel
settore occidentale della Sicilia in cui il 70% dei soldati delle divisioni
“Assietta” e “Aosta” il 21 luglio 1943, a sbarco avvenuto, si dissolse senza
lasciare traccia, si trattava dei militari siciliani.
Al contrario
non avvenne una simile diserzione di massa nella divisione “Livorno”, in cui i
soldati siciliani erano appena il 9%, e nella divisione “Napoli” in cui i
soldati siciliani erano il 60%, divisioni che si trovavano nella Sicilia
orientale quindi al di fuori della sfera di influenza del baronato latifondista
che aderiva al MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia). Queste due
divisioni si batterono eroicamente per fermare l’avanzata alleata, al contrario
delle altre due divisioni il cui scioglimento compromise l’intero apparato
difensivo.
A supporto
della problematica relazione tra il MIS e i servizi segreti USA vi sono i
massacri di 76 prigionieri italiani da parte americana a Biscari, degli 8
carabinieri di Gela passati per le armi sebbene si fossero arresi, come a
Comiso per i 50 prigionieri italiani e 60 soldati tedeschi, anch’essi arresi,
si considerava la loro resistenza un puro voltafaccia.
Bibliografia
·
G.
Aimino – G. Avondo – C. Rolando , Cronache della Liberazione in Piemonte, 69 –
75, Edizioni del Capricorno, 2015;
·
M.
Avagliano – M. Palmeri, Paisà, sciuscià e signorine. Il Sud e Roma dallo sbarco
in Sicilia al 25 aprile, ed. Il Mulino, 2021;
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A.
Calore, Lo sbarco alleato del 1943 in Trinacria/ Sicania/Sicilia, 19- 21, in
Liberi ( ANRP) n. 4-5 del 2022.
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