Da una storia a La
Storia
La cattura del generale De La Moriciére non fu voluta?
18 settembre 1860 (I Parte)
Massimo Morroni dovrà mettere in campo tutta la sua cortesia
ed il suo autocontrollo se, dopo dieci anni dalla richiesta, provvedo a dargli
una risposta. Correva l’anno 2011 ed eravamo nel pieno delle celebrazioni del
150° anniversario degli avvenimenti del 1860. In questo contesto, mi arrivò la
richiesta di Massimo Morroni: chiedeva di dare una risposta parere ad un articolo dell’agosto 1910, scritto in
occasione del 50° anniversario, dal
titolo “La cattura del generale
Lamoricière non fu voluta?”[1] Ora
per allora provvedo, riportando il testo dell’articolo in corsivo ed i commento
relativo al contenuto.
La conclusione dell’articolo così recita. “… a me basta aver trovato conforto di
testimonianze le quali ancora una volta assodino, che se il generale
Lamoriciere nella sua ritirata, si trovò fuori dal tiro dei cannoni, non fu
abilità la sua, e che imperizia o altro da parte dell’esercito piemontese,
l’essere riuscito senza molestie a scappare da Castelfidardo ad Ancona”[2]
Senza por tempo in mezzo, si può dire che in questa
conclusione non vi è niente di vero.
Il tema, in ogni caso, è quanto mai intrigrante. Un vero
giallo. In pratica si sostiene che dopo gli eventi dello scontro del 18
settembre 1860 il Comando sardo diede disposizioni per non catturare il Capo
dell’armata pontificia. A sostegno di ciò si portano testimonianze (raccolte
nel 1910) di testimoni oculari che asserivano questa tesi. Per giungere alla
conclusione di cui sopra, dalla quale discendete il pesante giudizio di
“imperizia “ di un Esercito.
Capoverso per capoverso, come detto scritto in corsivo, riporto il testo inviatomi dell’articolo inviatomi
per dare al cortese lettore riscontro oggettivo affinché si formi la sua
opinione. L’articolo così inizia
“E’ noto come, non
appena decisa la battaglia di Castelfidardo. Il generale Lamoriciere, con parte
del suo Stato Maggiore tentasse la ritirata in Ancona, prendendo la via della
marina, cioè Numana, Sirolo, Monte Conero strada Trave, Ancona”
Il comandante in capo dell’Esercito pontifico gen. Cristoforo
De la Moricière[3], che quel 18 settembre 1860 aveva come obbiettivo
di portare in Ancona il maggior numero dei 8500 soldati partiti con lui
dall’Umbria il 13 settembre, verso le 12-12,30 (lo scontro era iniziato alle
9,20) dopo il ferimento a morte del gen. De Pimodan alle 11,30, finalmente,
vista la situazione, diede l’ordine a tutti i combattenti, di cercare di
svincolarsi dai combattimenti e puntare verso nord, cioè verso Ancona. Non vi è
qui lo spazio per la descrizione del bel piano tattico che ideò e che verso le
11.00 era riuscito ad attuare. Un ordine arrivato troppo tardi che costò caro ai
pontifici. In Ancona degli 8500 uomini ne arrivarono solo 127 il quel 18
settembre più una decina nei giorni successivi. Non si tratto quindi di una
“ritirata”, ma di una “avanzata” per raggiungere Ancona, che è alla base del
piano strategico messo in atto il 12 settembre. Dato l’ordine, il De La Morciére
ed i suoi ufficiali e le truppe a lui vicine lo misero in atto. L’articolo così
prosegue:
“Ebbene, più volte mi
sono chiesto come da Camerano, dove erano 8 pezzi di artiglieria, ed un
generale, Il Della Rocca che risiedeva nella casa del marchese Giulio
Manciforte, non si fosse fermato il fuggiasco e catturato. Non sapevo spiegare
questo fatto se non con l’ammettere che nessuno s’era accorto della ritirata
del Lamoriciere o che assolutamente, forse per evitare complicazioni
internazionali, non fi fosse voluto arrestare. Sempre piùm però mi venivo
confermando in questa seconda ipotesi perché contenporanei della battaglia,
tuttora viventi, tra il quali il segretario del comune di Camerano, signor
Leonardo Zoppo, ricordano di aver veduto benissimo a occhio nudo, il
Lamoriciere e gli altri a cavallo e di aver scorto col cannocchiale perfino i
filetti delle monture. Dunque?
Di questi giorni,[4] In
questa rinnovata primavera della patria, ho voluto procedere ad una inchiesta
sul fatto, e benché nulla ( mi è stato assicurato) risulti negli archivi del Comune
di Camerano, ne alcuna memoria scritta risulti in proposito in casa del
marchese Manciforte, da testimonianze di vecchi che conservano piena lucidità di
mente, m’è stato confermato che non si è voluto assolutamente arrestare il capo
delle orde papaline.”
La tesi oggetto dell’articolo è che il Comando Sardo diede
ordini di non catturare De La Moricière e di lasciarlo libero per raggiungere
Ancona.
Vedremo in una prossima nota le testimonianze oculari portate
a sostegno di questa tesi. Adesso si può inizialmente dire che dare ordine di
non catturare il Comandante in Capo nemico sul campo e lasciarlo libero di
entrare in Ancona, dove avrebbe assunto il comando della difesa, sarebbe stato
un grave errore. Si permetteva al nemico di avere un generale, il Comandante in
Capo per giunta, al comando della piazzaforte che si doveva investire, non è
certo una scelta intelligente, contrario agli interessi propri. Cialdini pochi
giorni prima aveva fatto arrestare a Pesaro mons. Bella, delegato apostolico, e
trattato in modo insultante ed indecoroso. Si sostiene che potevano esserci
delle complicazioni internazionali. L’estensore dell’articolo sapeva che De La
Moricière fu fatto prigioniero il 29 settembre successivo ed imbarcato su una
nave il 3 ottobre ed inviato a Genova per essere messo in libertà.
Ma l’errore grave dell’estensore è di carenza di conoscenza
dell’evolversi dei fatti. Il responsabile di tale ordine dovrebbe essere,
secondo lui, il gen. Morozzo della Rocca, che aveva preso alloggi a Camerano
nella villa dei marchesi di Manciforte.
Ebbene quel 18 settembre 1860 il gen. Morozzo della Rocca,
comandante il V Corpo d’Armata era al suo Q.G. a Perugia. Il giorno dopo 19
settembre, lo raggiunse l’ordine, dopo gli esiti dello scontro di
Castelfidardo, di dirigere il suo Corpo d’Arma nelle Marche. Cosa che fece
ripercorrendo la strada che il De La Moriciére con i suoi uomini aveva percorso
dieci giorni prima. IL 23 settembre si incontrò a Loreto, con Cialdini, Persano
e Fanti, e ricevette l’ordine di portare lungo la marina le sue truppe, per
dare l’assalto finale ad Ancona. Raggiunse Camerano il 24 settembre e prese
alloggi presso la villa del marchese Manciforte.
Quindi un errore macroscopico asserire che Morozzo della
Rocca diede l’ordine di non catturare il De La Moricière. Morozzo della Rocca
il 18 settembre 1860 non era presente, era a Perugia.
Camerano, il 18 settembre 1860 era stata occupata alle prime
ore del 18 settembre dal 23° Reggimento fanteria della Brigata “Como” con la
sua batteria (qui il dato è esatto, 8 pezzi) su ordine del Generale Cugia di
Sant’Orsola, che ricevette gli elogi del Cialdini per questa iniziativa. Ma era
una mossa preventiva per contrastare eventuali uscite pontificie da Ancona come
era successo il giorno innanzi. Cugia occupò Camerano nella prima mattina del
18 settembre, ma basta guardare la carta, non era assolutamente in grado di
sbarrare il cammino di De La Moriciére, ammesso che Cugia alle 16 del 18
settembre avesse avuto le notizie che De La Moriciére si stava dirigendo su
Ancona.
Tirando le somme di questa prima parte al commento
dell’articolo si può dire che l’impianto di ricerca dell’Autore è completamente
errato, e quindi, le relative conclusioni errate. Vedremo nella prossima nota
come questa narrazione sia stata suffragata da testimoni oculari.
[1]
Pubblicata su “Per il primo cinquantenario della liberazione delle Marche”,
numero unico pubblicato dall’Associazione Mrchigiana per la Storia del
Risorgimento Italiano, Roma, 1910”
[2] Ibidem
[3] La
scritta “Lamoriciere” è una storpiatura del vero nome, De La Moricièere.
[4] Siamo
nel 1910 nei giorni che si celebravano il cinquatenario degli avvenimenti.
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